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Autore: NeverThink    27/02/2009    5 recensioni
La campanella.
Vi era forse suono più dolce? Vi era forse suono più allegro? Vi era forse suono più soave? Vi era forse suono più appropriato per mettere fine ad un anno scolastico?
Bhe, forse esisteva sulla faccia della terra un suono che superava di gran lunga quello della campanella scolastica, ma non era il momento di lasciarsi andare a languidi pensieri.
Mi misi la cartella in spalla e saltellato, come fossi cappuccetto rosso in un campo di margherite, mi diressi all’esterno della scuola. Il mio stomaco brontolava e un lancinante mal di testa non mi permetteva di capire a pieno ciò che la mia migliore amica mi diceva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un nuovo inizio

La campanella.
Vi era forse suono più dolce? Vi era forse suono più allegro? Vi era forse suono più soave? Vi era forse suono più appropriato per mettere fine ad un anno scolastico?
Bhe, forse esisteva sulla faccia della terra un suono che superava di gran lunga quello della campanella scolastica, ma non era il momento di lasciarsi andare a languidi pensieri
.
Mi misi la cartella in spalla e saltellato, come fossi cappuccetto rosso in un campo di margherite, mi diressi all’esterno della scuola. Il mio stomaco brontolava e un lancinante mal di testa non mi permetteva di capire a pieno ciò che la mia migliore amica mi diceva.
-Secondo te prendere un otto è difficile? Insomma è matematica. – mi voltai a guardarla. Il sole picchiava sui nostri visi accalorati. La scuola era terminata e non eravamo più senza dubbio sotto pressione. La foga delle ultime interrogazioni ci aveva ridotte a degli stracci, facendoci delirare e dare di matto.
Mi passai una mano sul viso, frustata.
-Non lo so, Lally. – mormorai sospirando.
-E poi il mio nome è Laura. – alzai gli occhi al cielo.
-Okay… Lally. – dissi in un risolino. –Ma non hai caldo con la manica lunga? Guarda che sole c’è. – le chiesi mentre camminavamo verso casa sotto il sole cocente.
-Da morire. – disse guardando le mie braccia scoperte. –Ma ti rendi conto che la scuola è finita? Te ne rendi conto?- disse con forte eccitazione nella voce. Prese a saltellare e a girarmi, emettendo gridolini di gioia. Scossi il capo ridendo. Laura era così: allegra, solare, gioiosa e tremendamente assillante.
-Cosa c’è di meglio nella vita? Domani andiamo al mare vero? Ti prego, Chiara. Ti prego dimmi di si. – lo guardai alzando un sopracciglio.
-Ma io volevo dormire. – mugugnai.
-Dormirai nel pomeriggio, no? Dai, dai! -
-Okay, ma solo se la pianti di saltare. – dissi e all’istante cesso di muoversi.
-Bene, allora domani passo da te alle otto. Oh guarda sono arrivata! A domani!- parlò così in fretta da non poterla interrompere. Schizzò via prima che potessi replicare.
-Le otto?- gridai, ma non udì le mie parole, o meglio, non le volle udire.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo e ripresi la camminata verso casa.
I capelli scuri, rigorosamente corti, mi ricadevano n piccole ciocche scomposte davanti al viso, così afferrando un ferma capelli dalla tasca dei jeans, decisi di legarli in un piccola coda. Il mio zaino, quasi del tutto vuoto, sembrava avere il peso di un macigno, piano mi portava giù, giù sul marciapiede dove sarei crollata, e successivamente mangiata dagli avvoltoi.
La scuola era finita ed io sarei stata divorata dagli avvoltoi.
-Ma qui non ci sono avvoltoi. – mormorai a tra me. Scossi il capo. Ecco cosa causava la scuola.
-Chiara!- riconobbi all’istante quella voce. Come dimenticarla? La voce più bella che le mie umane orecchie avessero udito, un suono pari ad un coro d’angeli, persino più bello della campanella che metteva fine ad un anno scolastico. La voce del nostro rappresentante d’istituto, sentito mille e mille volte durante le assemblee, le manifestazioni, le occupazioni, i piccoli concertini live.
Corse verso me facendo ondeggiare la massa di capelli ricci biondo-rossiccio, illuminando il mio viso con i suoi occhi chiari, azzurri come il cielo che si ergeva sopra le nostre teste. E, come di consueto, il mio cuore perse qualche battito, mozzandomi il fiato, per poi intraprendere una folle corsa. Sentii il viso avvamparmi di rossore e mi sentii una stupida, per tale reazione. Mi sentivo perennemente una stupida in sua presenza.
Cos’ero io per lui?
Una delle rappresentanti di classe, una ragazza con la quale parlava del più e del meno, con la quale organizzava eventi scolastici.
Cos’era lui per me?
Il sole, la luna, i giorno, la notte, l’acqua il fuoco, la neve, la pioggia, le nuvole… lui era... tutto.
-Ciao. – mi sorrise quando mi fu davanti.
-Ciao. – dissi un soffio, sperando che non si accorgesse del mio imbarazzo.
-Tutto okay?- mi chiese sistemandosi lo zaino che aveva in spalla.
-Si… direi di si. – sorrisi portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Dai, ti accompagno a casa. – alzai le sopracciglia, sorpresa.
Diceva sul serio?
La risposta fu chiara: cominciò a camminare. Sbattei le palpebre qualche volta, presa dall’incredulità.
-Allora, cosa farai durante l’estate?- chiese mentre si fissava la punta delle scarpe.
-Non saprei. Forse vado a trovare dei parenti in montagna. Tu, invece?-
-Parto domani. La nonna greca chiama. – sorrisi. Ricordai il giorno in cui Alessandro mi parlò di sua nonna, delle sue origini da parte di madre, greche. Era un’assemblea di istituto e cercavamo di discutere riguardo i disturbi alimentari, con molto insuccesso.
-Oh. – sussurrai dispiaciuta.
-Tu cosa farai domani?- alzai lo sguardo su di lui e mi persi ancora in quall’azzuro cielo.
-Mare. Laura mi ha convinta, o meglio costretta, ad andarci. – fece un risolino in risposta e lo imitai.
Per la mezz’ora successiva parlammo del più e del meno, dell’estate, della scuola oramai finita, del tempo, del suo gruppo, delle mie lezioni di tennis.
Il marciapiede si fece più stretto e feci per scendere, ma sentii una sua mano posarsi su un mio fianco ed esercitare una lieve pressione, posizionandosi così alla mia destra Lo guardai incredula e sorpesa, mentre camminava sul ciglio della strada.
-Bhe... le ragazze devono sare sulmarciapiede. - sussurrò imbarazzato.
Sorridendo e lusingata continuai a camminare.
Il tempo passò troppo velocemente e subito mi ritrovai sulla porta di casa.
Il silenzio calò fra di noi e presi a dondolare da un piede all’altro, fissandomi le punte delle scarpe da tennis.
-Allora ci si vedrà a settembre?- chiesi con una punta di tristezza. Alzai lo sguardo e i suoi occhi ardevano come non mai.
-No!- esclamò con il viso impregnato di panico.
-Cosa?- balbettai. Sentii lo stomaco stingersi in una morsa e il cuore perdere qualche battito. Un magone mi si formò in gola.
-Non voglio vederti a settembre. – mormorò. Spalancai gli occhi sorpresa mentre cercavo di mantenere quel briciolo di autocontrollo che mi rimaneva. Non potevo cedere, non lì, davanti a lui.
-Ah. – sussurrai con voce tremante. Mi voltai diretta al cancelletto.
-No Chiara, aspetta. – mi afferrò per un braccio e mi voltai a guardarlo, con occhi inumiditi.
-Intendevo dire che non ce la faccio ad aspettare fino a settembre. -  sbattei le palpebre qualche volta, incredula.
-Come?- fece un passo avvicinandosi a me. Potevo avvertire il suo respiro sul viso, potevo ascoltare il battito tranquillo del suo cuore.
-Io… vorrei vederti prima. Vorrei poterti vedere ogni singolo giorno di questa estate, Chiara. – la sua mano delicatamente si posò sulla mia guancia, che immediatamente avvampò di rossore.
-Dici davvero?- dissi in un soffio. Il cuore batteva, troppo velocemente per essere controllato ed era pari al battito d’ali di un colibrì. Potevo sentire il profumo della sua pelle, il calore che essa emanava.
Posò l’altra mano sul mio fianco e mi attirò a se, facendo combaciare i nostri corpi.
-Si, dico davvero. – mormorò sfoderando un amorevole sorriso sghembo.
Poi tutto accadde così lentamente che sembrava una favole.
Le sue labbra si posarono sulle mie. Si modellarono piano su esse, calde e vellutate.
Si mossero in sincrono, come create per essere unite le une alle altre.
Bhe, forse non sarebbe stata una brutta estate.

 

 

 

 

Non so sinceramente da dove mia sia uscita questa one ma spero si piaciuta!
Grazie mille alla mio genio e la mia migliore amica!

 

Dedico questa one alla mia dolce e pazza Linda. Ti voglio bene!

 

   
 
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