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Autore: _mostriciattolo_    17/11/2015    1 recensioni
Litigavano, litigavano tanto, per qualsiasi cosa. Era un continuo susseguirsi di ‘ti amo’ seguiti da ‘vaffanculo’ e ‘basta’. Era un’alta marea continua, alta marea per finire con la calma piatta, e poi di nuovo tempesta. Erano così, sono così. [...] E quindi si scannavano, si scannano, se ne dicono di tutti i colori, fin quando uno dei due si piega e torna tutto normale. Due kamicaze, quei due. Due bombe dalla miccia corta che si accende con niente... però, quei due, secondo me sono destinati. Due che si odiano così, due che si amano così, non possono non stare insieme. Guarda quanto amore ci mettono in ogni singolo ‘vattene, basta davvero’.
Due poli opposti che si attraggono l’uno con l’altro. Uno se ne va, l’altro lo segue come un’ombra. Certi legami, contro ogni logica, sono quelli più indissolubili, quelli più difficili da spezzare. E loro, quei due, ne sono la prova vivente.
«E se qualche tempo fa mi avessero detto che l’avremo finita assieme, non ci avrei creduto»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Molto spesso capita che le persone si abbandonino a sé stesse, capita che perdono tutta la loro iniziativa, capita che smettano di credere e sperare nei loro ideali. Smettono di vivere, smettono di prendere la vita come viene e diventano apatici. Cadono in un limbo, e da lì viene difficile riprendersi. Smettono di ridere, smettono di avere emozioni – o per lo meno le nascondono, le seppelliscono. Il loro sguardo diventa vuoto, ed è proprio quello il momento in cui avrebbero più bisogno di aiuto, di qualcuno che sia in grado di riportarli indietro.

Norah era diventata così, lei era cambiata per via delle numerose persone che la insultavano gratuitamente. Avevano preso a parlare male di lei, quando un ragazzo – un coglione patentato – iniziò a vantarsi di cose improbabili, di cose che lei non aveva mai fatto assieme a lui e tanto meno assieme ad altri. Non aveva più un motivo valido per uscire in giro per il paese, metteva piede fuori solamente per andare in palestra.

Già, a lei piaceva un sacco tenersi in forma – e proprio sul suo fisico avevano poco da ridire. Amava il suo essere poco alto e amava essere formosa nei punti giusti, aveva fatto molti cambiamenti negli anni, sia per quanto riguarda il fisico che il viso ed i capelli. E doveva proprio ammettere che quest’ultimo anno aveva iniziato seriamente a piacersi di più. Gli anni precedenti aveva fatto ricorso a numerose diete perché si vedeva grassa e in sovrappeso, ed era riuscita a raggiungere i suoi obbiettivi – diventando in poco tempo poi la ragazza dei sogni proibiti di ogni ragazzo. Ognuno desiderava ricevere le sue attenzioni, ogni ragazzo desiderava che almeno una volta il suo sguardo magnetico si posasse su di lui.

Ma a lei non interessava nessuno di tutti quelli, a lei non interessava stabilire una relazione, le era bastata la continua presa per il culo durata tre anni di un ragazzo per cui andava matta – lo stesso che s’era vantato di non si sa ché precisamente.

Norah era diventata una stronza sfacciata, una sadica, una gran vera bastarda. Ma sotto alla sua bella corazza si nascondeva una tenerona! Lei si affeziona quasi subito alle persone anche se non lo dà a vedere, e nonostante adotti metodi contorti per dimostrarlo. Non riusciva più ad essere dolce come un tempo, quel suo lato non era stato apprezzato e da quella volta aveva cercato di nasconderlo, di seppellirlo – ed era riuscita nel suo intento. Il suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione, aveva sempre un sorrisino soddisfatto, ironico e strafottente e questo non passava inosservato dalle persone. Erano tutti quanti stupiti dal suo rapido cambiamento, alcuni erano addirittura eccitati ed attratti ulteriormente da lei e dal suo essere.

In molti la cercavano e le facevano le avances, lei continuava ad ignorarli.

Lei continuava a dire imperterrita che si bastava da sola. Che la persona che amava di più al mondo era sé stessa. Si ripeteva che non aveva bisogno di nessuno, all’infuori di sé. Ma si sa che chiunque sogni una persona che apprezzi i nostri lati peggiori e non ce li faccia pesare, ognuno di noi spera in una persona che ci accetti per ciò che siamo e che impari ad amarci nonostante tutto e soprattutto nonostante tutto.

Un giorno aveva iniziato ad uscire assieme a sua cugina Gwen, e quando passarono in piazza per andare al bar a prendersi qualcosa da bere tutti quanti si girarono a guardare e strabuzzarono gli occhi. Era tanto tempo che non vedevano Norah uscire in giro, era quasi passato un anno dall’ultima volta che l’avevano vista e questo era come un evento straordinario.

“Ci guardano tutti” borbottò a mezza voce Norah, dando un lieve colpo sul braccio alla ragazza al suo fianco – che prontamente ridacchiò mentre parava il colpo.

“Penso che ti saresti dovuta aspettare una reazione del genere da parte di tutti quanti, insomma sono mesi che non metti piede fuori casa se non per andare in palestra” rispose scuotendo la testa e salutando qualcuno che passò veloce in macchina con lo stereo a tutto volume e che suonò il clacson. Sul viso di Norah si dipinse un’espressione stranita mentre si girò a guardare Gwen in cerca di una risposta.

“E’ un ragazzo di venticinque anni, diciamo che è un amico. Mi cerca sempre, ma io non voglio nulla di serio e né niente” risponde distrattamente mentre guarda il messaggio appena arrivatogli al telefonino.

Un ragazzo di venticinque anni? Caspita, è abbastanza grande. Non in confronto a Gwen, ma in confronto a Norah sì. Cominciò a farsi dei viaggi mentali, e gli si piantò nella mente ciò che la gente avrebbe potuto dire a riguardo ma subito dopo si scacciò via tutto quanto e ridacchiò per conto suo attirando lo sguardo spaventato di sua cugina.

“Che stai avendo, Norah?”

“Nulla, Gwen, sta’ tranquilla. E chi è questo tuo amico? Cioè, intendo dire, come si chiama?” risponde immediatamente la sedicenne, mostrandosi particolarmente interessata all’argomento. Era molto curiosa di sapere chi fosse quel ragazzo che ha suonato il clacson, era solo riuscita a scorgere il passeggero e lo conosceva molto bene.
“Tutto questo interessamento da dove proviene, eh bella figa? – rise forte Gwen mentre apriva la porta del bar per poi continuare a bassa voce – si chiama Francesco Manthas”.

“Francesco Manthas?? Non lo conosco, non ho alcuna idea di chi possa essere” rispose prontamente Norah.

Ed era vero, non aveva presente alcun Francesco. Non riusciva ad associare un volto a questo ragazzo, non aveva idea di chi potesse essere e questo la faceva imbestialire. Era curiosa, e avrebbe voluto salire su quella macchina per fare un piccolo giro di follia – solamente per togliersi uno sfizio.

“Come non lo conosci? Come fai a non conoscerlo, lo conosce tutto il paese. E’ stato anche in carcere per un bel po’ di tempo! In che mondo sei, Norah? Non riesco a credere a ciò che hai appena detto, non so come faccia tu a non conoscerlo.” La voce di Gwen era bassissima, non voleva farsi sentire e questa era una cosa che Norah non sopportava. Era sicura al cento per cento che sua cugina stesse parlando a voce così bassa per il semplice fatto che quel ragazzo era malvisto da gran parte del paese, e forse non voleva che qualche chiacchiericcio strano uscisse da qualche bocca – riempendo così tutto il paese e poi inventando storie su storie.

“No, non lo conosco. Non ho idea di chi sia, detto questo chiudiamo il discorso perché mi stai facendo girare i cosiddetti coglioni” sbotta bruscamente la bruna prendendo un pacchetto di patatine e andandolo a pagare.

“Come scusa? Per quale motivo ti sto facendo girare i coglioni?”
“Come per quale motivo? Lo sai benissimo! Hai usato quel tono di voce che io odio, Gwen. Lo conosci, che male c’è se è stato in carcere e tutte queste cose? Saranno problemi suoi, e tu non devi entrarne in merito. Sono sicura che è una bravissima persona” sbottò infastidita uscendo dal locale e incamminandosi velocemente verso la piazza.

“Ho abbassato la voce perché la gente del bar non deve sentire i cazzi nostri, a me non frega una beata minchia di ciò che ha fatto o che farà in seguito”
“Voglio proprio vedere se è davvero così, adesso ti metto alla prova. Ti do il pacchetto di patatine se ti fermi in piazza a parlare con lui” ridacchiò beffardamente Norah, lanciando uno sguardo di sfida a sua cugina.

“Tutto il pacchetto? Giura” risponde Gwen facendo ridere sua cugina che prontamente annuisce.
“Affare fatto” bofonchiò subito dopo dirigendosi a passo veloce verso la piazza dove quel ragazzo si era fermato.

In realtà Norah aveva proposto questa sfida per ben altro, non per mettere alla prova sua cugina. Sapeva che sua cugina non era una persona con dei pregiudizi, o per lo meno, non con tutte le persone. Il suo scopo era vedere il suo viso, era curiosa di associare un volto a quel bel nome.

Risultava interessata, eccome se era interessata. E questo era un caso assai strano, a Norah non interessava nessuno.

Forse le cose stavano cambiando, forse lei stava cambiando.

   
 
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