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Autore: Debbie_93    18/11/2015    1 recensioni
Piccola fan fiction dedicata al Destiel. Questa è la prima volta che descrivo i sentimenti di Dean nei confronti di Castiel e non so che ne sia uscito.
Spero vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Dean tu non hai fede.”
Quelle parole rimbombavano nella mente del cacciatore come piccoli chiodi conficcati nella sua mente. Voleva capire che cosa avesse sbagliato e dove doveva rimediare. Era come camminare in un vicolo cieco.
Castiel l’aveva lasciato, a Dean non sapeva come riparare quella crepa che si era creata fra di loro. L’amicizia che si era creata fra di loro fatta di rispetto e fedeltà. Gli stessi valori per cui Dean combatteva senza mai voltarsi indietro.
Fissava il vuoto per l’ennesima volta.
“Ho perso me stesso questa notte…” sussurrò fra sé e sé.
Tutte quelle promesse buttate al vesto. Non riusciva a dare un freno a propri pensieri. Quegli stessi pensieri che sembravano flash di una macchina fotografica. Sospirò e si passò una mano fra i capelli. Che cosa poteva fare? Cercava costantemente delle risposte, che probabilmente non avrebbe trovato nella sua stanza.
Castiel gli aveva detto quelle parole perché forse Dean non aveva la più pallida idea di quello che era successo. Gli eventi si erano messi in mezzo a loro, senza un controllo. Dean lo sapeva. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento di dirgli addio. Già, un addio che non avrebbe mai immaginato. Sentiva il proprio cuore battere al pensiero di quegli occhi di ghiaccio che raggiungevano i proprio. Quelle labbra sottili e rosee. Che cosa gli era successo?
Lo sentiva nel profondo, nell’anima e nel proprio corpo. Mentire a se stesso non serviva, perché le risposte le aveva già. Unì le proprie mani sul viso e trattenne il respiro per alcuni secondi. Voleva soffocare i sentimenti che lo travolgevano, ma come poteva? Reprimere ciò che provava e buttare in una fossa tutto quello che di bello gli era capitato nella vita. Ogni volta che incrociava il suo sguardo il cuore sussultava, ogni volta che le sue mani si posavano sulla sua pelle sentiva una scarica elettrica. Lo sentiva e lo percepiva. Bastava un solo contatto e il suo mondo si capovolgeva. Che scherzo aveva riservato loro il destino?
Tornò a respirare, lasciando scivolare le mani sulle proprie gambe. Il mondo poteva anche bruciare perché a Dean non importava più nulla. L’unica cosa che della vita gli importava se ne era andata. Si era dispersa nell’aria come polvere. Un battito di ali appena percettibile e nient’altro. Voltò lo sguardo dietro di sé per paura di essere spiato da qualcuno. Nulla, non c’era nessuno. Eppure si aspettava che tornasse. Erano passati giorni, lo aveva pure pregato, ma sembrava che alle sue chiamate non rispondesse.
Ricordava che Castiel aveva detto: “Io e Dean condividiamo un legame più profondo” Anche se Dean non aveva ben inteso a quello che si riferisse l’angelo ribelle. Già, ricordava quando l’aveva preso a calci. Forse in quella situazione aveva avuto ragione. Castiel aveva impegnato tutto se stesso per raggiungere la verità delle cose. Non era più l’angelo pieno di ego che eseguiva gli ordini dei piani alti. No, lui si era ribellato da quando Dean gli aveva fatto capire che la vita non era fatta di programmi.
Accennò ad un lieve sorriso. Una debole lacrima gli scese lungo la guancia, mentre fissava il vuoto davanti a sé. Era finita, finita per sempre senza più via di ritorno.
Cercò di trattenere le lacrime, ma era più forte di lui. Aveva perso un pezzo importante della propria vita. Tutto quello che poteva pensare era i momenti felici che avevano passato assieme a combattere qualcosa che probabilmente entrambi non capivano.
Castiel era tornato più volte a salvare Dean e Dean non aveva avuto nemmeno il tempo di ringraziarlo. Tirarlo fuori dall’Inferno era una cosa che non aveva creduto essere possibile. Se non fosse stato per lui Dean si ritroverebbe ancora laggiù a passare la sua intera esistenza.
Ancora ora si chiedeva perché avevano tutti bisogno di lui. In fondo chi era Dean per combattere il male che devastava la terra. Aveva dato inizio all’Apocalisse senza nemmeno saperlo. Dean si rendeva solo conto di essere un uomo a cui l’intero peso del mondo era sulle sue spalle, eppure sembrava che lo reggesse.
Sospirò. Attese ancora e chinò il capo.
Aveva bisogno di Castiel, ne aveva un disperato bisogno. Perché per quanto la strada potesse essere accidentata lui riusciva in qualche modo farlo sentire bene.
 
I giorni erano passati. Le ore e i minuti, ancora nulla. Dean se ne stava in una strada qualunque, seduto sul cofano dell’Impala a guardare le stelle e i fari della macchina che fendevano il buio. Era strano. Dean si sentiva strano, perché sentiva di nuovo quel vuoto che era riuscito solo a colmare con quell’angelo. Continuava distrattamente a mordersi il labbro inferiore, come se fosse stato in ansia. L’ansia di rivederlo lì di fronte ai propri occhi.
La sua mente si rifiutava di accettare i fatti. Quella frase era stata solo una piccola parte della loro conversazione. Castiel se ne era uscito con una delle sue scuse riguardo le questioni angeliche. Per questo Dean era arrabbiato con lui. Quell’angelo aveva rinunciato a lui per inseguire qualcosa che non poteva essere fermato.
“Dannazione a te, Cass.”
A labbra socchiuse il cacciatore dagli occhi verdi fissava il cielo con le mani nella tasche dei jeans e mille pensieri che gli trapanavano il cervello.
Doveva trovare un modo per riprenderlo, per guadagnare di nuovo la sua fiducia. La stessa che forse aveva tradito entrambi. Entrambi erano condannati a vivere sulle spalle di eventi che non aveva un senso. Qualcosa gli aveva fatti incontrare, il destino o semplicemente il ciclo naturale delle cose.
Dean riconosceva che non aveva fede, perché si rifiutava di credere in cose che lo riguardavano.
Castiel al contrario aveva solo dubbi, dubbi che un angelo poteva avere nei confronti del proprio padre e del creato in generale. Castiel aveva visto gli uomini come strumenti di suo padre, ma mai come scoprì con Dean. Dean era il suo punto di riferimento, un uomo che aveva rinunciato a tutto pur di salvare che gli stava a cuore e questo non poteva negarlo.
Continuavano a marciare senza paura di morire. La morte aveva paura di loro.
Dean guardava la propria vita e si chiedeva che cosa ne aveva fatto. Avevo commesso degli errori che non si era mai perdonato, ma nonostante tutto andava avanti senza mai voltarsi indietro. Ogni cosa che tentava di ucciderlo si trovava con una pallottola dritta nel cuore.
Decise di rientrare al motel. L’inverno era vicino e con sé portava la tristezza della natura spoglia. La notte cedeva il passo all’alba e Dean doveva dormire. L’idea di addormentarsi e ritrovarsi a pensare a quell’angelo lo rendeva nervoso. La maggior parte delle notti le aveva passate a guardare il vuoto, non riusciva a fare altro. Aspettava solo che il sonno lo avvolgesse in quella coperta calda fatti di sogni, oltre ad alcuni incubi che lo riguardavano. A quelli non ci voleva proprio pensare, erano una parte che preferiva evitare. Certo, ma non poteva evitare tutto per sempre.
Entrò nella stanza del motel, lasciando la chiave sul tavolo e si sedette sul letto. Era sempre allo stesso identico punto. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Cercò di rilassarsi, ma non ci riusciva. Più si fermava e più pensava a quell’angelo. Toglierselo dalla testa? Nemmeno per sogno!
“Ok, ok. So che sei là fuori e so che mi stai sentendo” fece un breve pausa, cercando di misurare le parole, “Cass, ti prego torna o ti giuro che inizierò a cercarti” disse a bassa voce, mentre cercò di reprimere le lacrime. “Figlio di puttana, sei stato tu a dirmi che ci saresti sempre stato! Io la mia promessa l’ho mantenuta! Tu mi hai lasciato per andartene chissà dove!”
Si guardò attorno, sperando di vederlo lì da qualche parte. Le prime volte che aveva provato ad usare erano parole gentili, ma ora Dean iniziava a stancarsi. Gli mancava, ma dirlo direttamente gli sembrava di confessare un peccato. Sapeva che le minacce non sarebbero servite.
Attese ancora per qualche minuto che pareva eterno, ma nulla. Lo aveva definitivamente lasciato. Più di una volta Dean si stava chiedendo dove aveva sbagliato.
“Dannazione… perché non rispondi? Io sono qui che ti prego e tu che fai? Te ne freghi? Quindi tutto quello che ci siamo detti non conta nulla? Come mi posso fidare di te, ancora una volta? Me lo spieghi?”
Dean riversò tutta la propria e la propria disperazione in quelle parole, non gli importava se qualcuno l’avesse sentito. Le lacrime gli avvolsero gli occhi e si guardò attorno di nuovo. Prese il proprio capo fra le mani e lo scosse. Qualcosa nel profondo gli stava facendo male e non ne sapeva la ragione inizialmente, ma poi capì. Strinse i denti, cercando di non scoppiare in lacrime. Voleva reprime per l’ennesima volta quel sentimento.
Per un istante Dean pensò che a Castiel non importasse più nulla. Tutto crollava come un edificio fatto saltare in aria. Era così che si sentiva, distrutto. Per colpa di qualcosa che non riusciva a spiegarsi.
Strinse le mani a pugno, mentre un’altra lacrima gli rigò la guancia, ma in quel momento non cadde sul tessuto dei suoi jeans. Qualcosa la fermò. Il contatto di qualcuno, un lieve contatto che sembrò irreale. Lo sguardo di Dean si alzò, e lo vide. Vide quell’angelo dagli occhi di ghiaccio. Una mano era posata sulla sua guancia e l’altra poggiata al suo ginocchio. Il cacciatore rimase a bocca socchiusa. Il suo sguardo s’illuminò, mentre gli afferrò la mano sulla propria guancia e si fiondò sulle sue labbra.
Il mondo tornò a girare in senso contrario e l’universo venne fatto a pezzi. Respirò sulle sue labbra, catturando ogni istante di quel contatto. Rimase ad ascoltare il suo corpo, fino a che non riaprì gli occhi.
“Non… non lasciarmi…” sussurrò, cercando il suo sguardo.
Castiel rimase a guardarlo allo stesso modo, sorpreso da quel gesto. Quello che aveva imparato da Dean e dagli umani in generale, era che erano imprevedibili.
“Dean… ti dovrei delle spiegazioni” abbassò improvvisamente lo sguardo.
Castiel non ebbe il tempo di parlare, che si ritrovò a baciare di nuovo le labbra del cacciatore. Le sua mani che gli accarezzavano i capelli. Quelle emozioni lo stavano travolgendo e lo fecero vacillare, mentre entrambi si ritrovarono sul letto.
Ogni attimo, ogni respiro divenne prezioso.
Dean doveva ammettere che non aveva smesso di pensarlo, di pensare al loro rapporto. Qualcosa che si era creato dal loro incontro. Entrambi coinvolti in qualcosa che non riuscivano a spiegarsi. Era capitato ed entrambi non potevano negare l’evidenza.
Il loro legame era saldo più di quanto pensassero e ciò che gli univa era solo il rispetto che avevano l’uno dell’altro.

   
 
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