Molto
spesso capita che le persone si abbandonino a sé stesse,
capita che perdono
tutta la loro iniziativa, capita che smettano di credere e sperare nei
loro
ideali. Smettono di vivere, smettono di prendere la vita come viene e
diventano
apatici. Cadono in un limbo, e da lì viene difficile
riprendersi. Smettono di
ridere, smettono di avere emozioni – o per lo meno le
nascondono, le
seppelliscono. Il loro sguardo diventa vuoto, ed è proprio
quello il momento in
cui avrebbero più bisogno di aiuto, di qualcuno che sia in
grado di riportarli
indietro.
Norah
era diventata così, lei era cambiata per via delle numerose
persone che la
insultavano gratuitamente. Avevano preso a parlare male di lei, quando
un
ragazzo – un coglione patentato – iniziò
a vantarsi di cose improbabili, di
cose che lei non aveva mai fatto assieme a lui e tanto meno assieme ad
altri. Non
aveva più un motivo valido per uscire in giro per il paese,
metteva piede fuori
solamente per andare in palestra.
Già,
a lei piaceva un sacco tenersi in forma – e proprio sul suo
fisico avevano poco
da ridire. Amava il suo essere poco alto e amava essere formosa nei
punti
giusti, aveva fatto molti cambiamenti negli anni, sia per quanto
riguarda il
fisico che il viso ed i capelli. E doveva proprio ammettere che
quest’ultimo
anno aveva iniziato seriamente a piacersi di più. Gli anni
precedenti aveva
fatto ricorso a numerose diete perché si vedeva grassa e in
sovrappeso, ed era
riuscita a raggiungere i suoi obbiettivi – diventando in poco
tempo poi la
ragazza dei sogni proibiti di ogni ragazzo. Ognuno desiderava ricevere
le sue
attenzioni, ogni ragazzo desiderava che almeno una volta il suo sguardo
magnetico si posasse su di lui.
Ma
a lei non interessava nessuno di tutti quelli, a lei non interessava
stabilire
una relazione, le era bastata la continua presa per il culo durata tre
anni di
un ragazzo per cui andava matta – lo stesso che
s’era vantato di non si sa ché
precisamente.
Norah
era diventata una stronza sfacciata, una sadica, una gran vera
bastarda. Ma sotto
alla sua bella corazza si nascondeva una tenerona! Lei si affeziona
quasi
subito alle persone anche se non lo dà a vedere, e
nonostante adotti metodi
contorti per dimostrarlo. Non riusciva più ad essere dolce
come un tempo, quel
suo lato non era stato apprezzato e da quella volta aveva cercato di
nasconderlo, di seppellirlo – ed era riuscita nel suo
intento. Il suo viso non
lasciava trasparire alcuna emozione, aveva sempre un sorrisino
soddisfatto,
ironico e strafottente e questo non passava inosservato dalle persone.
Erano tutti
quanti stupiti dal suo rapido cambiamento, alcuni erano addirittura
eccitati ed
attratti ulteriormente da lei e dal suo essere.
In
molti la cercavano e le facevano le avances, lei continuava ad
ignorarli.
Lei
continuava a dire imperterrita che si bastava da sola. Che la persona
che amava
di più al mondo era sé stessa. Si ripeteva che
non aveva bisogno di nessuno,
all’infuori di sé. Ma si sa che chiunque sogni una
persona che apprezzi i
nostri lati peggiori e non ce li faccia pesare, ognuno di noi spera in
una
persona che ci accetti per ciò che siamo e che impari ad
amarci nonostante
tutto e soprattutto nonostante tutto.
Un
giorno aveva iniziato ad uscire assieme a sua cugina Gwen, e quando
passarono
in piazza per andare al bar a prendersi qualcosa da bere tutti quanti
si
girarono a guardare e strabuzzarono gli occhi. Era tanto tempo che non
vedevano
Norah uscire in giro, era quasi passato un anno dall’ultima
volta che l’avevano
vista e questo era come un evento straordinario.
“Ci
guardano tutti” borbottò a mezza voce Norah, dando
un lieve colpo sul braccio
alla ragazza al suo fianco – che prontamente
ridacchiò mentre parava il colpo.
“Penso
che ti saresti dovuta aspettare una reazione del genere da parte di
tutti
quanti, insomma sono mesi che non metti piede fuori casa se non per
andare in
palestra” rispose scuotendo la testa e salutando qualcuno che
passò veloce in
macchina con lo stereo a tutto volume e che suonò il
clacson. Sul viso di Norah
si dipinse un’espressione stranita mentre si girò
a guardare Gwen in cerca di
una risposta.
“E’
un ragazzo di venticinque anni, diciamo che è un amico. Mi
cerca sempre, ma io
non voglio nulla di serio e né niente” risponde
distrattamente mentre guarda il
messaggio appena arrivatogli al telefonino.
Un
ragazzo di venticinque anni? Caspita, è abbastanza grande.
Non in confronto a
Gwen, ma in confronto a Norah sì. Cominciò a
farsi dei viaggi mentali, e gli si
piantò nella mente ciò che la gente avrebbe
potuto dire a riguardo ma subito
dopo si scacciò via tutto quanto e ridacchiò per
conto suo attirando lo sguardo
spaventato di sua cugina.
“Che
stai avendo, Norah?”
“Nulla,
Gwen, sta’ tranquilla. E chi è questo tuo amico?
Cioè, intendo dire, come si
chiama?” risponde immediatamente la sedicenne, mostrandosi
particolarmente
interessata all’argomento. Era molto curiosa di sapere chi
fosse quel ragazzo
che ha suonato il clacson, era solo riuscita a scorgere il passeggero e
lo
conosceva molto bene.
“Tutto questo interessamento da dove proviene, eh bella figa?
– rise forte Gwen
mentre apriva la porta del bar per poi continuare a bassa voce
– si chiama
Francesco Manthas”.
“Francesco
Manthas?? Non lo conosco, non ho alcuna idea di chi possa
essere” rispose
prontamente Norah.
Ed
era vero, non aveva presente alcun Francesco. Non riusciva ad associare
un
volto a questo ragazzo, non aveva idea di chi potesse essere e questo
la faceva
imbestialire. Era curiosa, e avrebbe voluto salire su quella macchina
per fare
un piccolo giro di follia – solamente per togliersi uno
sfizio.
“Come
non lo conosci? Come fai a non conoscerlo, lo conosce tutto il paese.
E’ stato
anche in carcere per un bel po’ di tempo! In che mondo sei,
Norah? Non riesco a
credere a ciò che hai appena detto, non so come faccia tu a
non conoscerlo.” La
voce di Gwen era bassissima, non voleva farsi sentire e questa era una
cosa che
Norah non sopportava. Era sicura al cento per cento che sua cugina
stesse
parlando a voce così bassa per il semplice fatto che quel
ragazzo era malvisto
da gran parte del paese, e forse non voleva che qualche chiacchiericcio
strano
uscisse da qualche bocca – riempendo così tutto il
paese e poi inventando
storie su storie.
“No,
non lo conosco. Non ho idea di chi sia, detto questo chiudiamo il
discorso perché
mi stai facendo girare i cosiddetti coglioni” sbotta
bruscamente la bruna
prendendo un pacchetto di patatine e andandolo a pagare.
“Come
scusa? Per quale motivo ti sto facendo girare i coglioni?”
“Come per quale motivo? Lo sai benissimo! Hai usato quel tono
di voce che io
odio, Gwen. Lo conosci, che male c’è se
è stato in carcere e tutte queste cose?
Saranno problemi suoi, e tu non devi entrarne in merito. Sono sicura
che è una
bravissima persona” sbottò infastidita uscendo dal
locale e incamminandosi
velocemente verso la piazza.
“Ho
abbassato la voce perché la gente del bar non deve sentire i
cazzi nostri, a me
non frega una beata minchia di ciò che ha fatto o che
farà in seguito”
“Voglio proprio vedere se è davvero
così, adesso ti metto alla prova. Ti do il
pacchetto di patatine se ti fermi in piazza a parlare con
lui” ridacchiò
beffardamente Norah, lanciando uno sguardo di sfida a sua cugina.
“Tutto
il pacchetto? Giura” risponde Gwen facendo ridere sua cugina
che prontamente
annuisce.
“Affare fatto” bofonchiò subito dopo
dirigendosi a passo veloce verso la piazza
dove quel ragazzo si era fermato.
In
realtà Norah aveva proposto questa sfida per ben altro, non
per mettere alla
prova sua cugina. Sapeva che sua cugina non era una persona con dei
pregiudizi,
o per lo meno, non con tutte le persone. Il suo scopo era vedere il suo
viso,
era curiosa di associare un volto a quel bel nome.
Risultava
interessata, eccome se era interessata. E questo era un caso assai
strano, a
Norah non interessava nessuno.
Forse
le cose stavano cambiando, forse lei stava cambiando.