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Autore: DigiPokeLover    18/11/2015    0 recensioni
Per Mirkho, 17 anni, un ragazzo italiano, è un giorno come gli altri. Ma quel giorno, la sua vita cambiò in un modo che non avrebbe mai potuto immaginare. Un nuovo mondo... nuovi amici. Amici molto speciali. Un sogno divenuto realtà. Un'avventura da iniziare... un mondo da conquistare. Col sostegno dei suoi amici... ce la può fare!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arceus, Ash, Celebi, Prof Oak, Team Rocket
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Furry | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon The Challengers'
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Un nuovo arrivo
 
Stagione 1 Episodio 2
 
Sono passati due giorni dalla nostra fantastica “riunione”. Finalmente ho trovato il tempo per tornare al Vetta Lancia, da Dialga e Palkia, per chiedere loro informazioni sul cambio di valuta. Questo perché il pomeriggio del giorno della riunione Giulia mi ha letteralmente costretto ad andare al Bagno Carlo 17 a Viserba con le nostre amiche: sono rimasto a non fare un cazzo per 3 o 4 ore, alla fine le palle mi giravano ortogonali. Ieri, poi, sono stato all’aeroporto di Rimini per salutare i miei amici aerei conosciuti qualche anno fa, ho annunciato anche a loro la mia decisione e mi hanno augurato buona fortuna. Oggi, invece, dovrei essere libero; per sicurezza, prima di aprire il portale, spengo il cellulare, così da assicurarmi che chi dico io non s’inventi un motivo per massacrarmi il belino. Come l’altra volta, faccio entrare Riolu nella Pokéball, stringo il medaglione in mano e pronuncio “Vetta Lancia”. Si apre il portale, io mi tuffo dentro e dopo poco sono su quel pianale circondato da colonne che sembra il Vaticano. Trovo subito i due leggendari davanti a me.
«Oh, Mirkho! Che coincidenza, stavamo per chiamarti qui telepaticamente» mi fanno.
«Ah sì? Ditemi»
«Volevamo dirtelo prima, ma ce n’eravamo dimenticati. Nel caso te lo fossi chiesto, abbiamo qui preparata una macchinetta per il cambio del denaro»
«Oh, bene, grazie! Ero venuto qui per lo stesso motivo! Ottimo, adesso siamo a posto, posso stare tranquillo»
Mi avvicino alla macchinetta, il cui display diceva: 1 € = 0,8011 Poké. Caspita, il cambio l’ho azzeccato! Azzeccassi anche le verifiche di matematica…
«Ne abbiamo fatte sistemare una per ogni città di ogni regione, in luoghi che solo tu potrai sapere»
«Ancora grazie. Fate tutto questo solo per noi…»
«Perché tu e i tuoi amici siete umani col cuore puro, tale che avete avuto diritto a ciò. Siamo noi a dovervi ringraziare per il vostro amore nei nostri confronti, prometteteci che farete di tutto per difenderci»
«Lo prometto solennemente» mi metto una mano al cuore.
«Ok. Ciao, Mirkho, divertiti nei tuoi viaggi»
«Grazie, buona giornata»
Ritorno nel mio mondo e guardo l’ora: le 11 e mezza. Mangio una piccola merendina per riempirmi un po’ lo stomaco, prima di andare, insieme a Giulia e ai miei amici, in un ristorante a fare pranzo. Ritorno in camera, sistemo i vestiti nell’armadio e, quando stavo per sedermi, una luce potente mi acceca per un po’. Quando ritorno a vedere almeno un pochino, vedo un portale da cui esce qualcuno.
«Ma che cazzo…?» commento coprendomi gli occhi con le braccia.
Quando la luce sparisce, mezzo minuto dopo, non credo ai miei occhi: davanti a me non c’è altri che Renamon, la mia Digimon preferita! Rimango a bocca aperta per un po’, poi trovo la forza di parlare:
«R-Renamon…?! Mamma mia… sei tu???»
È distesa sul tappeto, svenuta. Io ho la forza di dire ben poco:
«Oddio… e ora che faccio? Co-Come ha fatto a venire qua??»
La guardo per qualche secondo, poi, accarezzandola su un fianco, sento la morbidezza del suo pelo, di cui rimango meravigliato.
«Wow… ma questa si fa la doccia col Coccolino? O col Dash, chessò… devo fare qualcosa…»
Decido di sollevarla e distenderla sul mio letto, il tappeto non è proprio morbidissimo. Però, quanto pesa… la sistemo distesa, in attesa che si svegli. Ed ecco il punto: spero solo che quando si sveglia non mi metta a soqquadro la casa per lo spavento… anche se lei non sembra una paurosa (almeno negli anime non lo è per niente).
«Renamon… ehi, Rena, svegliati!»
Le do un paio di leggeri scossoni, a seguito dei quali comincia ad aprire leggermente gli occhi. Gira un paio di volte la testa, poi si alza di scatto.
«Dove… dove sono?»
Mi vede e comincia a fissarmi.
«Tu… chi sei?»
«Io sono Mirkho, piacere di conoscerti. Mi sei piombata in casa all’improvviso, non potevo non fare qualcosa, scusami…» le rispondo, con tono pacato.
«Scusarti per cosa? Non mi sembra tu abbia fatto qualcosa di male… comunque io sono Renamon. Sono nel mondo dei Pokémon?» mi fa guardando in giro.
Ha anche una bella voce. Ma un attimo… ha menzionato il mondo dei Pokémon??!
«Ehm… mi spiace, ma credo che tu abbia sbagliato indirizzo… sei nel mondo reale… o se voi magari lo chiamate in un altro modo, non so… comunque non è quello dei Pokémon»
«Come…?! Non mi dire che hanno sbagliato…»
«Chi ha sbagliato?»
All’improvviso esce da camera mia e comincia a girare per la casa correndo.
«Renamon fermati! Aspetta un attimo!»
Si ferma sul terrazzo e comincia a guardare in giro allarmata.
«Non è possibile… com’è potuto succedere?»
«Cosa? Spiegami per bene tutto, Renamon»
«Dovevo essere mandata nel mondo dei Pokémon, perché volevo cominciare la mia avventura, che ho sempre sognato! Non è possibile che io sia capitata nel mondo sbagliato!» e ficca un pugno che fa tremare tutta la ringhiera.
Anche lei nel mondo dei Pokémon? Curioso, pensando al fatto che si tratta di un Digimon.
«Anche tu comincerai un’avventura coi Pokémon?»
«Come? Cosa vuoi dire con “anche tu”?»
«Anche io sto per cominciarla… ho avuto il “permesso”, e ora sono libero di partire… siamo in due, Rena»
Lei mi guarda intensamente, mi appoggia una mano sulla spalla e, sussurrando, mi fa:
«Quindi… mi dai una mano tu? Hai voglia?»
«Certo, io sono anche molto esperto sui Pokémon. Domani… che ne dici di andare insieme?»
«Va bene, Mirkho» mi risponde sorridendomi.
Ci abbracciamo, e dopo qualche secondo cominciamo pure a baciarci. Qualche secondo dopo, finito il lungo bacio (non so come ho fatto a non resistere), sul terrazzo della casa di fronte notiamo un vecchietto che ci guarda aggiustandosi gli occhiali per vederci meglio.
«Mamma mia, sempre il solito sfasciamaroni… vieni, è meglio andare dentro, se ti vedono nel mio mondo non so cosa ti fanno…»
«Perché, in questo mondo non è normale vedere i Digimon?» mi fa, mentre rientriamo.
«Per niente! Solo nei cartoni animati! In questo mondo ci sono solo umani e basta!»
«Ah sì? Che schifo… – mi fa, sedendosi di nuovo sul mio letto – dove lo trovi il divertimento, se non c’è qualcun altro, non umano e che sappia parlare, accanto a te?»
Mi siedo accanto a lei.
«Hai perfettamente ragione, Rena… tu non sai, per esempio, l’emozione che sto provando adesso nel vedere accanto a me la mia Digimon preferita»
«Vedi, eh? E poi come fai a conoscermi?»
«L’ho detto prima… sei un personaggio dei cartoni animati»
«Sul serio?»
«Te lo giuro su ogni cosa! Guarda qui»
Prendo dall’armadio un DVD con degli episodi dei Digimon Tamers e glielo porgo.
«Wow, fenomenale… come spiegarlo… sanno della nostra esistenza, anche se non direttamente? Non so come dirlo…»
«Più o meno… possiamo anche dire che magari possono avere avuto un segno della vostra esistenza, o in sogno o nei viaggi astrali (sai com’è, qui è usanza far sedute spiritiche di ‘sto genere). Sto seriamente cominciando a pensarlo dopo averti vista, perché la stessa cosa è capitata per i Pokémon»
«Maddai! Quindi…»
«Quindi solo pochissime persone forse sanno che esistete tutti per davvero… mentre il resto dell’umanità è convinta che siate solo cartoni. Per questo prima ti ho detto che se scoprono o te o un Pokémon in questo mondo, come minimo lo prendono per far gli esperimenti in laboratorio, vivisezioni e… preferisco non continuare, comunque hai capito, no?»
«Sì… ora, così su due piedi, mi viene da dire che sogno che anche questo mondo sia prima o poi popolato da Pokémon, Digimon, e chissà chi altro…»
«Come darti torto… e poi come fai a dirlo su due piedi che sei seduta?»
Quella mi guarda un attimo e poi, capita la battuta, scoppia a ridere:
«Aaahhh… ah ah ah, scemotto» e mi spintona leggermente.
«Comunque, continuando il discorso… non penso che un’integrazione completa sia possibile senza che prima ne ammazzino qualcuno… e poi c’è anche il lato negativo: in questo mondo c’è gente pericolosissima, se i Pokémon finissero in mani cattive, tipo a Gheddafi, Bin Laden, ai talebani in Afghanistan… non so che succederebbe, si arriverebbe alla 3° guerra mondiale»
«Già, è vero… quindi il mio è un sogno impossibile»
«Non del tutto, io credo nella magia e nei miracoli, se succedesse, penso che qualcosa di buono arriverebbe a fermare le intenzioni cattive… per esempio, ci sono dei Pokémon che, con particolari attacchi speciali, possono cambiare il comportamento delle persone, facendole diventare buone»
«Wow, mica male…»
«Ad ogni modo, parlando della nostra “avventura”, ti dico che non siamo solo noi due»
«Ah sì? E chi altri ci accompagna?»
«Siamo insieme a mia cugina e alcuni miei amici d’infanzia»
«Sarò felice di conoscerli. Ho sentito di questa “rivalità” tra Pokémon e Digimon… bè, sappi che non è il mio caso. Anzi, il contrario… ti sembrerà strano, ma io sono un Digimon che stravede per i Pokémon»
«Mi fa piacere saperlo. Però adesso ti devo dare da vestire, mica puoi girare con tette e culo di fuori eh»
«Giusto, hai ragione»
Le do alcuni vestiti che mia cugina non usa più, che in teoria volevo destinare a mia sorella quando sarà cresciuta (fa 10 anni a fine luglio): una maglietta rosa a maniche corte, delle mutandine, e per finire una bella gonnellina in jeans. Le sta tutto alla perfezione. Alla gonnellina ho dovuto fare un buco per farci passare la coda. Adesso di reggiseni non ne dispongo, ci penserò quando potrò.
«Sei bellissima»
«Grazieeee!»
Ci stendiamo sul mio letto. Renamon si sdraia su di me, e ci baciamo. All’improvviso, la porta di camera mia si apre, e mia cugina fa irruzione nella camera:
«Ehi, Mirkho, hai… oddio!! M-Ma tu chi sei?? Mamma mia, è un’invasione!»
Renamon si alza, io vado da mia cugina e le spiego tutto:
«Giulia, lei è Renamon. Se conosci i Digimon sai di chi sto parlando. Stai tranquilla che non mangia nessuno. Anch’io ci sono rimasto così quando me la sono ritrovata davanti all’improvviso»
Le due ragazze si avvicinano.
«Ciao, piacere»
«P-Piacere, Renamon… scusa per la mia reazione… sono Giulia, sua cugina»
«Tranquilla, è tutto a posto. Sono interessata anch’io al viaggio nel mondo dei Pokémon. Posso unirmi?»
«Certo, puoi venire con noi. Comunque… Mirkho, ero venuta a chiederti se avevi la fotocamera»
«E a che ti serve? Ne hai una con 12 megapixel e vieni a cercare la mia che ne ha 10?»
«Quella cretina di mia sorella l’ha scassata, è in riparazione, meno male che è ancora in garanzia»
Le porgo la fotocamera.
«Tieni, e di’ a ‘sta burdéla di tenersi le mani a posto»
«Fosse facile… te la riporto dopo, ciao»
«Ciao» la salutiamo.
Giulia se ne va, e noi rimaniamo nuovamente soli.
«Scommetto le palle che nel giro di due giorni questa mette tutto su Facebook e mi ritrovo taggato in un mucchio di stronzate» commento.
«A proposito di Facebook, Mirkho… ho visto di là al tuo computer che hai un account intestato a me... o insomma, a una della mia specie»
«Non te la prendere, Rena… era il mio modo di dimostrare che impazzisco per te»
«Guarda che non ti mangio mica eh! Me lo potresti lasciare… si può?»
«Ma certamente! Almeno viene un po’ usato… è a rischio chiusura per inutilizzo!»
Le scrivo la mail di accesso e la password su un foglietto, che ritira nell’ex portafoglio di mia cugina.
«La mail però è anche la mia… è quella che uso per l’account sul sito della mia scuola»
«Tranquillo, amore, non è un problema»
Eh? Amore?
Ci baciamo ancora. Avere una Digimon per fidanzata… ah, che colpaccio! Finalmente è tutto vero! Ho sempre desiderato essere fidanzato con Renamon, ed ora è realtà! Cazzo che periodo sto vivendo nella mia vita! Ho scoperto l’esistenza dei Pokémon, dei Digimon e ho Renamon come dolce metà! Se è un sogno non svegliatemi! Vorrei vedere la faccia dei miei compagni di classe, quando vedranno che lei e i Pokémon esistono veramente! E lì io riderò, altroché!
A rovinare il nostro momento d’amore ci pensa Lady Gaga con la sua Poker Face. Non mi riferisco propriamente a Lady Gaga, bensì al mio telefono. [N.d.R.: Lady Gaga regna!!!!!!!!!]
«Ciao Yle… dimmi»
«Mirkho, ti stiamo aspettando… ti sei buttato giù da qualche parte?»
Guardo l’ora e ci rimango di merda: è mezzogiorno passato! Tra Renamon, mia cugina e il resto non mi sono accorto del tempo trascorso!
«Oh cazzo… sì, sì arrivo»
Riattacco.
«Amore, scusami ma devo andare a pranzo coi miei amici, sono in un ritardo apocalittico. Dai, vieni con noi, te li presento»
«Ok»
Scendiamo giù a tutta birra, ma a frenarci troviamo mia nonna, che si avvicina a Renamon e le fa:
«Tu chi sei?»
«È la mia ragazza, nonna» le rispondo io.
«E sei di Rimini?»
«Sì, sono di Rimini» risponde convinta lei.
«Ah bene allora. Ciao»
Meno male…
«Fortuna che mia nonna è mezza invornita… manco ha capito che non sei umana!»
Usciamo dal cancello piccolo e raggiungiamo i miei amici, che guardano Renamon già mezzi sconvolti.
«M-Ma… ti ho già vista… tu sei Renamon!!» fa Jacopo.
Ci uniamo al gruppo.
«Amici, vi presento Renamon, Digimon di alta classe nonché la mia ragazza»
«Alta classe… non esageriamo!» commenta lei.
«Caspita, esistete pure voi?» anche Lucia è incredula.
«Eh, sembra di sì» rispondo io guardando Renamon.
«Dopo che Mirkho mi ha detto che partivate per il mondo dei Pokémon, sono arrivata al settimo cielo… vi prego, posso unirmi a voi? Li adoro i Pokémon!»
«Ma sì, va bene. Puoi venire» fanno gli altri all’unisono.
«Grazie, ragazzi»
«È un piacere. Ti prego, posso toccare la tua coda?»
«Basta che non me la tiri, non è una delle migliori sensazioni… per il resto puoi farci quello che vuoi»
Jacopo si struscia colla coda di Renamon per qualche secondo, poi Ylenia le fa:
«Vuoi venire a mangiare con noi?»
«Sì, mi piacerebbe, grazie»
«Ok, chiamo La Posada e faccio aggiungere un posto in più»
Interviene ancora Jacopo:
«Renamon, ma tu tifi Rimini?»
«Eh? No, veramente non seguo tanto il calcio…»
«Gliel’ho dato io ‘sto cappellino. Ne avevo due del Rimini, uno l’ho dato a lei, c’è un sole del boia» rispondo io.
«Bè… io, Mirkho, lui e suo fratello siamo tifosi scalmanati del Rimini»
Poi, tutti si presentano. Ah, quel “lui” è Davide.
«Quando siamo scesi, mia nonna non ha manco capito che non è umana… lì, tranquilla, ci ha fermati e ci ha lasciati andare…»
«Ma se tua nonna è rincoglionita, scusa se te lo dico…»
«Ma hai ragione! Mi dispiace, con tutto il bene che le voglio non volevo che si riducesse così»
Ci incamminiamo verso il ristorante “La Posada”, che sta in via Paolo Toscanelli, uno dei miei ristoranti preferiti. Nessuno, quando entriamo al ristorante, sembra avere nessuna reazione, pure quando è arrivato il cameriere per le ordinazioni, le ha chiesto cosa vuole e se n’è andato dopo aver ricevuto l’ordine. Bè, tanto meglio. Mangiamo un po’ strano oggi: pasta, e piadina come secondo, Ylenia invece preferisce l’insalata di mare (la solita donna che sta attenta alla linea!). Renamon si mette a raccontare quello che aveva in precedenza raccontato a me: da dove arriva, com’è finita da me, perché ha cominciato ad amare i Pokémon… e aggiunge pure un particolare curioso:
«Almeno i Pokémon hanno i nomi che variano… insomma, lì sentite i nostri nomi? Finiscono tutti in “-mon”, i Pokémon invece no. Ma non vi sto dicendo di chiamarmi diversamente… Mirkho mi chiama “Rena”, ma se mi chiamate col nome completo è uguale»
«Io ho anche un Pokémon, sai? Sono già predisposto»
«Ah sì??? Wow… fammelo vedere, ti prego!»
«Non posso qui… se scoprono l’esistenza dei Pokémon sai che casino che si verrebbe a creare? Cazzarola, se beccano il mio, lo prendono e lo vivisezionano come minimo, te l’ho detto prima… e lo stesso con tutti gli altri che dovessero trovare… la Brambilla qui non può farci nulla… e poi se gente di questo mondo con intenzioni non proprio linde va là combinando casini di ogni tipo… ci sarebbe una crisi diplomatica apocalittica, altro che terza guerra mondiale… là ci sono Pokémon che ci possono annientare a tutti se sgarriamo di brutto eh! Io adesso vorrei solo evitare che la popolazione di ‘sto pianeta scenda a 0 con crollo verticale!»
«Ma come sei apocalittico… tranquillo che non succederà niente! Però dopo me lo fai vedere?»
«Sì, dopo sì, andiamo in casa dell’Yle e lo faccio uscire. È un Riolu»
«Uh… Riolu… forse so chi è… non ricordo… vabbè, dopo lo saprò. Però non mi ha ancora notata nessuno, come mai?»
«Sarà stato un caso, prima o poi la situazione sfuggirà al controllo»
«Non pensare sempre al peggio. Dai, continuiamo a mangiare»
Finito di mangiare, proseguiamo facendo un giretto per il lungomare, poi torniamo indietro diretti verso casa.
Andiamo nel retro della casa dell’Yle, dove tiene scope e robe varie per la pulizia e un lavandino, un pezzettino di un metro quadro stimato. Prendo la Pokéball dalla borsa di mia cugina (per il momento la tengo lì, quando saremo stabilmente nel mondo dei Pokémon userò il mio zaino) e faccio uscire Riolu.
«Che amore… è bellissimo, Mirkho…» Renamon la abbraccia e la prende in braccio. Riolu è contenta.
«È una femmina»
«Ah… bene. Ciao cucciola, io sono Renamon, piacere di conoscerti»
Riolu fa il suo verso e abbraccia a sua volta Renamon. Poi saluto i miei amici, e torniamo a casa.
«Rena, che ne dici? Andiamo a comprare alcuni vestiti per te? Hai solo quelli e altri due o tre di mia cugina… meglio ampliare il guardaroba, no?»
«Hai ragione. Dove andiamo?»
«All’Oviesse… sta in centro a Rimini, è un negozio di abbigliamento. È il più vicino che c’è»
«Ok, andiamo, tesoro»
«Andiamo in bici. Io, non essendo ancora maggiorenne, non ti posso portare con me in motore, è l’unico modo, a meno che tu non voglia andare a piedi»
«No no oh… siam matti, a piedi?» mi fa abbracciandomi e appoggiando la testa sulla mia spalla.
Recupero un po’ di grana dalla mia cassaforte privata, altri soldi me li faccio dare da mia nonna (ogni volta che esco, se mi vede, mi rifornisce di soldi… in pratica buona parte della sua pensione finisce in mano mia… seppur involontariamente, sto imparando ad essere un perfetto evasore… o no?); poi prendiamo le bici dal garage e pedaliamo destinazione centro storico.
«Occhio Renamon che le strade del centro sono tutte di sanpietrini eh… roba da farti venire le emorroidi, alcune sono sconnesse»
«Ah… ok, buono a sapersi, eh eh»
All’Oviesse prendiamo delle magliette estive, dei pantaloncini, alcuni reggiseni (era necessario, perché il suo lato A rimbalzava come le palline) e degli occhiali da sole. Aggiunti un paio di capi per l’inverno, la spesa finale è di quasi 200 €.
«Mamma mia che spesa…» commento.
«Spendi ‘sti capitali solo per me… grazie infinite… prima o poi troverò il modo di ripagarti»
«Ma non ti preoccupare… quando non lavoro c’è mia nonna come banca» ci scherzo su.
Dopo essere stati in un altro negozio per comprarle uno zaino per il nostro futuro viaggio, facciamo ritorno a casa decisi a cominciare a prepararci per partire. Con l’aiuto di Riolu, cominciamo a mettere dentro dei vestiti.
«Il Pokédex non ce l’abbiamo»
«Ce lo danno là, tranquilla. Ah, non te l’ho ancora detto, partiamo dalla regione di Johto»
«Ah, bene, so che ci sono dei bei Pokémon lì… non vedo l’ora!»
«Io pure. Se fossi arrivata due giorni fa, avresti partecipato alla riunione che io e gli altri abbiamo fatto riguardo l’avventura… ti sarebbe stata utile, lì abbiamo chiarito tutto»
«Ah… peccato non essere venuta qui prima, allora… se ti va, puoi farmi un riassunto di quello che avete detto?»
«Certamente»
Chiaramente le spiego a grandi linee tutto quello di cui abbiamo parlato, e lei si mostra molto interessata.
«Tutto chiaro, grazie mille tesoro»
«Di nulla. Su, faresti meglio a mettere un altro paio di magliette, non si sa mai»
«Ok»
«Ecco… bene. Ora faremmo meglio a non mettere più molta roba, ce n’è per una settimana, il resto dello spazio è meglio tenerlo per il cibo per Pokémon, i vari spray guaritori, lì… non ricordo il nome… e per il contenitore delle Pokéball»
«Va bene, sei tu l’esperto»
«Tra l’altro io sono più o meno come un Pokédex… dopo essermi sorbito 10 e rotti anni di Pokémon ormai so quasi tutto»
«C’è anche questa regione nuova, Unima…»
«Eh ecco… quella ho preferito non prenderla in considerazione perché appunto l’abbiamo appena conosciuta… prima di farci qualcosa aspetto di conoscere bene le cose»
«No no, tranquillo, non ti ho mica chiesto di andarci subito»
Finisco tutto e chiudo lo zaino, ma mi ricordo all’ultimo di una cosa:
«Uh ecco… Riolu, mi porteresti le casse per favore?»
Riolu me le porta subito.
«Grazie mille, cucciola mia… non mi separo mai da queste casse… è l’unico modo per far impazzire mia cugina senza parlarle di persona… ah ah!!»
«Ma che scemo che sei!!! Povera ragazza!»
«Ma quale povera! Con tutte le volte che fa girare i maroni a me!»
«Non è un buon motivo!»
«Minchia oh, voi ragazze… delicate come non so che cosa»
Renamon si mette a ridere appoggiandosi a me. Poi decidiamo di avere il nostro momento di massima intimità: appendiamo alla porta il “non disturbare”, ci spogliamo e ci “divertiamo” un po’. Ma… quando Riolu, che nel frattempo era nella stanzetta accanto, arriva in camera e ci becca, spalanca gli occhi inorridita.
«Tranquilla, cucciola, non stiamo combinando niente di particolare»
Ci rivestiamo in tutta fretta, poi, essendo quasi le tre, decido di andare a guardare la TV:
«Rena, ora gioca il Rimini, c’è la finale nazionale dei play-off di Serie D; prima di arrivare alla finale il Rimini ha battuto molte altre squadre, senza mai perdere: Teramo, Forlì, Vallee Aoste e Voghera. Ed ora c’è la Turris. Pensa che una volta il Rimini era in serie B!»
«Ah sì? Wow, che bel risultato… e come mai ora è lì?»
«Perché è successo un casino… un paio d’anni fa è stato retrocesso in C1 grazie ad un campionato falsato in tutto e per tutto, prima o poi sentirai parlare di “calcio-scommesse”. Comunque… quell’anno arrivò quarto, fece i play-off per la serie B ma venne eliminato in semifinale dall’Hellas Verona. Al Rimini serviva la promozione per avere dei soldi che lo salvassero dalla bancarotta, giacché lo sponsor principale lo aveva letteralmente abbandonato, ma non essendoci stata il Rimini fallì, complice la crisi economica, e fu costretto a ripartire dall’inferno della Serie D, ovvero quella per i dilettanti. Ma ora l’incubo potrebbe finire, il mio Rimini sta rinascendo, e ritornerà più forte di prima, alla faccia di tutti coloro che non ci credevano!»
«Lo spero tanto, per te e per la città. Un posto così bello non può non avere una squadra forte»
«Grazie amore mio… tu sì che capisci»
Proprio durante il fischio d’inizio, ci baciamo intensamente, poi ci mettiamo a seguire la partita. Al 25’ del primo tempo il Rimini va vicino al gol.
«Uhhh… mamma mia Onescu cos’ha fatto…!» ma al 40’ becca una traversa clamorosa, a portiere battuto. Io e Renamon scattiamo in piedi colle mani alla testa.
Il secondo tempo è molto fiacco, colle squadre molto corte. Niente di fatto, tempi regolari finiti sullo 0-0. Durante i supplementari i napoletani ci mettono paura due o tre volte, ma il portiere Scuffia è bravo a difendere la porta. Ma il Rimini va ancora vicino al gol con un rasoterra di Olcese di pochissimo a lato dopo un bellissimo contropiede. Ma alla fine dobbiamo arrenderci ai rigori. È il momento più teso di ogni partita importante, in cui stai per tutto il tempo coi nervi a fior di pelle. Il Rimini segna il primo rigore, noi colle mani strette le une alle altre. Anche la Turris segna. I biancorossi romagnoli si portano sul 2-1, e quando i corallini (sono chiamati così, non so perché) sbagliano il loro, esultiamo. 3-1 Rimini, poi la Turris ne sbaglia un altro. Mi sto mangiando tutte le unghie. Sbaglia però anche il Rimini, e loro si portano sul 3-2. Rimane un solo rigore. Se segna il Rimini, siamo in C2. Io e Renamon siamo abbracciati. Parte… tiro… GOOOOOOOOOOOOLLL!!!!!! Mi alzo di scatto e metto in atto la più grande esultanza che io abbia mai fatto in vita mia, il Rimini è stato promosso!!!! Ci abbracciamo, dopodiché chiamo Jacopo, che non ha potuto vedere la partita perché era via con sua madre. Anche lui è felice.
«Dai, Rena, ora dobbiamo far bene in C2, dobbiamo tornare ai livelli di una volta!»
«Perché questo è quello che si merita questa squadra» conclude Renamon.
Vado in camera per mettere una cosa importante nel mio zaino: la piastra per la piada. Infatti, non voglio rinunciare al piatto prelibato della mia regione, quando partirò. Poi giuro che non metterò più niente. L’unico problema è la mortadella, che se sta lì per più di due giorni è da buttare. Escogiteremo qualcosa a tempo debito. Io ho già in mente la piadina colle baccarance, non sarebbe male, le adoro. Anche il loro succo è fantastico.
Mi metto a fare un rapido giro di chiamate per verificare se tutti sono pronti.
«Yle? Ciao, sono io… come sei messa per i preparativi? Eh? Ah, hai finito? Benissimo. Tuo fratello mi hai già detto che è pronto… ok… no, sto facendo un giro di chiamate per vedere se siam pronti, ché nel caso lo fossimo potremmo partire già domani. Ok, ciao»
Poi chiamo Davide:
«Ehi Davi, sei pronto? Ah stai finendo? Ok ok, ti lascio finire in pace, va bene. Se tutti siamo pronti, possiamo partire già domani, accorciamo i tempi, ok? Ciao, ciao»
Anche la Lucy e mia cugina sono prontissime, e perciò invio un messaggio multiplo a tutti quanti (meno che a mia cugina perché, essendo fuori a stendere i panni, ho fatto prima ad urlare, per la buona pace del vicinato, risparmiando così preziosi centesimi) con scritto che partiremo domani mattina per le 10. Finalmente, riusciremo a partire per la nostra fantastica avventura che almeno io ho sempre sognato di fare. Godiamoci quest’ultima notte nel mondo reale. Per chiudere in bellezza, vorrei farmi un giro per il piazzale Adamello e via Toscanelli, ogni sera strapieni di mercatini interessanti (eccetto i vu cumprà, in maggioranza negri, che vendono stronzate che si spaccano subito, in più c’è anche una donna-statua, di quelle che si dipingono di bianco e stanno immobili… quelle mi stanno sul cazzo, perché l’anno scorso una ci ha perseguitati per mezz’ora chiedendoci soldi, se n’è andata solo quando ha capito che stavo per metterle le mani addosso). Mangio cena ancora da mia cugina, e poi, come stabilito nel frattempo, cominciamo il nostro giretto serale, che a me tanto piace, perché mi distende i nervi. Come prima cosa, io e mia cugina andiamo su dei tappetini sui quali devi saltare attaccato a delle corde elastiche, è una figata, io faccio sempre molte capriole. Yle, Lucy e Jaco ci osservano mentre ciucciano dei calippi presi al bar accanto, mentre Davide ci fa le foto. Un quarto d’ora, e ci rimettiamo in cammino per il lungomare. Giulia si ferma da un cinese che è bravissimo nel disegnare i nomi della gente col tipico stile cinese, cioè figure locali, ghirigori di ogni tipo. Per 3 € si fa disegnare il suo, se lo mette nella borsa e proseguiamo. Troviamo anche dei pseudo-parrucchieri, ecco, lì non andrei manco fossi costretto, non mi faccio mettere le mani nei capelli da quella gente lì, che non ha la benché minima protezione sanitaria. Più avanti troviamo una libreria, e, attaccata, una vendita di caramelle gommose. Mentre Renamon si compra un libro da leggere, io prendo delle caramelle, non so farne a meno. Andiamo avanti, e troviamo postazioni e postazioni di venditori abusivi, lì riconosci perché, a differenza di quelli regolari, tengono la loro roba su un lenzuolo, così che, quando passano i caramba, raccolgono tutto e si lanciano dietro la siepe. Ecco, con quelli non voglio averci a che fare, perché per chi viene beccato ci sono 1000 € di multa, e io quei soldi non li dispongo. Ci fermiamo in un bar, dove tutti ci prendiamo un bicchiere di Baileys, un amaro che mi piace un sacco, tranne Lucia, che si prende un Sex on the Beach, un altro cocktail buonissimo. Tutti quanti fumiamo come dei turchi… solo Jacopo e Davide non fumano, Ylenia fa un tiretto ogni tanto. Quando Renamon mi vede accendere la sigaretta, sbotta:
«Ma Mirkho… fumi anche tu?»
«Eh sì… purtroppo ho cominciato a fumare nel 2006, quando stavo in depressione…»
«Depressione? Stavi male?»
«Di un male allucinante, soprattutto sul piano morale. Il trasferimento in Piemonte mi aveva rovinato la vita, ero dimagrito di più di 15 Kg, ero arrivato perfino al pensiero scellerato di suicidarmi…»
«Oddio, Mirkho, suicidarti non ti avrebbe sicuramente risolto la vita, no?»
«In effetti hai ragionissima. Fortunatamente i miei amici non mi hanno mai abbandonato»
La mia ragazza mi abbraccia intensamente e mi fa:
«Oh, Mirkho, mi dispiace tanto… ma adesso vivi qui, no?»
«Sì, ora sì, dopo tanto tempo sono riuscito ad ottenere da mia madre il permesso per tornare a stare qui. Qui tra i miei più cari amici»
«Non ti abbiamo mai abbandonato – mi fa Lucia – e non ti abbandoneremo mai per nessun motivo. Siamo cresciuti insieme, no?»
«Grazie per esservene presi cura, in qualche modo, l’ho subito notato che grazie a voi ora sta bene» fa Renamon.
«Ma scherzi? È il minimo che possiamo fare, gli amici fanno questo» continua Lucia.
Renamon mi chiede di lasciarle qualche tiro alla fine. Vederla fumare mi stranisce un po’, un Digimon che fuma? Se fosse così anche nel cartone penso che non li avrebbero fatti vedere nemmeno in Giappone. Dopo, andiamo in un negozio lì accanto che vende quelle fortissime magliette con su scritte tutte le cagate possibili e immaginabili: l’immagine di 2 sposi con scritto “game over”, una “preghiera” contro i comunisti, molte inneggianti a Mussolini, una con “non sono grasso, è la maglietta che fa effetto”, una bellissima con tre boccali di birra, il simbolo del Ministero della Pubblica Istruzione e la scritta “pensa al tuo futuro, non fermarti alla terza media”. Tutte fighissime, anche Renamon, guardandone alcune, scoppia a ridere. Compro la maglietta con la preghiera anticomunista, perché io sono della Lega Nord, e odio i comunisti. Dopo una decina di minuti decidiamo di tornare indietro, perché da quel punto non c’è un bel niente. Ci fermiamo dove ci sono i tappeti elastici, sono anni che vado lì quando non ho niente da fare. Io, Renamon, Jacopo e Davide paghiamo e ci facciamo i nostri 15 minuti di salti da una rete all’altra. È divertente tornare bambini ogni tanto. Renamon, avendo la gonna, ogni volta che saltava le si vedeva tutto di sotto. Ci sdraiamo insieme sulla rete n°1 (ce ne sono 10) e ci baciamo. Quando finiamo il tempo, ci rimettiamo i sandali e proseguiamo. Tornando davanti ai trampolini, attraversiamo la strada e ci fermiamo in una gelateria che fa anche le crépes. Io me ne prendo una bella grossa, Renamon, Lucia e Ylenia si prendono un gelato e Jacopo un frappè. Finito di mangiare, ci facciamo fare una foto di gruppo da un passante, con sullo sfondo il bivio via Toscanelli-via Coletti e i tappeti elastici.
«Raga, domani è il grande giorno, la nostra avventura comincia… guardate Rivabella con tutte le luci per l’ultima volta… bè, “ultima volta” in senso allegorico, certo che torneremo qui ogni tanto» fa Lucia.
«Ah bè ovvio eh… con tutto il massimo rispetto per il mondo dei Pokémon, ma ogni tanto tornerò qui per riposarmi, non so stare senza Rimini» commento.
«Mirkho, siamo tutti della stessa idea» aggiunge Yle.
«Poi appena puoi me la fai visitare tutta? A parte una veloce scorrazzatina fino all’Oviesse, non sono mai uscita da Rivabella»
«Ah sicuro, amore, stanne certa»
«Ok, sono le 10 e mezza, è ancora un po’ prestino… che volete fare?»
«Adesso andiamo ai campi di calcetto, Giulia, avevamo prenotato per stasera io e Jaco»
«Ah bene… allora io, l’Yle e la Lucy faremo da spettatrici»
Torniamo per la nostra via, Davide chiama suo fratello Riccardo e proseguiamo. Entriamo nei campetti e tiro fuori Riolu, penso che sicuramente si divertirà. Riccardo fa amicizia con Riolu, dopodiché cominciamo a giocare ai rigori.
«Guarda, Riolu»
Ficco la palla sul dischetto, tiro ma mi faccio parare il rigore da Jacopo, che in romagnolo mi dice che non sono buono coi rigori. Faccio provare Riolu, dopotutto si deve divertire pure lei. Incredibilmente Riolu con un potente destro spedisce la palla nell’angolino alto.
«Minchia, Riolu, mi stupisci…»
«Mirkho, devi migliorarti eh… pure il tuo Pokémon ti sorpassa! Sei messo male!»
«Oh Jaco… ho ancora il mix Baileys-Nutella che mi sta rincoglionendo, senza contare la vodka che mi sono trinkato stamattina nel tè»
«La vodka nel tè??? Ma come sei messo?» mi urla mia cugina.
«Volevo provare qualcosa di nuovo… sai che sono il re dei miscugli!»
Mi sono aggiudicato questo titolo particolare tre anni fa, quando in un ristorante ho mischiato acqua, coca cola, vino, birra, olio piccante, limoncello e un’altra cosa che però non mi ricordo. Ne è venuto fuori un liquido nero con dei grumi bianchi dovuti a chissà quale reazione chimica… l’ho bevuto e ho cacciato fuori un rutto di quelli che non ti dimentichi… mia cugina mi è quasi svenuta! Stiamo lì per un’oretta abbondante, poi paghiamo, salutiamo il custode e torniamo a casa. Io, mia cugina e Renamon ci fumiamo un’ultima sigaretta e intanto parliamo.
«Mia madre ci saluta tutti. Lo fa stasera perché domani mattina lavora» fa Davide.
«Ok, salutala da parte nostra quando rientri» risponde Ylenia.
«Sarà fatto»
Mi appoggio al cancello di casa mia e parte un allarme.
«Oh Madonna, questa ha rotto i maroni con ‘sto allarme…» commento.
«È sempre così, Mirkho… tutte le volte che veniamo a giocare in quella zona lì parte l’allarme… 2 settimane fa stavo recuperando il pallone che era finito davanti alla siepe, l’ho preso ed è partito quel suono; tua nonna è uscita e ha cominciato ad urlare»
«Concordo con Davide, è una roba impossibile. Scusaci, Mirkho, ma cominciamo a non poterne più…» aggiunge Jacopo.
«Raga, avete la massima ragione tutti e due… tutte le sere, è esasperante… pure mia zia si incazza un casino sempre! Tre o quattro giorni fa stava uscendo per andare a lavorare, la mattina presto, ed è partito il sistema… ha fatto una scenata incredibile»
«E c’ha ragione… è insopportabile» si unisce mia cugina.
«Solo certe volte lo toglie. Delle volte che sono uscito e le ho chiesto di toglierlo, poi lo ha tolto davvero… ma lo fa raramente, non mi caga quasi mai. Vabbè, stare qui a parlarne fra di noi non serve a molto. Comincio a essere un po’ stanco, amici… io, Renamon e mia cugina andiamo su. ‘Notte, burdéll»
«Buonanotte a tutti, ciao» ci fanno gli altri.
Dopo che mia nonna ha spento l’allarme, saliamo le scale. Renamon e mia cugina si scambiano dei baci sulle guance e si salutano, e poi torniamo da noi. Ci facciamo la doccia insieme, e, poco dopo, eravamo pronti, in pigiama, per andare a letto.
Io e Renamon ci baciamo. Riolu attira la mia attenzione e poi mi salta addosso.
«Ma certo, ci sei anche tu, cucciola, vieni qua»
Dopo aver coccolato Riolu, Renamon torna in bagno per finire di asciugarsi, e io la aspetto andando sul terrazzo ad osservare quelli che sono venuti ai campi di calcetto a giocare dopo di noi. Vedere le persone giocare ai campi la sera tardi mi rasserena l’animo, anche questa per me è un’ottima terapia anti-nervoso. Dopo un quarto d’ora vengo raggiunto da Renamon che mi mette una mano sulla spalla e mi fa:
«Tesoro, sei ancora sveglio? Che dici, andiamo a letto?»
«… (yaaawn)… sì, ok. Riolu, metti la palla nella rete, andiamo a nanna. Domani è meglio alzarci presto»
Riolu intanto stava giocando a pallone con una piccola porta rossa che mi avevano regalato i miei 10 e rotti anni fa, in piedi ancora per miracolo. La prendo per mano e insieme andiamo a letto, dopo aver sistemato per benino la casa per la nostra assenza. Io e Renamon insieme, abbracciati nel letto, e Riolu rannicchiata sopra di me.
«Sei pronta, Renamon? La nostra vita sta per cambiare»
«Prontissima. Non vedo l’ora»
«E tu, Riolu? Sei pronta?»
Riolu fa il suo verso, convinta.
«Benissimo. Buonanotte a tutti»
Sì, cerchiamo di riposare tutti quanti per bene, perché domani è il grande giorno. Ciao ciao Rimini, torneremo presto. Finalmente, il sogno di tutta una vita da domani comincerà a prendere il suo corso. Chi l’avrebbe mai detto? Grazie mille a tutti i Pokémon, grazie di esistere, voi sì che mi avete reso felice. Domani arriverò da voi, e spero di passarmela bene. 

FINE
   
 
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