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Autore: sweetPotterina    17/11/2015    2 recensioni
Era il suo gioiello. Dal taglio particolare, dalle sfumature speciali, dalla natura semplicemente unica.
Per Neville il mondo doveva essere cieco per non notarlo.
Magari lo era lui, annebbiato dall'amore.
Ma aveva sul serio importanza?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
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My jewel

Erano ore che correva su e giù per le scale per trovarla, eppure era quasi certo di aver guardato ovunque ormai. Si fermò un istante in cima a delle gradinate, per riprendere fiato. Era esausto, ma rifiutava di arrendersi.
Voleva vederla.
Poi un lampo lo spinse a posare lo sguardo oltre le vetrate e la risposta gli fu subito chiara.
Riprese a correre, stavolta con più energia, certo di trovarla nel luogo più improbabile.
Avrebbe dovuto pensarci prima. Che sciocco che era stato!
Con il fiatone e le mani sulle ginocchia, ricurvo su se stesso, pochi minuti dopo la trovò: seduta cavalcioni su un cornicione, bagnata fradicia dalla testa ai piedi -benché protetta da uno sgualcito, e molto probabilmente rotto, ombrello-, e assolutamente bellissima.
Rimase a osservarla in silenzio, sulla soglia della torre di astronomia, come un qualunque poveretto con il viso appiccicato alla vetrina di un gioiello d’inestimabile valore.
E lei lo era, un gioiello. Dal taglio particolare, dalle sfumature speciali, dalla natura semplicemente unica.
-Oggi c’è la folata delle Pikkasprizzi.
Neville sussultò e sgranò gli occhi, mentre i suoi pensieri scappavano a nascondersi in meandri lontani dal suo cuore.
Riesce sempre a sentirmi.
Benché non fosse troppo sorpreso di essere stato scoperto, si raddrizzò sulle spalle e avanzò timidamente, non tentando nemmeno di capire di cosa stesse parlando.
-Sta piovendo- sussurrò, invece, mordendosi subito dopo la lingua per quella stupida e ovvia uscita.
Avrebbe voluto rimproverarla per il suo comportamento sconsiderato ma ogni suo passo verso di lei aveva comportato un disagio sempre maggiore, causato dal timore di aver interrotto qualcosa.
Lei non l’aveva ancora guardato.
Era rimasta con i piedi penzoloni e dondolanti, lo sguardo fisso sull’orizzonte come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno.
Curioso, si sistemò meglio il mantello sulle spalle e s’issò il cappuccio sulla testa, raggiungendola spedito con il capo chino per evitare che la pioggia gli bagnasse il viso. Aveva l’intenzione di tirarla giù di lì con la forza, quando un lampo squarciò il cielo facendolo sussultare e alzare il braccio per coprirsi gli occhi.
Quando lo riabbassò il sorriso di Luna, a pochi passi da lei, lo accecò.
Incespicò sui suoi passi e perse l’equilibrio in avanti, finché una mano gli venne incontro e lo sorresse. Fu come essere sfiorati da un caldo braciere.
-Va tutto bene, Nev?
Arrossì appena e annuì con la testa, fissando il suo sguardo sereno, probabilmente come un ebete. Rinvenne al suono della sua risata cristallina, che ebbe poi il potere di rimbombare in ogni parete del suo cuore.
Si sentì un perfetto idiota mentre persino le orecchie prendevano fuoco, eppure non poteva farci nulla: quando era vicino a lei, finiva sempre con il comportarsi scioccamente, più del solito, quasi perdesse ogni potere sulle proprie azioni.
Abbassò lo sguardo e indietreggiò, codardo, borbottando qualcosa mentre catalizzava ogni attenzione sulla crepa di un muro alla sua sinistra.
-Dovremmo entrare. Ti prenderai un malanno.
Non finì di convincerla che le dita delicate di Luna gli presero gentilmente il mento, costringendolo a rialzare lo sguardo su di lei.
-Non è bellissima?- gli chiese quindi la Corvonero, voltandosi verso un punto indistinto del cielo.
Non ci fece caso, rapito dai suoi occhi azzurri come il cielo in estate.
La pioggia intanto scendeva a catinelle sui loro visi, bagnandoli dalla testa ai piedi; persino l’ombrello era finito a terra, probabilmente quando la ragazza aveva cercato di aiutarlo a non cadere.
Eppure a nessuno dei due pareva importare: Luna era concentrata sull’orizzonte di fronte sé, mentre Neville non riusciva a vedere altro che lei.
-Sì, lo è- le rispose involontariamente, lo sguardo fissò sul suo viso.
Si scrollò immediatamente di dosso i propri pensieri, scuotendo la testa e spruzzando altra acqua con la punta dei capelli inzuppati. Quelle gocce dovettero arrivare anche a Luna, perché si voltò e lo osservò placida, a pochi centimetri dal suo viso, con un sorriso gioioso e sereno.
Invidiava quella sua tranquillità, quella leggerezza che Neville riusciva a provare solo in sua presenza. Era come una magia che aveva la controindicazione di farlo apparire uno stupido ragazzino.
Decise di fare qualcosa così, ignorando le proprie gote rosse, si tolse il mantello per coprire la compagna completamente inzuppata.
-Ti raffredderai- la redarguì, giustificando il proprio gesto.
Luna però fece spallucce e accettò il suo mantello sistemandoselo sulle spalle per poi allungarne un lembo anche per accogliere il corpo di Neville, circondandogli le spalle con un abbraccio caldo.
Il Grifondoro di primo acchito si sorprese, incerto se fosse opportuno accettare quella vicinanza; poi però comprese che il suo era solo un gesto amichevole e, seppur rattristito da quella consapevolezza, le sorrise di rimando, avvicinandosi a lei.
L’uno a fianco dell’altro, Neville poteva percepire indistintamente il fianco della strega appiccicato al suo, provocandogli un certo languore all’altezza dello stomaco. Lo represse, stringendosi comunque più vicino a lei e allungando una mano verso quella di Luna, ancora sulla sua spalla in un impeto di coraggio.
Rimasero così, in silenzio.
Luna non ritrasse mai la mano e Neville si lasciò coccolare da quella piccola conquista, dando il via a nuove fantasie, dove il suo gioiello era il protagonista.
-Neville?
Si ridestò e, chiamato, alzò la nuca, per quanto ci riuscisse, incastrato com’era tra la clavicola di Luna. Ebbe il tempo di accorgersi di quando luminosi fossero i suoi occhi e dolce il suo sorriso che la sua voce così vicina al suo orecchio lo stordì.
-Stai tremando- la sentì dire, prima di vedere che annullava ogni distanza e lo baciava.

Neville quella notte non ricordò la pioggia che continuava a scendere imperterrita, i lampi a spezzare il cielo grigio e i suoi scuri nuvoloni, ma ricordò soltanto il suo cuore battere così forte da fare a gara con i tuoni, le gambe che gli tremavano e non per il freddo. Infine, si ricordò per sempre del suo gioiello, del loro primo bacio che sapeva di speciale, di particolare e di unico.


FINE



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