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Autore: zenzero    21/11/2015    2 recensioni
Aerin e Mjoll la Leonessa si conoscono ormai da un anno, da quando lui la salvò da morte certa. Ora il giovane sente di provare qualcosa per la guerriera…
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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aerin e mjoll

Aerin sorrise soddisfatto. Non era esattamente il gran Gourmet o un cuoco rinomato ma questa volta, il risultato della sua cucina sembrava più che apprezzabile. Su un vassoio giacevano invitanti vari dolcetti, pane bianco, frutta di ogni tipo e un po’ di latte. Una radice di Nirn e qualche fiore di montagna fresco in una bottiglia rendevano la composizione più aggraziata. Gli venne l’acquolina solo a vedere tutto quel ben di Dio, ma non era assolutamente per lui. Sentii i passi familiari di Mjoll scendere le scale.
La sua coinquilina era ancora in vestaglia e con i capelli scompigliati ma Aerin arrossì lo stesso.  Del resto ormai difficilmente riusciva a guardarla negli occhi senza sentire come minimo il cuore tentare di uscirgli dal petto.
“Buon giorno, Aerin” lo salutò, tranquilla come sempre, e come sempre felicemente inconsapevole della tempesta che si abbatteva nel suo interlocutore.  I suoi occhi dorati brillarono quando vide il cibo sulla tavola. “Wow! L’hai fatto tutto da solo?” chiese.
“C’è voluto un pochino, per fortuna Keevara mi ha scritto una buona ricetta per i dolcetti. Ma serviti pure con comodo!” fece il giovane, grattandosi la testa.
“Possho daeero manghiarmi tuhhoo?” riuscì a dire a bocca piena la guerriera che aveva già iniziato a favorire.
Aerin annuì, guardandola soddisfatto. “ Ti aspetta un’altra giornata di battaglie, meglio affrontarle a stomaco pieno!” le disse, ma la donna aveva già spazzolato tutto e si stava alzando.
“Scusa se non rimango molto ma Brynjolf si alza presto la mattina”.
“Lo stai ancora seguendo?” chiese Aerin tentando goffamente di nascondere il suo nervosismo, tormentandosi le dita.
Lei annuì mentre finiva di indossare gli scarponi.  “Non mi sentirei sicura se non lo controllassi ogni giorno”.
Aerin deglutì nervoso. Più volte aveva cercato di farla ragionare sulla pericolosità delle sue ronde, a detta della giovane, indispensabili nel mantenere Riften al sicuro dai delinquenti, ma non c’era stato verso.
Una donna fiera e sprezzante del pericolo come lei non pensava minimamente al pericolo che la Gilda dei ladri o la famiglia dei Rovo Nero  potevano rappresentare alla sua incolumità.
Stranamente, era anche questa sua avventatezza che lo aveva fatto innamorare di lei.
Dopo che Mjoll si vestì del tutto e uscì dalla casa, Aerin la spiò dalla finestra, guardandola allontanarsi con passo deciso nelle strade ancora vuote di Riften. Scosse la testa, mettendosi a sparecchiare.
Mancavano solo pochi giorni.
Di lì a una settimana esatta sarebbe caduto l’anniversario del loro primo incontro. Un anno dal giorno in cui l’aveva incontrata. Era l’ultimo giorno della Luce del Crepuscolo, non poteva scordarselo. Batteva i denti a poche miglia di Dawnstar, dove doveva consegnare un messaggio importante, quando aveva notato una giovane donna coperta di sangue, all’uscita di una rovina Dwemer. A stento si teneva in piedi, ma i suoi occhi fieri, che gli ricordarono un predatore, si erano puntati su di lui, prima di perdere conoscenza.
Era quasi passato un anno da quella notte, in cui dopo averla portata nel primo tempio della città vicina, pagando fino all’ultimo un guaritore sonnolento, l’aveva vegliata per tutto il tempo, mentre la testa gli crollava, pregando i Divini che non smettesse di respirare. Per riconoscenza lei aveva deciso di rimanere in quella città, Riften, infestata da criminali come cimici attaccate a un cane di strada.
L’anno trascorso con lei sembrava essere durato un attimo, la vita che conosceva prima era stata completamente stravolta. Per la  prima volta nella sua opaca esistenza si era reso conto, giorno dopo giorno, di provare qualcosa di veramente forte per una persona.
Strinse a sé l’amuleto di Mara, che aveva acquistato in gran segreto nel tempio, e le avrebbe mostrato come prova del suo amore, l’impegno di dividere la vita con lei.
In molti solitamente attendevano poco per dichiararsi, spinti più dal desiderio di sistemarsi e magari migliorare le proprie condizioni piuttosto che per un sentimento sincero. Lui, sino a quel momento era bloccato dal semplice timore di ricevere un suo rifiuto, di non essere degno del valore di quella guerriera che tutti chiamavano Leonessa. Ma ora che i draghi erano tornati a terrorizzare i cieli e distruggere le città, e si vociferava della fine della tregua tra l’Impero e il Manto della Tempesta, si era detto che non valeva la pena esitare, ai mortali non era certo concesso sapere quale destino li attendeva il giorno seguente.
Aveva preso una decisione, e voleva fare qualcosa che l’avrebbe colpita. Il giorno del loro anniversario, il trenta della Luce del Crepuscolo, con l’amuleto al collo, le avrebbe dichiarato il suo amore e il suo desiderio di sposarla.
 
“… In cambio ha chiesto il mio aiuto per alcune missioni. Perciò, potrei stare via per qualche giorno!” spiegò Mjoll quella sera stessa, dopo che ebbero finito di cenare. “E partirò domani!”
“Ma ... Non puoi!” riuscì a dire Aerin sconvolto.  Tutti i piani che aveva progettato per il loro anniversario …
“E per quale motivo?” chiese lei, giocherellando con una ciocca di capelli color del grano. Non amava troppo essere contraddetta su ciò che decideva.
“Solo perché una persona ti ha fatto un favore, non puoi partire con lei dove vuole, così all’improvviso, non puoi!” ripeté il giovane.
“So riconoscere le persone di valore, e la Thane Lynne rientra tra queste. Dopotutto, me l’ha riportata …” dichiarò la donna, e detto questo estrasse con solennità e premura la Tagliateste, la lama perduta nelle profondità della miniera Dwemer, il cui valore personale era tale che lei aveva nuovamente rischiato la vita per recuperarla. “La mia piccolina. Non sembra neanche essere segnata dall’abbandono, non trovi?” gli chiese, accarezzandone il dorso come una bambina accarezza la bambola più cara “E lei, come ti ho detto prima, ha attraversato da sola tutta la miniera per riprenderla, per questo merita il mio rispetto, e i miei servigi. Ha detto che voleva venissi con lei, e così farò”.
“Ma la conosci appena!” strillò Aerin, maledicendo la sconosciuta che mandava a monte tutti i suoi piani.
“E avrò il tempo per conoscerla meglio, durante le nostre avventure. Non preoccuparti, sappiamo badare a noi stesse” concluse la donna, con quel suo sorriso aperto e sicuro, a cui Aerin non sapeva resistere. L’uomo non aveva affatto paura che Mjoll restasse ferita, la conosceva troppo bene per sapere che in battaglia difficilmente aveva la peggio, ma il pensiero che tutto non stava andando come programmato minava ogni sua certezza.

Tuttavia, era da tempo che non la vedeva tanto entusiasta per un’avventura. Ultimamente non si allontanava molto da Riften. Ed era raro che la giovane, coi suoi modi duri, si facesse delle amiche. O che queste amiche potessero starle dietro nelle sue scorrazzate.
“D’accordo. Però, vedi di tornare entro l’ultimo giorno del mese. Quel giorno, dovrò mostrarti una cosa” si arrese Aerin.
La Nord gli volse uno sguardo interrogativo ma l’uomo non aggiunse altro.
“Te lo prometto” disse lei poggiandogli una possente mano su una spalla. “Sono curiosa”.
 
I giorni passarono, trascinandosi lenti come i mendicanti ubriachi di primo mattino. Aerin non sapeva bene come occupare quella che a lui sembrava un’attesa infinita. Si fece consegnare più incarichi possibili, nella speranza, se non di incontrarle, di avere qualche notizia delle due avventuriere.
Da quel che apprese chiedendo ossessivamente nelle locande, scoprì che la thane Lynne era divenuta piuttosto famosa, in vari luoghi di Skyrim, ma aveva egualmente la fama di salvatrice come di carogna. A Whiterun era salita in poco tempo ai vertici dei Compagni e si diceva sconfiggesse draghi con le proprie urla. Allo stesso tempo si parlava di come, nel suo passaggio in negozi o case, gli oggetti di valore e il cibo nelle dispense svanissero misteriosamente.  
Il messaggero non sapeva più cosa pensare di questa misteriosa sconosciuta, ma non era da lui farsi convincere da sconclusionate chiacchiere da locanda.
Fu così che giunse la fine del mese. Aerin si rallegrò, perché sapeva che lei sarebbe tornata. Mjoll manteneva sempre le promesse.
Preparò la carne di cinghiale arrosto, il suo piatto preferito, comprò il vino migliore che riuscì a permettersi e tirò fuori dall’armadio l’abito buono, e la attese impaziente.
Ma Mjoll quel giorno non tornò. E neanche quello successivo.
L’agitazione dell’uomo raggiunse picchi cui non credeva di arrivare, mentre freneticamente chiedeva notizie di lei nelle grandi e nelle piccole città, ma nessuno sembrava aver notato due avventuriere negli ultimi giorni.
Aerin ormai aveva smesso di dormire e mangiava a malapena. Non si preoccupava più neanche di fare attenzione nel seguire le vie più sicure durante i suoi viaggi. Neanche l’idea di bere un bicchiere con gli amici all’Ape e il Pungiglione, dove solitamente amava trascorrere le serate, gli donava un minimo di conforto.
Si dava dello stupido per averla lasciata andare, dello skeever ritardato per non averle parlato prima, sbatteva i pugni sul tavolo e buttava le sedie a terra.
Quando ormai il freddo della Stella della Sera inoltrata entrava nelle ossa e Aerin aveva perso ogni speranza, e l’idea di gettarsi dalla balconata di Riften e annegare nell’acqua putrida non sembrava troppo avventata, notò che la gente si assiepava all’ingresso della cittadina.
Sentì provenire mormorii entusiasti e decise, anche se a malavoglia, di andare a vedere cosa stesse accadendo. I cittadini si spostavano al passaggio di uno statuario cavallo, dal manto nero come la morte e gli inquietanti occhi rossi. Ancora più incredibile era il cavaliere che lo cavalcava, non molto alto ma coperto da una lucida armatura d’argento finemente lavorata. Il volto dello sconosciuto era coperto da un cappuccio. Una persona alle spalle del cavaliere si stringeva a lui. Un volto fin troppo familiare.
“Mjoll!” urlò Aerin felicemente incredulo.
La donna lo vide e sul suo volto si dipinse quel meraviglioso sorriso. Saltò giù dall’enorme cavallo e in un attimo raggiunse l’uomo, abbracciandolo nella sua stretta possente.  
“Va ... tutto bene?” riuscì a chiederle Aerin ripreso il fiato dall’emozione e dai polmoni svuotati. “Non sei ferita, vero?”
“Sto bene, non preoccuparti” lo rassicurò lei lasciando la presa “Mi sento veramente in forma!”
E lo era davvero, come costatò Aerin guardandola con attenzione.
Gli occhi della Leonessa brillavano di uno sguardo fiero. Si era irrobustita e indossava una armatura di fattura migliore rispetto a quella con cui era partita. 
“Lyn” disse poi voltandosi verso il cavaliere. “Io allora torno a casa”
Abbassandosi il cappuccio, la Thane Lynne annuì, mostrando un volto privo di espressione. Le tese una mano che Mjoll strinse con forza.
“Allora a domani” salutò la Thane con una voce sottile ma decisa, facendosi largo verso il portone di Riften.

“Fai attenzione lungo la strada!” esclamò Mjoll, con un’apprensione che Aerin non poté evitare di notare.
Era comunque troppo emozionato per pensarci troppo. La guidò a casa con le gambe tremanti.
Provava rabbia in parte, perché lo aveva fatto attendere a lungo, per troppo tempo, ma era anche così felice che stesse bene!
“Mjoll ... non c’è molto per cena … Sai, non sapevo quando saresti tornata ...”
Pensavo che non saresti tornata più, avrebbe voluto dirle, ma le parole gli si incastravano in gola dall’emozione.

La donna finì il suo boccone di formaggio, soddisfatta e tranquilla. “Non importa, sto bene così. Però Aerin …”
Poterti rivedere ancora è il più bel regalo che potessi farmi.
“Scusami se ci ho messo tanto a tornare. Abbiamo avuto qualche difficoltà in alcuni sotterranei”
Ma ora sei con me, questo è l’importante. Forse è ora di dirtelo ... 
“Se può consolarti, non rischiavo nulla. La thane Lynne è una persona dal talento e ardore incredibili, in battaglia”
“Immagino ...” mormorò distratto Aerin, cui la cosa non importava minimamente. Puoi raccontarmi tutto ciò che vuoi, Mjoll, però lascia che ti chieda una cosa …
“Lei è davvero incredibile! Non puoi capirlo se non la vedi in azione, ma sbaraglia tutti senza problemi! E non esita neanche davanti ai draghi! E’ come se conoscesse una qualche specie di linguaggio magico, e urla tali parole contro di loro!” continuò lei imperterrita, come ricordando le loro avventure.
Mjoll, perché parli ancora di lei? Non vedi che per me solo tu hai importanza?
“E possiede questa splendida tenuta, lungo un fiume, Lakeview... L’ha costruita tutta da sola, sai? Ha persino un huscarlo che si occupa delle faccende!” continuò ammirata.
“Sei andata a casa sua?” chiese Aerin, avvertendo un principio di gelosia per quella sconosciuta.
Mjoll evitò il suo sguardo, mentre le sue gote si tingevano di qualcosa che l’uomo non credeva potesse mai trovarsi sul suo viso; un puro imbarazzo che sarebbe stato più naturale vedere nelle Sacerdotesse di Dibella di fronte a due cani in accoppiamento.
“Abbiamo … fatto una capatina … Sai, solo per un paio di notti, per riposarci un po’ ed equipaggiarci meglio ...”
Un paio di notti? , urlò sconvolto l’uomo nella sua testa. In un paio di notti in cui non aveva avuto sue notizie potevano accadere molte cose. Poteva sperimentare su sé stesso nuovi usi per il vecchio coltello da cucina, ad esempio.
“Potevi pure equipaggiarti e riposarti qui a casa, senza farmi morire di paura!” sbottò invece Aerin.
“Lo so … perdonami, Aerin … non volevo farti preoccupare tanto!” esclamò lei, afferrandogli le mani, notando appena che il coinquilino stava trasalendo. “Però vedi, mentre ero via, sono avvenute delle cose …”
Qualcosa non andava, il messaggero se lo sentiva nelle ossa. La giovane sembrava tesa come una ragazzina.
“Abbiamo passato tante avventure insieme, ci siamo salvate la pelle a vicenda, e per lei ho iniziato a provare qualcosa di diverso, molto più forte di una semplice ammirazione. E ho pensato che, sai, la vita di noi guerrieri è rischiosa e impervia, e non vale la pena di rimandare le cose. Era un sentimento molto forte, nonostante la conoscessi da poco”.
Aerin le lasciò le mani.
“E a quanto pare, anche lei sentiva qualcosa del genere. Così, una sera, mi ha mostrato il suo Amuleto di Mara. Mi ha chiesto se volevo restare al suo fianco.”
Non puoi aver accettato, Mjoll. Non tu …
Ed io, ho detto di sì” concluse la donna, sorridendo. “Tra due giorni, ci sposeremo”.
Aerin non disse nulla, ascoltando quella che gli parve una sentenza inoppugnabile. Non c’era molto da dire. Sembrava felice della sua scelta. Una scelta in cui lui non era stato minimamente considerato. E sapeva che nulla avrebbe potuto dire per farla desistere; quando Mjoll prendeva una decisione, era impossibile farle cambiare idea.
“Quindi, te ne andrai?” gli uscì con un sussurro, evitando il suo sguardo, mordendosi l’interno delle guance per bloccare le lacrime.
“Andrò a vivere nella tenuta a Lakeview, ma sicuramente verrò spesso a Riften. Voglio continuare a ostacolare la Gilda dei Ladri e proteggere la città, e anche vederti, Aerin. Sei il mio migliore amico e anche molto importante per me”.
Non così importante, però, rifletté l’uomo con amarezza ma dato che non diceva nulla, la guerriera lo strinse a sé di nuovo, stavolta con maggiore dolcezza.
L’uomo non ricambiò la sua stretta, non avvertiva il conforto di quel petto caldo, irrigidendosi e continuando a trattenere il pianto, avvertendo il sapore metallico del sangue sui denti mentre si torturava le guance. Avrebbe voluto aprirsi in quel modo anche i polsi.
“Non fare così, ti prego ... la convincerò a comprare una casa anche a Riften … e ci andremo spesso …” cercò di consolarlo la donna, stupita nel vedere il suo amico tanto affranto. Non pensava che per gelosia potesse prendersela in questo modo. “Te la farò conoscere, sono sicura che andrete d’accordo” concluse, senza rendersi conto di stare rovinando una situazione già irrimediabilmente compromessa.
A quelle parole il coinquilino si liberò dalla sua stretta e scappò via, salendo le scale di volata.
“Non fare così, Aerin! So che dovevo avvertirti prima, ma cerca di capire!” esclamò la donna, ma come risposta sentì solo sbattere con forza una porta, probabilmente della sua stanza.
 Mjoll, confusa e irritata, scosse la testa. Il giorno dopo gli avrebbe parlato e si sarebbero chiariti. Ma ora si sentiva piuttosto stanca e senza porsi altre domande entrò nella sua camera e si lasciò cadere sul proprio letto.
 
L’aria del primo mattino portava con sé un vento gelido. Gli invitati si affrettavano nel dirigersi al tempio di Mara, alla ricerca di un po’ di tepore e pregustando il banchetto che avrebbe seguito il ricevimento.
Mjoll era già in piedi, tesa ma felice, nella sua armatura lucidata a nuovo, mentre un assonnato Maramal preparava le candele e i testi per il rito.
Un forte odore di incenso riempiva la sala e bruciava gli occhi di tutti i presenti.
La guerriera, tormentandosi i folti capelli intrecciati con cura, controllò il tempio e l’arrivo degli invitati. Perfino alcuni Khajiti, cui lei spesso aveva rivenduto del buon idromele, si stavano acciambellando paciosi sulle panche di legno, ma di Aerin non c’era traccia.
Eppure aveva detto che sarebbe venuto …
Glielo aveva chiesto supplicandolo, una cosa che aveva fatto solamente per lui, ottenendo unicamente un laconico "sì". Ci teneva che venisse. Era il suo migliore amico, e come un fratello maggiore che non aveva mai avuto. Non riusciva a capire per quale motivo fosse tanto geloso. Sicuramente dopo il matrimonio sarebbe passato a trovarlo, e non avrebbe mai messo in discussione la loro amicizia, eppure …

Poi il portone del tempio si aprì di nuovo e la sua dolce Lyn fece capolino, bella come il primo giorno in cui l’aveva incontrata, e ogni sua preoccupazione si dissolse in un attimo.
“Ah, ecco la fiera sposa!” esclamò Maramal bloccando sul nascere uno sbadiglio. “Diamo inizio alla cerimonia”.
 
Aerin strinse le mani e tirò con tutte le sue forze. L’Amuleto di Mara fece un po’ di resistenza ma alla fine la catenina principale si spezzò con un lieve click e i dischetti metallici che formavano la collana volarono in tutte le direzioni.
Le mani gli facevano male, le nocche si erano sbiancate, ma non aveva più alcuna importanza. Notò un dischetto più grande degli altri accanto alla sedia e lo pestò ripetutamente, fino a rompere la gemma che vi era incastonata. Poi lo prese in mano e lo posò sul tavolo.
 
“… Che il loro viaggio possa proseguire insieme in questa vita e nell’altra, in ricchezza e in povertà, nella gioia e nel dolore” proclamò Maramal sollevando le braccia, mentre le fiamme delle candele bruciavano lente e tutti puntavano lo sguardo su di lui e sulle spose.  “Accettate di essere legate, ora e per sempre, dall’amore?”
Nessuno parlò mentre le due donne si guardavano, specchiandosi l’una negli occhi dell’altra. Non avevano alcun dubbio.
“Lo voglio. Ora e per sempre”.
 
Aerin mise nello zaino solo lo stretto necessario, si coprì con il mantello da viaggio, e se ne andò lasciando la chiave di casa sul tavolo all’ingresso, vicino a quel che rimaneva del medaglione. Non gli sarebbe più servita.
Non sapeva dove sarebbe andato, ma sicuramente, non avrebbe più rivisto Riften. Mentre i cancelli della città si chiudevano alle sue spalle, si sentì stranamente leggero.
Si coprì la testa con il cappuccio e lasciò che il vento di Skyrim gli indicasse la direzione da seguire. 

 

 

 

 

 

 

Piccolo glossario in ordine alfabetico dei termini:

 

Brynjolf: vice-capo della Gilda dei Ladri, come copertura commercia a Riften.

Compagni: fazione di combattenti con sede a Whiterun.

Huscarlo: sorta di maggiordomo o amministratore di una tenuta affidato dallo Jarl a un thane, può anche seguire il thane in battaglia.

Il gran Gourmet, o il Gourmet: un orco conosciuto per la sua cucina, tanto famoso da aver preparato piatti per l’Imperatore e aver scritto un libro, “Sapori rari”.

Il matrimonio a Skyrim: in realtà nel gioco funziona molto più semplicemente, in quanto basta avere al collo l’Amuleto di Mara, e parlando con alcuni personaggi, questi possono essere immediatamente interessati ad un matrimonio, di solito dopo aver richiesto al giocatore un favore. I matrimoni omosessuali o tra razze diverse sono visti con assoluta tranquillità.

Keevara: Una Argoniana (rettili antropomorfi) proprietaria della Locanda L’Ape e il Pungiglione a Riften.

Khajiti: razza di felini antropomorfi parlanti, sono un popolo nomade e amante del commercio.

Luce del Crepuscolo: corrisponde al nostro novembre e ha anche 30 giorni. Il mese seguente è la Stella della Sera.

Manto della Tempesta: fazione di ribelli che combatte l’Impero.

Mara, Dibella : Divini, divinità di Skyrim. Mara è la Dea dell’Amore.

Maramal: sacerdote del tempio di Mara.

Nord: razza di uomini e donne fisicamente possenti e adatti al combattimento. Ricordano nelle fattezze e nella cultura le popolazioni scandinave medievali come i vichinghi.

Radice di Nirn: radice da cui spuntano grosse foglie, facile da trovare vicino agli specchi d’acqua, emette dei bagliori e dei flebili suoni.

Riften, Whiterun, Dawnstar: nomi di città. Riften è costruita su una enorme palafitta di legno sopra un lago e praticamente dominata dalla potente Famiglia dei Rovo Nero, che fa affari sottobanco e spesso protegge la Gilda dei Ladri nascosta nelle fogne della città.

Rovine Dwemer: i Dwemer erano in realtà degli elfi, ora estinti, che costruirono delle città sotterranee ed erano grandi inventori. Sono luoghi pieni di automi che, anche dopo la morte dei loro costruttori, continuano a proteggere le rovine. Inoltre sono in funzione anche molte trappole e rompicapi; rendendo l’esplorazione di questi luoghi molto pericolosa.

Skeever: sorta di ratto grande come un cane, infesta i luoghi nascosti e bui.

Skyrim: regione in cui la storia è ambientata, nel continente di Tamriel.

Thane: titolo di grande prestigio conferito a un cittadino meritevole dallo Jarl (ovvero una sorta di feudatario) di una città se tale cittadino ha dimostrato valore.  

Urlare a un drago: In realtà vengono urlate delle parole nella lingua dei draghi e hanno effetti molto potenti.

 

   
 
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