Film > Sweeney Todd
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Autore: DarkButterfly    27/02/2009    4 recensioni
Cosa accade quando tra il distaccato Sweeney Todd e la diabolica Nellie Lovett viene a crearsi un'insostenibile tensione? Ehm... Sono appena "risorta dalle ceneri" (ovvero, era un sacco di tempo che non prendevo in mano una penna e scrivevo un racconto) ed è la prima volta che scrivo un racconto "pseudo-erotico" (che poi di erotismo non c'è n'è molto), ergo il risultato potrebbe rivelarsi alquanto scadente. Ma lascio a voi il compito di giudicare! Spero che la lettura sia di vostro gadimento! ^^
Genere: Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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The Beauty&The Beast


La fredda lastra dello specchio rifletteva l'immagine di una donna: un'affascinante donna nel pieno della propria maturità, persa in quel periodo di massima bellezza che precede il fatidico declino della vecchiaia, quando la pelle è ancora liscia e poco si cura delle piccole rughe d'espressione che cominciano a solcare il volto e delle vene bluastre che sembrano sporgere ogni giorno di più sotto la pelle tesa delle mani.

I morbidi riccioli castani scivolavano lascivamente lungo le spalle seminude incorniciando il pallido viso a forma di cuore di quella creatura che sembrava provenire da un punto a metà strada tra la terra e il Paradiso.

Le labbra carnose e ben disegnate s'incurvavano in una smorfia apatica e gli occhi castani erano freddi e profondi come un abisso abbandonato, quell'espressione mesta insultava quel volto ancora fanciullo, che avrebbe potuto far innamorare qualsiasi uomo se solo si fosse aperto in un sorriso.

Le eleganti mani salirono ai lacci della camicia da notte e lasciarono scivolare il leggero abito di cotone bianco sul parquet scricchiolante. Poteva reputarsi soddisfatta del proprio corpo, era snella, ma possedeva dei seni floridi e tonici come quelli di una ragazza. Partendo dalle caviglie fine, risalendo lungo i polpacci e le cosce ben tornite, attraversando i glutei sodi, e scivolando lungo il ventre piatto, passando tra i seni morbidi, fino al collo lungo e sottile, e poi scivolando nuovamente lungo le spalle strette e le braccia lunghe e fragili che poco sembravano adatte a qualsivoglia lavoro, si poteva dire che Nellie Lovett era una donna affascinante. Il genere di donna su cui un uomo si sarebbe potuto concedere dei pensieri tanto scandalosi, da essere capaci di far indispettire le mogli che li attendevano a casa. E poi Nellie era un'ottima cuoca, e questo era un particolare non trascurabile. Non per nulla il suo negozio di pasticci era perennemente assalito da orde di avvocati, giovani e vecchi, che all'ora di pranzo raggiungevano il negozietto dal Temple, dove svolgevano le loro mansioni, e alle volte vi rimanevano sino a tarda sera, ingozzandosi di pasticci e facendo a gara per collezionare il maggior numero possibile di sorrisi da parte della cuoca che, con disinvoltura, si destreggiava tra i tavoli servendo a questo e a quel gentiluomo un pasticcio di maiale, o di vitello, a seconda del volere del cliente. Tuttavia, a Nellie, gli uomini che spiavano il suo profilo ogni volta che si chinava a raccogliere qualcosa da terra o a versare l'ennesimo boccale di birra, apparivano come spettri, invisibili, come tutti gli uomini comuni. Mr. T non si poteva però definire un uomo qualunque. Mr. T era un uomo morbosamente innamorato della vendetta e disperatamente affezionato al ricordo della moglie, Lucy. Lucy era tutto ciò che Nellie aveva sempre invidiato. Lucy non era affascinante, lei era bella e quando sorrideva sapeva rischiarare il cuore cupo delle persone. I capelli di Lucy rilucevano come oro nella luce del sole e i suoi occhi scintillavano come l'azzurro mare nelle splendide giornate estive. Ma, più di ogni altra cosa, Lucy era la donna amata da Mr. T. Nellie sapeva che mai e poi mai avrebbe potuto aspirare ad innescare nel cuore ormai insensibile di quell'uomo il sentimento che un tempo Lucy gli aveva scatenato dentro.

Si chinò lentamente, con ben poca grazia, come se le sue membra si fossero fatte improvvisamente instabili e pesanti, e raccolse la veste. Si voltò verso il proprio freddo solitario letto, e s'infilò la candida camicia da notte dando le spalle allo specchio. Quel rituale, che compiva ogni sera di fronte al proprio patetico riflesso, era frustrante.

Il sonno, come ogni notte, non arrivò fino a che non ebbe bevuto il suo infuso di valeriana ed oppio, che la lasciava crollare in una placida requie priva di sogni.

Il risveglio avveniva sempre nella gelida luce dell'alba, quando il freddo le penetrava nelle ossa nonostante la protezione delle calde coperte, e, come sempre, dopo aver aperto gli occhi ed essere scivolata silenziosamente fuori dal proprio giaciglio, strisciava silenziosamente fuori dalla propria camera, sollevando l'orlo della veste con le mani. Senza fare rumore saliva le scale e s'infiltrava nella stanza di Mr. T, che a quell'ora era sempre immerso nei propri sonni tormentati. Pover'uomo, nemmeno nel buio della notte poteva trovare la serenità che tanto agognava. Rimaneva in quella stanza per interminabili minuti osservando il profilo contrito dell'uomo e ascoltando il rumore del suo respiro accelerato. << Benjamin... >> Sussurrava ogni mattina, prima di chiudersi la porta alle spalle e scendere a preparare la colazione e a svegliare Toby che dormiva placidamente sul divano. Almeno lui aveva ancora la capacità di lasciarsi cullare da sogni illusori. Nellie aveva smesso di farlo da anni, anche se, alle volte, durante i tediosi pomeriggi si lasciava cadere sul divano abbandonandosi alla propria sfrenata fantasia dove lei e Mr. T si accarezzavano lascivamente scambiandosi infuocate effusioni in un caldo letto matrimoniale. Ma poi arrivava sempre qualcuno ad interrompere quei sogni ad occhi aperti nei quali avrebbe voluto perdersi per sempre, e lei, ritornando in sé, liquidava quell'illusione di poco prima come una sciocchezzuola. Scacciandola dalla propria mente come si farebbe con un moscerino molesto.

Versò il latte in un pentolino e maledì il disordine della cucina mentre cercava un fiammifero per accendere il fornello, aprì nervosamente cassetti e credenze fino a che non trovo ciò che cercava e lo accese sfregandolo con dita nervose. Un fuoco azzurrognolo iniziò a crepitare da due dei fornelli, su uno pose il pentolino con il latte e sull'altro una caffettiera in cui aveva miscelato il caffè per Mr. T. Odiava quella bevanda amara che ogni mattina si costringeva a preparare, poiché era l'unico alimento che l'uomo ingerisse la mattina prima di aprire la propria bottega. Spostò lo sguardo preoccupata sulla bottiglia di gin quasi vuota, Toby si sarebbe rovinato se avesse continuato su quella strada. Nascose la bottiglie in una delle credenze, dietro ad un sacchetto di farina. Il caffè cominciò a bollire e il latte fuoriuscì dalla pentola. Nellie imprecò ritraendo la mano ustionata da uno schizzo del liquido bollente. Si avvolse un panno umido sulla mano e afferrò il pentolino, riuscendo finalmente a spostarlo sul tavolino, accanto alla caffettiera. Spense il fuoco e salì nella propria stanza, dove aprì l'armadio alla ricerca di un abito da indossare.

Dopo aver ispezionato a lungo il proprio guardaroba optò per una casacca bianca ed un meraviglioso corsetto di broccato rosso con ricami neri abbinandoli ad un'ampia gonna nera bordata di rosso scuro. Senza degnarsi di chiudere la porta lasciò scivolare a terra la veste bianca e si pettinò con le dita i riccioli castani.

Mr. T nel frattempo aveva aperto gli occhi e aveva indossato con calma un paio di calzoni scuri, la casacca bianca, ed il gilet nero che era solito ad utilizzare, quasi quella fosse la sua uniforme. Era uscito con passo impercettibile dalla propria stanza, passando davanti alla camera di Nellie Lovett proprio nel momento in cui ella si stava denudando ignara di essere spiata da un casuale spettatore. Per quanto Sweeney Todd ritenesse la sfera femminile priva di attrattiva alcuna, eccezion fatta per la luce dei suoi occhi, Joanna, e il suo appassionato cuore, Lucy, non riuscì ad evitare di restare, benché soltanto per pochi istanti, affascinato dalle soavi linee di Mrs. Lovett, che apparivano magnifiche nella pallida luce del primo mattino. Il respiro dell'uomo si fece pesante e l'atmosfera sembrò farsi estremamente calda, per allentare il nervosismo il barbiere sbottonò il primo bottone della propria camicia, cercando di controllare la ben nota sensazione di calore che si stava impossessando della sua virilità. Fu in quel momento che la donna scomparve dalla sua vista per afferrare i propri abiti. L'atmosfera ritornò abitabile e lui poté riprendere possesso del proprio corpo scendendo in cucina e versandosi il caffè in una tazzina di porcellana graziosamente decorata da fiorellini primaverili, ma orribilmente scheggiata da una caduta maldestra. Quella tazzina era come Mrs. Lovett, di per sé elegante e bella, ma qualcosa in lei risultava ripugnante. Era il cinismo, la fredda malvagità che celava dietro a quel viso angelico. Era il demonio che si nascondeva nel corpo di una graziosa signora.

Il ben noto ticchettio dei tacchi della donna che si avvicinava alla cucina lo distrasse, e lei fece la sua apparizione, impeccabile, come al solito, nei dettagli. Versò il latte in una tazza e lo sorseggiò con disinvoltura. Sweeney non poté fare a meno di lanciare uno sguardo desideroso alla linea di quei fianchi sinuosi che il corsetto non faceva altro che esaltare. Ma quando la cuoca si voltò a guardarlo con quegli enormi occhi castani, traboccanti d'amore, gli occhi del barbiere erano corsi al cielo piovoso di Londra che incombeva su di loro attraverso la finestra.

<< La carne è quasi finita, Mr. T. >> Lo informò casualmente la donna. Mentre sciacquava le stoviglie in un catino. Le sue mani, pensò Todd, erano così soffici, così seducenti, anche mentre si affannavano nell'acqua gelida, anche mentre svolgeva le mansioni più umili.

<< Sono certo che presto non dovrete più preoccuparvene. >> Replicò l'uomo calibrando la propria voce e ricorrendo a tutta la freddezza che aveva addestrato il suo animo durante quei lunghi anni di prigionia, lontano dalla sua patria, lontano dalla sua famiglia. Lui torturato e disperato in una prigione spagnola, sua moglie gelida e profanata in una prigione di terra e sua figlia abbandonata ed inerme nella prigione delle braccia del giudice Turpin.

Mrs. Lovett gli si avvicinò languida asciugandosi le mani con un canovaccio << In fondo tutti vogliono farsi rasare dal miglior barbiere di Londra. >> Sussurrò accarezzandogli il collo prima di abbandonare la cucina. Sweeney esaminò incuriosito la babele di sensazioni che, dopo tanto tempo, quella donna aveva risvegliato in lui. Un brivido freddo gli aveva percorso la colonna vertebrale, trasformandosi in calore in prossimità delle gote e sfuggendo dalle sue labbra in un sospiro di piacere.

<< Mr. Todd? >> Toby era apparso sulla soglia della cucina strofinandosi gli occhi con i pugni chiusi.

Sweeney Todd lo squadrò infastidito per essere stato interrotto durante uno dei momenti, più unici che rari, in cui riusciva a sfiorare il limite di un'emozione umana che non fosse l'odio: l'eccitazione << Tobias? >> Replicò infastidito osservando Toby con un sopracciglio inarcato. A differenza di Mrs. Lovett, Todd non provava alcun affetto per sfortunato orfanello e di certo non si poneva il problema di cosa ne sarebbe stato di lui quando avesse preso coscienza di cosa accadeva in quella strana casa dove era capitato. Il ragazzino non sarebbe mai riuscito a superare la paura per quell'uomo, nonostante fosse piuttosto avvezzo alle sue maniere brusche.

<< Sa per caso dov'è la bottiglia di gin? >> Chiese con un evidente tremolio nella voce.

<< Ho forse l'aria di essere un bevitore di gin, Tobias Ragg? >> Ringhiò Todd a denti stretti fulminando il piccolo con lo sguardo.

<< Mi perdoni, Mr. Todd. Devo averla lasciata in qualche cantone e lì devo averla scordata. La prego, mi perdoni per averle creato disturbo. >> Tobias ruzzolò fuori di casa sbattendosi la porta alle spalle pronto a raggiungere Mrs. Lovett per mettersi al riparo dall'uomo nero dietro alle sue sottane. Todd ghignando raggiunse la propria bottega, dove si preparò a ricevere i clienti della giornata.

Dopo appena pochi minuti giunse un commerciante italiano riccamente vestito, aveva una bella voce profonda, e parlava un inglese maccheronico marcato da un forte accento.

<< Rasatura? >> Domandò Todd scandendo ogni lettera. L'uomo annuì vigorosamente tentando di spiegare, nel suo inglese poco scorrevole, che aveva appuntamento con alcuni nobili e ci teneva ad avere un aspetto ordinato e presentabile.

<< Non si preoccupi. >> Lo rassicurò Todd << In meno di 10 minuti si ritroverà perfettamente sbarbato, e per 1 penny soltanto. >>. L'italiano si adagiò sulla poltrona con un sorriso candido e regolare stampato sul volto, che non lo abbandonò nemmeno quando il rasoio cesellato in argento di Sweeney Todd si abbatté sulla sua gola squarciandola da orecchio a orecchio. Il barbiere sorrise e si leccò il labbro inferiore macchiato di sangue. Tirando una leva la poltrona s'inclinò producendo un cigolio orrendo, e lasciando cadere il cadavere dissanguato in chissà quale sordido antro. << Ecco il tuo ripieno, Lovett. >> Mormorò tra sé e sé mentre riordinava velocemente il tutto, prima che un secondo cliente, un inglese benestante e molto in vista, facesse il suo ingresso nella modesta bottega.

<< Bentornato, Lord Michael. >> Sweeney Todd s'inchinò aggraziatamente e fece accomodare il gentiluomo sulla poltrona << Rasatura, presumo. >>.

<< Presumete bene, Mr. Todd. >> Replicò il gentiluomo, mentre il barbiere gli ricopriva il volto con candida schiuma.

<< Ho udito degli ultimi scandali di corte, Lord. Temo che certi giornalisti ficcanaso non sappiano scrivere gli articoli senza aggiungerci del proprio. >> Commentò Todd, mentre con inquietante cerimoniosità affilava la lama del proprio rasoio sulla coramella che gli pendeva dalla cintura.

<< Nulla di più vero, Mr. Todd. >> Asserì il cliente.

La lama scorreva delicata e precisa lungo le guance brune di Lord Michael, che con gli occhi chiusi lasciava che il proprio pensiero corresse alla splendida Lady Marianne, che avrebbe incontrato nel primo pomeriggio durante il pranzo a corte. Quale disdetta che tale soave creatura fosse già stata promessa in sposa al suo eterno rivale, Darcy, quando ella non aveva ancora compiuto 10 anni d'età. Sebbene Lord Michael avesse 20 anni più di lei la notte sognava di possederla nel giardino della corte, all'insaputa di tutti, avvolti dall'odore del lillà o del pesco in fiore. E su quel fresco prato, dopo interminabili carezze, lui le avrebbe sussurrato all'orecchio "Scappiamo assieme.". E da quel momento era soltanto una lunga cavalcata verso l'alba ignota.

<< Avete un aspetto incantevole, Lord Michael. >> Lo elogiò Todd osservando la propria opera finita << Sono certo che le donne di corte avranno occhi solo per voi. >>. Il nobile osservò turbato il barbiere mentre attendeva il proprio resto, sembrava quasi che quell'individuo fosse in grado di leggergli la mente.

<< Grazie, spero che trascorrerà una giornata fruttuosa. >> Si congedò Lord Michael sulla soglia, desideroso soltanto di allontanarsi il più presto possibile dal barbiere.

<< Grazie a lei, My Lord per aver scelto la mia bottega. >> Replicò Todd, ossequiando l'uomo con mille inchini e moine.

Nel frattempo Mrs. Lovett si affaccendava nella sua bottega: l'odore di quei deliziosi pasticci si espandeva in lungo e in largo per tutta Bell Yard, attraversava il mercato e superava la chiesa di St. Dunstan dove i giganti, entro breve, avrebbero eseguito il loro consueto spettacolino che si ripeteva allo scoccare di ogni ora, tra la meraviglia dei forestieri, e l'irritazione dei londinesi esasperati da quello scampanellio che si ripeteva con incessante regolarità. E da lì, a pochi passi dalla chiesa, Sweeney Todd sarebbe stato impegnato nel proprio lavoro, radendo guance e sgozzando gole, in attesa di quell'unica che fosse in grado di saziare la sua fame di vendetta. La gola di Turpin.

<< Mrs. Lovett è una fata, non è umana! >> Esclamò un vecchio evidentemente ubriaco sollevando una pinta di birra e spandendo il liquido ambrato su tutto il bancone in legno. La cuoca si materializzò davanti a lui con uno straccio in mano, e cominciò ad asciugare il legno prima che la birra penetrasse troppo a fondo procurando quegli antiestetici rigonfiamenti che si potevano osservare su gran parte dei tavoli.

<< Voi siete troppo gentile, Lord Caravall. >> Sorrise la donna facendo dono al Lord di una vista particolarmente ravvicinata della generosa scollatura. L'uomo, sbirciando senza alcun ritegno nel corsetto della donna, replicò << Mrs. Lovett, non sono certamente l'unico a pensarlo in questa sala. >>. Un'eco di assensi e di boccali sventolati seguì l'esclamazione. La donna sorrise, con quel fare sottile di chi possiede la sottile arma del fascino e sa usarla a suo piacimento su uomini succubi << Un altro pasticcio, My Lord? >> Chiese, afferrando il vassoio posato lì accanto. L'uomo, com'era prevedibile, accettò di buon grado, e, mentre era impegnato ad ingozzarsi del sublime manicaretto, la donna scivolo attraversò i tavoli per occuparsi degli altri clienti che affollavano il locale. Le giornate trascorrevano così, con lei e Tobias impegnati fino a tarda sera a sfornare pasticci e a servirli nel locale.

Anche per Todd la giornata stava scorrendo fruttuosamente, diversi clienti erano entrati ma non altrettanti erano usciti da quella rustica porta in vetro bombato e legno. Fu circa verso metà pomeriggio, quando il sole, alto nel cielo, aveva rischiarato la cupa città dissipando le nubi insidiose, che Todd si accorse di aver quasi terminato la schiuma da barba, non avendo il necessario per preparare il composto sotto mano fu costretto, sebbene seccato da quell'interruzione non prevista, a lasciare incustodito il locale per recarsi dal farmacista la cui bottega si trovava nei pressi del mercato, soltanto a pochi metri dalla chiesa che ora batteva le 4 del pomeriggio.

Camminava con passo lento e solenne, creando sentimenti di timore ed ammirazione nei passanti, che si scostavano per evitare d'essergli d'intralcio nel suo intercedere. Il sole scintillava allungando quell'ombra inquietante che lo precedeva verso la farmacia, la stessa in cui Lucy aveva scelto di bere il sacrilego veleno che l'aveva portata lontano da lui. Oh, Lucy.

Il farmacista era un uomo anziano, piuttosto gracile, dalla voce bassa e roca. Il suo respiro era rantolante ed era costretto, dopo appena una manciata di parole, a prendere una pausa riempita da angoscianti colpi di tosse strascicati. Chissà se era stato quello stesso uomo a mettere nelle mani di Lucy il cianuro.

<< Il signore desidera? >> Domando rizzandosi dal bancone e aggiustandosi sul naso gli spessi occhialetti scheggiati. Todd elencò gli ingredienti di cui aveva bisogno, e mentre attendeva che il farmacista, con lentezza esasperante, esaminasse ogni scaffale e radunasse ogni genere d'inutile cianfrusaglia, si chiese cosa stesse pensando Lucy in quel momento, mentre sostava di fronte al bancone della farmacia. Aveva giochicchiato con le sue ciocche dorate, com'era solita a fare quando era nervosa? La sua voce tremava? Quante domande che mai avrebbero avuto risposta lo stavano assillando in quel momento!

Nel frattempo anche in Bell Yard scarseggiavano gli ingredienti.

<< Mrs. Lovett, la farina sta per finire. Vuole che esca a comprarne? >> Chiese Tobias, tirando discretamente un lembo della gonna della cuoca. Nellie sollevò gli occhi al cielo. Era una bella giornata, aveva voglia di camminare, di respirare l'aria satura di Londra.

<< No, Toby. Non preoccuparti, andrò io. >> Replicò sfilandosi il grembiule e affidando l'intero negozio nelle mani del ragazzino << Non starò via molto. >>.

Uscì sotto il sole freddo della città e pensò di passare nella bottega di Mr. T, giusto per accertarsi che non gli servisse nulla. Deviò verso Fleet Street che distava soltanto un paio di isolati da Bell Yard ed era lungo la strada. Arrivata alla porta ignorò il cartello con la scritta “Closed” ed entrò utilizzando una copia delle chiavi che sapeva il barbiere era solito a lasciare sotto lo zerbino.

<< Mr. T? >> Chiamò mentre apriva la porta con voce tremante. Le rispose soltanto l'insondabile silenzio della sala.

Entrò e si guardo intorno, il luogo era evidentemente vuoto. Prima di uscire si concesse di sbirciare dall'enorme finestra che dava sulla strada, aveva sempre ammirato quella finestra, la stessa che per anni Agilbert, suo defunto marito, era rimasto a guardare con occhi vacui. Il sole stava piombando in un cielo color rubino, attorniato da nubi rosee e morbide come lo zucchero filato che aveva mangiato da bambina seduta sulle ginocchia di suo padre. Fu in quel momento che la serratura della porta scattò facendola sobbalzare.

Todd entrando vide il profilo di Mrs. Lovett come un'oscura sagoma posta di fronte al giorno che cala gloriosamente lasciando posto all'insidiosa notte. Quell'immagine gli fece tornare in mente una scena vissuta 15 anni or sono, quando, rientrando dopo una dura giornata di lavoro, aveva trovato Lucy persa nella contemplazione del tramonto posata contro quella stessa finestra. Lui le si era avvicinato e le aveva dolcemente cinto la vita con le braccia, baciandole una morbida guancia. << Non è meraviglioso? >> Aveva chiesto lei posando le sue piccole manine delicate su quelle più grandi e rudi di lui. Todd, all'epoca ancora Benjamin Barker, le aveva baciato morbidamente il collo prima di replicare << Non potrà mai essere meraviglioso quanto te. >>. Lei allora si era voltata verso di lui e aveva intrecciato le dita dietro il suo collo << Certamente mai meraviglioso quanto la notizia che sto per darti. >> Aveva sorriso con fare cospiratore e lui l'aveva osservata incuriosito, la sua bellissima, amata, adorabile, Lucy. << Aspettiamo un bambino. >> Aveva sussurrato sorridendo, mentre lui la afferrava e la faceva volteggiare in lungo e in largo per la stanza pazzo di gioia per quella gravidanza inattesa.

Ma quella donna maligna che si stagliava contro la luce non era Lucy, era una creatura tanto affascinante quanto spregevole, tanto innamorata quanto diabolica. Todd si sentì irresistibilmente attratto da lei, anche se Barker, la piccola parte di Barker che ancora sopravviveva in lui, deplorava l'abominevole desiderio che spingeva Todd a congiungersi a quella donna, lì, nella stessa stanza in cui tante volte lui e Lucy si erano cullati fino a notte fonda l'uno nelle braccia dell'altro. Ma fu l'istinto animalesco di quella nuova personalità che si era creato in quei solitari anni di carcere a prevalere. Nellie Lovett non si voltò nonostante avesse sentito il barbiere avvicinarsi a grandi falcate verso di lei. Lui si fermò improvvisamente, Nellie poteva sentire il suo respiro ansante alle sue spalle. Provava paura, paura ed eccitazione per la situazione pericolosa in cui stava addentrandosi.

Le mani di Sweeney Todd cinsero violentemente i fianchi della donna e il suo viso si avvicinò al collo di lei inspirandone il soave profumo. Com'era possibile che avesse un odore così delizioso, come di un bouquet fiorito, se passava le sue giornate tra pezzi di carne umana e pasta molle?

Nellie chinò il capo e sospirò profondamente, i riccioli castani le ricaddero sul volto. Aveva tanto pregato per quel momento.

Si voltò verso l'uomo che, senza staccarle le mani di dosso, prese a baciarle il collo, a morderla, ad assaporarla in maniera squisitamente oscena. Nellie cerco di slacciarsi il corsetto, mentre lui continuava a succhiarle il collo facendola quasi gemere di piacere. Lui si allontanò e la obbligò bruscamente a voltarsi, quasi le strappò il corsetto di dosso, tanta fu la foga con cui sciolse i numerosi nastri che lo richiudevano. Il seno della donna scivolò fuori dalla scollatura, e il barbiere le strappo la casacca prima ancora che lei potesse tentare di coprirsi. Con le mani, e la bocca, e i denti torturò di piacere Nellie, accarezzandole la schiena con le dita mentre tracciava disegni immaginari sul suo petto con la lingua. La donna gemeva incontrollabilmente, cercando con disperata tenacia un contatto con le labbra dell'uomo, un tentativo vano, poiché per lui non c'era alcun coinvolgimento romantico. Si trattava di sesso, sesso e nulla più. Nellie cercò di bloccare le mani di lui che stavano correndo sotto la sottana riccamente decorata, accarezzandole voluttuosamente le ginocchia e graffiando con tenacia le candide cosce. Il tocco furioso di un angelo peccatore.

<< No, ti prego, no... >> Gemette la donna, mentre le dita dell'uomo la penetravano. Il rossore sulle sue guance e il luccichio dei suoi occhi lasciavano immaginare quanto fosse succube delle doti amatorie di quel cupo barbiere che fino a pochi minuti prima non la trattava nemmeno come se fosse una femmina. Dopo alcuni intensi minuti, che a Nellie parvero durare un'infinità di tempo, Todd fece scivolare la propria mano lontano dalla gonna di lei. Si studiarono in silenzio per un tempo che parve senza fine, attendendo che l'altro facesse la prima mossa. La fornaia osservava quell'uomo pensando a tutti gli audaci pensieri a cui l'aveva sottoposto nelle proprie fantasie, che avrebbero scandalizzato qualsiasi donna perbene dell'epoca. Todd gattonò verso di lei, osservandola come un predatore osserva la preda: quegli occhi lucidi, eccitati, affamati del suo corpo, pronti a divorarla.

<< Qualcuno potrebbe entrare, io non credo che... >> Ora stava cercando con deboli scuse di fuggire da ciò che il suo cuore anelava. Aveva paura, Nellie, ora che sapeva che nulla avrebbe potuto fermare l'ingranaggio che quel pomeriggio si era messo in moto. Todd la rinchiuse nella prigione delle proprie braccia << ... non è una buona idea... >> Mormorò, mentre lui, con ben poca galanteria, le sollevava la gonna, smanioso di possederla. Nellie si morse le labbra per non urlare nel momento in cui lui entrò dentro di lei. Non era premuroso, come lei l'aveva sempre immaginato nei suoi sogni, ma violento. Affondava nelle sue carni come una lama affilata, uccidendola di un piacere illecito.

Le sue spinte erano forti e continue, il suo viso era madido di sudore, e sulla sua schiena si aprivano lacerazioni lasciate dalle unghie affilate di Mrs. Lovett, che urlava sotto di lui, incurante del rumore che stava causando, libera, dopo tutti quegli anni di castità forzata, di abbandonarsi a quel travolgente orgasmo. Todd da parte sua soffocava gemiti o qualsivoglia suono, ma dentro di sé sentiva l'avvicinarsi del culmine, per l'ennesima volta, da quando aveva iniziato ad amare la fornaia su quel pavimento scheggiato. Raggiunsero il massimo godimento quasi nello stesso istante, e per un attimo Todd si perse in un ricordo nebuloso, qualcosa che Benjamin Barker aveva vissuto molti anni or sono, quando ancora poteva essere felice. Lui e Lucy erano stesi sul letto la notte delle nozze. Lucy aveva paura e si stava coprendo con una coperta, sul suo viso ardevano la vergogna ed il pudore. Benjamin le era scivolato accanto nella penombra e l'aveva baciata con dolcezza << Sei bellissima, Lucy. >> Aveva sussurrato, mentre lei lasciava cadere la coperta e gli donava la paradisiaca vista del suo corpo. << Hai paura? >> Le aveva chiesto, mentre la accarezzava dolcemente, la sfiorava con eleganza, senza lussuria alcuna. Lucy aveva annuito, mentre si lasciava baciare nuovamente da quel barbiere, che, nonostante le sue premure, sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione. La realtà era che Benjamin Barker era maledettamente spaventato dalla possibilità di farle male durante l'amplesso. Sapeva per certo che Lucy non aveva avuto alcun amante prima di lui, e quindi era dannatamente spaventato dalla possibilità di provocarle dolore in alcun modo. Infine la prese, goffamente, mentre l'alba rischiarava i cieli di Londra, dopo una notte passata a coccolarsi dolcemente per prepararla a quel momento speciale, quel momento che era solo per loro due, marito e moglie, finalmente. << Ti faccio male? >> Le aveva chiesto timidamente mentre scivolava con dolcezza in quella cavità umida di piacere. Lucy aveva stretto i denti. Sentiva un po' di dolore, ma non voleva ammetterlo. Non voleva che Benjamin si fermasse, voleva il suo calore, il suo corpo, addosso. Uniti, per sempre. Todd ritornò in sé e osservo con disgusto il corpo di Nellie ansimante e ricoperto di seme, steso sul vecchio pavimento della bottega, e poi, con ancora più disgusto osservò il proprio riflesso sulla parete liscia dello specchio che aveva di fronte, un uomo sfiancato dopo quell'unione furiosa, coperto di polvere e sudore. Disgustoso! Aveva profanato la memoria di Lucy in quel sacro tempio che un tempo era appartenuto a loro soltanto. Voleva urlare, Benjamin Barker. Urlare a quella malefica donna, a quel demonio, di sparire dalla sua vita per sempre, ma con stupore si rese conto di non riuscire a ricostruire il profilo della moglie, a cui era sempre stato fedele prima d'allora, se non in un penoso ritratto ad olio dai profili ambigui e nebulosi. Nellie aveva distrutto il ricordo di Lucy, aveva allontanato il dolore. Benjamin si prese la testa tra le mani e si rannicchiò su sé stesso.

Le donne innamorate sono brave ad intendere gli stati d'animo dei propri uomini, e Nellie capì che qualcosa si era smosso nella mente di Mr. T. Aveva capito che l'intimità che avevano condiviso quel pomeriggio aveva cominciato un lento processo di guarigione, sebbene lui non riuscisse ad accettarlo. Si rivestì molto lentamente, lasciando che ogni capo d'abbigliamento scivolasse languidamente sulla sua pelle nuda, accarezzandola, come rudemente l'aveva accarezzata quell'uomo pochi minuti prima.

Vestita e riordinata, Nellie si chinò su di lui e gli sollevò il viso. Gli occhi quasi impauriti di Barker incontrarono il plastico sorriso che lei indossava come una pregiata veste durante la sua messa in scena nel locale di Bell Yard. Le labbra calde ed umide della donna si posarono sulla fronte corrugata dell'uomo e la sua voce roca, ma allo stesso tempo carezzevole, parve giungergli da molto lontano: << Io sono la cura per la tua solitudine. >> Mormorò. E quelle parole risuonarono nella mente di Todd, che stava con calma riprendendo il suo dominio sulla patetica, piagnucolante, personalità di Barker, mentre il rumore dei tacchi di quella bellissima donna, quella diabolica puttana, già si dileguava tra i raggi del sole morente.



The Author's Corner:

Spero che questa fan fiction vi sia piaciuta.

Sono “fuori allenamento”, è un bel po' che non posto nulla quindi lo stile potrebbe esservi sembrato poco scorrevole, per non dire, del tutto illeggibile.

Ringrazio, quindi, chiunque abbia letto questa storia e chiunque deciderà di lasciarmi un commentino (i consigli e le correzioni sono molto graditi). ^^

Beh, non mi resta che salutare:

Alla Prossima!

  
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