Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Papaver Alpinum    17/11/2015    1 recensioni
Lui è un pasticcere.
Niente più, niente meno.
Modesto ed altruista.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lui è un pasticcere.
Niente più, niente meno.
Modesto ed altruista.
Nella presto lontana colorata città, un giovane ragazzo preparava leccornie per ogni gusto e per ogni bisogno: cioccolato per gli innamorati, bignè per gli spensierati e frolle alla fragola per chi tanto correva di fretta davanti al suo negozio, dimenticandosi che lì il tempo non esiste, così come non esistono cattiveria o ansia, così come lì regna una sincera utopia fondata su zucchero, glassa e miele.
Ogni presto dì, prima del sorgere dell’alba, si alzava dal suo caldo e comodo letto per lavarsi, sbocciare fuori dal pigiama rigorosamente giallo mughetto, bere una tazza di cioccolato caldo con spezie alternate – seppur le sue preferite fossero zenzero e cannella, ogni tanto gradiva comunque variare per scappare al terrore di stufarsi del suo sapore preferito – e quindi porre inizio alla sua giornata.
Vestito di punto, adornato da soffici tonalità di rosa e azzurro, o giallo e bianco, verde e pigna, concluso con un grembiule bianco sul grembo, illuminava con ridente spensieratezza la sua cucina, calda e claustrofobica. In primo controllava gli impasti conclusi la sera prima, tastando e carezzando i sottili fogli di farina posati sulle guance di brisée. Controllando che le membra di grano fossero intatte, gonfie e lisce come la pelle di un tenero bambino, usciva dalla sua paradisiaca cripta di frivoli piaceri per avviarsi al mercato, ove avrebbe attentamente ispezionato frutti e spezie i quali dovevano rispettare follemente le sue robuste regole, le quali trattavano mere mele come un orafo tratta diamanti dei più preziosi carati.
Ringraziava sempre la sua negoziante di fiducia e lei ringraziava lui con dovuto rispetto, lasciando qualche languido sguardo per tenere il pasticcere, abile produttore, stretto a se nella speranza di ricevere le sue paste. Ovviamente non ne otteneva.
Bisogna sapere che il pasticcere era sempre stato un grazioso ragazzo dalle più umili origini: la sua famiglia era di ceto medio-basso, gli avevano sempre insegnato a condividere le proprie felicità con gli altri e a non desiderare mai nulla per se stesso, ma mai si sarebbero resi conto che l’esasperata devozione alle parole dei genitori lo avrebbero tagliato fuori da qualsiasi gruppo. Egli ha sempre vissuto solo, ignaro di possedere veri desideri se non quello di alleviare le giornate degli altri con qualche piccolo capriccio: potendoselo permettere, e trovava sempre modo di rendere il suo operato raggiungibile a chiunque, il pasticcere donava quel superfluo e volubile bisogno di dolcezza che tutti hanno e sentono prima o poi nella vita.
Tanto si mostrava poco interessato verso se stesso – povero, nemmeno si accorgeva del delitto! – che si era dimenticato dell’amore adulto e dell’affetto sincero, e anche gli altri si erano dimenticato che il pasticcere, a sua stessa insaputa, non era una statua di delicata cioccolata bianca, bensì un vero e proprio essere umano capace di avere veri sentimenti, di non essere solo una faccia angelica a cui si può parlare delle proprie vite in modo egoistico ed infantile, lamentandosi di quel che bisognerebbe di fatto dire ad un prete o un avvocato. In ogni caso non se la prendeva, affatto. A lui si chiedevano favori, gentilezze, aiuto o ascolto, una spalla su cui piangere e il dolce giusto per la propria essenza. Mai negava nulla ad un bisognoso, mai pensava prima a se stesso, alle parole che reggeva e agli animi che cullava: rimaneva in silenzio a guardare l'interlocutore, immerso nelle vite altrui in mancanza di una propria. Storie adultere, storie di tradimenti e di amori, storie di amicizie e inimicizie, di conflitti sociali e psicologici: non faceva differenza per lui, assassino e cherubino che fosse. La cosa che più piaceva ai clienti era il seguire della seduta: il pasticcere, sempre immerso nel suo mondo di zucchero filato e canditi, esaminava la cadenza delle parole, i movimenti del volto e delle mani, delle spalle e delle gambe, analizza le sfaccettature della personalità di chi, anche quotidianamente, viene nel suo piccolo covo di spumosa dolcezza a coccolare il loro cuore. 
Ogni morso che le persone davano al mesto pasticcere, consumavano con brama la sua crema e le sue croccanti gentilezze, spezzandone la frolla fino a farla cedere tra i denti.
Ormai il timido pasticcere sapeva tutto di tutti, conosceva ogni pettegolezzo e ogni sincerità: nulla sfuggiva dalle sue calde e accoglienti grinfie.

Ma purtroppo anche il migliore dei cioccolati, prima o poi, si scioglie: il giovane pasticcere, amareggiato dalla sua romantica solitudine, si reggeva in piedi dietro il bancone con le ultime delle sue forze mentre guardava in faccia la sua malefatta: vedeva stracci neri svolazzare nel vento, una arcuata falce in cui vedeva il riflesso della sua sola, e triste, anima di zucchero.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Papaver Alpinum