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Autore: vanessie    20/11/2015    5 recensioni
Questa FanFiction è il continuo di Sunlight's ray...non l'avete letta? Era la mia prima storia pubblicata qualche anno fa, quindi correte a cercarla!
Avevamo lasciato Jacob e Renesmee ormai adulti, felici e contenti, ma nuove avventure aspettano loro, Jessie, Sarah e Jeremy, nonchè tutti gli altri personaggi della Saga di Twilight.
Una storia fantasy e romantica in cui tutte le ragazze possono riconoscersi, ma che non mancherà di stupirvi!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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SUNLIGHT'S RAY PART 3 FANFICTION

 

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Capitolo 163

“Il significato della parola papà”

 

POV Jeremy

Il suono della sveglia mi riportò alla realtà, facendo finire quel sogno che stavo facendo. Erano le 7.00 e dovevo alzarmi per andare al lavoro. Sbadigliai e mi misi seduto sul letto della mia vecchia camera, a casa dei miei genitori. Sbuffai e dopo un po’ d’incertezza mi decisi ad alzarmi. Andai in bagno a lavarmi il viso, misi i vestiti e scesi a fare colazione. Riattivai la suoneria al cellulare, quella notte infatti lo avevo lasciato silenzioso. Trovai un messaggio ricevuto la sera precedente, verso le 22.00, evidentemente non ci avevo fatto caso prima di andare a dormire. Proveniva dal numero di Allison. Aprii l’sms e capii che in realtà era stato scritto dai gemelli:

 

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Sorrisi e mi sentii meglio dopo aver letto le dolci parole dei miei tesori preziosi. Gli risposi:

 

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Misi in tasca il telefonino e salutai mamma che era appena scesa in cucina. “Buongiorno anche a te Jeremy. Dormito bene?” “Insomma, non molto mamma” “Pensieri?” “Sì” risposi abbassando gli occhi.

 

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Portò la sua colazione in tavola e mi accarezzò la testa “Sai che io e papà siamo qui se vuoi parlarne!” esclamò. Annuii “Lo so, grazie” “Non devi ringraziarci, siamo i tuoi genitori e anche se sei adulto…sarai sempre il nostro bambino e ci saremo sempre per te” affermò. Mi alzai dalla sedia e le sorrisi “Grazie. Adesso devo scappare al lavoro però. Stasera papà è a casa?” “Sì” “Puoi dirgli che vorrei vedere la partita di football alla tv con lui?” “Certo” “E che…ho voglia di…” “Di parlare” mi suggerì mia madre “Sì di parlare” conclusi. Mi sorrise e la salutai uscendo di casa. Presi la macchina e andai al lavoro. Parcheggiai l’auto e mi diressi agli spogliatoi a indossare la divisa. Parlai con alcuni colleghi e poi raggiunsi Steven in ufficio. Prendemmo le ultime indicazioni prima di partire verso il luogo nel quale era avvenuta una segnalazione per un furto. Come al solito mi misi alla guida della nostra auto della polizia e Steven si mise seduto sul lato passeggero. “Allora? Che hai fatto ieri sera?” mi chiese “Nulla. Ho guardato quel film alla tv” “Mmmm ammazza che serata interessante!” esclamò per prendermi per il culo, sorrisi e gli diedi una rapida occhiata “Sì infatti, una serata di merda, come al solito! E tu?” “Beh…i miei figli sono adolescenti ormai, lo sai. Sono rimasti a dormire da amici e quindi…io e Lisa da soli…” “Wow” “Hai idea da quanto non restavo solo con mia moglie? Sai a 47 anni le occasioni per una serata pepata non sono poi così frequenti!” “Serata pepata!” ripetei per ridere, lo coinvolsi e scoppiammo a ridere. Conoscevo Steven da più di 10 anni, era sempre stato il mio partner sul lavoro e ci eravamo sempre trovati bene insieme. Ci raccontavamo tutto, anche le più piccole cavolate, ci prendevamo in giro a vicenda e spesso lui mi aveva dato buoni consigli sia in campo professionale che privato. “Povera Lisa! Immagino la sua faccia quando le hai detto che finalmente avevi voglia di appagare i suoi desideri” continuai a scherzare “Sì sì ridi pure. Credimi quando avevo la tua età era tutto diverso. Anche se tornavo stanco dal lavoro, il sesso era al centro dei miei pensieri e dei suoi” disse. Ascoltammo il messaggio che la radio della polizia stava trasmettendo a tutte le volanti, ma sorvolammo la chiamata perché avevamo già l’impegno di recarci a Salgary street per il furto. Arrivammo sul posto e ascoltammo il racconto dei proprietari di casa, che erano ancora impauriti per l’accaduto.

 

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Facemmo un’ispezione all’interno dell’abitazione per rilevare eventuali tracce e indizi, poi portammo coloro che avevano subito il furto in centrale, per fare la denuncia e l’identikit, poiché la signora aveva notato un particolare che ci avrebbe aiutato. Il ladro infatti aveva un tatuaggio in bella vista.

Quando i signori andarono via, Steven si occupò di sistemare vecchie scartoffie, mentre io scrissi il verbale al computer. Quando finii aiutai Steven. “Allison come sta?” mi domandò, sapendo benissimo quanto mi ferisse parlare di lei da quando ci eravamo lasciati. “Domanda di riserva?” risposi “Jeremy…sai mi infastidisce vederti così” “Sapessi quanto infastidisce me…scusa se sono sempre di pessimo umore” “Ma figurati! Sei sempre il solito Black, solo un po’ meno allegro” “Sì lo so. Il mio massimo passatempo è venire qui al lavoro, la mia vita ultimamente è un’assillante monotonia, tranne che quando sto con i miei figli” confessai. “Perché non vi chiarite tu e tua moglie?” “Non è così semplice” “Le cose sono complicate solo se noi vogliamo farle essere difficili” affermò, sparandomi una delle sue massime filosofiche. Sospirai, sì forse aveva ragione, ma lui vedeva le cose dall’esterno, esserne coinvolti era peggio. “E i tuoi figli che dicono?” “Beh…Amy non dice granchè, è piccola, ha solo due anni, dice solo che le manco. I gemelli…loro non perdono occasione per cercare di farmi dire che amo ancora Allison” “Sono sicuro che Kevin e Nicole riusciranno a fartelo ammettere prima o poi” disse. Sorrisi “Forse sì” “Hanno il tuo stesso carattere e…io conosco la tua persistenza, la stessa che loro hanno ereditato da te” “Steven…stavo pensando…sabato è il compleanno di tua moglie se non sbaglio!” “Sì esatto” “Che ne dici se ti prendi la giornata libera? Ti sostituisco io” proposi. Lo lasciai interdetto. Volevo solo essere gentile, fare un gesto d’amicizia. “Direi che…è perfetto Black, ma sei sicuro? Insomma…” “Sono sicuro. Stai con Lisa, tranquillo non mi rovini nulla, l’alternativa sarebbe stare da solo a casa a piangermi addosso, per cui preferisco di gran lunga venire al lavoro” “Ok grazie. Comunque fattelo dire, secondo me stai lavorando troppo nell’ultimo periodo, tutti questi straordinari ti faranno male. Lo apprezzo, sei un amico, ma lo dico per te!” esclamò. Sapevo che i suoi sentimenti per me erano sinceri, ma la buttai sullo scherzo “Steven guarda che non lo faccio per te. Lo faccio per Lisa, almeno potrà godersi una giornata insieme a te. E poi…stamani in macchina hai detto che vi mancano le serate hot e quindi…” “Vuoi farmi scopare con mia moglie?” “Perché no?! Tu che puoi farlo!” “Oh Black…grazie ma…noto che il sesso è al centro dei tuoi pensieri” disse facendomi scoppiare a ridere. “Quanto tempo dall’ultima volta?” mi chiese “Lasciamo perdere, meglio non saperlo…” risposi. “Non dirmi che…oh sì è così, tu non tradiresti mai Allison, per cui…facendo un rapido calcolo…vi siete lasciati 6 mesi fa…” “Sì esatto. Sei mesi. Lasciamo perdere! Ti va un caffè dal distributore?” proposi per cambiare argomento “Sì, un caffè macchiato” “Ok vado, almeno mi prendo qualcosa anch’io” dissi. Lasciai la stanza del nostro ufficio e attraversai qualche corridoio diretto al distributore. Presi un caffè e notai che il caffè macchiato per Larryson era finito. Gli presi un cappuccino. Aspettai che il segnale lampeggiante della macchinetta automatica si spegnesse e ritirai il bicchierino. Tornai verso l’ufficio, ma man mano che mi avvicinavo percepii sempre più intensamente l’odore di Allison. Il cuore prese a battere in modo frenetico. Entrai nella stanza e la vidi seduta alla scrivania di Larryson intenta a parlare con lui.

 

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Perché era lì? Era successo qualcosa? Voleva parlarmi? Perché era venuta di persona invece di telefonarmi o mandarmi un sms? “Oh eccolo, ti avevo detto che era solo questione di minuti e sarebbe tornato” le disse Steven notando la mia presenza. Allison si voltò e mi fece un debole sorriso incrociando i miei occhi. Era bellissima, come al solito, ma capii dalla sua espressione che c’era qualcosa che non andava. “Ciao Jeremy” “Ciao” “Scusa se ti disturbo qui al lavoro” disse alzandosi in piedi e venendomi vicina. Restai in piedi immobile, con i due bicchierini di caffè e cappuccino in mano, incapace di ipotizzare il motivo della sua presenza nel mio ufficio. “Grazie amico” disse Steven prendendomi dalle mani il suo bicchierino “Il macchiato era finito, ti ho preso un cappuccino” dissi e lui annuì. Si mise al computer a sistemare dei documenti, cercando di fare l’indifferente. “Hai un momento libero o ti disturbo?” mi chiese Allison “Dimmi, accomodati” risposi indicandole la sedia della mia scrivania. Lei si sistemò a sedere “È solo che ho appena fatto un incidente e…” “Stai bene?” le domandai preoccupato “Sì. Volevo soltanto farti vedere se il modulo di constatazione amichevole era compilato bene” disse porgendomi il foglio. Notai il tremore della sua mano quando la allungò verso di me. Presi il foglio e gli diedi una rapida occhiata “Mi sembra compilato bene” “Ho telefonato all’assicurazione e mi hanno detto di fare la fotocopia e inviarla per fax, ricopiando ciò che ho scritto sul modulo online” spiegò “Ma sei sicura di star bene Allison?” “Sì, sono solo un po’ scossa per lo spavento. La macchina ha qualche piccolo danno, nulla di grave spero” “Lascia perdere la macchina, dirò a mio padre di dargli un’occhiata. Vuoi un thè per calmarti un po’?” le proposi “Non importa, ora vado a casa e mi passerà” “No, aspetta voglio che tu ti tranquillizzi prima di andartene” affermai. Lei sorrise. Steven si alzò e si offrì di andare personalmente al distributore a prenderle il thè. Sapevo che l’aveva fatto per gentilezza ma anche per lasciarci soli a parlare. “Se vuoi posso compilartelo io il modulo online!” esclamai per cercare di darle una mano. “Sei gentile e lo apprezzo Jeremy…ma devo imparare a cavarmela per conto mio, già sono venuta qui a disturbarti e…” “Non disturbi, oggi è una giornata tranquilla, niente emergenze” dissi “Scusa sono un’idiota” disse alzandosi dalla sedia. Mi alzai di scatto anch’io “No Ally, perché dici questo?” “Perché…ti ho coinvolto in una cosa personale e invece…devo risolvermeli da sola i miei problemi. È solo che…ho sempre fatto affidamento su mio padre e poi su di te e invece…in questi sei mesi…beh sto cercando di imparare ad affrontare da sola tutto e…” “Ti ho già detto che puoi contare su di me se hai bisogno di qualcosa! Allison, noi…non stiamo più insieme ma io…sono qui e lo sai” spiegai mettendole le mani sulle spalle. Gli occhi le divennero lucidi e subito abbassò lo sguardo per non farmelo notare. “Te lo compilo io il modulo online!” ribadii continuando a tenerle le mani sulle spalle “Grazie” rispose asciugandosi le piccole goccioline che volevano uscire dai suoi occhioni dolci e impauriti. Forse ero io, magari era solo il mio stupido cervello, ma avevo sempre provato un senso di protezione verso Allison e mi feriva vederla così, sentirle dire che doveva imparare a cavarsela da sola. La attirai a me e le diedi un abbraccio. Restò immobile con le braccia appoggiate sul mio torace e la sentii piangere. “Mi dispiace per la macchina!” esclamò “Cosa vuoi che me ne importi di una macchina!” risposi “Ecco il thè” disse Steven tornando nell’ufficio. Sciogliemmo l’abbraccio e capii quanto Steven fosse in imbarazzo per averci interrotto. “Grazie” disse Allison andando da lui a prendere il bicchierino. Iniziò a berlo e gli sorrise. Restammo tutti in silenzio, quando lei finì di bere buttò il bicchiere nel cestino “Adesso devo andare a prendere i gemelli a scuola, ciao Steven” “Ciao bellissima” disse lui. “Ciao Jeremy, grazie ancora” “Di nulla” risposi e poi aggiunsi “Ti accompagno al parcheggio, mi fai vedere che danni ha la macchina?” “Sì, va bene” disse. Uscimmo all’esterno e la rassicurai dicendole che l’auto aveva solo dei piccoli graffi, niente di serio. “Devo andare ora o farò tardi per l’uscita della scuola! Grazie ancora, davvero” “Salutami Amy, Kevin e Nicole” “Lo farò. Scusa se non fanno che tartassarti di sms, ma ai gemelli adesso gli è presa così. Vogliono continuamente mandarti messaggi e io…cerco di frenarli un po’ ma non riesco a dirgli di no” “Non c’è problema, lo capisco, non mi danno noia” “Gli manchi!” “Mancano anche a me Ally” “Vieni domani a prenderli vero?” “Sì” “Ok, buon lavoro, ci vediamo” “Sì, ci vediamo” risposi. Lei partì con l’auto e io tornai all’interno della centrale. Steven Larryson era in piedi nell’ufficio “Non so come scusarmi Black! Ho interrotto il vostro abbraccio prima!” “Tranquillo” “Se solo avessi tardato un po’ magari…vi sareste baciati oppure” “No, non ci saremo baciati” “Non hai bisogno che te lo dica Jeremy ma…lei è ancora innamorata di te, si vede…da come ti parla, da come ti guarda e il fatto che abbia avuto bisogno di vederti dopo l’incidente che ha fatto, significa che sentiva la necessità di averti accanto perché era spaventata” “Non lo so Larryson, non lo so. Non ci capisco un cazzo” “Forse ancora non siete pronti per dirlo l’una all’altro e viceversa ma…dai tempo al tempo, sono certo che tornerete insieme” “Vedremo” risposi con un sospiro. “Prima o poi tornerai ai tuoi vecchi passatempi serali, invece che passare il tempo alla tv” disse per risollevarmi il morale con una risata “Cioè?” “Scopare” disse. Mi fece sorridere e scossi la testa pensando a quanto Steven fosse da sempre stato molto diretto e colloquiale verso di me, nonostante la differenza d’età, 15 anni. Quando ero diventato un poliziotto mi avevano affidato a lui, certo era necessario qualcuno con esperienza e sapevo che prima di associare i nuovi agenti ai loro partner studiavano i caratteri. Non avrebbero mai messo insieme due persone incompatibili. Ero stato fortunato, Steven mi piaceva davvero e condividevamo interessi e modi di fare. Finimmo la giornata lavorativa e tornai a casa dei miei genitori. Andai a farmi la doccia, misi abiti comodi, pantaloni di una tuta e felpa con la cerniera, e scesi in salotto.

Come promesso la mattina, mamma aveva già detto a papà che avrei voluto vedere la partita di football con lui. Mio padre infatti mi aspettava seduto sul divano e aveva sistemato sul tavolino due bottiglie di birra e dei panini super farciti, con patatine fritte. Stava guardando i commenti pre-partita “Eccomi” dissi sedendomi accanto a lui. “Tutto bene al lavoro?” mi domandò “Sì bene, oggi giornata tranquilla. E tu?” chiesi “Bene, giornata impegnativa” rispose. La partita cominciò e noi la seguimmo con interesse e passione, come al solito. Nel frattempo mangiammo i nostri panini e sorseggiammo la birra, commentando ogni azione significativa, ogni errore della nostra squadra e di quella avversaria. Guardare la partita con papà mi era sempre piaciuto, anche quella sera riuscii a distrarmi e a trascorrere del tempo senza i soliti pensieri che mi affollavano la mente. Finita la partita seguimmo le interviste e i servizi giornalistici che trasmisero. Mangiammo il gelato che mamma ci aveva portato, prima di darci la buonanotte e salire al piano superiore in camera sua. Mamma e lo sport erano infatti due estremi opposti. A lei non piaceva affatto, mentre io e Jessie eravamo due appassionati, proprio come nostro padre che fin da piccoli ci aveva coinvolti nella sua adorazione per lo sport, di qualunque genere fosse. Spegnemmo la televisione quando le trasmissioni finirono e restammo stravaccati sul divano a finire le nostre coppe gelato. “Papà…io…sto male senza Allison” “Lo so Jeremy, posso fare qualcosa per aiutarti?” “No, tu e la mamma fate già tanto per me e vi ringrazio” “Mamma ed io ti vogliamo bene e lo sai, puoi immaginare quanto ci dispiaccia vedere te e Allison separati” “Lo so, questa situazione ferisce anche voi e mi sento responsabile” “No Jerry, non devi” “Sei mai stato costretto a restare lontano dalla mamma quando eravate fidanzati o durante il matrimonio?” gli chiesi curioso. Lui alzò gli occhi come per riflettere “Beh…quando ho perso la memoria, ma capisco che sia diverso, perché io in quel periodo mi sentivo incompleto, ma non ne capivo il perché, non mi ricordavo nemmeno chi fossi, per cui diciamo che non potevo neppure sentire la mancanza della mamma” mi spiegò. Sospirai e rimasi in silenzio “Vedi Jeremy, io e tua madre siamo legati dall’imprinting, ma sono certo che l’avrei amata ugualmente anche senza l’imprinting e credimi…se fossi stato costretto come te a starle lontano per 6 mesi, io sarei impazzito. Credo che tu sia molto forte” confessò “Non sono forte papà. Forse lo sembro dal di fuori ma…non è così” “Questo lo so. È naturale che tu stia così. Credo che tra te ed Allison non sia finita, è solo una lunga pausa di riflessione, ma tornerete ad essere una coppia, ci scommetto” disse. Perché tutti erano convinti di questo? Mamma e papà, Steven, Jessie e Sarah, i miei amici…

“Quello che mi fa più male papà…è il fatto che Nicole, Kevin ed Amy ne stiano soffrendo. Mi uccide questo pensiero” “Amy è piccola ma i gemelli hanno capito che vi amate ancora. Non preoccuparti sono in gamba” mi consolò. “Sai Jeremy…mi ricordo quanto tu avevi la stessa età di Kevin e Nicole. Eri un bambino solare, spensierato e combina guai. Adesso invece sei così diverso. Sei cresciuto, sei diventato un uomo e so che puoi finalmente capire le mie preoccupazioni per te” “Perché credi che le capisca solo ora? Le capivo anche quando ero un adolescente, solo che non volevo darti la soddisfazione di fartelo capire” risposi.

 

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“No non è questo Jeremy. Le capisci solo adesso perché non sei più un ragazzino, sei un padre anche tu e quello che senti per i tuoi figli è identico a ciò che sento io per Jessie, Sarah e per te” disse e poi aggiunse “Ti voglio bene e sai che ti basta un piccolo cenno per farmi capire che vuoi parlare, che vuoi sfogarti, che vuoi un consiglio” “Grazie papà” risposi prendendomi un abbraccio che da troppo tempo non ci scambiavamo. Mi sentii bene tra le sue braccia forti che mi avevano sempre accolto fin da quando ero piccolino. Braccia che mi avevano consolato quando ero triste, protetto quando ero impaurito, dato sostegno nei momenti più difficili. Ma quelle braccia c’erano state anche tante altre volte, in tutti quei momenti spensierati e felici della mia infanzia, durante i quali giocavo con mio padre, durante i quali mi insegnava come comportarmi nel mondo. Momenti in cui mi sedevo sulle sue ginocchia e, totalmente rapito dal suo modo di incantarmi, ascoltavo le storie della mia tribù, le leggende, i racconti sui licantropi e i vampiri. Sapevo che durante la prima adolescenza talvolta lo avevo deluso con il mio comportamento da ragazzino ribelle, nonostante provassi per lui un rispetto e una venerazione sovraumana. Gli avevo già chiesto scusa più e più volte da quando ero cambiato, dopo aver incontrato Allison. Rimasi lì tra le braccia di mio padre e per la prima volta da quando quella maledetta notte io e Ally ci eravamo lasciati, cominciai a piangere, esternando tutto il mio dolore, tutta la mia sofferenza. Non avevo timore che mio padre mi giudicasse, che mi considerasse debole o emotivo. Papà mi aveva sempre capito e rispettato per quel che ero. “Ti voglio bene” affermai tra le lacrime “Jeremy…lo so…lo so stai tranquillo” rispose. Avrei voluto essere per i miei figli ciò che mio padre era da sempre stato per me. La mia adorazione per papà, sebbene enorme fin dall’infanzia, era cresciuta negli anni. Avevo rivalutato ogni suo singolo gesto, ogni sua parola, ogni suo insegnamento da quando avevo davvero capito cosa significasse essere il padre di qualcuno. Era semplice e comune però essere un padre, bastava concepire un bambino, tutto qui. Ma io volevo essere di più, desideravo essere un papà. Sperai di potermi migliorare, avrei inseguito il modello del mio papà  per tutta la vita e forse non lo avrei mai eguagliato.

 

NOTE:

Ciao a tutti! Nella prima parte del capitolo mi sono concentrata su Jeremy impegnato sul posto di lavoro, dove ha l'occasione di confrontarsi con il suo collega Steven, che tenta di dargli dei consigli, soprattutto dopo la visita di Allison. Nella seconda parte invece ho preferito inserire un dialogo tra Jeremy e suo padre, mi sembrava più appropriato che un ragazzo preferisse confidarsi con il papà piuttosto che con la mamma, inoltre abbiamo sempre parlato del rapporto speciale che lui ha avuto con Jacob! Spero che vi sia piaciuto questo momento.

Vi anticipo che la prossima settimana ci sarà un capitolo  con un dialogo esilarante tra Jeremy e i gemelli ^____^ o almeno spero che vi farà sorridere, proprio come fa sorridere me ogni volta in cui lo rileggo!!!! Vi do appuntamento a venerdì e ovviamente aspetto le vostre recensioni!!!

Vanessie

 

P.S: Che ne dite della foto di inizio capitolo?????

   
 
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