«Ragazzi!
Siete arrivati!» esclamò Miyako, agitando
allegramente
una mano in direzione di Takeru e Hikari, che si stavano avvicinando
con tutta
la calma del mondo, le mani intrecciate.
A
quella vista, per poco Daisuke non si strozzò con la sua
stessa
saliva e cominciò a uscirgli il fumo dalle orecchie.
«Ma
quanto siete carini?» urlò Mimi, posandosi le mani
sulle
guance e lasciandosi andare a una serie di urletti da fangirl isterica.
I due
ragazzi arrossirono lievemente, mentre Sora cercava di ricondurre la
castana
alla ragione.
Taichi
fece per correre verso di loro, quasi a voler controllare
lo stato di salute della sorella, ma in quella il DigiVarco sul
computer di Kōshirō
si illuminò e l’attenzione di tutti si rivolse in
quella direzione.
Una ad
una, delle figure luminose uscirono dal varco e si
stabilizzarono davanti ai ragazzi, che a malapena trattenevano
l’emozione.
«Daisuke!»
Il primo a correre verso il suo compagno fu Veemon,
seguito a ruota da Agumon e poi da tutti gli altri. Per qualche minuto,
l’aria
si riempì di “Da quanto tempo!” e
“Quanto mi sei mancato!” e di gridolini di
gioia. Quando i saluti furono terminati, i ragazzi si sedettero sulla
spiaggia
con i loro amici digitali, dividendo quel che si erano portati per
merenda.
Takeru ed Hikari rifiutarono gentilmente, ancora pieni dal gelato preso
alla
torre, cosa che ai Digimon interessò ben poco:
più cibo per loro!
«Allora,
ragazzi, novità?» domandò Jyō, passando
distrattamente la
mano sulla testa di Gomamon.
«Già,
è un po’ che non abbiamo notizie»
aggiunse Ken, guardando
interrogativo il suo Wormmon.
I
Digimon tacquero di colpo e i ragazzi sentirono un brivido
freddo corrergli lungo la schiena.
Non
era un buon segno.
«In
effetti…» cominciò Agumon, evitando lo
sguardo di Taichi. «Di
notizie ce ne sarebbero, ma non sono buone.»
«Cos’è
successo? Siete stati attaccati?» domandò
preoccupato il
ragazzo, osservando meglio il suo Digimon alla ricerca di eventuali
ferite.
«Non
ancora, ma nell’aria si sente qualcosa. Qualcosa di
oscuro»
confessò Tentomon, le antenne vibranti.
«Inoltre,
da nord arrivano notizie poco rassicuranti, di intere
comunità di Digimon scomparse nel nulla» aggiunse
Gabumon, abbassando lo
sguardo a terra.
«Scomparse?
In che senso?» domandò Miyako.
«Nel
senso che non ci sono più, no?» esclamò
Daisuke, come se
fosse ovvio (ed effettivamente tutti i torti non li aveva), alzandosi
in piedi
di scatto. «Ragazzi, dobbiamo intervenire!»
«Non
sappiamo ancora di cosa si tratta» gli fece notare Yamato,
guardandolo storto.
«Ma
dobbiamo comunque fare qualcosa! Non possiamo lasciare che i
Digimon scompaiano così, sotto il nostro naso! Ci siamo
presi l’incarico di
difendere Digiworld ed è quello che faremo!» si
infiammò il ragazzo, agitando
un pugno in direzione del biondo.
«Non
sto dicendo che non lo faremo, sto dicendo che prima dobbiamo
informarci su cosa sta minacciando Digiworld»
ribatté Yamato, alzandosi in
piedi a sua volta e sovrastando l’altro.
«Adesso
basta, calmatevi!» esclamò Sora, mettendosi in
mezzo, una
mano sul petto del suo ragazzo e una a qualche centimetro dal naso di
Daisuke. «Non
c’è bisogno di litigare tra noi, dobbiamo
mantenere la calma per poter essere
in qualche modo d’aiuto. Daisuke, la tua voglia di fare
è davvero ammirevole ma…»
«Che
cosa c’è di tanto apprezzabile in una
precipitazione che
lascerebbe per forza metà delle cose in sospeso, e non
porterebbe alcun
vantaggio né a te né agli altri?»
intervenne Yamato, citando il signor Darcy.
«Oh,
il signorino sta studiando la parte, eh?» domandò
sarcastico
Daisuke, incrociando le braccia e sbuffando.
«Che
parte?» domandò Veemon confuso, ma la sua domanda
si perse
nella risposta poco educata di Yamato, prontamente redarguito da Sora
che
cercava di mettere pace tra i due.
«Aaaaaaaaargh!!!!»
L’urlo
di Miyako risuonò nell’aria e tutti, Digimon e
umani, si
voltarono verso di lei.
«Non
ne posso più di sentirvi litigare! Ma vi pare il momento?
Abbiamo
la recita tra due settimane e adesso scopriamo che Digiworld
è in pericolo, non
possiamo permetterci di litigare!» esclamò la
ragazza, guardando in cagnesco
Daisuke e Yamato, che distolsero lo sguardo, colpevoli.
«Miyako
ha ragione. Dobbiamo calmarci tutti e organizzare le cose
come si deve» intervenne Kōshirō.
«Per
prima cosa, per quanto grave possa essere la situazione a
Digiworld, i Digimon hanno bisogno di riposare e noi pure»
dichiarò Taichi. «Tra
l’altro, domani abbiamo le prove della recita. Dobbiamo
organizzare il nostro
tempo tra quello, la scuola e Digiworld.»
«Sono
sicura che ce la faremo!» esclamò Mimi, fiduciosa.
«Per
il momento, torniamo a casa e facciamoci una bella dormita. Domani
mattina prima di scuola, ci incontreremo al parco davanti a scuola e
metteremo
a punto un piano d’attacco» continuò
Taichi, nel suo miglior tono da leader. I ragazzi
annuirono, concordi e anche i Digimon dimostrarono la loro
approvazione.
«Ovviamente
a scuola non potrete venire, starete a casa e ci
incontreremo una volta finite queste benedette prove,
d’accordo?» concluse il
ragazzo, guardando le creature digitali.
«Ma
le prove di cosa?» domandò Agumon incuriosito.
«La
recita della scuola, partecipiamo tutti» spiegò
Iori,
cominciando ad entrare nel dettaglio, ma venne bruscamente interrotto
da
Daisuke: «Sì, sì, vi racconteremo
andando a casa. Ora dobbiamo andare, Hikari,
ti accompagno?»
Hikari,
Takeru e tutti gli altri lo guardarono con gli occhi
sgranati.
«Che
c’è?» chiese il ragazzo, con una smorfia.
«Ehm, Daisuke,
caro, so che
con l’età ti stai rintronando sempre di
più, ma… Posso ricordarti che non più
tardi di un’ora fa Hikari è arrivata qui mano
nella mano con Takeru?» domandò
Miyako, indicando con un cenno della mano i due ragazzi, che assunsero
una
bella tonalità ciliegia.
Tutti
i Digimon si voltarono verso di loro con un’espressione
maliziosa, ma i due decisero di ignorarli.
«E
con questo?» domando Daisuke, caparbio.
«E
con questo, genio, vuol dire che stanno insieme! Ma si può
essere così tonti?!?» gridò Miyako,
alzando le braccia al cielo per non
strangolare l’amico.
Takeru
e Hikari ormai erano sul punto di scavarsi una fossa nella
sabbia per seppellirvicisi e non uscirne mai più.
«Ma
loro non stanno insieme!» esclamò in risposta il
ragazzo. «Quindi
io posso accompagnare a casa Hikari.»
«Io
ci rinuncio» annunciò Miyako, recuperando la sua
borsa e
raggiungendo Hawkmon.
«Un
caso perso» concordò Yamato, avvicinandosi a
Gabumon insieme a
Sora, seguita a ruota da Biyomon. «Ragion per cui, noi ce ne
andiamo. Qualcuno gli
faccia un disegnino, per favore» aggiunse in tono caustico,
facendo un cenno di
saluto all’indirizzo di tutti. Sora fece un gran sorriso e si
allontanò mano
nella mano con lui, i loro Digimon al fianco.
«Vedi?
Loro si tengono per mano. E stanno insieme» disse Miyako,
senza alcuna pietà, all’indirizzo di Daisuke.
«Lo
so che stanno insieme, li prendiamo in giro un giorno sì e
l’altro
pure per questo. Non sono mica stupido!» ribatté
il ragazzo.
«E
fino a qui ci sei. Bene. Ora. Hai visto il post su Facebook?»
continuò Miyako, tra le risate degli altri, mentre Mimi
provvedeva a mostrare
il post ai Digimon.
«L’ho
visto e commentato. E allora?»
«E
allora, testa di rapa che non sei altro, secondo te cosa vuol
dire?»
«Che
Hikari ha battuto forte la testa e che c’è un
malinteso?»
Prima
che la ragazza saltasse alla gola di Daisuke, Hikari decise
di intervenire. «Daisuke, Miyako ha ragione. Io e Takeru oggi
siamo usciti,
abbiamo parlato e…» Si interruppe, per cercare le
parole.
«E
stiamo insieme» intervenne il biondo, poggiandole una mano
sulla spalla. Lei arrossì leggermente, ma non si sottrasse
al contatto, facendo
andare Mimi e Miyako in pieno delirio da fangirl.
«Quindi,
se non ti spiace, accompagno io Hikari a casa» concluse
Takeru, con un’occhiata veloce a Taichi, che diede il suo
consenso con un’occhiata
altrettanto veloce.
I due
ragazzi chiamarono i loro Digimon, che ormai stavano morendo
dalla curiosità, e si avviarono verso la fermata della
metropolitana, lasciando
Daisuke con la bocca aperta.
«A
quanto pare Yamatuccio ha dato qualche lezione a Takeru»
commentò Taichi, ghignando.