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Autore: Laix    18/11/2015    5 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
***
35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21. Sera e Shuichi Akai ~ 

***







Kit medico rosso


Lei sapeva già che, appena varcata la soglia di casa, sua madre le avrebbe urlato contro in malo modo e con tutta la voce che aveva – non è che sarebbe poi stata questa grande novità.
E infatti fu così. Ma forse questa volta aveva ragione (aveva ragione tutte le volte, a dire il vero, ma Masumi non l'avrebbe ammesso mai e poi mai, poteva scordarselo quella racchia). Quando la signora Akai, nonché sua madre, le si parò davanti a mò di statua guardiana che non lascia entrare gli avventurieri nel tempio se non dopo averli sottoposti a terribili prove, conosceva già tutto l'iter straziante che l'attendeva. Aveva smesso di contare il verificarsi di quella stessa situazione cinquemila volte fa.
La donna, con sguardo cupo, si ergeva su di lei approfittando della sua altezza. Non era poi tanto alta, a dire il vero, ma agli occhi di una Masumi ancora nanerottola pareva quasi un gigante.
La piccola sbuffò visibilmente, schiva e altezzosa, col chiaro intento di irritare la madre.
- Masumi! Cosa sono tutti quei lividi e quel sangue secco che hai sulla faccia?! E i vestiti strappati? Hai ancora fatto a botte coi tuoi compagni, eh?! - le urlò indignata, cercando di mascherare al meglio quella che, in realtà, era grande preoccupazione. Masumi lo notò dalle sue sopracciglia, erano piegate in quel modo acuto con cui si piegano quando una persona è triste. Però capiva anche che la rabbia a sua madre serviva come mezzo e corazza, per poterle impartire una lezione.

La piccola sbuffò ancora, posandosi le mani sui fianchi e spostando la testa a sinistra, guardando altrove. Le faceva male il naso, da cui ancora usciva un piccolo rivolo di sangue (scorrendo sopra a quello più grosso che ormai si era seccato), ma non intendeva darlo a vedere. Doveva mostrare a tutti la sua forza, ai compagni, a se stessa. A sua mamma.
- Guardami quando ti parlo, piccola peste! La vuoi smettere di fare le risse a scuola?! Quello è un luogo dove si impara e si cresce! Non dove si fanno andare le mani! -
- Hanno iniziato loro, e non è colpa mia se i miei compagni sono degli stronzi! -

- Masumi, niente parolacce qui dentro! Vedi di moderare i toni, altrimenti ne prendi ancora. Adesso fila in bagno e datti una sciacquata! -
La donna sospirò, esasperata. Perché sua figlia doveva riempirla continuamente di quel genere di preoccupazioni? Senza contare la quantità di volte che la scuola la chiamava, la avvertiva della cattiva condotta della bambina, dei disagi che provocava in classe e della sua spiacevole natura rissosa. Un vero maschiaccio di bambina.
Masumi fissò in tralice la madre, fissò soprattutto i suoi lunghissimi e vaporosi capelli che ondeggiavano a ritmo dei suoi gesti rapidi e ansiosi. Erano veramente morbidi, li adorava, li avrebbe tanto voluti così. E invece li aveva corti e ribelli, col cavolo che da grande avrebbe avuto lo stesso dono, dannazione. E poi sua mamma era bella, una bellezza stranissima poiché contrassegnata dai tipici tratti un po' tetri che parevano caratterizzare tutti i membri di quella stramba famiglia. Aveva degli occhi scintillanti che ricadevano su occhiaie molto profonde, che la facevano sembrare un po' una diva horror.
- Perché sei così manesca, Masumi? E' la terza volta in un mese che ti vedo tornare a casa in questo stato... sei all'ultimo anno delle elementari, vorrei che lasciassi un ricordo migliore a quella scuola... -
- Almeno gliel'ho fatta pagare! Avresti dovuto vedere il mio compagno, quel poveraccio, mentre rantolava a terra... perché alla fine, anche se mi provocano, vinco sempre io! - rispose la bambina, ridacchiando con gusto e alzando un pugno in segno di vittoria. Il suo era chiaramente un tentativo di provocare e di attirare inopportune attenzioni su di sé. Stava di fatto che la madre, almeno per quel giorno, non pareva disposta a tale scopo.
- Ah, non ne posso più... - sospirò, voltando poi la testa verso una porta in fondo al corridoio in cui si trovavano. - Shuichi! Per favore, vieni qui a prenderti tua sorella? Dille qualcosa tu, che magari ci capisci qualcosa meglio di me! - disse lei ad alta voce, sperando in quell'ultima risorsa.
Uno dei due fratelli maggiori, quello chiamato a rapporto, era l'unico in quella casa che riuscisse a mettere dei freni al comportamento instabile e spericolato di quella bambina. Forse perché anche lui possedeva un'indole molto simile, seppur domata col tempo, riuscendo quindi ad entrare più in empatia con Masumi e capendo i suoi problemi.
La porta della stanza si spalancò, e ne uscì un giovane ragazzo alto, robusto e dagli occhi identici a quelli della madre. Shuichi Akai si diresse pacato verso di loro, accennando un sorriso divertito non appena vide le tracce di una rissa all'ultimo sangue sul viso della sorellina.
- E brava la nostra piccola – esordì lui, ironico.
- Non incoraggiarla! Per favore, portatela in camera tua e parlaci un po'... falla ragionare, se puoi, anche se è un'impresa impossibile – e mentre diceva quelle parole, Shuichi vide la piccola Masumi dietro di lei che muoveva la bocca a vuoto e faceva facce stupide per emulare la madre e farle il verso. Ancora una volta, lui ridacchiò divertito. Adorava la sua sorellina, anche se era una ragazzina agitata e impegnativa - anzi, forse proprio per quello.
- Dai, Masumi-chan. Andiamo. - disse Shuichi allungando una mano verso di lei, che la piccola afferrò timidamente.
Quando Shuichi la condusse nella propria stanza in fondo al corridoio, chiudendo la porta, la timidezza non aveva ancora abbandonato la bambina. Tutte le sue difese da maschiaccio crollavano di fronte al fratello maggiore: aveva una tale ammirazione per lui da arrivare quasi a sentirsene in soggezione, anche se sapeva bene che non era quello l'intento del fratello. Anzi, con lei si era sempre dimostrato tranquillo e paziente, il loro rapporto era semplice e lineare, eppure c'era una forza nascosta che la portava ad adorarlo e rispettarlo totalmente.
- Siediti pure sul letto, Masumi-chan -
Lei eseguì annuendo, mentre lui cercava nel cassetto del comodino qualcosa con cui pulirle il viso e medicarla. Ne estrasse una scatola rossa, un kit medico di media grandezza contenente tutto l'occorrente e che doveva essere quello suo personale. Mezzo minuto dopo lui era inginocchiato di fronte a lei: con la mano destra le teneva fermo il viso e con la sinistra le passava il cotone zuppo di disinfettante sulle piccole ferite ancora aperte.
- A... auch!! - gemette lei, strizzando gli occhi per il dolore.
- Eh sì, Masumi, ci hai proprio dato dentro questa volta – rise lui con un suono al contempo profondo e leggero, passandole il cotone nel modo più delicato che conosceva. Lei comunque restava ferma, anche se faceva male, pensando che era fortunata ad averlo lì in casa: era partito mesi prima per un addestramento militare per diventare agente, e tornava a casa di rado. Sperava rimanesse quanto più possibile, era contentissima della sua presenza.
- Non è colpa mia, Shu-niichan... - mormorò lei, come se temesse il suo giudizio.
- Oh, lo so bene. So che in realtà sei una bambina brava e gentile, ma che se vieni provocata non risparmi nessuno – le rispose lui, cogliendola nel segno. - Il punto è, Masumi-chan, che agendo così non fai altro che il loro gioco. Loro si aspettano la tua rabbia e la tua indignazione, e di certo ci godono un bel po' quando ti vedono reagire esattamente come pensavano -
- E quindi che dovrei fare?! Lasciare tutto così? -
- Ignorarli. Hai tanta energia, piccola, che potresti canalizzare nella testa al fine di pensare, piuttosto che nelle mani al fine di picchiare. Pensa alla frustrazione che avranno loro, quando ti vedranno reagire in modi diversi e molto, molto più astuti -
- Ma... non sono capace... auch!! -
- Ops, scusa. Qui vicino al naso è un po' bruttino. Comunque, certo che ne sei capace... avrai bisogno forse di un po' di tempo, e di buona volontà, ma le cose si sistemeranno -
- Shu-niichan, anche tu eri così a scuola...? -
- Sì, certo che sì. Perché pensi che la mamma chiami sempre e solo me per aiutarti? Perché ne ha passate di cotte e di crude anche con me, quando avevo la tua età. Ma ti assicuro che, purtroppo, non è un atteggiamento che ti porterà molto lontano -
- Okay... - rispose lei in un mormorio, annuendo appena. Si fidava, però erano indicazioni molto difficili da seguire. Cosa c'era di meglio di spaccare la faccia a qualcuno che ti faceva salire il sangue alla testa dalla rabbia?
Le venne un moto di frustrazione e non perché non si sentiva capita, ma perché non le piaceva l'idea di doversi adattare in modo diverso alle situazioni quotidiane. Veniva provocata, spintonata, spesso insultata, ingiustamente... ed era lei a dover cambiare? Beh, forse sì, perché gli altri non l'avrebbero fatto. Più ci pensava, più capiva che la strada indicata dal fratello sarebbe stata molto lunga.
- Shu-niichan, io cercherò di smetterla... mi farò gli affari miei... però sappi che loro sono veramente degli stronzi – si sfogò la piccola con tono triste e abbattuto, poi trattenendo il fiato e sperando che la parolaccia non provocasse nel fratello la stessa reazione della madre.
Lui ridacchiò e la guardò con enorme dolcezza, prima di rispondere.
- Sì, lo so. So che sono dei grandissimi stronzi – terminò lui, suscitando un sorriso divertito sul viso di Masumi. - Ma tu non lo sei. Quindi non ti abbassare al loro livello, intesi? -
- Intesi! - disse lei, più energica.
Dopodiché lui richiuse il disinfettante e lo ripose nuovamente nel kit, continuando a parlarle.
- Ecco fatto, sei a posto. Tieniti su i cerotti ancora per qualche ora, ce la fai? -
- Ce la faccio. Shu, hai già sparato all'accademia?? - chiese lei, curiosa. Voleva fargli quel genere di domande già da un po'.
- Sì, certo. Abbiamo un'area d'addestramento fatta apposta, ci passo molto tempo – mentre rispondeva, anche Shuichi si sedette sul letto, al fianco della bambina. Quest'ultima sentì il letto sprofondare da quel lato sotto il suo peso. - Vorrei affinare le mie tecniche di mira, sai? -
- Per diventare un ciuchino?? -
- Cecchino, Masumi. Si dice cecchino – rispose lui, e iniziò a ridere di gusto, immaginando se stesso nella forma di un asinello con giacca di pelle intento a sparare, facendola arrossire violentemente. - Però sì, è ciò che mi piacerebbe fare. -
- E non ti piacerebbe fare l'agente segreto?! - a quel punto Masumi scattò in piedi sul letto, i piedini affondati nel materasso. L'euforia l'aveva colta, mentre agitava le braccia e fissava il fratello con occhi brillanti. - Che so, tipo quelli dei film americani che si infiltrano ovunque? Tipo l'FBI?! -
- Oh, beh, l'FBI forse è un obiettivo un tantino lontano e fuori mano. Però sì, ci proverò, perché no? Mai dire mai! - ribatté lui, rinvigorito dall'atteggiamento esaltato della sorellina.
- Ed io cosa potrei fare?? - le chiese lei, arrossendo un po'.
- Mmm... - Shuichi alzò lo sguardo al soffitto assottigliando gli occhi, in atteggiamento pensante. Gli vennero subito in mente tutte le volte in cui aveva smarrito qualcosa, anche oggetti importanti, che venivano poi ritrovati da Masumi: a lei bastava sapere gli ultimi luoghi della casa in cui lui era stato, cosa aveva fatto di preciso (anche i gesti più insignificanti) e sapeva ritrovare il suo oggetto smarrito in pochi minuti, quando a lui sarebbero servite anche delle ore. Riusciva a prestare una tale attenzione ai dettagli da non farsi quasi mai sfuggire nulla, risolvendo tutte quelle tipiche problematiche che le persone distratte faticavano a compiere.
- La detective. Potresti fare la detective -
- Cosa?! Io? Un lavoro dove c'è da avere pazienza, attenzione, fare silenzio e ragionare... naaaah, non fa per me!! Io voglio correre, sparare e muovere le mani! - rispose lei, saltellando sul letto un paio di volte. Lui rise, scuotendo la testa.
- Chi lo sa, Masumi-chan. Magari, crescendo, ti renderai conto di alcuni aspetti a cui non avevi fatto caso prima, ma che ti piaceranno -
- Okay, allora facciamo così: se tu ti impegni a diventare un FBI, io cerco di darmi una calmata e di fare la detective!! Ci stai? -
- D'accordo, ma... perché ci tieni così tanto che io faccia parte dell'FBI? - chiese lui, perplesso.
- Perché quando ne parli ti brillano gli occhi! Diventi contento, sorridente! Forse non te ne accorgi da solo, ma è un pensiero che ti fa battere il cuore. Io lo so! Puoi fidarti di me! - rispose lei, le guanciotte rosse e il sorriso allargato.
Lui la fissò con occhi sbarrati, piacevolmente sorpreso. Come si era aspettato, lei non prestava grande attenzione solo ai dettagli materiali, ma anche a quelli emotivi ed umani; proprio ciò che dovrebbe fare un detective, nel sondare i sospettati e gli innocenti. E proprio ciò che farebbe una ragazzina dal cuore d'oro, attenta al benessere dei propri cari, come lo era lei.
- Beh, sì, forse ci hai preso. Forse, eh! Tocca a te scoprirlo! - gli disse lui, in tono di sfida.
- Dici così solo perché non vuoi ammettere che ho sempre ragione! Gneeeeeh! - gli rispose lei ridendo, facendogli un'amichevole e fraterna linguaccia.



Ripensare a quel lontanissimo pomeriggio, come le stava accadendo adesso mentre era sola e distesa sul prato del parco sotto la luce incerta del sole, le dava sempre una sensazione ambigua che ancora non riusciva a catalogare. Si sentiva meglio, peggio? Non si sa.
E anche il suo stesso viso sembrava non trovare la giusta via, sperimentando comunque entrambe le opzioni. Mentre si asciugava le due lacrime scappate dagli occhi, e pur tuttavia facendo un sorriso, Masumi si sollevò a sedere, guardando di fronte a sé. Era ancora vestita con la divisa azzurra liceale, visto che si era diretta lì subito dopo la scuola senza dare spiegazioni superflue a nessuno. Mentre la sua mente lavorava, i suoi occhi incrociarono l'immagine della fontana del parco vicino cui giocavano dei bambini, schizzandosi l'acqua addosso.
Hai visto, Shu? Ce l'abbiamo fatta alla fine. Tu FBI, io detective. E avevi ragione, appena ho iniziato a provarci mi è piaciuto da subito! Però ne abbiamo fatto di lavoro e, non so tu, ma io ci ho messo davvero tanto tempo a darmi una netta calmata... anche se l'altro giorno mi sono lasciata di nuovo andare e ho dato un calcio in faccia ad uno, sai? Era un ladro, però.
Ridacchiò tra sé e sé ripensando alla faccia di Kaito Kid dopo aver 1. scoperto che lei era in realtà una ragazza, e 2. scoperto di aver preso un clamoroso calcio in faccia.
Ma so che anche tu ti sei dato da fare. Che anche tu sei da qualche parte, in questo momento, perché non mi arrendo alle notizie sulla tua morte. Non lo farò. C'è qualcosa di oscuro che non ci stai dicendo, ti trovi ancora nei dintorni ed io lo sento, e spero tu sappia che aspetto solo un tuo segnale, qualsiasi cosa. Non sparire così. O almeno, se proprio devi, non farlo con me.
Sospirò silenziosa, ignorando la brutta stretta al cuore per la paura di aver preso un granchio e che in realtà suo fratello fosse stato annientato davvero dal nemico, ma sapendo invece di avere ragione e che non poteva essere diversamente.
Sapendo che se si fosse presentato un momento di bisogno, se si fosse fatta ancora del male, inciampando o malmenandosi con qualcuno o rimanendo ferita in uno scontro, lui sarebbe arrivato col suo kit medico a disinfettare; forse era una cosa ingenua continuare ad attribuirgli quel compito nella mente, ma era un pensiero troppo rassicurante per rinunciarvi. Anche a distanza di anni, anche se lui era lontano e lei pure. Lui invisibile, ma lei con l'occhio sviluppato. Lui introvabile, ma lei con buone capacità di ricerca. Lui curatore e con il kit, lei ferita e sbucciata. Lui sorridente a autoritario, lei sorridente e intimidita. Lui ragazzo con ambizioni, lei bambina con dei sogni.

Lui FBI, lei detective.







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Hola ragazzi! ^__^ Ecco una shot incentrata su un rapporto fraterno che tra l'altro nel manga è stato più volte menzionato e immaginato, ma mai affrontato direttamente con scene concrete, da che io ricordi. Lasciando un attimo da parte i vari fattori, spoiler e non, che circondano questi due (soprattutto riguardo alla loro famiglia) qui ho voluto trattare proprio il loro rapporto che a me ha da sempre incuriosito, e penso molti di voi :) Forse per via del fatto che se ne sa così poco, e perché presi singolarmente sono due grandi personaggi. Akai rulez, insomma. E me li immagino proprio così, con lui buono e tendenzialmente protettivo e lei tutta caruccia e tenerina nei suoi confronti, concentrandomi in questo caso su un ipotetico fatto passato, slittando poi al periodo collocato dopo la presunta scomparsa di Akai.
Questa shot mi è uscita di getto ed è una di quelle che ho preferito comporre ç___ç Spero di avervi passato un po' del suo tenore, e quindi, se avete voglia, vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate! :) E' ovvio poi che il colore rosso non è scelta casuale per una storia riguardante gli Akai ^^ Ghgh
Un abbraccio GIGANTE e peloso (?) a tutti voi ciccini recensori, poi siete stati TROPPO belli nelle ultime shot e mi avete dato una grande carica, grazie ragazzi!! :') E' anche grazie a voi che queste shot vanno avanti, credo lo sappiate. E grazie anche a tutti i lettori che vi dedicano il loro tempo, alla prossima!!

  
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