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Autore: Alicecream    19/11/2015    1 recensioni
Paperino si ravviò la sciarpa con un gesto stizzito.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Paperino si ravviò la sciarpa con un gesto stizzito.
Ugualmente a tutto il resto del vestiario gli era imbarazzantemente corto e ogni volta che faceva un paio di passi tornava ad infastidirlo.
Come se non bastasse i suoi filetti sfilacciati gli pungevano il collo e l'irritazione vermiglia lo chiazzava fino al pomo d'Adamo.
Ma non si poteva lamentare: quella sciarpa gli era costata ore e ore di preghiere, implorazioni e umilianti richieste, il tutto per ottenere pochi stracci dallo zio.
Paperina l'aveva lasciato qualche anno prima, e da quel momento lui aveva perso tutto: la sua compagna, la sua unica amica, il suo modico appartamento in periferia e l'affidamento dei suoi tre nipoti.
L'ultimo anello di quella disastrosa catena che era la sua vita fu la perdita del lavoro, anche se Paperino non sapeva ancora spiegarsi cosa era successo quella fatidica mattina.
Certo, magari non si lavava da qualche giorno (l'acqua corrente era stata chiusa per manutenzioni e non aveva altro posto oltre quella baracca in affitto) ed era arrivato in ritardo per la quinta volta in settimana (non aveva colpe se la sua macchina era passata all'ex moglie e doveva evitare i controllori sui mezzi pubblici), ma per il resto era stata una mattina come le altre.
A quel punto era stato costretto a fare quello che da anni si prometteva di non fare: chiedere un prestito.
Una banca normale non glielo avrebbe mai concesso, non nelle condizioni in cui si trovava.
L'unica possibilità era lo zio, l'uomo più ricco di tutta Paperopoli, colui che possedeva da solo più del settanta per cento della ricchezza del paese.
Eppure, nonostante ostentasse la sua classe sociale in qualsiasi occasione, era tirchio come nessun altro poteva essere: se un centesimo poteva essere risparmiato, allora lui ne risparmiava cinque. Non solo: investiva questi cinque in ogni dove e li faceva diventare cinque euro, poi cinquanta, cinquecento e alla fine riusciva a superare il migliaio.
Sembrava facile, visto così. Sembrava.
Paperino sbuffò quando la sciarpa gli si impigliò nella cerniera della giacca. Gli sarebbe piaciuto indossare qualcosa di più consono per un evento del genere, che so, un cappotto elegante e un completo scuro. Invece si era dovuto accontentare della stessa giacca che usava da circa due anni, di un verde ormai diventato giallognolo, e di un paio di jeans sformati che aveva trovato nel centro della Caritas.
Il vento soffiava forte quella mattina, e le campane suonavano a lutto. Iniziò a piovere, ma fortunatamente era giunto a destinazione. La chiesetta era di stile gotico, con svariate guglie che si innalzavano verso il cielo plumbeo.
Paperino era in ritardo, di nuovo, e quando entrò gli si presentò uno strano spettacolo. Era da tanto che non rivedeva sua moglie (ex moglie), e non in quelle vesti: elegante, dignitosa, cupa.
I suoi tre nipoti, solitamente così allegri e giocosi, se ne stavano in un angolo, in religioso silenzio.
Un prete dall'aria insofferente aveva appena iniziato a celebrare il funerale.
Oltre a loro: nessun altro.
Nessun amico d'infanzia, nessun compagno di briscola, nessun collega di lavoro, né sottoposto. Nessuno. La bara di Zio Paperone se ne stava lì, di un legno marcio, il cui odore sovrastava il puzzo d'incenso. Un fiore, un crisantemo singolo e dal busto flesso all'ingiù, era il suo unico decoro.
Un senso di tristezza, inquietudine e nausea lo avvolse, e Paperino fu costretto ad uscire da quella che adesso gli sembrava una gigantesca ombra architettonica.
Sì sedette sulla scalinata, mentre il freddo si infiltrava nei suoi vestiti.
Nell'aria c'era ancora odore di Morte.
Anche lui, ormai, aveva quella fragranza addosso.

  
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