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Autore: saffyj    19/11/2015    5 recensioni
Bella, una ragazza viziata obbligata a vivere come la gente comune nascondendo la sua vera identità. Edward un ragazzo comune che adora la vita, ma odia i bugiardi!
Come posso due mondi così differenti riuscire ad incontrarsi? ... E come può un ragazzo semplice, senza soldi e molti sogni conquistare il cuore di una ragazza che ha tutto ciò che vuole?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ciao  a tutti! Il prossimo capitolo è corto lo ammetto, ma non potevo allungarlo per evitare di ripetermi troppo!
Spero vi piaccia! 
Buona lettura!!!




 
BELLA
Cammino per la saletta sparecchiando i tavoli, ed il ricordo del bacio di ieri sera continua a farmi volare le farfalle nello stomaco. Lo so! Prendetemi per folle… io, Isabella Mary Swan, che penso ad un imbianchino! Ma se aveste provato le sue labbra… anche se gonfie, mi hanno fatto volare… Per non parlare degli occhi, lividi ok, ma così profondi che sono arrivati dritti nel mio più profondo! Sento ancora il profumo di Edward circondarmi insieme alle sue forti braccia e, se chiudo gli occhi, riprovo la sensazione delle sue labbra sulle mie. Però, se tengo troppo gli occhi chiusi l’orrore che ci aveva aspettato fuori dal locale ritorna prepotente e trattenendo il respiro torno alla realtà.
Se quel bacio fosse arrivato in un altro momento, dopo una passeggiata romantica o durante un ballo, in questo momento starei volando con gli occhi a cuoricino, ma invece è giunto nel momento più violento della mia vita. Non avevo mai assistito ad una rissa e vedere i tuoi amici venir massacrati sotto i tuoi occhi è un’esperienza che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico.

Io, Seth e Embry stavamo ridendo spensierati e leggermente brilli mentre uscivamo dal locale. Stavo guardando Seth, quando vidi il terrore dipingersi sul suo volto e sentii le imprecazioni di Embry che si allontanava. Mi son voltata per capire cosa stesse succedendo ed il peggior incubo a occhi aperti mi si parò davanti.
Edward era a terra con due ragazzi che gli tiravano calci e pugni, lui si difendeva bene, ma era solo e per un pugno che tirava quattro braccia lo picchiavano. Vicino, a pochi metri, Jacob era sulle spalle di un energumeno che si scrollava per farlo scendere mentre un altro ragazzo lo picchiava violentemente sulla schiena.
Embry e Seth erano bloccati per le braccia da quattro ragazzi che ridevano come se stessero guardando una commedia e Tanya era bloccata in un angolo da un altro ragazzo sordo alle sue suppliche. Alice era tenuta sollevata da terra da un ragazzo alto e muscoloso, scalciava e tirava pugni all’aria, senza riuscire a liberarsi. 
Io ero immobile, non riuscivo a muovere un muscolo, non riuscivo ad urlare, non riuscivo a fare nulla. Mille pensieri mi passarono per la testa rendendola completamente vuota. Rimasi immobile, incatenata con lo sguardo a quell’immagine surreale. 
L’istinto di sopravvivenza superò la paura e, continuando a guardare la scena, chiamai la polizia. Avevo la voce rotta, faticavo a tenere un tono di voce udibile e la cornetta nelle mani. 
“Arriviamo, lei si nasconda, non si avvicini” e lasciando cadere il cellulare, senza chiudere la comunicazione, non seguii il consiglio del poliziotto. Feci un passo verso l’incubo, quando Alice riuscì a liberarsi dal ragazzino che la teneva e si fiondò verso quello che picchiava Jacob. Gli volò al collo e lo morse. Venne scaraventata a terra con un manrovescio e poi, non contento, il ragazzo le si accanì contro continuando a picchiarla ed insultarla.
Le sirene della polizia in lontananza fecero fermare l’incubo. I delinquenti liberarono i miei amici e aiutarono i più mal ridotti di loro a fuggire. Riuscii a leggere la targa del secondo veicolo con il quale fuggirono e finalmente il mio corpo ricominciò a rispondere ai miei comandi. Corsi verso Alice, ma Seth mi fermò e mi abbracciò. Crollammo insieme a terra e piangemmo silenziosi mentre seguivamo con lo sguardo i poliziotti che cercavano di allontanare Edward da Alice e poi la barella che trasportava la mia amica malridotta. Edward era distrutto, fisicamente e moralmente. Aveva gli occhi spenti mentre seguiva la barella e si appoggiava a Tanya per non cadere. Aveva la faccia ricoperta di sangue. Avrei voluto correre da lui, abbracciarlo, dirgli che c’ero, che ero con lui, vicino a lui, ma non potevo. C’era Tanya che lo sorreggeva, c’era Seth che mi teneva.
I poliziotti si avvicinarono e mi chiesero cosa era successo rivolgendomi tantissime domande. Ero confusa, non riuscivo a mettere insieme i pensieri e non riuscivo a parlare se non sussurrando. Ringraziando capirono la situazione ed accompagnarono me, Embry e Seth nell’ospedale dove le ambulanze stavano portando i nostri amici.
Appena varcai la soglia dell’ospedale corsi alla ricerca di Carlisle, avevo bisogno di vedere una faccia amica, di un adulto, e sapere cosa era e cosa sarebbe successo.
Mi fiondai nel suo studio e, ancor prima che si alzasse dalla sedia, gli volai al collo e scoppiai a piangere. Carlisle è la persona più dolce e comprensiva al mondo. E’ il miglior amico di mio padre e mi è stato molto vicino dopo la morte di mia madre, è la persona giusta per farmi superare quel momento.
Mi obbligò a bere dell’acqua e facendomi accomodare sul divanetto, mi accarezzò le guance asciugandomi le lacrime.
“Cosa è successo?” chiese con voce ferma e gentile, ma i suoi occhi tradivano la preoccupazione.
“E…Edward… A…Alice… r…r…ragazzi… p…pugni… m…morta” riuscii solo a dire tra i singhiozzi.
Prese il telefono e parlò con qualcuno. La porta si aprì, parlottò con un’infermiera e tornò da me, con una pastiglia ed un bicchiere d’acqua.
“Bevi, ti aiuterà a calmarti” e mi aiutò a portare il bicchiere alla bocca, perché le mie mani tremavano troppo. “Raccontami, con calma, cosa è successo”
“Eravamo… nel … locale… siamo… usciti … dei ragazzi… picchiavano Edward… Jacob… poi lui… ha picchiato… Alice…” e ricominciai a piangere.
“Ma tu stai bene? Ti hanno picchiata?” chiese controllandomi le braccia e il viso. Negai con la testa e bevvi un altro sorso.
“Erano in tanti… erano in troppi… Alice è ferita… tanto. Edward, Jacob, sono feriti… io no” 
L’infermiera entrò senza bussare e passò il tablet a Carlisle. Continuando a massaggiarmi la schiena lesse dei dati sul tablet e vedendo il nome di Alice, mi rilassai leggermente. Aveva capito e si era già messo all’opera.
“Devo avvisare tuo padre!” disse mentre digitava il numero.
“NO!” gridai dando un colpo alla sua mano facendogli cadere il telefono.
“Isy… sei scossa. Ti prometto di visitare i tuoi amici e di fare tutto ciò che mi è possibile per aiutarli, ma non posso nascondere questa cosa a tuo padre. Sei scossa, hai bisogno di lui, è tuo padre” 
“Mi farà tornare a casa… non voglio!”
Mi guardò come fossi impazzita e, con un sospiro, posò il cellulare sul divanetto.
“Isy, tornerai a casa! Mesi fa avresti fatto carte false per tornarci. Il castigo di tuo padre è durato fin troppo. Devi tornare dai tuoi amici, ai tuoi hobby, alla tua vita”
“Erano ragazzi di quella vita… le bestie che hanno massacrato i miei amici… sono fuggiti su due Suv neri della Mercedes! Ho preso la targa del secondo” e malferma mi alzai per scriverla su un foglietto che gli porsi.
“Voglio bene ad Edward, a Jacob, ad Alice. Mi hanno accettata e mi sono amici… non voglio perderli” ribadii con voce il più ferma possibile e guardandolo dritto negli occhi, doveva capire la verità delle mie parole.
Scosse la testa e prese un ampio respiro “Ok, lo convincerò a farti rimanere nell’appartamento, ma devo avvisarlo” annuii e attesi come si attende un boia.
Carlisle evitò di spiegare nel dettaglio cosa era successo, ma spiegò la situazione e cercò di tranquillizzarlo sopra le urla che sentivo provenire dalla cornetta. Quando chiuse la chiamata mi avvisò che mio padre stava arrivando in ospedale e che dovevo aspettarlo.
“Torno dai miei amici, quando arriva chiamami” dissi uscendo dall’ufficio.

“NON LO SO!” l’urlo straziato di Edward mi fece correre per il corridoio. Era seduto sulla sedia della sala d’aspetto con il viso tumefatto e la testa china sulle mani. Era spezzato non solo nel corpo, ma anche nello spirito. Seth, mi si avvicinò e mi abbracciò.
“Stai bene?” mi chiese. 
“Sì. Edward? Alice? Jacob?”
“Jacob stanno finendo di medicarlo, di Alice non si sa nulla, Edward puoi vederlo da te… il non sapere lo sta uccidendo”.
“Ok” dissi liberandomi ed avvicinandomi ad Edward. Lo presi per mano e lo accompagnai da Carlisle, sperando che mio padre non fosse ancora arrivato.
Carlisle spiegò la situazione ad Edward tranquillizzando e poi… il bacio… il bacio più magico che avessi mai ricevuto… finito con lo svenimento del mio partner… perfetto!!!
Mio padre? Beh! Arrivò e urlò come un pazzo. Mi minacciò e mi obbligò a tornare a casa. Mi nascosi dietro a Carlisle e lo implorai di non farlo, di non stravolgere nuovamente la mia vita. La discussione si protrasse a lungo, ma alla fine riuscii a convincerlo a farmi rimanere nel mio nuovo appartamento e farmi continuare a lavorare al New Moon. Di malavoglia, e facendomi presente che non era felice della mia scelta, accettò ma ad alcune condizioni tra cui quella di avere una guardia del corpo, o mi avrebbe riportata di peso a casa.
Accettai. Alice, Jacob... Edward, erano miei amici. Non volevo tornare a casa, volevo stare con loro, volevo vederli di nuovo sorridenti a casa loro, nel locale. No, non volevo tornare a Villa Swan! Forse quando l’adrenalina della serata fosse scemata, la lucidità mi avrebbe fatto correre velocemente a casa chiedendo a mio padre di ritornare alla mia vecchia vita, ma non in quel momento, con i miei amici coricati in un letto di ospedale… Volevo solo tornare a vedere i miei amici… a vedere Edward!

Esco velocemente dal ristorante, non mi sono neppure cambiata e ordino a Jasper di portarmi subito in ospedale. Chi è Jasper? La mia guardia del corpo. Un ragazzo biondo, alto e con il fisico classico da guardia del corpo. Beh, proprio classico no. E’ asciutto, ma ha i muscoli nel punto giusto. E’ uno di quei ragazzi che, se sei furbo, eviti di inimicarti! Gli occhi? Boh! Non li ho mai visti, li ha sempre coperti con un paio di occhiali da sole. Poco originale!

Mentre ci dirigiamo all’ospedale inizio a pensare a come nascondere il mio angelo custode. 
Non dubito della sua bravura nel lavoro e sicuramente è bravissimo a passare inosservato, ma è giovane e nei posti che frequento non gli sarà facile nascondersi agli occhi delle mie amiche, in particolar modo perché è un ragazzo molto bello, di quelli che difficilmente passano inosservati. “Sarai un mio lontano cugino… venuto dal Texas per trovarmi!” esclamo rompendo il silenzio opprimente dell’auto. Mi guarda confuso, ok, non vedo gli occhi, ma so che è confuso.
“Sì, sarai mio cugino! Così potrai frequentare i miei amici e nessuno si porrà domande sul tuo arrivo!” e annuisco contenta della soluzione. Lui alza solamente le spalle e continua a guidare trattenendo un sorriso. Beh! Chi tace acconsente! 
Entro in ospedale, mi giro per dirgli di non farsi vedere, ma è già svanito. La sensazione di essere osservata mi conferma la sua presenza, ma gli son grata di essere svanito. Devo prima presentarlo, non posso arrivare con uno sconosciuto, soprattutto dopo gli avvenimenti della sera precedente, avrebbe sicuramente fatto nascere dei sospetti.
Trepido dalla voglia di correre da Edward, ma non voglio comportarmi da ragazzina. Devo prima calmarmi e poi andrò da lui. Decido di andare a vedere come sta Jacob per darmi tempo, ma appena arrivo da lui lo trovo abbracciato a Embry. E’ seduto sul letto e da come si baciano penso proprio che si sia ripreso. Adesso non ho più scuse e non voglio più trovarle. Prendo un bel respiro e mi incammino verso la camera di Edward. 
Grazie a Carlisle i miei amici sono stati ricoverati nelle stanze private, complete di comfort e rispettose della privacy, oltre ad avere ognuno la loro infermiera personale che li controlla costantemente.
Busso e appena mi dà il permesso entro. Edward è coricato con gli occhi aperti e la mano sulla fronte. E’ molto mal ridotto, ma anche se livido è sempre un Dio greco!
“Bella!” mi saluta con un gran sorriso cercando di alzarsi. La sua smorfia mi fa mettere le ali ai piedi e mi trovo al suo fianco con la mano appoggiata ai suoi pettorali mentre lo fermo.
“Ehi! Stai coricato. Non alzarti” lo ammonisco senza togliere la mano dal suo petto. 
Mi sorride e, prendendomi per il polso mi attira a sé abbracciandomi.
“Non farlo mai più” lo ammonisco scoppiando a piangere con il viso nascosto nelle sue spalle. 
Lo sento irrigidirsi ed alzo il viso allontanandomi per non fargli male.
“Mi hai fatto prendere un colpo e non sei proprio un peso piuma! Ho dovuto chiamare due infermieri per farti trasportare!” gli spiego guardandolo negli occhi.
Mi stringe più forte e mi dà un bacio sulla fronte. 
“Adesso siamo pari” sussurra con la sua voce roca che mi fa impazzire.
Rimaniamo abbracciati, in silenzio, non c’è imbarazzo, è bello e rilassante sentire il battito del suo cuore, il suo calore ed il suo respiro.
“Scusa” sussurra dandomi un bacio sfiorato sui capelli.
“Non è stata colpa tua. Sono stati dei vigliacchi, non potevi comportarti diversamente” gli dico guardandolo negli occhi per fargli capire la verità delle mie parole. Mi sorride rincuorato e si rilassa continuando ad accarezzarmi la mano. Ogni tanto stringe la mia mano, ma il suo respiro regolare mi conferma che è addormentato.  
E’ bellissimo, anche se il suo volto è completamente sfigurato dalle botte, è comunque bellissimo. Lo so, lo so, è solo un imbianchino, ma signori, che imbianchino! Mica sto dicendo che voglio sposarlo, voglio solo riprovare l’ebrezza di perdermi nelle sue labbra, tutto qui! 

“Posso?” chiedo aprendo di poco la porta dell’ufficio di Carlisle.
“Isy! Che piacere. Entra!” e mi viene incontro con le braccia tese per abbracciarmi.
“Volevo ringraziarti” gli dico rimanendo tra le sue braccia. “Per Edward. Per Alice. Per Jacob. Per mio padre. Per tutto” e stringo l’abbraccio per fargli capire quanto gli sia grata.
“Sono felice di esserti utile. I tuoi amici hanno passato proprio un brutto momento” e si allontana per offrirmi qualcosa da bere.
“Li hanno trovati?” chiedo sperando che i bastardi che hanno ridotto così i miei amici paghino per le loro azioni. Non risponde, scuote solo la testa senza guardarmi e poi, allargando il sorriso cambia discorso spiazzandomi.
“Solo più stanotte e Black e Cullen potranno tornare a casa. Per quanto riguarda la ragazza… ci vorrà più tempo.” 
“Come sta?” gli chiedo preoccupata. Dal suo corpo sulla barella nel piazzale non l’ho più vista.
“E’ fuori pericolo, è una combattente. Puoi fidarti di me se ti dico che presto tornerà a casa, ma preferirei che tu non la vedessi. Ciò che è successo ieri notte ti ha scosso e, sicuramente, vedere la tua amica in un letto attaccata alle macchine non ti aiuterà a superare più velocemente il tutto.  Stai tranquilla, mi prendo io cura di lei” lo dice con calore. Come se parlasse di una figlia e mi rincuora il pensiero che Alice sia nelle sue mani.
“Li hanno trovati?” ritento.
“No. E non sarà semplice. Non ci contare troppo” risponde dispiaciuto.
“Ma hanno la targa, hanno le descrizioni…” ed il suo sguardo mi fa capire “… hanno dei genitori ricchi” quasi ringhio “Ma anche io ce l’ho ricco… voglio che vengano presi e che paghino per le loro azioni.” forse lo dico con troppa enfasi perché Carlisle sgrana gli occhi e si siede vicino a me prendendomi le mani tra le sue.
“Cosa mi nascondi Isy?” 
“Nulla. Ti sembra giusto che Edward e i miei amici non ricevano giustizia solo perché non sono figli di papà?” e mi mordo il labbro per non piangere.
“Chi è quel ragazzo? O meglio, cosa è quel ragazzo per te?” diretto, deciso e anche un po’ malizioso. Snervante.
“Nulla!” dico abbassando lo sguardo e la sensazione di quelle labbra sulle mie mi fa rabbrividire.
“Ok, ti chiedo solo di stare attenta. Si è fatto picchiare per difendere la sorella e non si è fatto curare per starle accanto, questo dimostra che è un bravo ragazzo e con un gran cuore, ma tu devi stare comunque attenta…” stringe le mani e mi fissa preoccupato “Fa parte di un altro mondo. Non voglio che tu soffra”
“Siamo sullo stesso pianeta. Nello stesso stato, nella stessa città” rispondo piccata.
“Sai cosa intendo, Isy!” 
“Comunque non c’è nulla. E’ solo un amico…” 
Scuote la testa e prende il tablet “… sai come posso fare per rintracciare i suoi genitori o parenti prossimi?” 
“Per Edward ed Alice so che i loro genitori sono morti in un incidente aereo” il volto di Carlisle sbianca visibilmente. E’ molto emotivo, mi sono sempre domandata come faccia a lavorare in un ospedale con tutte le persone che ci muoiono se soffre così ogni volta che si parla di deceduti.
“… altri parenti non credo” cerco di ricordare ma ho il vuoto totale “Li conosco da poco tempo, ma non ho mai sentito di zii o cugini. Dovresti chiedere a Jacob. Beh! Per lui so che i suoi genitori sono tornati a vivere a Forks, ma c’è Embry con lui”
“Quindi Alice ed Edward sono soli?”
“Solo loro due… credo…”  
“Come immaginavo. Poveri ragazzi!” afferma scuotendo la testa. “Sarà la maledizione del cognome” 
Effettivamente non ci avevo pensato, Edward e Carlisle, hanno lo stesso cognome.

Carlisle è sempre stato un uomo di buon cuore e, al tempo del misfatto, era un ragazzino con tanti sogni e la certezza che le persone fossero buone. Aveva seguito il suo sogno di diventare medico studiando all’estero e, quando era tornato in America si era ritrovato con i conti vuoti e le porte chiuse. Non conosco bene la storia, so solo che era figlio unico e che, con la morte improvvisa e tragica dei suoi genitori, si era ritrovato solo contro schiere di parenti affamati di soldi. Era tornato per i funerali e mio padre fu l’unica persona al quale poté affidarsi per riprendersi dal lutto, perché i parenti erano troppo impegnati a rubargli tutto. Si era tirato su le maniche, diventando un medico di fama mondiale e aveva ricreato il patrimonio dei suoi genitori, anzi diventò ancora più ricco, ma non perché avido, ma perché molto bravo nel suo lavoro. L’incontro con Esme, sua moglie, fu un dono dal cielo. E’ una donna dolcissima e con un cuore d’oro. E’ stata ed è la sua spalla, la sua ancora, il suo miracolo. 
Non conosco la storia di Edward ed Alice, ma sicuramente, come Carlisle, i fratelli Cullen si sono trovati soli ad affrontare il mondo ed inizio a capire da dove nasce l’affetto che Carlisle inizia a provare per loro.
 


!!! ATTENZIONE SPOILER !!!
Rientrare in casa e non sentire la voce squillante di Alice mi fa uno strano effetto. 
Il silenzio è così assordante che mi fiondo sullo stereo e lo accendo.
Seth si avvicina al frigo e passandomi una bottiglietta d’acqua mi fa cenno di accomodarmi sul divano...
   
 
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