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Autore: dreamfanny    18/11/2015    1 recensioni
In questa one-shoot racconto come, secondo me, è stato il primo incontro tra Laxus e Mira. La storia è ambientata nei primi giorni dei fratelli Strauss a Magnolia e si conclude poco dopo che Mira ha deciso di restare a Fairy Tail.
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elfman, Lisanna, Luxus Dreher, Mirajane, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Laxus entrò nella sala e si diresse subito alle scale. Era stanco, quella missione -anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce!- era stata più difficile di quanto immaginasse e non vedeva l’ora di farsi una bella dormita nel suo letto. Perfino la sacca gli pesava sulle spalle, quel mostro si era rivelato davvero forte. Non che lui non potesse sconfiggerlo, era un Dreyar!, ma aveva speso molte energie. Stava per mettere il piede sul primo gradino, contento che nessuno l’avesse notato, quando una grossa mano lo afferrò e lo portò di fronte al bancone del bar. Le cuffie gli caddero, cosa che lo innervosì ancora di più visto che sapeva di chi fosse quella mano. Si piegò per raccoglierle e alzò lo sguardo verso suo nonno.
«Sempre gentile, vedo» disse atono.
«Mi è arrivata la lettere dalla città tre giorni fa, che fine avevi fatto?»
«Non ti interessa»
«Devi avvertire la Gilda quando fai una deviazione, altrimenti penseremo che ti sia successo qualcosa…» il volto di suo nonno era tirato e stanco. Laxus provò l'impulso di abbracciarlo e rincuorarlo, ma il viso di suo padre gli apparve nella mente e la rabbia si impadronì di lui. «Non fare finta che ti interessi di me. Sappiamo bene tutti e due che questa Gilda è più importante della tua stessa famiglia…» e non guardandolo nemmeno, perché sentiva i suoi occhi riempirsi di lacrime, si diresse di nuovo verso le scale prima che la tristezza prendesse anche lui. Mentre saliva i gradini e andava in camera sua, mentre apriva la porta della stanza e buttava la sacca sul pavimento rivisse in continuazione il giorno in cui suo padre fu bandito da Fairy Tail, l'ultimo giorno in cui l'aveva visto. Erano passati anni, ma quando ci pensava stava ancora male e il fatto che suo nonno non gli desse nemmeno una spiegazione per la sua decisione, oltre a “ha messo a rischio Fairy Tail”, gli faceva ancora più male. Non che non credesse che Ivan fosse capace di fare del male a qualcuno pur di ottenere quello che voleva, lui lo sapeva più di tutti, ma almeno una giustificazione gli era dovuta. Non chiedeva altro che quello, era pur sempre suo padre. Accese lo stereo e alzò il volume al massimo, appoggiò le cuffie sul letto e andò in bagno per farsi finalmente una doccia. 
 
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Makarov rimase a guardarlo in silenzio mentre saliva al secondo piano. Sapeva perché era arrabbiato con lui e sapeva anche che era colpa sua, ma non gli avrebbe mai detto cosa aveva fatto Ivan. Non ora almeno. Non voleva che lo odiasse, anche se quel degenerato di suo figlio se lo meritava: un figlio che odia il proprio padre non può che diventare un uomo rabbioso e adirato. E lui non avrebbe mai permesso che Laxus crescesse così. Un giorno forse avrebbe capito la sua decisione, anche se quello che più desiderava era rivedere quel bambino sempre sorridente e spensierato. Bevve un sorso di birra dal boccale per cancellare tutti quei pensieri e sospirò profondamente. 
«Master…» Elfman, uno dei bambini arrivati qualche giorno fa, lo osservava titubante. Makarov lo incoraggiò con un sorriso. «Master, crede che sia possibile imparare la magia? Come quella di Onee-chan intendo…» teneva gli occhi bassi e un velo di tristezza gli attraversava il volto.
«Quel tipo di magia è molto potente e pericoloso, i demoni potrebbe avere la meglio su di te e allora sarebbero loro a impossessarti di te e non tu di loro… tua sorella è stata molto forte, ma soprattutto fortunata ad aver potuto padroneggiarla senza altri danni oltre quel braccio». Il bambino lo guardava attento, come se stesse prendendo mentalmente nota di tutto quello che diceva. «Perché vuoi impararla? Ci sono altri tipi di magia…» 
«Io… lo so! Ma voglio imparare la stessa di Onee-chan. È sempre così triste e sola, anche se pensa di nasconderlo, io e Lisanna vediamo quanto sta male. Gli abitanti dei villaggi in cui siamo stati le hanno detto molte cose cattive e… lei pensa che abbiano ragione, pensa che alla fine diventerà un demone anche lei e farà del male a qualcuno. Ma lei non è un mostro, dovrebbe vederla come si prende cura di noi due… lei… Voglio dimostrarle che si sbaglia!».
«Elf-niichan!» una bambina con i capelli corti si avvicinò correndo e sorridendo. «Elf-niichan! Natsu dice che c'è una biblioteca con tanti libri nella Gilda! Dobbiamo andare a guardare! Possiamo Master?»
«Che libro vi serve?» le chiese con gentilezza, conoscendo già la risposta.
«Dobbiamo imparare la magia di Mira-nee, così lei smetterà di piangere e capirà che non è cattiva!» disse decisa e determinata. Il suo tono non ammetteva obiezioni. Makarov sospirò pensieroso, mentre i due fratelli lo osservavano con speranza. Come poteva aiutarli senza che si facessero male? Mirajane era sicuramente una ragazzina molto forte per essere sopravvissuta a quel tipo di magia, ma poteva dire lo stesso di loro? 
«Perché prima non vi esercitate con una magia più semplice? Quando saprete padroneggiarla vi dirò come imparare quella di vostra sorella. Che ne dite?». I due Strauss si guardarono per qualche minuto, come interrogandosi in silenzio. «Affare fatto!» disse Lisanna, seguita da un cenno del capo deciso di Elfman.
 
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Erano passati diversi giorni da quando erano arrivati alla Gilda, ma Mira non osava ancora avvicinarsi a nessuno. Si sedeva in un angolo e restava in silenzio, osservando i suoi fratelli giocare e ridere con gli altri bambini. Si rincuorava nel vederli così felici e pensava sempre più spesso che forse avrebbe dovuto lasciarli perché potessero vivere una vita serena. Quella mattina stavano giocando a rincorrersi e facevano più baccano del normale. Le scappò un sorriso vedendo Lisanna contrariata perché Natsu l’aveva presa. Bevve un sorso di succo e intravide il suo braccio destro. Lo coprì con il mantello e chiuse con forza gli occhi, cercando di fermare il tremore che si impadroniva di lei ogni volta che lo guardava. Un tonfo improvviso la fece sobbalzare e, preoccupata che Elfman o Lisanna potessero essersi fatti male, aprì gli occhi. Poco distante da lei un ragazzo alto e biondo fissava annoiato Natsu. «Battiti con me, Laxus!» gli gridò. Lui però non lo degnò di una risposta e gli voltò le spalle, andando a sedersi su uno degli sgabelli di fronte al bancone. Natsu non si diede per vinto e, senza neanche pensarci, gli lanciò una palla di fuoco. Mira stava per gridargli di stare attento, ma in un secondo lui scomparve e lo sgabello su cui si trovava si incenerì. Il bambino rimase colpito e si sentì ancora più eccitato «Hai paura di me, Laxus?»
«Tsk! Di uno scricciolo dai capelli rosa come te? Forse tra qualche anno potrai riuscire a sfiorarmi…» gli rispose divertito. Mira seguì il suono della voce e vide il ragazzo appoggiato alla balconata del primo piano, le mani a sorreggergli il mento. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono e lui la osservò incuriosito, poi un altro colpo interruppe quel momento. Si voltarono e videro Natsu contro il muro che sputava fuoco e una grossa mano che lo teneva fermo. «Non puoi salire al secondo piano» la voce di Makarov riecheggiò nella sala e, dopo un minuto di silenzio, tutti scoppiarono a ridere tornando a bere e chiacchierare. Mira si alzò e uscì dalla gilda, mentre Laxus la seguì con lo sguardo. Quando la sua figura fu del tutto scomparsa dalla vista, sospirò annoiato e andò a sedersi su una delle sedie al primo piano. Ci sarebbe voluto un po' di tempo prima che Natsu si distraesse con qualcun altro. Di solito si divertiva ad infastidirlo, ma ora aveva voglia solo di bersi una birra e ascoltare un po' di musica. Alzò il volume del suo lettore. Bé, uno su due. Sempre meglio di niente pensò, chiudendo gli occhi.

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«Mira-nee!» Lisanna abbracciò la sorella e le diede un bacio prima di sedersi vicino a lei. Mira le sorrise placidamente e tornò a guardare davanti a sé. Amava quel posto: una collina piena di fiori poco fuori Magnolia e da cui si potevano ammirare i monti, il mare, la città. Le dava pace osservare quel paesaggio da sola, si dimenticava di tutto e di tutti. 
«Elf-niichan ha trovato un posto dove dormire stanotte, ha detto di andare davanti alla gilda». Mira diede un ultimo sguardo al panorama e poi disse sorridendo «Andiamo allora, non facciamolo aspettare».
Si alzarono, stirandosi i vestiti con le mani e scesero verso Magnolia.

Elfman le aspettava con un enorme sorriso fiero sul volto. Non dormiremo più per strada, stava pensando, mi prenderò cura io delle mie sorelle.
«One-chaan, il Master ha detto che finché non troviamo un posto dove stare possiamo usare la sua stanza degli ospiti. Ovviamente la pagherò! Non ora..» disse abbassando un po' lo sguardo «… ma troverò un lavoro e una casa tutta nostra! Non devi preoccuparti!» concluse determinato.
Mira lo abbracciò «Grazie, Elfman». Prese entrambi i fratelli per mano ed entrò nella gilda, ormai deserta. 

La stanza non era molto grande, ma aveva due letti, un armadio e persino un bagno. Era molto più di quanto avessero avuto nelle ultime settimane e tutto quello di cui avevano bisogno. 
«La ringrazio molto, Master. La ripagheremo il prima possibile» Mira si rivolse a Makarov pacatamente, quasi temesse che cambiasse idea. Lisanna ispezionava contenta i letti, sedendosi sopra e rimbalzando sorridente.
Lui rise «Non c’è fretta, non c’è fretta».
«Mira-nee! Sono comodissimi!» la bambina era molto contenta di non dover dormire per strada quella notte, e non riusciva a frenare l'entusiasmo. Makarov sorrise di nuovo con affetto. «Tra poco sarà pronta la cena, scendete in cucina quando vi sarete sistemati» disse uscendo dalla stanza. 
Quando rimasero soli, Elfman scrutò sua sorella. «Qualcosa non va, onee-chan?».
«No, Elfman. Ora va tutto bene» gli rispose Mira abbracciandolo affettuosamente, poi prese i loro tre zaini e iniziò a sistemare i pochi indumenti che contenevano. «Lisanna, perché non usi tu per prima il bagno?» disse allora Elfman, sollevato nel vedere sua sorella serena.

Dopo una buona mezz'ora i tre fratelli Strauss scesero al piano inferiore. La sala della gilda era vuota e faceva loro uno strano effetto, visto il rumore e il baccano che vi sentivano tutti i giorni. Dalla cucina dietro il bancone sentirono delle voci e si avvicinarono.
«Non avevi che da dirmelo e avrei cucinato per cinque persone, invece che per due!».
«Vai a prendere qualcosa al ristorante all'angolo, tieni». Quando entrarono nella stanza, Makarov stava porgendo dei soldi a Laxus, che era molto irritato e non lo nascondeva. 
«Non è necessario» intervenne Mira «Se posso, cucino qualcosa io per me e i miei fratelli. Glielo ripago, non vogliamo creare disturbo». Laxus la osservò, prese i soldi dalla mano del nonno e uscì dalla cucina. «Cena di benvenuto. Sei l'ospite, non devi cucinare» le disse mentre se ne andava. 
Makarov sorrise loro e li invitò a sedersi, offrendogli dell'acqua e del pane. Elfman e Lisanna parlarono con lui animatamente, ma Mira non aprì bocca. Li ascoltava in silenzio, mentre pensava a come avrebbe potuto pagare il Master. Non posso approfittare di lui continuava a pensare.

Poco dopo Laxus tornò con due sacchetti pieni di scatole di pietanze calde. Le posò sul tavolo e andò verso la credenza per prendere dei piatti, Mira si alzò e lo seguì. «Ti aiuto» disse afferrando dei bicchieri sul primo ripiano, ma appena il mantello lasciò scoperto il braccio destro Mira li fece cadere per terra. Rimase pietrificata, mentre Laxus la osservava sorpreso, studiando incuriosito quel braccio ormai nascosto di nuovo. Le lo guardava terrorizzata, pronta a sentirsi dire che era un mostro. Gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, sentiva Elfman e Lisanna alzarsi dalle sedie e venire verso di lei… poi una mano le afferrò il braccio «Che magia è? Non l'ho mai vista…». Era affascinato e non smetteva di fissarlo, poi, come colpito da un pensiero, alzò lo sguardo verso di lei «Ti fa male?». Laxus attendeva una sua risposta, ma lei non sapeva bene cosa dirgli. Lo fissava come se avesse detto qualcosa di sorprendente. Le uniche persone che lo avevano visto e non erano inorridite erano state i suoi fratelli e Makarov. Dopo qualche minuto, le lasciò andare il braccio e prese i piatti, portandoli al tavolo, dove Elfman e Lisanna erano rimasti immobili, indecisi se andare dalla sorella o meno. Mira aprì la bocca piano e a bassa voce disse «Non fisicamente…», più a se stessa che a lui. Era un sussurro impercettibile a chiunque, eppure quando pronunciò quelle parole Laxus rallentò i suoi gesti, come l'avesse sentita. Finì di apparecchiare, mentre Makarov studiava la scena, poi prese il lembo del mantello di Mira, le coprì il braccio e spingendola delicatamente sulla spalla la invitò a sedersi con gli altri.

Il resto della serata passò piacevolmente: il cibo era ottimo e Makarov si sforzava di far divertire i bambini. Laxus tenne le cuffie tutto il tempo, dando ogni tanto un'occhiata a Mira, che mangiò in silenzio, accennando solo un sorriso quando Elfman o Lisanna si voltavano verso di lei. 

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Passarono due settimane prima che Laxus si facesse rivedere alla gilda. Era partito senza preavviso la mattina presto, dopo la cena con i fratelli Strauss. Entrò nel salone guardandosi in giro in cerca di qualcuno, che però non vide. Sotto le scale Natsu e Gray si stavano picchiando e Erza era impegnata con Cana, quindi andò verso Levy, che era sommersa in un tomo più grande di lei. «Dov’è Lisanna?» le chiese diretto, abbassandosi leggermente per non farsi sentire dalle persone vicino. Levy lo guardò sorpresa e sbatté le palpebre un po' di volte prima di rendersi conto che stava parlando proprio con lei. «È uscita poco fa con Elfman, sono andati a cercare Mira. È tutto il giorno che non la vedono e si sono preoccupati». Laxus si voltò e si diresse verso il portone della gilda. Non ho sentito nessuno dei due mentre venivo qua, dove saranno andati? stava pensando assorto. All'improvviso qualcosa lo afferrò per la maglietta e lo trascinò al piano superiore. Superato il momento di stupore, vide suo nonno adirato e preoccupato.
«Quante volte ti devo dire di non andare via senza riferirmelo?». Laxus lo guardava con fastidio e stava già per scendere le scale, quando lui lo afferrò di nuovo. «Se non come mio nipote, almeno come membro di Fairy Tail devi comunicare quando lasci la città per così tanti giorni. Non lo ripeterò un'altra volta». Laxus sospirò, si girò verso di lui e gli disse solo «D'accordo».

Seguiva la traccia di profumo da minuti ormai. Dove sono finiti? pensò, sempre più innervosito. Era arrivato nel bosco al confine di Magnolia e di Elfman e Lisanna nessuna traccia, ma poi li vide ai piedi di un albero mentre giocavano a rincorrersi con Mira. Ridevano di gusto tutti e tre, lei aveva posato il mantello sulle radici e sul suo volto non c'erano che gioia e felicità. Laxus li guardò ancora per qualche minuto, nascosto dietro un tronco poco distante, poi, non appena si allontanarono da quel posto, correndo l’uno dietro all'altro, andò verso il mantello e prese un libro dalla sua sacca, posandolo con delicatezza. 

«Aspettate! Fatemi prendere il mantello» disse Mira senza fiato, mentre i suoi fratelli la aspettavano più avanti. Tornò indietro camminando, non ricordando bene dove si trovasse l’albero dove lo aveva posato. Elfman e Lisanna la seguivano poco distanti. Quando finalmente lo trovò, vide posato accanto un tomo viola scuro dal titolo a caratteri argentati: Take over magic. Corrugò la fronte confusa e si guardò intorno, vedendo in lontananza un ragazzo dai capelli biondi, con le cuffie nelle orecchie e una sacca sulle spalle. 
«Mira-nee, cos'è?» chiese Lisanna prendendolo in mano e cominciando a sfogliarlo. «Onee-chan! Guarda..» Elfman le indicò una figura sul libro. Lei distolse lo sguardo da Laxus e si girò verso i suoi fratelli. Un'intera pagina raffigurava il suo braccio, o meglio uno degli effetti che la magia aveva avuto su di lei. Un sorriso sempre più grande le si disegnò sul volto, prima che tornasse a guardare verso Laxus sussurrando un «Grazie», che sperò lui avesse sentito. 
   
 
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