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Autore: Anna_Gryffindor    17/11/2015    0 recensioni
Questa è la ricetta di una vecchia torta: la Mistery Cake. Gli ingredienti sono però un pò strani...
-per iniziare prendete una ragazza di estrema bellezza che deve iniziare una nuova vita;
-prendete un ragazzo bello, misterioso e distaccato;
-aggiungete prof strambi, amici pazzi e una migliore amica dark.
Per completare prendete un grande mistero e spolveratelo sul dolce. Ecco la Mistery Cake, una torta che non è una torta.
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Genere: Comico, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il grande college si ergeva maestoso, le lunghe scalinate di pietra bianca gli davano un aspetto antico e misterioso. Infatti, se avevo letto bene, era stato costruito sulla base di un'antica villa.
Dietro al college si intavedeva il boschetto, sul lato sinistro i giardini e il laghetto e sul lato destro un "tempietto", una struttura circolare non molto grande formata da colonne greche circondato da un roseto. 
Qua e là c'erano studenti organizzati in gruppi a seconda dei loro gusti: i dark con il loro trucco pesante, le catene e le borchie; le "principessine" con i loro capelli platinati, lisci e impeccabili, i loro vestitini firmati; i nerd occhialuti, gobbi e spelacchiati; le "orientali" con i loro occhietti a mandorla e le facce gentili e via discorrendo.....cosi mi si presentava il Crimson College in Scozia quel 19 settembre soleggiato.
Ero arrivata la sera prima con un volo Irlanda-Scozia e avevo lasciato là i miei parenti e tutto il resto per restare da questa mia zia che in realtà era un'amica di famiglia.
Era stata una mia decisione, affrontare il volo e la separazione da quel mondo perchè volevo veramente studiare in quella scuola.
Inspirai profondamente ed entrai, subito qualche testa maschile si girò verso di me e mi osservò maliziosa. Non capisco perchè fanno così: capelli rosso scuro; occhi verdi, troppo verdi quasi da lupo, lentiggini innumerabili, labbra ne carnose ne sottili, una terza di seno nonostante i miei quindici anni, corporatura media. Quello sguardo che molti definiscono selvatico o da animale in gabbia. Nella mia altra scuola l'ottanta percento delle persone mi avrebbe portata a letto, il resto del venti o era gay o erano miei famigliari. Si, nell'altra scuola ne avevo cinquantanove, tra fratelli e cugini.
Un ragazzino dall'aria cordiale si avvicinò speranzoso. Fisico asciutto, capelli color del grano, un occhio azzurro ghiaccio l'altro marrone cioccolato. "Ehi, io sono Mark. Mark Blackthorn e tu devi essere Anna Morgenstern." Annuii. "Bene, mi hanno incaricato di farti da "guida scolastica" e farti vedere le aule più importanti, i dormitori, le Sale Comuni e la Sala Grande. Se mi vuoi seguire....iniziamo. Questo è l'atrio, vabbhè noi non ci facciamo molte cose nell' atrio....diciamo che visto che era un'antica villa non potevamo buttarlo giù. Seguimi." L'atrio infatti assomigliava più all'ingresso di una casa. Andammo a sinistra e, dopo un lungo corridoio pieno di quadri curiosi (paesaggi, frutta, animali, case...) arivammo davanti ad una porta di quercia. Mark la aprii rivelando la zona mensa. "Questa è la Sala Grande, noi mangiamo qui. Era un antica sala da ballo e lo puoi notare dalle decorazioni e dalle esagerazioni della camera." Mark aveva ragione, il corridoio che avevamo attraversato era bello, l'atrio era bello, ma davanti alla Sala Grande tutto il resto scompariva. Oro e azzurro si conteggiavano il posto sui muri.
Poi uscimmo dalla Sala e ci incaminammo verso il secondo piano. "Qui c'è l'aula di scienze, quella di musica, quella di italiano. La la stanza di arte, di matematica, di storia. Li il teatro. Al terzo piano ci sono i dormitori, le docce e i bagni. Ora seguimi nell'aula 301 per l'accoglimento." Avevo cercato di memorizzare tutte le aule, di farmi una piantina mentale, ma qualcosa non quadrava. L'istituto da fuori sembrava più grande.... "Mark, cosa c'è al quarto piano?" Lui si voltò verso di me, prima sorpreso, poi un'ombra scura li andò a coprire il viso sereno. "A noi studenti è esplicitamente detto di non metterci neanche un respiro, rischiamo l'espulsione. Tu non vuoi essere espulsa giusto?" Feci di no con la testa. Poi mi fece cenno di seguirlo e ci incaminammo verso l'aula 301.
"Tutti seduti!" Una signorina giovane e gaia ci accolse nell'aula. Era bella, capelli mori, pelle mulatta occhi scuri e un po' a mandorla. Infatti alcuni ragazzi la stavano fissando sbavando.
Mi sedetti insieme a Mark e attirai un po' di sguardi, giusto un po'. "Siileenziioo!" Disse con voce canterina "Ok, possiamo iniziare, io sono Abbigail Mils, la vostra professoressa di storia. Benvenuti al Crimson College, per i vecchi e per i nuovi. Ora farò l'appello e voi vi alzerete e verrete qui a prendere i vostri orari, il numero della camera e con chi sarete in camera. Jem Abberforth." Un ragazzino magrolino, occhialuto (doveva essere un nerd) si alzo lentamente dalla sedia e prese tremolante l'orario. "Mark Blackthorn." Mark si alzò. "Caroline Chan." Una ragazza orientale si alzò sorridente e si diresse alla cattedra. "Isabella Dumonde." Una ragazza dai lunghi capelli corvini, vestita da dark, si alzò e a passo sicuro si diresse verso la cattedra. "Will Herondale." Un ragazzo particolare si alzò. Era magro e muscoloso, occhi gialli, capelli biondo-marrone ricci, un bel viso. Non mi aveva staccato li occhi di dosso da quando ero entrata. Si diresse verso la cattedra e quando tornò al suo posto, accennò un sorriso nella mia direzione. Mark si irrigidì, era evidente che si conoscevano. Altri tizi e tizie varie si diressero alla cattedra. "Anna Morgenstern." Mi alzai e subito dei ragazzi fecero correre i loro occhi su di me, tornai al posto a disagio. "Ora che tutti hanno il loro orario, possiamo prendere il libro di storia e ripassare. Andate a pagina 20." All'inizio presi un po' di appunti, ma ben presto mi ritrovai a fare dei ghirigori che si trasformarono in disegnini. Amavo disegnare e disegnavo da quando ne avevo memoria. Osservai Will, riuscivo a vedere solo il suo profilo dato che era al mio fianco sinistro, notai che era seduto da solo. Iniziai a disegnarlo, non só bene il perchè. Quando avevo finito l'abbozzo, Will si girò e io distolsi lo sguardo imbarazzata. Quando la campanella suonò segnalando la fine di quella lezione, aprii la cartella con li  orari e notai solo in quel momento il mio compagno di stanza.....a dirla tutta compagna: Isabella, la dark. In quel momento mi assalì un altro dubbio. Dov'era la mia valigia? Dato che la prossima lezione avevo inglese e notai che Mark era con me glielo chiesi "Mark, dov'è la mia valigia?" Lui mi sorrise "Non ti preoccupare, le inservienti la hanno presa insieme alle altre e la troverai in camera tua." Ci sedemmo vicini anche quella volta. Will non c'era. "Seduti!" Un signore anziano, con una barba giallognola e vestito da hippy ci accolse. "Io sono il professor Brown e vi insegnerò inglese. Ora prendete i quaderni e scrivete questo." Si girò verso la lavagna e scrisse I PRECETTI DI MR. BROWN "Ora, voglio che voi ogni mese facciate una sezione intitolata cosi. Alla fine del mese discuteremo sul precetto e cosa esso ci trasmette." Tutti scrivemmo il titolo "Il precetto di questo mese è IMPARARE DALLE NOSTRE DIFFERENZE." E lo scrisse. Passammo un'ora a discutere del programma finchè la campana non suonò nuovamente. Ora avevo un'ora di scienze. Camminai per i corridoi fino ad arrivare all'aula di scienze. I posti erano già tutti occupati tranne quello vicino a Will, quindi decisi di sedermi li, dato che non potevo passare l'ora in piedi.
"Silenzio!" Una vecchia signora decrepita ci intimò il silenzio. Non riuscivo a capire quanti anni avesse.....sembrava vecchia di migliaia di anni. La pelle tutta raggrinzita e solcata da pesanti rughe, i capelli bianchi e sottili raccolti in uno chignon stretto, la schiena ingobbita dal peso degli anni, gli occhi dai tratti orientali dispensavano saggezza di chi ha visto troppe cose.....allo stesso tempo però dalla voce potevi pensare che avesse poco più di quarant'anni. "Io sono la professoressa San Kuy e vi insegnerò scienze, voglio che mi trattiate come se fossi vostra nonna e potete darmi anche del tu. Se ci son problemi di qualunque tipo, potete trovarmi nella stanza 401 e io vi aiuterò, anche se sono cose banali del tipo -nonna San il ragazzo mi ha lasciato che faccio?-" e qui tutti riserò, insieme a lei. "Sapete, voglio che facciate cosi perchè io non ho più nessun parente vivo e l'unica famiglia che ho ora siete voi. Siete la mia famiglia e io vi vorrò bene." Si fermò come se le facesse male parlare della sua famiglia. Un ragazzo che non avevo ancora visto alzò la mano. Nonna San fece cenno di parlare. "Nonna San, sò che è una domanda un po'.....impertinente, ma quanti anni hai?" Lei accennò un sorriso "Qual'è il tuo nome?" "Alan." "Bene Alan, non ti preoccupare per la domanda che hai fatto.....me la fanno tutti. Anche gli altri prof. Ho abbastanza anni per aver visto la maggior parte delle cose in questo mondo......ma allo stesso tempo non ho abbastanza anni per conoscere il resto." Era una risposta enigmatica, credo che facesse parte del suo essere orientale. Risposte enigmatiche da maestro Confucio. "Ragazzi, cos'è la morte alla fine? Vi faccio questa domanda....pensateci!" Rimuginavo....cos'è la morte? Un viaggio, un'avventura, la fine..... Will alzò la mano e mi ritrovai a fissarlo. Parlò per la prima volta. "La morte è l'iniziò di un'altra vita. Non si può vivere senza morire e rivivere di nuovo." Si girò verso di me e mi sorrise. Girai lo sguardo imbarazzata e arrabbiata....con me. *smettila Anna per l'amor del cielo, nessun ragazzo ti ha fatto far questo. Se sei imbarazzata, non pensare a lui, trattalo con indifferenza e un po' d'odio.* La campanella suonò. Ora dovevo pranzare e poi.....pomeriggio libero. Rividi Mark e mi aggiunsi a lui e ai suoi amici. "Ah, eccola qua! Anna lui è Robin." Un ragazzo africano mi sorrise. "Lui è Jacques." "Bonjour. Bellezza." Disse il moro. "Loro sono miei amici dall'infanzia e non ci credevano che io conoscessi la ragazza più bella dell'istituto. Ora spero che siate felici!" E risero tutti insieme. "Sei fortunato." Sussurrò Robin all'orecchio di Mark. Imbarazzo, di nuovo. Ci sedemmo tutti insieme e iniziammo a mangiare. "Allora, sei nuova giusto?" Annuii. "Devi stare attenta, qui i ragazzi sono molto pervertiti e una ragazza come te....uuuh farà fare certi sogni." E risero tutti insieme, anch'io risi.....erano simpatici.
Dopo pranzo mi incamminai verso il terzo piano e mi misi a cercare la stanza n.218. Mi guardai attorno, la zona dormitori era molto carina: i pavimenti di legno emanavano un odore di antico; i muri erano ricoperti da carta da parati di un rossiccio tramonto con dei gigli ricamati. Arrivai davanti alla stanza 218. Una targa dorata recitava Anna Morgenstern & Isabella Dumonde. Entrai e un profumo di melograno mi investì, la camera era meravigliosa: due letti a baldacchino, uno di fianco all'altro con delle lenzuola color pesca; i muri erano ricoperti della carta da parati del corridoio; una finestra abbastanza grande sopra i due letti; le valigie erano sui letti; ai piedi del letto c'erano due bauletti; due comodini per ogni letto; a sinistra c'erano i due armadi e a destra c'era una porta a vetri.La aprii e uscii sul balconcino. La brezza di settembre mi accarezzò il volto, la vista era stupenda. Il balcone dava sul laghetto dove il sole stava tramontando. "Ehi! C'è nessuno in camera?!" Una voce femminile mi fece riscuotere e rientrai. Isabella era appena entrata, i capelli corvini da un lato e mi scrutava con sguardo enigmatico da parte dei suoi occhi violacei. "Tu devi essere Anna. Sei veramente bella, almeno una volta che non dicono cazzate." E mi sorrise. Ricambiai. "E tu devi essere Isabella, sei veramente così dura come dicono?" E ridemmo di gusto. "No, non credo di essere dura come dicono....non ho mai fatto a botte con nessuno per ora. Sono russa, credo lo dicano per questo....e sono anche dark." Ridemmo nuovamente. "Io vengo dall'Irlanda." Avevamo cominciato a svuotare le valigie. "Davvero? Ho sempre desiderato andare in Irlanda. Dai racconta!" "Ok, vivo in un piccolo villaggio che si chiama Oak Bridge. È circondato da verdi colline e boschetti e c'è anche il mare. Al centro c'è una quercia e dalla quercia si sviluppa tutto. La quercia è praticamente il centro e li si trovano le botteghe e il pub che è il cuore dei cittadini. Attraversando i sobborghi acciottolati si sviluppano le altre case. Poi c'è il molo e la campagna, con delle fattorie." Isabella sembrava incantata. "È un posto così bello perchè te ne sei andata?" "Non avevo molte opportunità, la stessa cosa potrei chiedere a te." "Io vivevo in questo villaggio della campagna russa. Le case avevano ancora i tetti di paglia e si viveva praticamente come nel medioevo. Vivevo con mia nonna, i miei genitori non ci sono più." "Oh, mi dispiace." Mi sorrise "Non mi piacciono le persone che dicono mi dispiace per una cosa che non hanno fatto. Smetti di compatirti con me." E ridemmo di nuovo. Credo fosse iniziata una grande amicizia.

Note: eccomi con la mia seconda fanfic. Questa volta i miei personaggi si trovano all'interno di un college dall'aria misteriosa e.....non voglio anticipare...continuate a leggere e recensite recensite recensite e.....recensite *_* daaai non è difficile!
   
 
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