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Autore: Loop    27/02/2009    0 recensioni
Allo stesso modo con cui questo cielo si bagna di rosso, sento dentro le palpebre esplodere il fuoco, rosso lancinante di dolore che non posso raccontarti, perché non mi vengono le parole ora, ce le ho chiuse in gola, ed è come se non volessero uscire.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Invenzione Temo che su questo esperimento non ci sia niente da dire.
Solo che lo dedico a me stessa.
Alla parte che amo e che mi manca.
E che in questo momento dovrebbe essere all'incirca dall'altra parte del mondo.
Per ricordarci dei bei tempi, quando eravamo ancora una cosa sola.
Maledizione, sto diventando monotematica.






Invenzione a due voci





Allo stesso modo con cui questo cielo si bagna di rosso, sento dentro le palpebre esplodere il fuoco, rosso lancinante di dolore che non posso raccontarti, perché non mi vengono le parole ora, ce le ho chiuse in gola, ed è come se non volessero uscire.
Però ti vorrei toccare, per darti qualcosa di concreto, la certezza che non mi sto perdendo dentro questo mondo liquido, che quando il sole sarà alto non mi sarò disfatta, non vedrai i miei colori sparsi sul pavimento, i miei sentimenti colare da queste mura.
Esploderò, esploderò e andrò in mille pezzi.
Oppure avrò la forza di rimanere qui, seduta dove sto ora, e ascoltare ancora le stesse litanie, le solite battute che mi hai lasciate scritte sullo specchio del bagno; non mi ricordavo che fosse così sporco lì dentro, e non mi ricordavo nemmeno di quel buco al centro del soffitto, dove doveva stare la lampadina.
Le ossa che si frantumano fanno sempre un rumore strano, come di dadi tirati, di bracciali che cadono per terra, di sassolini sotto i tacchi; e quando le schiacci sotto il peso del tuo ego, si, il suono è quello di un urlo, di quelli che mettono paura ai bambini, quelli che si sentono nei manicomi femminili e che non fanno dormire la notte, come se stessero facendo a pezzetti qualcuno senza chiedergli come si sente.
La gente di solito urla per motivi stupidi, però urla spesso, anche quando non apre la bocca, anche quando non senti veramente il rumore, ma il suono ti si conficca nelle vene lo stesso, lo senti che ti graffia da dentro i nervi, che continua a spezzarti la pelle, perché ti è entrato dai pori, dagli occhi, dalla bocca, e adesso vuole uscire, ma non sa come fare, e allora tenta di ucciderti e aggrapparsi alla tua anima mentre esce da quel che rimane di te.
E di me sta rimanendo poco, davvero poco.
Li vedi i miei capelli? Una volta erano neri.
Perdono con lentezza il loro colore.
Mi sembra che stia scivolando dalla radice dei capelli, e ho paura che toccandoli, possa sporcarmi le mani di inchiostro e pece.
E la stai guardando la mia pelle?
Ti ricordi che era iridescente, screziata, liscia come l'oro, ti ricordi che ci potevi affondare le dita?
E adesso mi guardi?
Le mie squame odorano di fiori marci.
Gli occhi sono soltanto pozzi vuoti; forse un giorno ci pianterò delle rose.
E sento che mi stanno sanguinando le mani: il rosso è scuro, un po' inquinato, ma è buono per colorare, e sta tingendo i diesis sul piano.
Le goccioline danno ritmo alle mie melodie, tic, tic, tic, piano piano si forma una mezza sinfonia che rimane sospesa tra il vivo e il morto, come una camelia a testa in giù.
Ma ho la mente annebbiata dai fumi del thè, forse dirò sciocchezze.
Ecco.
Sono salva.
La mia anima è leggera.
Ho chiuso gli occhi, per non doverci vedere.
La nausea è tipica dei viaggi, ma io viaggio da sola, e posso anche fermarmi a vomitare.
Poi avrò le budella pulite, e potrò continuare a camminare.
Alla fine del deserto ritroverò ancora il piano con i diesis che ho dipinto io.
Gli darò un nome, e continuerò a comporre le nostre melodie.
Quelle che mi cantavi prima dell'alba, che rimanevano incastrate fra la nostra pelle e le lenzuola.
Oh, dèi, non mi ricordo, forse ero io che le cantavo.
E' che allora eravamo una cosa sola, ed ora è difficile distinguere.
Potevo vivere col tuo cuore, e tu potevi mangiare con la mia bocca, e respiravamo con gli stessi polmoni.
Però ora basta.
Rimaniamo ancora qui, zitti zitti, prima che io scoppi.
Suoniamo, se ti va, questa invenzione a due mani,
Mi piace tanto come la suoni.


  
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