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Autore: blessmyfate    18/11/2015    0 recensioni
una storia straziante sul dolore di una madre dopo la perdita del proprio figlio
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meg Diaz: Ragazza madre di 27 anni. Alta 1,65 , magra, occhi marroni e capelli castano 
          scuro.Madre del piccolo Ian, morto in uno sfortunato incidente vicino al fiume.
          In cura presso lo psicologo Albert Vrask.
Albert Vrask: Psicologo di fama internazionale di 64 anni. Di corporatura robusta, alto 
              1,79 , quasi completamente calvo con un sottile pizzetto bianco.
Nancy: Segretaria di Vrask. Ragazza di 23 anni, magra, capelli biondi e occhi verdi.
Ian: Figlio della Signora Diaz.Capelli biondi e occhi marroni. Morto all'età di 5 anni. 



CAPITOLO 1 : UNA NUOVA PAZIENTE

Nancy bussò allo porta dello studio di Vrask, come ormai faceva da quattro mesi a questa
parte quando la madre la raccomando' allo studio del dottore. Finita la scuola non aveva 
più alcuna voglia di studiare, così la madre preoccupata, la aiutò a trovare un piccolo 
lavoretto anche per contribuire alle spese di casa. Era una bellissima ragazza, il suo 
sogno era quello di fare la modella, ma il padre essendo all'antica vedeva quel lavoro
solo come un giro di prostituzione e sfruttamento, e così non glielo permise. Ed ora era
qui, a lavorare per un vecchio psicologo per soli quattrocento euro al mese, la paga non
era granchè ma almeno serviva per togliersi il fiato sul collo dei genitori.
"Dottore la Signora Diaz è arrivata" disse Nancy con pacatezza davanti alla porta socchiusa
dello studio. "Prego prego, la faccia accomodare" rispose Vrask posando delle cartelle di 
altri pazienti che aveva in mano e alzandosi dalla sua sedia.
Il Dottor Albert Vrask era un vecchio psicologo di 64 anni. Dopo essersi laureato ebbe la 
fortuna di farsi numerosi amici facoltosi che lo aiutarono nel farsi un nome in città. Ben
presto divenne famoso e fu invitato in diversi convegni in giro per il mondo dove conobbe
quella che sarebbe stata la sua futura moglie.
Vrask si mise ad aspettare davanti la scrivania la sua nuova paziente. Tre giorni prima 
aveva ricevuto una telefonata da parte del Tribunale , il quale chiedeva aiuto al Dottor 
Vrask nell'assistere una giovane donna che aveva tentato il suicidio. Purtroppo, data la 
velocità con la quale si sono svolti questi avvenimenti, il Dottore non  aveva potuto ben informarsi 
su questa donna. L'unica cosa che sapeva è che la Signora Diaz aveva perso il bambino da
poco e per la grave perdita aveva tentato il suicidio ingerendo un numero eccessivo di pillole.
Quando la porta si aprì Vrask rimase pietrificato. La Signora Diaz entrò molto lentamente
zoppicando, aiutandosi solo con una vecchia stampella da quattro soldi. 
Occhi rossi come quelli di chi ha passato le ultime settimane a piangere, sguardo basso,
diversi lividi sparsi su tutto il corpo. Era una donna distrutta.


CAPITOLO 2: MEG

Vrask vedendo le difficoltà della donna nel camminare si avvicinò con l'intento di aiutarla.
"Prego Signora, non si sforzi la aiuto io", disse con dolcezza. "La ringrazio ma so benissimo
camminare da sola". La voce della donna era spenta, si poteva facilmente intuire che si
trovava li solo perchè il tribunale l'aveva obbligata e non per sua volontà.Per questo motivo
Vrask si allontanò rispettando i voleri della sua nuova paziente senza obiettare.
Il Dottore la invitò a sendersi sulla poltroncina di pelle rossa che si trovava vicino alla
sua scrivania, e così la Signora si sedette rimanendo in silenzio.
Dopo due minuti di silenzio passati a guardare la donna fissare il pavimento Vrask intervenne
dicendo "Prima di tutto volevo farle le mie più sentite condoglianze per la sua perdita Signora
Diaz". Ma lei non rispose, rimase impassibile, in silenzio. " Signora Diaz io sono il Dottor
Vrask, la aiuterò in questo percorso per superare il suo trauma...",prima che potesse finire
la frase la donna disse "Basta con questa Signora Diaz, mi chiamo Meg è chiaro? Si dimentichi
il mio cognome". Il Dottore rimase stupefatto dalla reazione della donna ma almeno era riuscito
a farla parlare. "Bene... Meg, è consapevole della ragione per la quale il tribunale l'ha fatta
venire qui?" chiese Vrask con pacatezza ma senza ottenere alcuna risposta. Evidentemente la 
paziente non era ancora pronta ad affrontare l'argomento direttamente, così decise di prendere
un'altra strada: " E' sposata? Vostro marito sa dell'accaduto?". "Non sono sposata, non lo sono
mai stata. Durante il mio secondo anno di università conobbi un ragazzo ad una festa.So solo che 
la mattina seguente mi svegliai sola nella mia stanza del dormitorio. E un mese dopo scoprii di 
essere incinta, senza neanche sapere il nome del tizio con cui ero stata perchè ero troppo ubriaca
quella sera." disse Meg senza rendersi conto della tristezza delle parole che aveva appena detto.
"E non ha mai provata a cercare quell'uomo? Chiedendo ad amici o..." rispose Vrask cercando di
approfondire il discorso. Ma venne per la seconda volta interrotto con una frase altrettanto triste:
"Che senso avrebbe avuto cercare un uomo che dopo essersi approfittato di me è scappato la mattina
seguente? L'unica cosa buona che mi procurato quella pazza notte è stata il mio amato Ian, la 
ragione della mia vita".Subito dopo aver finito quella frase Meg esplose in lacrime,non riusciva
 a sopportare il dolore che provava.
Senza dire nulla il Dottore prese un fazzoletto e lo diede a Meg. Gli era già capitato di vedere 
pazienti piangere nel suo studio, ma sapeva che non si sarebbe mai abituato a vedere una madre che
piange per la perdita di un figlio.
"Avanti, mi dica, che cosa fa nella vita lei?" Vrask voleva tranquillizzarla, prima di riparlare di
Ian voleva che si sentisse libera di parlare con lui di qualsiasi cosa. "Agente immobiliare, dopo
aver scoperto di essere incinta dovetti abbandonare l'università e così mi misi a cercare lavoro,
dovevo poter mantenere mio figlio senza appoggiarmi ai miei", Meg era evidentemente ancora traumatizzata
ma le faceva sempre piacere ricordare degli anni passati. "Bhe questo le fa onore Meg. Ma aspetti, agente
immobiliare ha detto? Almeno adesso saprò a chi rivolgermi quando deciderò di lasciare questa catapecchia"
disse Vrask cercando di strapparle un sorriso. E in effetti ci riuscì.
"Meg le andrebbe di parlare di Ian? Mi dica tutto quello che le passa per la mente" esordì Vrask
sapendo di toccare un tasto delicato e per questo doveva essere cauto.
Meg per un po rimase in silenzio asciugandosi il viso col fazzoletto ma poi finalmente prese fiato
e cominciò a parlare , ad aprirsi con Vrask:" Aveva cinque anni, tutte le volte che lo guardavo negli
occhi mi sembrava di guardarmi allo specchio. L'unica cosa che non riconoscevo di mio in lui erano i
capelli, biondi, sicuramente gli avrà presi da quello stronzo. Amava stare all'aria aperta e giocare 
con gli altri bambini al parco ma era molto dispettoso. Molte volte la domenica mattina mi svegliava
dicendomi che dovevamo andare di corsa al parco altrimenti gli altri bambini gli avrebbero fregato
il posto sull'altalena. Era molto educato e aveva quel sorriso che ti.... ti migliorava la giornata".
"... "che cosa ricorda di quel giorno Meg? Il giorno in cui ha perso suo figlio", Vrask sapeva benissimo
che parlare dell'accaduto faceva soffrie la donna, ma purtroppo per poter riuscire ad aiutarla dovevano
affrontare l'argomento con decisione per quanto doloroso potesse essere per Meg.
Meg rimase di nuovo come ipnotizzata guardando il pavimento, come se non avesse il coraggio di guardare 
Vrask negli occhi. A quella domanda le tornarono in mente immagini di quel tragico giorno, un giorno che
non voleva ricordare. Non aveva parlato a nessuno di quel giorno, si era tenuta tutta la sofferenza per se,
ma cominciò a pensare che raccontare tutto al Dottore l'avrebbe aiutata ad alleggerire il peso che si 
sentiva al cuore e la tormentava.


CAPITOLO 3: IL FIUME

"E' successo due settimane fa. Un venerdì, subito dopo aver finito di pranzare Ian mi guardò con i suoi 
grandi occhi marroni chiedendomi di andare fuori a giocare. Allora io pensando di fargli una bella 
sorpresa gli dissi che lo avrei portato in un posto speciale, pensi che stupida che sono stata...
Era un bella giornata, non volevo che passasse un altro pomeriggio  a fare su e giù su di uno scivolo 
arruginito, così salimmo in macchina e lo portai al fiume.
Parcheggiata la macchina, Ian aprì lo sportello e scese cominciando a correre sul prato. Era veramente
un angolo di paradiso. Mentre Ian giocava con le pietre in riva al fiume io mi sedetti sull'erba a godermi
il panorama. Mio padre quando era piccola mi portò in quel posto e volevo condivedere quell'emozione con 
il mio bambino. E ci ero riuscita, Ian era davvero contento.
Dopo una decina di minuti si avvicinò a me con aria soddisfatta, < mamma mamma, chiudi gli occhi, ti ho
fatto un regalo>. E così feci, chiusi gli occhi e aspettai il suo segnale per aprirli. Quando aprii gli occhi
vidi Ian con in mano un tulipano giallo e lo abbracciai come non mai. Era forse la giornata più bella della mia vita.
Ad un certo punto Ian mi chiese di giocare a nascondino con lui e io accettai, avevo davvero voglia di divertirmi
con mio figlio, così mi avvicinai ad un vecchio albero e mettendomi di spalle cominciai a contare.
Arrivata a venti sentii un tonfo seguito da un urlo... il mio bambino era caduto in acqua. Così mi avvicinai
al fiume, correndo, urlando il suo nome, ma non riusciva a sentirmi perchè era troppo agitato e la corrente lo
stava pian piano portando via da me. Corsi sulla riva del fiume per circa seicento metri seguendo il corpo
di Ian che veniva trascinato. Fortunatamaente vidi un pontile poco più avanti, così ci salii sopra e sporgendomi 
più che potevo riuscii ad afferrargli la mano.

< piccolo sono qui, ti tengo io reggiti, stringi la mia mano!>
< non ci riesco, non ci riesco>
Poco dopo non riuscì più a stringermi la mano e la corrente lo portò via... mi sembra ancora di vedere 
il suo viso annegare..."
Vrask non aveva parole, era una storia straziante e non nessuna parola di conforto sarebbe riuscita a far
star meglio la povera Meg.
Il silenzio venne interrotto da Meg che continuò a parlare come se si fosse presa una piccola pausa per prendere
fiato:" Il corpo non è stato ancora ritrovato, tutt'ora ci sono dei sommozzatori e degli elicotteri in zona.
Secondo me però è inutile...".
"Perchè dice questo Meg?  Non vorrebbe concedere a suo figlio un'adeguata sepoltura?", disse Vrask confuso.
"Non è per quello... ora Ian appartiene al fiume" rispose Meg.
Rimasero per due minuti in silenzio e poi Vrask disse di colpo "Cosa ha fatto nelle ultime settimane?".
Per Meg quelle ultime due settimane erano state dolore puro ma ormai tanto valeva raccontare tutto:
"Ogni giorno dopo quel maledetto venerdì sono andata su quel pontile... non facevo nulla , restavo
ferma a fissare l'acqua. Poi però qualche giorno fa mi sono svegliata e ho preso tutte le pillole
che avevo nella vetrina in bagno"
"Pensa che rifarebbe quel gesto estremo se tornasse a casa?" disse Vrask con cautela.
"Dottore, l'unica cosa che so è che voglio tornare a casa, bermi una bella tazza di thè e dormire. 
Sono passate due ore... posso andare? C'è mia cugina fuori che mi sta aspettando con la macchina".
Vrask non rispose, si limitò a fare un cenno con la testa di consenso.
Così vide la donna andarsene con la stessa fatica con la quale era entrata con quella stampella e
disse "Ci vediamo la settimana prossima Meg"
Passò una settimana, ma Meg non tornò. Chiese al tribunale un permesso per interrompere le sedute
dallo psicologo così da potersi allontanare da quella città e andare in vacanza con la cugina.
Tornata dalla vacanza il tribunale la fece visitare da un dottore giusto per controllare la sua
salute mentale il quale disse che la paziente era pronta per rientrare a tutti gli effeti in società.




CAPITOLO 4 : LA LETTERA

*poco più di un anno dopo*

Nancy bussò alla porta dello studio del dottore più bella e raggiante che mai :" Dottore, è appena
arrivata per voi una lettera dal tribunale".
Vrask prese la lettera curioso del contenuto, ma quando il tribunale lo cercava non era mai per
buone notizie...
Così la aprì e cominciò a leggere:
"Illustre Dottor Albert Vrask, la scriviamo per informarla della morte di una sua vecchia paziente,
la signora Meg Diaz. La signora Diaz,è morta annegata presso lo stesso fiume nel quale un anno fa
 è avvenuto l'incidente che ha portato alla morte del figlio. La scientifica afferma che si tratti
di suicidio dato lo svolgersi degli eventi. Le riportiamo qui sotto una lettera scritta dalla Signora
Diaz il giorno prima del suicidio. Infine la invitiamo a presentarsi in tribunale tra una settimana
per esporci le sue considerazioni a riguardo. Grazie della collaborazione."
Finita di leggere la lettera Vrask rimase a bocca aperta. Aveva parlato con quella donna per pochissimo
tempo un pomeriggio di un anno prima ma nonostante tutto non si era dimenticato di lei. Si mise a guardare
la poltrona dove lei come tanti altri pazienti si erano seduti e gli sembrava ancora di vederla piangere
e abbassare la testa dalla malinconia. Ora la signora Di... Meg, era morta e per poco un silenzio gelido
piombò nello studio, fino a qaundo una lacrima di commozione scese sulla guancia di Albert leggendo le
sue ultime parole.
"Lo so cosa state pensando, e avete ragione, non sono stata abbastanza forte. Per tanto tempo ho cercato 
di adattarmi ma non ci sono riuscita. Ho capito che questo mondo non è il mio posto, almeno non lo è
da quando il destino ha deciso di portarmi via il mio cuore. Vi prego non siate tristi per me, anzi spero
che questo vi aiuti ad essere forti e a farvi capire quanto siano impotanti e indispensabili le persone
che avete vicino. Non sprecate lacrime per me, anzi,sorridete, perchè io non sono morta, io ricomincio 
a vivere. Passerò l'eternità in un campo di tulipani a giocare con il mio piccolo Ian. Io lo so che lui
mi sta aspettando e non è giusto farlo attendere troppo. Auguro a tutti le cose più belle di questo mondo
e spero vi possano rendere felici. Ma mi dispiace, la mia felictà non è qui, è in un altro posto. Addio
mondo, ritorno a vivere."
   
 
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