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Autore: Gremilde    20/11/2015    3 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo e che decido di pubblicare sugli shugo chara. E' una storia che sto scrivendo con l'aiuto delle mie sorelline, anche loro appassionate dell'anime.
Non posso dirvi se all'interno della mia storia ci saranno degli spoiler. Non conosco il manga e dell'anime ho visto solo una parte. Questo racconto, è nato dopo aver visto Ikuto stare male per colpa dell'energia X contenuta nel suo violino. Non ho ancora visto cosa accadrà da lì in poi... Questo è ciò che immagino io...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ikuto

Alla Easter….

Alla Easter, si accorsero della fuga di Ikuto solo nel tardo pomeriggio; quando il figlio del Capo raggiunse la stanza sterile per controllare i progressi del loro prigioniero.
Appena l’uomo entrò, trovò la dottoressa Otsune legata strettamente al letto che aveva ospitato il ragazzo e di Ikuto nessuna traccia.
- Parla! – le urlò in faccia togliendole il bavaglio – Che fine ha fatto Ikuto? Parla puttana!
- Cosa vuoi che ti dica, idiota! – girò il viso lei – Sono stata aggredita.
- Da chi? – la prese per i capelli e lei gemette, un livido bluastro le stava lentamente comparendo sulla faccia.
- Non ne ho idea. – mentì – Sono stata colpita dietro al collo e sono caduta sbattendo la faccia sulla sponda del letto.
- Non ti credo!
- Perché dovrei mentirti? – gli sputò in faccia – Non mi fai paura, ma schifo. Adesso scioglimi, devo andare da tuo padre.
- Mio padre non vuole vederti. – fece un ghigno cattivo – Mi ha mandato qui a controllare la situazione.
- La situazione è questa: - disse lei massaggiandosi i polsi – Ikuto è scappato per mano di non so chi. Forse, tra le vostre fila, avete una talpa che ha aspettato che fossi sola per colpirmi. – insinuare il tarlo del dubbio era facile nella Easter, nessuno si fidava di nessuno.
- E da dove sarebbe scappato? – la guardò mentre si alzava.
Otsune, sbuffando, raggiunse la grata facendola cadere con un tonfo secco.
- Altre domande, idiota? – sorrise con cattiveria, la testa le pulsava, Amu aveva colpito forte.
- Vaffanculo! – le disse uscendo dalla stanza sterile.
Otsune andò verso lo specchio che c’era nella stanza, si disinfettò il labbro e controllò l’occhio: non c’era niente fuori posto, solo un bel livido che sarebbe diventato presto nero.
Sorrise alla sua immagine, ma il gesto le costò caro: una fitta di dolore le attraversò tutto il corpo.
Dall’armadietto prese degli analgesici e li ingollò con un sorso d’acqua. Doveva trovare il suo amante e avvisarlo di quanto era successo: dovevano stare attenti perché le loro vite erano in pericolo.

Lo trovò nello sgabuzzino delle guardie, così i medici chiamavano la centrale operativa dove la sicurezza teneva sotto controllo l’intero stabile.
Quando entrò, con il fiatone per aver corso, lui lasciò cadere il giornale che stava leggendo e disse:
- Otsune, ma che diavolo…
- Sono stata aggredita. – spiegò – Qualcuno è entrato dal condotto di aerazione, mi ha colpito alle spalle mentre stavo per iniziare il trattamento ad Ikuto, e l’ha portato via.
- Tu come ti senti? – le domandò alzandosi.
- Non molto bene. – fece un sorriso mesto, aveva le vertigini e le veniva da vomitare – Mi hanno colpito duramente alla testa.
- Andiamo in sala raggi. – la prese in braccio – E’ bene fare un controllo.
- Haru… No dai… - arrossì – Cosa penseranno gli altri…
- Se devo morire, lascia scegliere a me il modo. – ridacchiò camminando veloce verso la sala raggi.
Otsune non replicò, appoggiò la testa contro la spalla di Haru e si lasciò trasportare come se il suo corpo non pesasse niente.
Durante la visita, la dottoressa si addormentò e fece uno strano sogno: si trovò in un giardino dai colori tenui, come un’alba, dove si rincorrevano degli shugo chara che lei non aveva mai visto.
Tra quegli spiriti allegri, riconobbe la sua Charity, ma lei sembrava spenta e senza più energia vitale.

Otsune si mosse in quel giardino timidamente, non voleva disturbare gli spiriti ma sembrava che nessuno di loro riuscisse a vederla.
Quando raggiunse Charity, la chiamò con voce gentile, ma lo spirito continuò a restare ferma e immobile. Triste nella porzione di giardino che le era stata destinata.
- Ohh Charity… - pianse la donna – Cosa mai ti ho fatto?
- Le hai spezzato il cuore. – rispose una voce dentro la sua testa – Per un cuore rotto, non esiste cura.
- Chi sei? – si spaventò la donna sobbalzando – Fatti vedere.
- Il mio nome si è perso nella notte dei tempi… sono conosciuto come il grande spirito o…
- Sei il medaglione! – sobbalzò Otsune.
- Esatto. – sorrise lo spirito mostrandosi, era uno shugo chara maschio, indossava una tunica arancione ed aveva la testa rasata, assomigliava ad un bonzo.
- Perché sono qui? – domandò – Sono morta?
- No, Otsune. – scosse la testa – Sei viva, ma il tuo senso di colpa ti ha condotto fin qui.
- Non ho nessun… - iniziò, ma poi si fermò chi voleva prendere in giro?
- Sei mangiata dal senso di colpa, per questo sei qui. Di solito, - spiegò – agli umani non è concesso di arrivare.
- Allora come ho fatto ad arrivarci io?
- Il grande desiderio di Charity di vederti. – spiegò un’altra voce, femminile e molto gentile che rilassò i muscoli tesi di Otsune.
- Tu saresti…?
- Uno spirito guardiano. – si strinse nelle spalle, indossava un kimono verde smeraldo con ricami in argento, era molto bella – Non ti è concesso sapere altro.
- Scusate… - abbassò la testa – E’ che…
- Sei arrivata qui grazie all’intervento di Amu. – spiegò lo shugo chara maschio – E’ la sua potente energia positiva ad aver aperto le porte tra i nostri due mondi.
- Quindi non sto morendo.
- Morire? – rise lo shugo chara in kimono – Oh, certo che no. Ancora devi compiere delle cose per redimerti dal male fatto.
- Sto facendo del mio meglio. – ingollò a vuoto distogliendo lo sguardo.
- Siamo fieri di te, Otsune. – annuì il bonzo – Avresti potuto fare grandi cose con Charity.
- Ogni giorno mi pento della scelta fatta. – pianse, le sue lacrime cadendo fecero sbocciare dei fiori e Charity sembrò acquistare un po’ di colore.
- Sei sincera. – le sorrise lo spirito del medaglione – Il nostro mondo sente la tua disperazione, le tue lacrime sono pure.
- Ci sono speranze che… - la guardò – Charity torni a brillare e sia serena come voi?
- Secondo noi sì. – rispose il secondo guardiano – Ma tu non smettere di sperare.
- No, non smetterò. – sorrise timida, poi vide che il giardino stava iniziando a dissolversi, i medici la stavano svegliando.
- Completa la tua missione, Otsune. Aiuta i Guardiani e Charity troverà la serenità.
- Lo farò! – promise prima di svegliarsi.

Haru era vicino a lei quando si svegliò sembrava molto preoccupato ma, non appena aprì gli occhi, le sorrise con amore.
- Finalmente ti sei svegliata dottoressa. – la baciò sulla fronte – Ci hai fatto preoccupare un bel po’.
- Mi dispiace immensamente… - sorrise stanca – Ho fatto un sogno stranissimo. – spiegò – Mi piaceva stare in quel giardino…
- Otsune… - le disse facendola zittire, la dottoressa ricordò di essere alla Easter e di non poter parlare liberamente delle sue cose.
- Adesso mi sento meglio. – disse – Vorrei alzarmi. – guardò i colleghi – Cosa è uscito dall’esame? Ho qualche lesione o altro?
- Dottoressa, - le sorrise cordiale uno dei radiologi – per fortuna sta bene. Non ho visto niente di preoccupante nel suo corpo. Il suo cervello per un po’ ha lavorato a velocità doppia.
- Come prego? – domandò la donna, ma forse era dovuto all’energia di Amu.
- Sì, forse il suo aggressore le ha dato una botta in una zona “morta” del suo cervello riattivandola per un breve lasso di tempo.
- Questo ha causato qualche danno permanente? – chiese alzandosi.
- Nessuno. – le sorrise Haru – Sei dannatamente fortunata.
- Certo che lo sono. – rise lei – Adesso vorrei andare…
- A casa. – intervenne il Capo – Visto che è stata aggredita e nessuno sa garantirmi il suo lavoro al cento per cento, preferisco che vada a casa sua. Haru, la accompagni.
- Sì, capo. – dissero i due in coro, poi uscirono senza dare nessuna spiegazione né salutare.
Rimasti soli, il Capo della Easter chiese al medico cosa realmente avesse visto durante l’esame che le aveva fatto.
Il radiologo, mostrando al suo datore di lavoro l’esame, spiegò nel dettaglio le stesse cose che aveva detto alla dottoressa: con quell’esame non aveva riscontrato nessuna anomalia, l’unica cosa più strana che aveva visto era stato il cervello della donna che, per alcuni minuti, aveva lavorato a velocità doppia rispetto al normale.
Ma lei non aveva dato nessun segno di stare male, nessun collasso cardio-respiratorio o spasmo. Niente.  Il Capo lo ascoltò attentamente, passandosi una mano sulla guancia.
Lui aveva capito cosa era capitato alla donna: aveva fatto un viaggio extra-corporeo. Ma una simile cosa richiedeva un grande dispendio di energie e si chiedeva dove la dottoressa, senza più poteri o shugo chara, avesse preso un simile dono.
- Capo… - lo chiamò il medico – Tutto bene?
- Sì sì. – annuì senza voltarsi a guardarlo – Stavo pensando, forse ho capito da chi siamo stati attaccati.
- Questo non posso dirglielo io. – si strinse nelle spalle tornando a studiare i suoi referti l’uomo.
- Ooh, ma io so chi potrebbe dircelo. – sorrise malvagio – Haru e la dottoressa hanno una relazione, basterà costringerlo a parlare.
- Ma lui è un medico militare, padre. – gli ricordò il figlio – Non credo che cederà facilmente.
- Sottovaluti l’energia delle uova X, figliolo. – rise malvagio l’uomo raggiungendo il suo ufficio per organizzare la trappola per Haru.
Haru portò la donna fino al suo appartamento, la aiutò a salire e controllò che stesse realmente bene. Da quando si era svegliata, Otsune si comportava in modo strano, sembrava un’altra.
- Ooh Haru… - gli sorrise – Ho fatto un sogno bellissimo.
- Ti prego, Otsune, non dirmi niente. Sai che…
- Lo so. – annuì – Ho giocato con dei bambini in uno splendido giardino. C’era così tanta pace e serenità in quel luogo. – sospirò – Chissà se avrò mai anch’io dei bambini da portare al parco.
- Saresti una mamma molto sexy. – la prese in giro con affetto Haru – Mi piacerebbe essere il padre di quei bambini…
Otsune, con un sorriso, appoggiò le sue labbra a quelle di Haru e si scambiarono un lungo e profondo bacio sensuale.
Haru strinse contro il proprio corpo quello morbido della dottoressa, la condusse in camera da letto e grazie alla dolcezza del corpo di lei, dimenticò per un attimo gli orrori vissuti al fronte o la crudeltà del Capo della Easter.

 

A casa Miroboshi

Ikuto si stava ristabilendo lentamente, il suo corpo aveva bisogno di tempo per disfarsi di tutta l’energia X che gli era stata iniettata; non era un paziente semplice da gestire era molto indipendente e non riusciva a fidarsi di Sakura e Takuumi.
Takuumi seguiva da vicino i miglioramenti del nipote, aveva parlato a lungo con lui raccontandogli di essere suo zio; fratellastro di suo padre e di aver odiato per anni la sua famiglia perché escluso.
Ad Ikuto piacque molto la sincerità di quell’uomo e scoprì di avere più cose in comune con lui che con gli altri membri “ufficiali” della sua famiglia, sorella minore compresa.

Sakura, dal canto suo, passava molto tempo a cercare la giusta preghiera per riuscire a purificare il corpo del ragazzo dai semi neri, due erano ancora chiusi e quindi più “facili” da estirpare ma il terzo si era aperto ed aveva piantato le radici dentro il cuore del ragazzo.
- Sakura… - la chiamò una mattina scendendo in cucina per la colazione Ikuto, era molto pallido e la fronte era imperlinata di sudore – Sakura io…
- Ikuto! – gli andò incontro e lo sostenne, il ragazzo aveva la vista annebbiata.
- Cosa diavolo mi hai fatto, strega?
- Buongiorno anche a te, ragazzino. – gli sorrise portandolo in cucina – Non ti ho fatto niente, è l’energia X che sta facendo del suo meglio per farti stare male.
- La luce… - chiuse gli occhi – Quella dannata luce è troppo forte! – e fece la chara change con Yoru diventando un gatto.
- Smettila subito ragazzino! -  lo minacciò a denti stretti Sakura, anche lei fece la chara change con Chobi diventando una maneki neko.
- Sei graziosa come gattina. – le sorrise Ikuto aprendo gli occhi – Mi dispiace, ma non riesco ancora a controllarmi come vorrei.
- Oggi i pianeti sono allineati come volevamo noi. – disse Takuumi raggiungendoli – Proveremo a liberarti di due dei tre semi.

Il ragazzo si irrigidì e non rispose, non voleva ammettere di avere paura. Suo zio Takuumi gli aveva spiegato che era un processo molto rischioso e che la sua vita era in pericolo; ma dovevano tentare, o avrebbe completamente perso la sua identità.
- Amu sarà qui? – domandò con voce tesa.
- Sono già qui, Ikuto. – rispose la ragazzina raggiungendoli – Mentre tu e Takuumi eravate impegnati nelle vostre meditazioni, io e la Custode abbiamo lavorato duramente.
- Sono orgogliosa della tua ragazza. – sorrise Sakura facendola arrossire.
- Non è la mia ragazza. – ridacchiò lui – E’ il mio confettino.
- Ooh, scusa… - scosse la testa la Custode – Rettifico: sono orgogliosa del tuo confettino. È migliorata molto e riesce quasi a gestire i poteri del Lucchetto.
- E la mia Chiave? – domandò non sentendone il peso addosso.
- È sotto quella campana di energia. – spiegò Takuumi – E’ piena di energia X, non è facile purificarla
- Lo immagino. – scosse la testa tristemente Ikuto, la Easter era potente e lui era stanco di esserne il burattino senz’anima.
- Sakura sta facendo del suo meglio per pulirla completamente. – spiegò Amu intrecciando le sue dita con quelle di lui.
- Sono aiutata dagli shugo chara. – spiegò Sakura – Guardali, Ikuto. Sono in preghiera attorno alla tua chiave, dandole la loro energia positiva.
- Ma così… - iniziò, ma Amu intervenne dicendo:
- No, non corrono alcun pericolo. Sakura e Takuumi si stanno assicurando che nessuno dei nostri spiriti rischi la vita.
- Perché fate tutto questo? – domandò stizzito lui.
- Perché è il nostro compito. – spiegò Takuumi – Tu ed Amu avete una missione da compiere. I vostri destini sono incrociati con i nostri. Voi dovete combattere, noi difendervi. Aiutarvi. Fortificarvi.
- E dopo tutto questo spreco di energie e non volete niente in cambio? -  fece un ghigno sadico, l’energia X stava avendo la meglio.
- Come no. – stette al gioco Sakura – Berrò il tuo sangue, Ikuto. E userò il tuo cuore per riti satanici. – il ragazzino non replicò, quella risposta lo aveva ammutolito.
- Sa… Sakura? – la osservò Amu, poi quando osservò Ikuto come indicato dalla Custode capì che aveva dato quella risposta dura appositamente, per scuoterlo e far riemergere il vero Ikuto, e non quello sporcato dall’energia X.
- Takuumi, sostieni tu Ikuto per cortesia. Io vado a controllare il cerchio di contenimento, poi vado a cercare i miei shugo chara. Oggi ho bisogno di tutte loro, due semi neri sono duri da estirpare.
- Ti aiuterò io. – annuì Amu – Io sono il Lucchetto, non lascerò la Chiave al suo destino.
- Grazie mille, Jolly. – la baciò sulla tempia Sakura – Vieni con me, per favore. Tu accenderai le candele e gli incensi.
- Sì, sensei. – Amu abbracciò Sakura, in quei mesi avevano legato molto, la ragazzina sentiva che grazie all’arrivo di quella strana donna nella sua vita lei diventata più forte. Le sue shugo chara si erano come evolute, donandole nuovi poteri durante le chara trasformation.

In silenzio, finirono di preparare il cerchio di contenimento per l’energia X di Ikuto. Amu chiamò i suoi amici e chiese loro di poter usare l’energia positiva degli shugo chara per cercare di liberare Ikuto dai semi neri, tutti acconsentirono e in breve la casa di Sakura e Takuumi si riempì del vociare allegro degli spiriti guardiani, più forti e dai colori più brillanti grazie al percorso di crescita spirituale intrapreso dai loro portatori. Sakura quando li vide arrivare in massa, li ringraziò per essere accorsi tanto in fretta ed offrì loro dei biscotti con gocce di cioccolato e ginseng per aiutarli ad essere forti e pieni di energia.
- Oggi faremo una cosa nuova, - spiegò ai presenti Sakura sgranocchiando a sua volta un biscotto – uniremo alla preghiera una canzone.
- Che canzone, Sakura? – domandò Temari curiosa.
- È un artista internazionale. – sorrise la giovane donna – Si tratta di They don’t care about us, di Michael Jackson.
- Cooosaaaa!?! – sgranò gli occhi Amu – Perché usi una canzone di Jackson? – chiese, mormorando timidamente il cognome dell’artista.
- Perché ho avuto il piacere di vederlo dal vivo, - sorrise Sakura – ed ho imparato ad apprezzarlo quando ho vissuto all’estero. Personaggio complicato e chiacchierato. – fece un sorriso triste pensando alla fine tragica dell’uomo – Questa canzone è molto forte, usa percussioni e parole che scuotono profondamente. Il suo ritmo mi servirà per scuotere l’anima di Ikuto e far staccare i semi neri non ancora radicati.
- A me non piace come artista. – borbottò Ikuto dal divano, la presenza di Amu lo aiutava a tenere a freno l’energia X.
- Non deve piacere. – scosse la testa Takuumi – Lo scopo della canzone non è farti stare bene, ma toccare i punti più profondi del tuo essere. Quelle note, suonate in quel modo, sanno andare a fondo.
- Togliere il seme nero farà male, Ikuto. – gli disse Amu tesa – Ma non ti lascerò solo.
- Ti amo, Amu. – le disse a bruciapelo facendola avvampare, non aspettò una risposta, si chinò su di lei e la baciò dolcemente sulle labbra.
- Ti amo a.. anch’io… I… Ikuto… - balbettò lei completamente senza fiato e rossa in viso alla fine del bacio.
- Il vostro amore è importante. – sorrise Maki osservandoli – Sarà come un faro nella notte, per te, Ikuto. La luce dell’amore di Amu, ti guiderà verso la libertà dalla Easter. Non perdere mai la fiducia in lei… In noi… -  poi si girò verso la ragazzina chiedendo - Amu, ti senti pronta?
- Sì. – annuì la ragazzina tenendolo per mano – Sono pronta.
- Bene. – si alzò lui dal divano – Voglio farla pagare a quei bastardi.
- Anch’io. – mormorò Sakura stringendo gli occhi – Ragazzo, fidati di me.
- Sì, sensei. – le dedicò un sorriso sghembo, simile a quello dello zio.
- Ragazzino, sei un rubacuori. – lo baciò sulla guancia Sakura facendolo arrossire, Ikuto non era abituato a simili dimostrazioni di affetto e quel gesto lo colse di sorpresa.
- Sarà tua zia Ikuto. – gli dette una pacca sulla spalla Takuumi – Tu fai parte della nostra famiglia, ragazzino.
- Thz. – sbuffò – Figurarsi se volete uno come me tra i piedi appena sposati.
- Certo. – annuì Sakura – La stanza della musica, quella in soffitta è perfetta per te, nipote gatto.
Gli occhi di Ikuto brillarono, quella era la sua stanza preferita, la occupava anche ora che non era al massimo della forma.
Mormorando parole di ringraziamento, Ikuto si sistemò al centro del cerchio di contenimento che Takuumi aveva creato nella luminosa cucina.
- Forza ragazzo. – lo incoraggiò lo zio – Vedrai che starai meglio dopo il nostro trattamento.
- Lo so. – annuì – Non voglio ammettere di avere paura, ma è così.
- La Easter ti ha fatto credere ad un mondo che non esiste. Noi faremo del nostro meglio per portarti nuovamente tra noi, Ikuto. – spiegò Sakura finendo di accendere candele ed incensi con Amu – Potresti avere delle visioni, o la sensazione che invece di stare bene… - Ikuto la zittì con un cenno della testa, aveva capito.
- Conosco i rischi, Sakura. – mormorò freddamente – Ma non voglio più aspettare. Voglio combattere con voi. Non possiamo permettere che prendano l’Embrione.
- Esatto! – annuì Tsukasa entrando.
- Ben arrivato senpai. – gli sorrise Sakura.
- Grazie… - rispose al sorriso il Preside, tra le mani stringeva la teca con l’Amber Egg.
- Ti ringrazio per averlo custodito fino adesso. – lo prese Takuumi inchinandosi – Il suo potere ancestrale ci servirà.
- Lo so. – annuì il Re Fondatore – Posso restare?
- Sì. – annuì Sakura – Ma non dovrai intervenire per nessun motivo.
- Croce sul cuore. – promise l’uomo allontanandosi dal cerchio di contenimento.
Sakura posizionò l’uovo al suo fianco, prese la Chiave di Ikuto dal mobile dove era stata sistemata e la sistemò vicino a Takuumi.
- Senpai, - sospirò mettendosi seduta – lo stereo è pronto, la canzone è selezionata ed andrà il loop solo quella. Potresti farla partire con il tasto “play” appena iniziamo a pregare?
- Senz’altro. – annuì, nell’aria c’era un buon odore di incenso, Tsukasa prese il telecomando ed aspettò che i tre iniziassero la preghiera attorno ad Ikuto. Sentiva che stava per assistere a qualcosa di importante e sperava davvero che riuscissero a salvarlo dai semi neri che aveva nel cuore.
La Custode, prima di iniziare il processo di purificazione, portò le mani davanti al Medaglione e, mimando un lucchetto che si apre, fece la chara trasformation con tutte e le tre le shugo chara in suo possesso.
Quando la luce causata dalla trasformazione cessò, Sakura apparve più bella che mai: indossava un abito molto aderente, corto sul ginocchio e legato dietro al collo color bronzo che metteva in risalto il suo fisico ed i suoi bellissimi occhi azzurri; i capelli erano legati in due code laterali ed impreziositi da piccole piume colorate e note musicali; sulla nuca erano comparse le orecchie da gatto ed al collo ; ai polsi ed alle caviglie messe in risalto dalle decolleté con tacco dodici, aveva dei nastrini rossi dotati di campanelli color oro e tra le mani reggeva un bellissimo violino.
- Chara Trasformation… Street musician… -  recitò alla fine della trasformazione.
- Accidenti… - borbottò Amu – Sakura sei bellissima.
- Grazie Amu… - le sorrise – Siete pronti? Volete chara trasformarvi anche voi?
- Meglio di no. – scosse la testa Takuumi – Io resterò così, ma Amu potrebbe trasformarsi con Dia. È la sua shugo chara più potente e musicale.
- Va bene. – annuì la ragazzina – Dia, sei pronta? – le domandò.
- Sono nata pronta. – rise graziosa Dia.
Ridendo, la ragazzina e la sua shugo chara si trasformarono in “Quadri Amuleto”, aumentando l’afflusso di energia positiva generato dalla sola Amu.
- Siamo pronti! – annuì Takuumi dopo aver sorriso alla Custode ed alla Jolly con affetto – Ikuto…
- Pronto. – rispose a denti stretti, non vedeva l’ora di iniziare per liberarsi dei semi neri che gli opprimevano il cuore.
Sakura, Takuumi ed Amu portarono le mani sul cuore in segno di preghiera, poi iniziarono a recitare le parole che avevano imparato a memoria; modulando la voce in modo che sprigionasse la maggiore energia possibile.
Tsukasa, affascinato da ciò che stava osservando, fece partire la musica che rimbombò tra le pareti della casa facendo sobbalzare gli spiriti guardiani.
Dopo le potenti note suonate dai tamburi di Rio, la voce dell’artista, si fece strada tra la musica andando a scuotere le anime sia di chi stava in preghiera sia di Ikuto che “subiva” il trattamento.

Skin head
Dead head
Everybody
Gone bad
Situation
Aggravation
Everybody
Allegation
In the suite
On the news
Everybody
Dog food
Bang bang
Shock dead
Everybody's
Gone mad

La musica, le sue parole e la preghiera recitata in coro da tre voci, colpivano profondamente Ikuto che, rantolando, sentiva l’energia positiva dei presenti entrare a pulire tutta l’energia negative che era rimasta accumulata all’interno del suo giovane corpo.
Tsukasa che aveva il dono di poter vedere l’energia, osservava affascinato come la musica e la preghiera ripulissero l’energia X, facendola andare via sottoforma di energia pulita, utile agli esseri viventi. Lui stesso si sentiva più forte grazie a quella purificazione.

Mentre la preghiera saliva di tono, anche la canzone arrivava al suo culmine, l’inglese di Tsukasa non era buono come quello di Sakura e Takuumi che avevano vissuto all’estero, ma capiva che era una canzone di protesta che l’artista aveva scritto contro un sistema che l’aveva emarginato e che l’aveva usato solo per vendere giornali scandalistici o per fare notizia.
Era una canzone molto dura, sia come parole sia come musica, “They don’t care about us”: loro non si curano di noi, aveva scosso profondamente anche l’animo del Re Fondatore che osservava la scena con gli occhi sbarrati.
Gli shugo chara presenti nella stanza, si erano disposti a cerchio attorno alla Custode, all’Oracolo ed alla Jolly, anche loro conoscevano la preghiera che i portatori stavano recitando e li aiutavano ad aumentarne la potenza energetica mentre si muovevano in spirali d’energia, spinti dalla musica.
Ikuto era scivolato in posizione fetale, il dolore che sentiva era devastante: nemmeno quando la dottoressa Otsune lo usava per i suoi esperimenti aveva sentito tanto male, ma capiva che lo stavano facendo per il suo bene e non innalzava le barriere che aveva imparato ad usare da piccolissimo per non essere ferito dalla cattiveria degli adulti.
Sul crescendo delle note, l’Amber Egg iniziò a brillare, facendo rompere la cupola protettiva dentro cui acvevano chiuso la Chiave.
La voce di Amu e di Sakura salì di tono, spingendo al massimo l’energia positiva all’interno della preghiera; Takuumi le seguì, modulando i suoi toni bassi che sfioravano parti dell’animo di Ikuto che lui credeva perse per sempre.
Dolorosamente, il ragazzo riuscì a sputare il primo seme nero. Non era molto grande ma farlo uscire dalla gola gli costò un enorme sforzo e tracce di sangue nella sua saliva.
“Uno è uscito!” parlò Maki con il fiatone dentro la testa di Sakura “Forza… Un ultimo sforzo”.
Sakura cambiò la posizione delle dita ripetendo le parole della preghiera ancora e ancora, fino a quando l’Amber Egg non li avvolse tutti nella sua luce color ambra, trasportandoli in una realtà parallela.
La voce di Michael Jackson continuava a cantare la stessa canzone senza interrompersi, le parole del ritornello li accompagnarono lungo il viaggio nel Giardino degli Shugo Chara:

All I wanna say is that
They don't really care about us
All I wanna say is that
They don't really care about us

Gli adulti e la Jolly si ritrovarono in un Giardino da favola, Ikuto era svenuto e stava continuando ad espellere energia negativa da ogni poro della propria pelle, gemendo per il dolore.
- Dove siamo? – domandò Amu spaventata.
- Siete al sicuro, piccola Jolly. – parlò una voce celestiale rassicurandola.
- Chi… Chi ha parlato? – si guardò attorno la ragazzina senza rompere il cerchio.
- Il mio nome è Aiko, e sono… - si presentò mostrandosi.
- Lo Spirito del Medaglione. – concluse Sakura con gli occhi che brillavano.
- Esatto. – annuì sorridendo – Felice di vedervi qui.
- Qui dove sarebbe, esattamente? – domandò Takuumi guardandosi intorno.
- Nel Giardino degli Shugo Chara, Oracolo. – rispose una voce femminile – Io sono Miwako, e sono…
- Lo Spirito del Libro. – borbottò Amu sgranando gli occhi.
- Esatto. – annuì con un sorriso la shugo chara.
- È raro che riceviamo tante visite. – sorrise gentile Aiko.
- Perché siamo nel vostro Giardino? – domandò Takuumi.
- Siete qui solo con lo spirito, - spiegò Miwako – i vostri corpi sono ancora sulla Terra, a casa vostra.
- Per fortuna. – borbottò Takuumi alzandosi – Se la mia anima non è legata al corpo, non succede niente se interrompo il cerchio, vero Custode?
- Esatto. – risposero in coro Sakura ed Aiko, entrambi rivestivano il ruolo di Custode.
- È stato l’Amber Egg a condurvi qui. – spiegò Miwako – E’ da molto che noi Antichi Guardiani vi stiamo seguendo.
- E’ da molto che sentiamo i nostri poteri aumentati. – spiegò Takuumi – Anche i giovani Guardiani sono diventati più abili.
- Merito degli allenamenti e degli shugo chara che sono al loro fianco. – sorrise Miwako sedendo sulla spalla dell’Oracolo – E’ da molto che ti seguo, Takuumi.
- Onorato di aver attirato il tuo interesse. – arrossì lievemente l’uomo.
- È la tua aura che mi ha colpito. – brillò lo spirito guardiano – E’ molto potente.

Amu, che fu l’ultima ad alzarsi, con un singhiozzo disse:
- Perché Ikuto non si sveglia?
- Calma bambina… - le volò vicino Aiko – Ikuto sta bene, ma è giunto qua svenuto e non può svegliarsi.
- Mentre voi siete a parlare con noi, sulla Terra state continuando la purificazione della sua anima. – spiegò Miwako – I semi neri sono molto forti in lui, ma state per liberarlo dal secondo.
- Veramente? – sgranò gli occhi Amu, felice di sapere che il suo amato Ikuto stava bene nonostante tutto.
- Sì. – annuì il bonzo – Voi siete qui per la Chiave. Noi possiamo purificarla.
- E non potete fare niente per il terzo seme? – domandò Amu speranzosa.
- Purtroppo no. – scosse la testa Aiko – Non possiamo agire al di fuori di questo luogo.
- All’interno dell’Amber Egg c’è uno shugo chara? – domandò curioso Takuumi osservando l’uovo che continuava a brillare.
- Sì, è uno shugo chara ancestrale. – spiegò Miwako – Il suo uovo non si è mai schiuso. Il suo potere è molto grande.
- Si sente al sicuro con Sakura. Il potere di questa Custode è grande, è la prima volta che troviamo un custode forte e dotato come lei. E sono secoli che tramandiamo il nostro sapere a voi esseri umani.
- Ho letto tutto nel Grande Libro. – sorrise Sakura – Ma non sapevo di questo mio potere.
- Tu hai trovato il gatto, - continuò lo shugo chara bonzo sedendo a mezz’aria – lui è da anni il nostro tramite tra il nostro mondo ed il vostro.
- Il gatto di Otsune? – sgranò gli occhi Amu – Ma com’è possibile che…?
- Piccola Amu, - scosse la testa Miwako – Otsune non è stata sempre cattiva. Per questo lo spirito del gatto ha scelto lei.
- Per aiutarla a redimersi. – annuì pensieroso Takuumi.
- Questo luogo è bellissimo. – disse Sakura dopo un lungo silenzio – Qui ci sono tutti gli spiriti guardiani del passato…
- Ed anche quelli del futuro. – sorrise Miwako – Compresi quelli che non si schiuderanno mai… - e li indicò con un gesto – Ma questo non vuol dire che diventeranno uova X o che queste persone non vivranno i loro sogni.
- Certo, non tutti riescono a far schiudere l’uovo e conoscere il proprio shugo chara. – rifletté Amu guardandosi intorno.
- Brava. – le sorrise Aiko – Oracolo, Custode, volete vedere Charity?
I due annuirono e, senza muovere un passo, raggiunsero la parte di Giardino dove stava lo shugo chara di Otsune.
Sakura, non appena la vide, scoppiò a piangere: vederla così grigia e spenta la fece sentire una pessima Custode.
- Piccola Charity… - singhiozzò andandole incontro – Sono una pessima Custode.
Sentendo la voce di Sakura, Charity si risvegliò dal torpore, si girò a guardarla tornando a brillare come quand’era in vita.
- Custode! – trillò -  Sei viva. Sei qui!
- Charity. – le sorrise tra le lacrime – Che bello vederti.
- Io… - scoppiò a piangere la shugo chara – Io pensavo che Otsune ti avesse ucciso. E tu… - guardò l’uomo alle spalle di Sakura – Tu sei l’Oracolo…
- In persona. – sorrise Takuumi – Anzi… In spirito…
- Ho pregato tanto per voi. – mormorò la shugo chara – Sono felice di vedervi insieme.
- Charity… - le tese la mano Sakura – Mi sei mancata.
- Anche tu, Custode… - annuì.
La Chiave che si trovava vicino ad Ikuto, iniziò a brillare intensamente, Charity le volò incontro attirata da quella strana luce.
- OOh povera Chiave… - mormorò – Cosa le è successo?
- I nemici. – rispose Amu – Hanno catturato Ikuto ed hanno sporcato la sua Chiave con l’energia delle uova X. – spiegò.
- È terribile. – scosse la testa lo spirito – Dobbiamo pulire subito la Chiave. Lei ed il Lucchetto sono cruciali. – borbottò, poi iniziò a cantare con voce soave ed il suo potere purificatore si unì a quello dell’Amber Egg.
I presenti, furono avvolti da una calda luce dorata e provarono la sensazione dei rispettivi shugo chara quando tornavano all’interno del proprio uovo: erano protetti, al caldo e sicuri.
La purificazione della Chiave fu lunga e dolorosa e consumò completamente la piccola e potente Charity. La shugo chara di Otsune, divenne un tutt’uno con la Chiave, scacciando via l’energia X con la quale era stata contaminata dalla Easter.
Amu, Sakura e Takuumi osservarono impotenti il sacrificio dello spirito, avvolti in quella luce color ambra non potevano muoversi, il tempo si era come fermato.
Alla fine del processo di purificazione, Jolly; Custode ed Oracolo tornarono nei rispettivi corpi.
- Noooo! – gemette Sakura – Charity, perché?
- Perché il suo sacrificio era necessario. – spiegò Takuumi abbracciandola – Adesso ha reso più forte la Chiave.
Tsukasa, che era rimasto lontano a guardare, si avvicinò al gruppo per sapere di preciso cosa fosse successo, ferito dal tono di voce addolorato di Sakura.
Anche Ikuto, che aveva eliminato anche il secondo seme nero, si risvegliò lentamente e trovò gli adulti ed Amu in lacrime. Preoccupato, domandò cosa fosse successo e perché fossero tanto tristi.
- I… Ikuto… - singhiozzò Amu abbracciandolo – Come stai?
- Meglio. – annuì – E’ stato doloroso, ma il peggio sembra passato. – la baciò sulla nuca – Perché piangi, confettino?
- Una shugo chara si è sacrificata per la Chiave. – borbottò rossa in viso.
- Per la Chiave? – domandò Tsukasa prendendola da terra – E’ completamente purificata, è tornata come prima. – notò con un sorriso.
- È più potente di prima. – spiegò Sakura sciogliendo la chara trasformation con le sue tre shugo chara – Lì dentro, adesso, c’è lo spirito di Charity.
- Charity? – ripeté sobbalzando il Preside
- Chi è, Charity? – chiese Ikuto curioso abbracciando Amu.
- Una potente shugo chara nostra amica ed alleata. – rispose Takuumi – Lei ha purificato la Chiave usando la sua energia.
- Adesso sto bene? – chiese ancora il ragazzo.
- Siamo a metà del processo. - sorrise Sakura – C’è ancora il terzo seme nero da purificare. Per quello, dobbiamo trovare la giusta preghiera..
Sobbalzarono quando il cellulare di Tsukasa suonò; l’uomo arrossì e si allontanò per rispondere: era la scuola, la sua presenza era richiesta per risolvere una questione urgente.
Dopo aver chiuso la conversazione, il Re Fondatore si scusò e lasciò la casa di Sakura sbuffando: avrebbe voluto restare, ma i suoi impegni come Preside richiedevano altrove la sua presenza.
- Amu potrebbe trovare qualcosa sul Grande Libro? – domandò Takuumi osservando Tsukasa allontanarsi in direzione della scuola.
- Non ci avevo pensato. – annuì Sakura – Adesso il suo cuore è pulito, il Lucchetto potrebbe aprire il Libro.
- Voglio provare. – acconsentì la Jolly con il cuore gonfio di speranza.
- Ma non potremmo farlo davanti a loro. – le sorrise la Custode.
- Non è un problema. – si alzò Takuumi – Ikuto è stanco dopo la lunga meditazione; lo accompagno in camera e resto su anch’io.
- Grazie amore! – lo baciò dolcemente Sakura alzandosi a sua volta.
- Fai attenzione, amore. – le sussurrò sulle labbra.
- Come sempre. – gli sorrise facendo brillare gli occhi.
- Confettino. – mormorò Ikuto imbarazzato dalle effusioni dello zio e della fidanzata – Stai attenta anche tu.
- Non preoccuparti per me. – gli sorrise rossa in viso.
- Se non mi preoccupo per te, per chi dovrei farlo? – le sussurrò dentro l’orecchio, ma lei non poté replicare, perché Ikuto la stava baciando dolcemente.
Alla fine dei saluti, le due coppie si divisero e io e nipote salirono le scale fino alla mansarda, Ikuto si buttò sospirando sul letto: si sentiva sfinito, come se avesse combattuto fino a perdere i sensi.
Takuumi lo osservò con un sorriso, erano talmente simili che potevano essere scambiati per padre e figlio.
- Hai bisogno di qualcosa, Ikuto? – domandò prima di uscire sul terrazzo per fumare.
- No, zio. – scosse la testa – Solo dormire un po’.
- Io sto qua, se non ti disturbo.
- No, resta. – lo pregò, poi si girò sul fianco addormentandosi profondamente.
- Ragazzino… - sorrise Takuumi coprendolo, anche lui era stanco, i viaggi extracorporei bruciavano molte energie.

La giovane donna e la ragazzina, spensero le candele e spostarono gli incensi che ancora stavano bruciando verso la porta di servizio, l’aria in casa era stata purificata dalla Girandola di Miele di Suu e non c’era più traccia di energia negativa legata ai semi neri.
- Ti vedo stanca, Sakura. – le sorrise Amu servendole del tea.
- Lo sono. – ringraziò con un sorriso – Sono triste, per Charity.
- Se non ho capito male, con il gesto che ha compiuto, si è redenta.
- È così. È tornata puro spirito. – annuì Maki, che era stata silenziosa da quando erano tornati dal Giardino degli Shugo Chara.
- Tutti i nostri spiriti sono silenziosi. – notò Amu – Perché?
- Il Giardino degli Shugo Chara è come il nostro Paradiso. Lassù stanno i Kami degli shugo chara. – spiegò Sakura bevendo la tazza di tea verde.
- Ooh… - gemette la ragazzina mangiando un biscotto, anche lei si sentiva stanca, ma era felice perché la Chiave era pulita e Ikuto stava un pochino meglio.
- Passerà presto, piccola. – le sorrise accarezzandole con dolcezza la mano.
- Lo so… - annuì Amu – Mi dispiace vederti così, vorrei aiutarti.
- È che la chara trasformation con le mie tre shugo chara, porta via molte energie.
- Lo credo. – le sorrise, lei si sentiva piena di energie, voleva aiutare Ikuto a guarire lo voleva a tutti i costi.
- Sei impaziente ragazzina. – la prese in giro Sakura.
- Un po’… Scusami sensei.
- Ma figurati… - la giovane donna prese il libro e lo appoggiò sul tavolo, delicatamente lo tolse dalla scatola che lo conteneva, lo salutò reverente e lo lasciò libero di interagire con il Lucchetto ed Amu – Vi lascio soli… - mormorò alzandosi, la Jolly la ringraziò con un sorriso ed annuì, troppo concentrata sul libro che aveva davanti, era bellissimo e lei se ne sentiva attratta come metallo da una calamita.

Sakura, sospirando, lasciò la cucina e chiuse dolcemente la porta; Kuroi la aspettava  nel salotto dormendo placido sul divano.
- Micio… - lo chiamò – Bella vita…
Il gatto aprì gli occhi e sbadigliò, poi cambiò posizione e riprese a dormire come se niente fosse. Aveva fatto il pieno di energia ed era sazio.
- Amore… - la fece sobbalzare Takuumi entrando.
- Takuumi… - sorrise facendo scrocchiare il collo indolenzito – Mi hai spaventata.
- Hai lasciato Amu?
- Mh, - annuì – il Libro mi ha chiesto di farlo.
- Giusto. – la abbracciò guardandola a lungo negli occhi – Ti amo, lo sai?
- Sì. – arrossì lei – Ti amo anch’io.
- Usciamo, piccola. Ho voglia di fare due passi.
- I ragazzi non corrono rischi. Ikuto?
- Riposa. È molto stanco. Amu?
- Con il Libro, è al sicuro.
- Perfetto. Andiamo a fare una passeggiata, ho la necessità di uscire.
- Andiamo. – rise felice Sakura – Kuroi, che vuoi fare?
Il gatto nero sbadigliò, guardò Sakura e Takuumi, poi si acciambellò e riprese a dormire.
Ridendo, Custode ed Oracolo uscirono da casa, lasciandosi baciare dal pallido sole pomeridiano.

Amu, entrò in contatto con il Libro. Riuscì ad aprirlo usando il suo Lucchetto magico e lesse attentamente tutte le pagine che lui le mostrava.
Capì come riuscire ad aiutare Ikuto: doveva compiere un gesto d’amore, fargli capire quanto fosse importante per lei la loro relazione, sapere che il suo cuore stava bene la aiutava a vivere meglio.
Quando finì di leggere le gesta compiute dai Jolly e dai Custodi del passato, ringraziò il libro e lo osservò chiudersi come per magia.
Quando il Libro si chiuse, Amu uscì dalla trance nella quale era caduta; sbatté gli occhi varie volte e si rese conto di essere sola in cucina.
- Sakura? – chiamò alzandosi da tavola – Sakura, Takuumi? – mormorò muovendosi leggera per casa, ma non c’erano, trovò un biglietto sul mobile di sala: erano usciti a fare due passi.
Sospirando più tranquilla, la ragazzina salì in mansarda dove trovò Ikuto sveglio, intento a guardare il paesaggio fuori.
- Confettino! – la accolse ancor prima che lei aprisse bocca – Stai bene?
- Sì. – annuì Amu – Come hai capito che…? – iniziò e lui la interruppe con una risata piena di vita, poi rispose:
- Due cose: il modo inconfondibile che hai di camminare, sembri una papera. E il tuo odore. Non il profumo che usi, ma l’odore della tua pelle. – fissò i suoi occhi viola in quelli ambra di lei – Adoro il tuo odore.
Amu ingollò a vuoto, entrò dentro la mansarda e chiuse la porta a chiave dietro di sé. Ikuto la guardò arcuando un sopracciglio, con un balzo scese dalla scrivania sopra cui si era seduto e la raggiunse.
- Vuoi sedurmi, confettino? – le domandò arrochendo la voce sensuale.
- No. – scosse la testa Amu, i suoi occhi brillavano di una luce nuova, che lui non aveva mai visto – So come posso liberarti dal terzo seme, Ikuto. – spiegò – Ma dovrai fidarti di me.
- Va bene… - annuì lui alzando le spalle – Hai imparato da Sakura? – le chiese.
- No. È stato il Grande Libro a darmi l’idea, ti prego… - era rossa e faceva fatica a parlare, era spinta da una forza a lei sconosciuta ma sapeva che se si fosse fermata tutto sarebbe andato perso, Ikuto per primo.
In silenzio, Amu chiuse le tende per gettare la stanza in penombra, poi si avvicinò ad Ikuto mormorando parole in una lingua che il ragazzo non aveva mai sentito e che pensava non potesse esistere.

La guardò con un sorriso a mezza bocca, avrebbe voluto dirle qualcosa di strafottente e spiritoso, per farle capire che si fidava di lei ma che quel suo strano comportamento lo metteva in imbarazzo, ma la preghiera che stava recitando Amu gli aveva come “paralizzato” la lingua. Non poteva parlare, ma solamente ascoltare quel canto d’amore antico come il mondo che la ragazzina stava recitando.
Più la preghiera entrava nel vivo, più il sangue dei due giovani prendeva vita e ribolliva.
Amu, con le guance rosse per l’imbarazzo, si fermò davanti ad Ikuto e, alzandosi sulle punte, incollò le sue labbra a quelle di lui.
Fu come gettare benzina sul fuoco. Non appena le labbra di Amu toccarono quelle di Ikuto, lui si risvegliò dallo strano torpore nel quale era caduto, i suoi occhi si animarono di una luce intensa e strinse contro il proprio corpo quello della Jolly intensificando il bacio.
Quando le loro lingue si allacciarono in una danza sensuale, i loro corpi furono avvolti da una luce rossa, una spirale di passione che fece perdere loro completamente il controllo.
La preghiera che Amu aveva recitato, serviva sì per purificare un cuore nero ma usava come contro-incantesimo l’amore fisico, non solo quello spirituale.

I due ragazzi, incapaci di trattenere la potente energia scatenata dalla preghiera di Amu, furono sommersi dalla spirale rossa e lasciarono che la passione prendesse il sopravvento sul loro buonsenso.
Gli abiti finirono velocemente a terra: la camicia di Ikuto… quella di Amu… i pantaloni di lui… quelli di lei… a cui si aggiunsero rapidamente gli indumenti intimi.
Restarono nudi, in piedi, intenti a baciarsi e toccarsi mentre l’energia si alimentava con il loro amore ed il Lucchetto brillava, sprigionando scintille di vita che andavano ad infrangere il seme nero che Ikuto aveva ancora nel cuore.
- Amu… - tentò di dire lui, in un barlume di lucidità.
- Ikuto… - gli sorrise lei, prima di baciarlo sul petto nudo – Non trattenerti… Io ti amo!
- Ti amo anch’io… - rispose accarezzandole i capelli, il collo fino a scendere alla pelle nuda del giovane seno.
Amu tremò quando le mani di Ikuto iniziarono a giocare sul suo giovane corpo, per paura di non trovare la forza di andare avanti, ricominciò a recitare l’antica preghiera trovata nel Libro ed un nuovo vortice di passione li investì, mandando in brandelli l’ultima parte di razionalità che era rimasta loro.
Con gentilezza, Ikuto stese Amu sul letto, continuarono a baciarsi ed accarezzarsi fino a quando il bisogno di appartenersi non prese il sopravvento, fino a quando diventarono una cosa sola.
Amu gridò di dolore quando Ikuto entrò dentro di lei, ma presto la sensazione di bruciore e fastidio passò, lasciando spazio a qualcosa che mai aveva sperimentato nella sua breve vita.
Ikuto, guidato dall’amore che sentiva esplodergli dentro, sigillò le labbra di Amu con un bacio pieno di passione e continuò a muoversi in lei fino a quando sentì che non solo erano diventati una cosa sola con il corpo; ma anche con il cuore e con la mente.
Mormorando frasi d’amore senza senso, i due ragazzi si lasciarono andare alla passione che li stava divorando: il Lucchetto di Amu esplose in un arcobaleno di luce che avvolse i loro corpi nudi, nutrì le loro anime e curò i loro cuori feriti, fino a quando raggiunsero il culmine del piacere insieme e svennero esausti e felici, abbracciati sul letto.

Lo spirito di Charity, che era nella Chiave, sorrise di gioia: finalmente il cuore di Ikuto era stato purificato dai semi neri che la Easter aveva messo dentro di lui.
Adesso il ragazzo non doveva temere di essere manovrato contro la sua volontà, ora poteva essere libero di amare e di essere se stesso.
Usando il suo potere, Charity fece in modo che Chiave e Lucchetto “dimenticassero” di aver fatto l’amore; voleva che quel ricordo non turbasse il loro rapporto ma che lo fortificasse; la shugo chara sentiva che se lo avessero ricordato troppo presto, poi sarebbero stati imbarazzati e non felici di essersi uniti corpo e cuore, erano ancora molto giovani.
Così, come riavvolgendo il nastro del tempo, Ikuto si ritrovò addormentato nel letto con Amu al suo fianco che gli teneva la mano.
Di un ricordo Charity non li privò: quello di essere riusciti a sconfiggere, grazie al Lucchetto, il terzo seme nero.


Angolo dell’Autrice:

Ho corretto alcune piccole cavolate che avevo scritto in questo capitolo, grazie a chi ha recensito e non me le ha fatte notare; ma… ad un certo punto… il Re Fondatore, che era presente nella stanza, sparisce… e non dico dove va… Abbiate pazienza, ma avevo la testa e il cuore altrove, problemi di salute in famiglia mi hanno tenuta concentrata in modo diverso.

Comunque, a tutti quelli che leggono la mia FF, a chi lascia un commento a chi passa e basta, vorrei dire solo due cose:
GRAZIE, perché siete pazienti e troppo gentili.
SCUSATE, perché ho impiegato un’eternità ad aggiornare.
Grazie a MissManga99; Niki_Neko; silverhawk, per aver inserito la mia storia tra i “seguiti” e a Lolitagirl e Fata_Morgana 78 per averla inserita nei preferiti.

Blue_Passion, sorellina mia, perdonami se ti ho fatto preoccupare.
Come sai, in questi giorni la mia vita è stata un vero tornato.
Ora, e faccio gli scongiuri, sembra tornato finalmente il sereno.

Bebe, you’re my other sister… Thank you for all…
E’ bello leggerti e sapere che ci sei!
*Saluto Carly forcone facendo “ciao-ciao” con la manina*

SimoSimona, benvenuta come nuovo recensione, grazie per i suggerimenti e i complimenti che mi ha fatto. Ho notato che hai anche tu un bell’arsenale di armi…
*Faccio “ciao-ciao” anche alle tue armi*

Adesso ho quasi paura… chiedo aiuto al mio amato Corvo ed alla mia sorellina Blue…

Se volete, mia mamma è una sua grande fan quindi sono cresciuta ascoltando le sue canzone, vi lascio il link dove poter ascoltare la canzone “They don’t care about us”:
https://www.youtube.com/watch?v=QNJL6nfu__Q

XOXO Gremilde

   
 
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