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Autore: ChibiNekoChan    17/11/2015    4 recensioni
[Crossover AU - Canons: Detective Conan, Kaito Kid, Lupin III, Catherine]
A tokyo è il panico dopo le diverse morti senza spiegazione di uomini tutti della stessa spanna di età (dai 30 ai 50 anni) ritrovati senza vita nel loro letto.
Ad approfittare dello scalpore di queste morti sono Kaito Kid e Lupin, che, pensando che avrebbero distratto l'attenzione dal furto, pianificano di rubare lo stesso misterioso oggetto nello stesso giorno.
Tutte le migliori polizie e detective sono chiamati ad aiutare, ed il nostro Conan non sarà da meno.
Nel frattempo, Vincent continua ad avere degli strani incubi e non sa come spiegarseli, finché un giorno qualcosa cambia.
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’insegna al neon che diceva “Stray Sheep” ronzava a intermittenza, schiarando i contorni dell’arredamento del bar di un acceso rosso. Tante altre piccole luci al neon si occupavano di illuminare al meglio il posto, dandogli diverse sfumature verdi e fuchsia.
Il locale era completamente vuoto, fatta eccezione per due persone, eppure pareva ancora far eco il tintinnare dei bicchieri traboccanti di alcolici e il leggero brusio che lo animavano solitamente.
Vincent era seduto al suo solito posto, in religioso silenzio.
Una biondina, al bancone, lo osservava, anch’ella senza far rumore.
Ogni tanto l’uomo guizzava gli occhi alla sua destra e notava la giovane con la coda dell’occhio, non riusciva bene a distinguerle il volto ma giurava sorridesse mellifluamente.
In ogni caso era così terrorizzato da rifiutarsi di controllare, rimanendo quindi immobile, come paralizzato.
Si sentì squillare la suoneria di un telefonino, Vincent tremò.
Lo tirò fuori e, aprendolo, osservò con tensione lo schermo.
“Katherine”.
Bip.
Tenne lo sguardo fisso in avanti - Si? - rispose, con un filo di voce.
La sua ragazza gli parlava di come vi fossero dei problemi, sempre gli stessi, e di come si sarebbero visti nei giorni a seguire… le solite chiacchiere da innamorati. Vincent sudava freddo.
- Oh… - deglutì - Si, tesoro… ti amo anch’io. - balbettò con il petto che gli bruciava.
La ragazza al bancone continuava a fissarlo, a volte giocando nervosamente con le sue bizzarre codine boccolute. Vincent era convinto di sentirla ringhiare.
L’uomo strinse la presa sul telefono - N-no… ovvio. Tu sei l’unica. Si… lo so. - continuava - Ah… beh, ciao allora. Mh, ti… amo. - si schiarì la voce - Ciao… - chiuse la chiamata.
Quando guizzò nuovamente gli occhi alla sua destra, la ragazza non era lì.
Si girò, osservò per bene il bancone, il cuore gli palpitava in testa. Era vuoto.
Direzionò lo sguardo dove guardava prima e la figura della stessa ragazza era lì, davanti a lui, un po’ a sinistra, teneva in mano un vassoio con sopra due boccali di Rum & Cola. Sorrideva forzatamente.
- Ciao… Catherine. - azzardò con voce rauca l’uomo, sentendosi il cranio martellare.
Ella posò violentemente il vassoio sul tavolo e si sedette sul posto diametricalmente opposto a quello di Vincent. Erano uno di fronte all’altra, lui non osava fiatare.
In tutta tranquillità, Catherine afferrò uno dei boccali e cominciò a sorseggiare, senza staccargli lo sguardo di dosso.
Vincent si sentì minacciato - Senti… cara…
La bionda scaraventò con forza il boccale che teneva in mano contro il muro alla sinistra dell’uomo, mandandolo in frantumi. Tanti frammenti di vetro si sparpagliarono al suolo, il muro gocciolava trasudante di alcol.
Afferrò l’uomo per il colletto, stringendo la presa così forte che per un attimo lui ebbe paura di soffocare.
- Non… chiamarmi cara. Non qui, davanti a me, nel mio locale, dopo quella vomitevole telefonata. - sibilò, squadrandolo dritto negli occhi. Erano a pochi centimetri di distanza. 
La tensione era così forte che Vincent sentì il bisogno di piangere, fece di tutto per trattenersi.
Si portò le mani al collo, temendo per la sua vita - Io… volevo s-soltanto…
Catherine emise un verso di sdegno - Non fare l’ingenuo. Volevi mollarmi, non è così?
L’uomo annuì esitante, la ragazza scoppiò a ridere.
Quando tornò seria, tirò fuori dalla sua uniforme da cameriera un grosso coltello.
La lama scintillava sotto le luci del locale, affilatissima.
La avvicinò lenta verso il collo di Vincent.
- Lo sapevo che eri un meschino traditore. A chi credi siano dovuti i tuoi sogni?
Lui sbarrò gli occhi, terrorizzato - Huh… ?
- Voi uomini siete tutti uguali. Ci ho provato con tanti, sai, ma per voi le donne sono un gioco. - ghignò beffarda - E quindi capii che tutti voi bastardi state meglio sotto terra.
L’uomo ebbe un brivido.
- Sai, io… non sono come le altre troiette che usi nel tempo libero. Io non sono umana. - schioccò la lingua - No, io… ho dei poteri. E non ti permetterò di fare il cazzo che ti pare con me, o con qualsiasi altra ragazza. Diciamo solo che l’inferno che attraversi ogni notte… è a causa mia. - fece un occhiolino.
Vincent provò a dimenarsi, ma la vista del coltello lo rimise in riga, - L-Lasciami andare… - ringhiò.
- Bel tentativo, mi fai quasi pena. Sai questa bella collana che hai al collo? Quella che ti ho regalato io, già. - carezzò il pendente con la lama, era di metallo, a forma di cuore con due piccole corna e due alette da demone - E’ lei la causa dei tuoi problemi. Ho maledetto l’originale, e c’è solo un modo per sfuggire a tutto questo… per bloccare la maledizione, dovresti distruggere quella. - Rise - Buona fortuna, eh. Oh, e sai… ogni. Singola. Copia. E’ destinata a spedirti nel… ah, ma sto sprecando fiato, tanto tu morirai qui e ora.
La ragazza si preparò a fare uno scatto per sgozzare definitivamente l’uomo, riusciva quasi già a sentire il sangue sprizzare copiosamente dalla carotide, percorrendole mani e braccia e infine gocciolando lento sul pavimento. Fremeva a quell’idea.
Mancava davvero poco, lei era pronta. Ma si bloccò.
Vide la figura di un uomo all’uscio della porta, non riusciva a riconoscerla, ma vide che le puntava contro una pistola. La sua mira era ferma e decisa, come se quella persona si fosse trovata in quella situazione un’infinità di volte.
Si scambiarono degli sguardi carichi di tensione.


Era passata circa una mezz’oretta da quella chiamata, ma l’uomo dalla giacca rossa non riusciva a darsi pace.
- Ascolta, Kid. - iniziò Lupin, nervoso - Vorrei tanto stare qui con te a continuare la conversazione, davvero. Ma mi trovo costretto a lasciarti. E’ un’emergenza. - buttò a terra la sigaretta e la spense pestandola col piede.
- A-Aspetta! Lupin! - chiamò Kaito, cercando di scattare verso di lui.
- Ci incontreremo presto, un’altra volta. - gli sorrise, uscendo.
Il ladro vestito di bianco stette fermo, solo, in quella stanza. Sospirò.


- Lascia la presa, o sparo. - disse soltanto. Al sentire quella voce, Vincent sussultò.
Catherine lo osservò accigliata, lo maledisse a denti stretti, ma non ebbe altra scelta. 
Lasciò cadere il coltello a terra, esso produsse un tonfo sordo.
Subito dopo, liberò Vincent dalla presa e si sedette, sconfitta.
L’uomo subito annaspò e si tastò il collo, i polmoni gli bruciavano come se respirasse fuoco, con l’affanno percorse quel tratto di pelle come se vi ci dovesse trovare una grossa ferita pulsante. Sospirò, sollevato, ma tenendo ancora uno sguardo corrugato.
Quando ebbe finalmente la lucidità di guardare lì dove si trovava la biondina, ella non c’era più.
Lupin accorse verso il fratello e lo sostenne col braccio, aiutandolo ad alzarsi - Per fortuna sono arrivato in tempo… - fece un mezzo sorriso.


Uscirono e sostarono per qualche momento davanti al locale, Vincent che si trascinava a fatica per lo shock.
- Sai… - esordì Lupin - Quando mi hai chiamato all’inizio, dicendomi di venire… avevo deciso di non farlo. Dopo quello che è successo… non avevo intenzione di rivederti. Ma ho cambiato idea, non potevo… insomma, ignorarti così. Mi hai messo una paura addosso che nemmeno immagini.
Vincent sbuffò giocosamente - Ti ho chiamato ancor prima di entrare nel locale, perché non volevo ritrovarmi solo con lei come è successo… ce ne hai messo di tempo…
Il ladro ridacchiò agitato - Ahah, già…
- Hey - attirò la sua attenzione l’uomo con l’afro - …grazie. Per prima. … e scusami...
- Non preoccuparti di quello. Ora è meglio anda--
Lupin si fermò all’improvviso, ed in un primo momento Vincent non ebbe idea di cosa fosse successo. Il ladro si strinse alla spalla, emettendo un lamento di dolore.
Vincent guardò meglio e notò come fra le dita del fratello avesse cominciato a sgorgare lento del liquido rosso. I due uomini si voltarono alle loro spalle sgomenti, Lupin con più difficoltà.
La biondina era proprio lì, dietro di loro. In volto aveva stampato un sorriso di sfida soddisfatto.
Agitò la mano per salutare e poi scomparve in una nuvola di fumo viola.
Lupin cacciò un grido, si guardò la ferita.
Lo aveva sentito distintamente, la lama di un coltello gli aveva sfiorato il braccio procurandogli un taglio spaventosamente profondo, che adesso stava grondando di sangue.
Vincent era entrato nel panico, sosteneva Lupin evitando che cadesse, ma non aveva idea di come comportarsi.
L’uomo con la giacca rossa respirava affannoso, sudando, tenendosi per come poteva al fratello. Cercò di mantenersi forte ma sentiva le gambe cedere. 
Rise sommessamente - Alla fine ho fatto proprio bene a venire qui… pensa a cosa sarebbe potuto succederti. - La ferita gli bruciò terribilmente.
L’uomo con l’afro singhiozzò, sentendo dei goccioloni fuoriuscirgli dagli occhi, non vedeva più nulla.
Con la mano libera si strappò via la collana e la lanciò lontano, il suo pianto era incontrollabile.
- E’ colpa mia… tutta colpa mia… - Ripeteva.
La collana, cadendo, fece un distinto suono metallico. Vincent non vide dove andò a finire, ma non gli importava.
- Devo fare qualcosa… devo salvarlo…

Le lacrime macchiarono la preziosa giacca scarlatta del ladro, nella quale la macchia di sangue quasi non si distingueva.




 

- Angolo Autrice -
Ahh... uno dei miei capitoli preferiti è finalmente
stato pubblicato... spero di averlo reso come era nella mia testa.
Yep, in questo AU la proprietaria del locale è proprio Catherine.
Rispetto al motivo che aveva portato alla separazione dei due fratelli...
non credo lo specificherò. Lo lascio abbastanza aperto,
infondo non è utile ai fini della storia.
Che dire di più?
Se la storia intriga (spero di si) lasciate una recensione per supportarla.
Al prossimo capitolo: "Appeso a una catenina"!

 

  
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