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Autore: thebloodflows    19/11/2015    0 recensioni
"E poi ci sei tu, mi stai tendendo la mano e hai il mio anello al dito «ti proteggo io» dici. E io non ho più paura."
Di Zayn che ama Niall e Niall che ama Zayn. Di moto, amore, alcool e noodles. Della vita che ci porta sempre via ciò a cui più teniamo.
Niall/Zayn Niall!Motorcyclist
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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If u can't save me, I'll come you conta ben 2300 parole, è una one-shot a rating arancione, e pertanto non è adatta a lettori particolarmente sensibili in quanto contiene:

 
  • Intercorsi romantico/erotici tra personaggi dello stesso sesso (M/M)
  • Intercorsi romantici (non erotici, almeno non del tutto) tra due personaggi
  • Accenni a tematiche forti (depressione, abuso di sosanze alcoliche,suicidio)
I personaggi citati, ahimè, non mi appartengono. La storia è di pura fantasia, perciò non riporta fatti realmente accaduti.
Detto questo ci leggiamo alla fine, Enjoy the read!



                                                                 “Ti cerco nei sorrisi degli altri che non sorridono mai come te”






Quando apro gli occhi mi ci vanno due minuti buoni per capire che è ancora notte. Dalla finestra entra l'aria fredda di dicembre e osservando bene mi accorgo che nevica.
Perché se sta nevicando ed è pieno inverno la finestra è spalancata?
Ancora intontito dal sonno mi tiro su a sedere e voltandomi a destra noto che non ci sei. Il mio sguardo immediatamente corre all'armadio con le ante socchiuse, mi alzo e inciampo nelle mie ciabatte prima di riuscire a raggiungerlo. Afferro il legno del mobile con entrambe le mani e apro le ante con il cuore che batte all'impazzata.

Normale. È tutto perfettamente normale, ogni cosa è al suo posto. Le tue felpe appallottolate sul ripiano in alto, le magliette piegate alla meno peggio sul ripiano in basso. È tutto in ordine. Le tue cose sono qui, accanto alle mie, non sei scappato approfittandone del buio e del fatto che dormivo. Sospiro e mi infilo un paio di boxer, per poi scendere al piano di sotto.

E poi eccoti. Completamente nudo. Seduto a gambe incrociate sul ripiano della cucina, un piatto fumante in mano e due bacchette cinesi tra le dita. Sto per maledirti per avermi spaventato a morte facendomi credere che te ne fossi andato, quando tu alzi la testa e mi sorridi. Negli occhi la stessa innocenza di quando ti ho conosciuto, quando ancora quelle perle perfette che hai al posto dei denti erano costrette da un filo metallico. E mi viene da ridere al trovarti ancora così puro, un bambino che si sporca le mani mangiando i biscotti. Perché sia io che tu sappiamo che i tuoi occhi possono gridare innocenza quanto vogliono, ma tu, innocente, non lo sei.
Una fitta al basso ventre mi coglie impreparato mentre nella mia mente scorrono le immagini di te che ti muovi velocemente seduto sopra al mio bacino, la testa buttata indietro dal piacere e le mani strette tra le mie.

«Che fai?» adesso sono di fronte a te, la pelle morbida e profumata dei tuoi fianchi intrappolata tra le mie dita, la consapevolezza che sei qui e non ti sei mai mosso dal mio fianco se non per scendere in cucina.
«Noodles» è la tua risposta. Come se fosse ovvio, come se tutti alle tre del mattino si svegliassero per mangiare un piatto di spaghetti cinesi. E poi ti porti alla bocca un altro boccone e mastichi rumorosamente «non volevo svegliarti» bofonchi con aria dispiaciuta. Vorrei dirti che non mi sono svegliato per il rumore che hai fatto cucinando, ma per il freddo dal lato destro del letto, per l'assenza di un corpo caldo da stringere.
Perché non c'eri.
«Mi hai spaventato» il piatto di noodles vuoto abbandonato sul bancone della cucina, le tue gambe legate intorno alla mia vita «ho aperto gli occhi e non c'eri» una delle tue mani fra i mie capelli ad accarezzare le ciocche scure, l'altra attorno al collo «credevo mi avessi lasciato». E la tua fronte contro la mia, il tuo profumo nelle narici. Mele e vaniglia. «Non pensarlo mai più» parli a bassa voce, la tua bocca si muove sulla mia mentre scandisci le parole «non ti lascerei per nulla al mondo» mi guardi negli occhi ed io affogo nel mare azzurro che sono le tue iridi. «Per te rinuncerei a tutto, anche alla moto» spalanco gli occhi alla tua affermazione, sei serio, sul tuo viso non c'è traccia di sorriso «a-alla moto?» balbetto incredulo, stupito della convinzione con la quale giuri di abbandonare la cosa più cara che hai per me, un fotografo squattrinato.
«Se ho te ho tutto» mi tremano le ginocchia e vorrei piangere dall'emozione. Invece ti bacio e « ti amo» sussurro su quelle tue labbra rosse come le ciliegie, per me sempre fonte di tentazione. E poi stiamo facendo l'amore, proprio come qualche ora prima in camera, solo che questa volta ti prendo sul ripiano di marmo della cucina invece che sul letto. Perché rinunceresti alla moto e tutti sanno che per te sfrecciare con quella è la cosa che ami. E tu mi ami. E io ti amo ancora di più

                                                                                                    


 
Fa un freddo cane nonostante sia soltanto ottobre. In questi giorni ha piovuto tantissimo, per questo quando mi sdraio sul prato non mi stupisco nel trovarlo umido. L'ultima volta che sono stato in questo parco, tu c'eri ancora.
Quella sera avevamo bevuto parecchio, Harry e Louis avevano insistito per portarci a bere al Motors e io non avevo saputo dirti di no quando mi avevi pregato con gli occhi dolci con un labbro intrappolato tra i denti.
Anche stasera ho bevuto, ma sono andato in uno squallido bar, nel quartiere peggiore di Brooklyn. Al Motors non riesco più a metterci piede, all'entrata la tua moto è appesa contro il muro e sotto è pieno di fiori.
Te lo aspettavi che dei motociclisti portassero dei fiori?
Rido mentre sento gli occhi farsi umidi e porto la bottiglia di vodka alle labbra. Ci sono le stelle nel cielo, sono sicuro che tra quelle tu sei la più luminosa. Quella a destra. Sì, devi essere proprio quella. In fondo sei sempre stato alla mia destra, nel letto, in macchina, a tavola. Stringevi la mia mano destra quando camminavamo per strada. Sei per forza quella stella, la più bella.
Prendo un altro sorso di quel liquido trasparente che ormai mi fa compagnia tutti i giorni. Sto improvvisamente piangendo e nemmeno ho tempo di fermare le lacrime, mi bagnano il viso e mi fanno singhiozzare come un bambino. Urlo alla notte con tutto il fiato che ho, le corde vocali che bruciano per lo sforzo, i polmoni svuotati, privi di aria. I ricordi che fanno male come lame affilate affondate ovunque nel corpo.
E mi ritrovo a terra, rannicchiato su me stesso, mentre annaspo in cerca di ossigeno. Il petto che si alza e si abbassa veloce, mentre al suo interno riesco a sentire il cuore sanguinare.
Quello stesso cuore che un anno prima batteva in sincrono con il tuo, sdraiati su questa erba che è ormai diventata gialla senza le cure di nessuno. E piango ancora più forte, se è possibile, mentre ti vedo al mio fianco. La tua mano piccola e bianca che prende la mia, per appoggiarmi il palmo sul tuo petto ampio.
«Riesci a sentirlo, Zay?» il battito veloce del tuo cuore contro la mia mano «batte così solo quando sono con te» Il tuo cuore nella mia mano.
Allungo un braccio per toccarti e tu svanisci, la mia mente annebbiata dall' alcool, cancella la tua immagine e io mi sento sprofondare ancora di più nel buco nero in cui sono finito. «Mi senti, Niall?» sto di nuovo urlando, la faccia rivolta al cielo, una mano sul cuore «non batte più» un'altra golata di vodka «non funziona se tu non ci sei!»
Piango per quella che pare un un'ora, un giorno o forse un anno, non lo so di preciso. Piango un intero oceano di lacrime, un oceano che non sarà mai dolce e bello come il blu dei tuoi occhi. E poi, finalmente, mi addormento, proprio come avevamo fatto io e te quella sera. Solo che quella volta la stella più bella era al mio fianco, mentre ora è nel profondo di un cielo a cui non so più sorridere.
 
                                                                                                          


 
 
È già novembre. La temperatura si abbassa sempre di più, gli alberi iniziano a non essere verdi come prima.
È novembre e sono passati nove mesi. 
Duecentosettantacinque giorni senza la tua risata, i tuoi occhi, le tue mani sul mio corpo. Senza mele e vaniglia nell'aria. Niente noodles alle tre del mattino e torta alla crema dopo cena. Senza far l'amore sul divano verde, quello che avevi comprato perché «mi ricorda l'Irlanda». Nessuna vite o bullone per casa, zero tracce di grasso sui mobili dopo che avevi trafficato tutto il pomeriggio sulla moto.
La moto. Già. Quella sulla quale sei morto, a quell'incrocio dove il camion ti ha travolto. Spazzato via come un granello di polvere, sbalzato a metri di distanza sull'asfalto. Sul catrame duro che ti ha spezzato la colonna vertebrale e la chiamata dall'ospedale quella che ha spezzato me.

Ieri sono passati Harry e Louis, con loro c'era Liam. È  uno del Motors, è  venuto al tuo funerale, come tutti gli altri del bar. Quel giorno hanno sfilato accanto alla macchina funebre con le loro moto, facendo rombare i motori in tuo onore. Sono loro che -dopo avermi chiesto il consenso- hanno recuperato la tua moto mezza maciullata e l'hanno appesa al muro. Credo abbiamo affisso anche una targa in tua memoria.
Liam mi ha chiesto come stavo, abbiamo chiacchierato del più e del meno con Haz e Lou, ci siamo bevuti un caffè e mangiato qualche biscotto. Poi Liam ha detto «dovresti venire ogni tanto al bar» ha bevuto dalla tazzina che aveva in mano e «pensavamo, con gli altri, di fare una fiaccolata per Niall» aveva aggiunto. A quel punto Louis è  scoppiato a ridere «non credo si dica fiaccolata, insomma non rende l'idea» ha spiegato muovendo le mani in modo molto gaio.
Quel ragazzo è davvero gay.
«La cosa con le candele. Dai che Zayn ha capito, vero?» io ho annuito, mentre nella testa affiorava l'immagine del tuo viso «ovvio noi verremo con le moto, ma gli altri a piedi avranno le candele» ha chiarito «arriviamo fino al cimitero e poi chi vuole viene al Motors per la festa in suo onore»
Cimitero. Come farò a guardare la tua lapide un'altra volta?
                                                                                                   
                                                                                                         


 

Il silenzio di questa notte fredda è spezzato solamente dallo scosciare ininterrotto della pioggia e dal rumore prodotto dai motori delle tante moto. È  venuta un sacco di gente, in fondo eri conosciuto e amato da molti. Tutti hanno una o più candela accesa in mano, nessuno parla, quelli del bar in sella ai loro bolidi tengono una velocità a passo d'uomo in modo che tutti siano insieme, che tutti marcino compatti per te.
Cammino con una candela verde tra le dita, la cera calda mi cola lungo le braccia lasciate scoperte dalla maglietta a maniche corte. La gente intorno a me si ripara con un ombrello, io avanzo senza nulla e copro la debole fiamma della candela con una mano per far sì  che non si spenga.
Metto un piede davanti all'altro su questa strada, lasciando che la pioggia mi bagni. Nella speranza che lavi via questo dolore straziante che la notte non mi fa dormire e di giorno mangiare. Con la speranza che questa voragine nel petto smetta di inghiottirmi e mi lasci respirare almeno un minuto.
Piove come il giorno del tuo funerale e io dopo nove mesi sono di nuovo davanti al cancello del  cimitero.
Da quando siamo partiti nessuno mi ha parlato, in tanti mi hanno guardato con i tipici occhi pieni di compassione. Harry,Louis e Liam si sono bisbigliati qualcosa mentre con le loro moto avanzano, ma non mi interessa sapere cosa. Perché ora sto di nuovo camminando verso la tua lapide.
 
                                                                                                          


 
Eccoti.
Un sorriso che fa invidia al mondo e gli occhi luminosi. Te l'ho scattata io questa foto, subito dopo averti infilato un anello al dito per chiederti di sposarmi. Avevi detto sì, piangendo e baciandomi, avevi detto sì. Ora mi chiedo cosa farò il 15 dicembre senza poterti più vedere diventare mio marito. L'avevi scelta tu la data, quindici, perché  noi ci eravamo conosciuti il 15 settembre di sette anni prima.
Lou sta ringraziando tutti per essere venuti, mente Harry al suo fianco piange. Le persone intorno a me cercano di mascherare gli occhi lucidi, alcuni parlano, fanno un mezzo discorso ricordando che bella persona eri. Altri mi fissano in attesa che io pianga o che parli. Io rimango immobile, occhi fissi sulla tua foto e il dolore che scorre come acido nelle vene.
«Zay stiamo andando al bar. Vieni?» Liam alle mie spalle parla mentre nella mano sinistra regge un ombrello. Mi inginocchio davanti alla tua lapide e bacio la tua foto. Non posso più baciarti.
Il mio corpo è  scosso dai brividi a causa del freddo, ma io non me ne curo e mi sdraio sull'erba, proprio sopra dove tu sei seppellito. Almeno tre metri sotto di me tu riposi in pace e chiudo gli occhi. Ho così tanto sonno e casa è così lontana. Posso dormire qui per questa notte, amore mio?
Siamo così vicini, eppure così distanti.
 
                                                                                                        



 
Ho sempre sofferto di vertigini, ma lo sapevi solo tu. Quando siamo andati a Londra per il mio compleanno, tu hai voluto salire a tutti i costi sulla ruota panoramica e io avevo una paura tremenda, ma tu «ti proteggo io» hai detto. Siamo saliti alla fine e non ho avuto paura perché tu eri con me.
Forse adesso però un po' ne ho. Questo palazzo è  altissimo e dal tetto vedo tutte le persone di sotto come dei piccoli puntini. Ma so che non tornerò indietro, perché un po' di altezza non mi spaventa come un'intera vita senza di te.
Il punto è  che è  un inferno ora che non ci sei e io non so andare avanti. Non voglio nemmeno farlo. Io voglio te e se non puoi essere con me su questo mondo, vengo io nel tuo.
Un respiro, il tuo sorriso in mente, i tuoi occhi, la tua voce. Sono pronto.
Ed è un passo. Poi il vuoto. L'aria che mi avvolge, gli occhi chiusi, il mio corpo che si prepara allo schianto. Ti vedo, hai un broncio dolcissimo che ti disegna le labbra e già penso a quando lo bacerò per vederlo sostituirsi con un sorriso.
Non sento più dolore, solo una sorta di intorpidimento. Una leggerezza che ti fa sembrare di essere su una nuvola. Qualcuno grida, c'è il rumore di piedi che corrono, sirene in lontananza.
E poi ci sei tu, mi stai tendendo la mano e hai il mio anello al dito «ti proteggo io» dici. E io non ho più paura.








My corner

Buonasera popolo di EFP!
Torno a pubblicare dopo davvero molto tempo nonostante io abbia iniziato una long mai finita, ovviamente. sigh c,c
Ma arrivando a questa shot senza un vero senso. L'altra sera ho fatto pulizia sul pc ed ho trovato questa mia chicca scritta tempo fa e niente ho avuto questa geniale idea di pubblicarla. Sorry.
Spero tutta la tristezza di questa storia non vi abbia annoiato o fatto decidere di chiudere la pagina dopo nemmeno due righe. Non è un capolavoro e non pretende di esserlo, ma chiedeva di uscire dalla cartella del mio desktop, quindi eccoci qui.
Abbiamo uno Zayn ed un Niall morto, che brutta cosa! Una passione per la moto ed un amico gay, hey Louis!
Mi sto perdendo, perciò se vi è almeno in minima parte fatemelo sapere.
Se vi ha causato problemi di stomaco e nausea fatemelo sapere comunque.

Mi dileguo.

Milla.
 
  
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