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Autore: Dama delle Comete    21/11/2015    1 recensioni
Ispirata al DLC uscito tempo fa, Link fa il suo arrivo tra i piloti del Regno dei Funghi. Cosa combineranno i nostri amici? Riusciranno ad andare d'accordo?
“Ma poi quello là t’ha risposto?” Daisy interruppe le sue riflessioni. “Cioè, io non l’ho mai sentito parlare, ora che ci penso” aggiunse pensosa. “Che sia muto?”
Di fronte a quel nuovo problema Peach aggrottò la fronte allarmata.

[...]
Coraggio Peach, disse a se stessa, devi solo salutarlo e scusarti per essere stata così sciocca da darlo per scontato. Basterà chiedere di aspettare un interprete e andrà tutto bene!
“Santa Rosalinda!” si lasciò scappare Daisy. “E adesso?”
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Fraintendimenti, kart e tè - “Ehi, non serve l’interprete!”
 
 
 
 
 
Ai piloti del Regno dei Funghi quel nuovo arrivato era parso piuttosto bizzarro, ma ricordiamoci che stiamo parlando di un posto in cui per spostarsi si usano dei tubi giganti ed è popolato da funghi umanoidi e tartarughe che sputano fuoco. Comunque, l’arrivo di quel giovanotto vestito di verde dall’aria seria sulle piste aveva costituito un ottimo incentivo per partecipare alle corse di quell’anno e la curiosità aveva avuto la meglio sulla monotonia delle ultime gare. Infatti le edizioni precedenti erano state più piatte del solito, i piloti partecipanti erano stati scarsi e l’entusiasmo era mancato. Ma quella volta le iscrizioni erano state da record, gli spettatori erano giunti a migliaia da tutti gli angoli del regno. Anche dallo spazio, se contiamo una certa guardiana delle galassie dai capelli di platino vestita color cielo. Sembravano tutti impazienti di vedere il nuovo sfidante e valutare se fosse stato all’altezza degli altri corridori, ormai esperti, ed effettivamente lui si era dimostrato molto abile sulla sua moto che ricordava un cavallo. E pareva che il pubblico femminile andasse pazzo per quel giovane misterioso: già dopo qualche circuito si era formato un fan-club in suo onore e  le scommesse in suo favore si sprecavano. “Io punto sul cavaliere” dicevano vari spettatori, “l’hai visto nell’ultimo giro? Fenomenale”.
Insomma, l’attenzione generale era concentrata tutta su quel tipo nuovo di nome Link.
 
 
Ore 11:04.  Circuito di Mario, Regno dei Funghi.
I coriandoli colorati spiccavano in contrasto con il cielo azzurro di quella bella giornata. Le grida entusiaste del pubblico riempiva le orecchie dei primi tre classificati nell’ultima corsa, intenti a salutarlo dall’alto del podio. Sul gradino più alto stava proprio il nuovo arrivato: un sorriso allegro gli illuminava il volto mentre agitava il braccio. In basso, invece, gli altri applaudivano educatamente, ancora accaldati per la gara appena terminata. Tra questi spiccava il re dei koopa, Sua Malignità in persona Bowser. Si stava asciugando il sudore con un asciugamano che gli aveva porto Kamek, il quale era incaricato di assistere lo squamoso sovrano prima e dopo le gare, mentre questi gli reggeva un drink ghiacciato. “Vi sentite bene, Vostra Perfidia? Mi sembrate alquanto... irritato” disse a un tratto Kamek. “Temo che un attacco di collera non sarebbe opportuno, in questo momento. La principessa P...”
“Non mi piace quello là” lo interruppe Bowser ringhiando. “Somiglia troppo ai due nanerottoli in salopette”. Storse il muso giallo e fissò Link come se volesse tirargli in testa un trofeo. “E poi sta rubando tutta l’attenzione. Anche la mia Peach non gli toglie gli occhi di dosso”. Effettivamente anche la principessa del Regno dei Funghi sembrava incuriosita dal cavaliere.
Kamek sospirò e guardò il suo re con apprensione. “Vi consiglierei di non mettervi contro quel ragazzo. Ho sentito dire che è un abile combattente”. Bowser sbuffò seccato, ma diede ascolto al fedele magikoopa.
Intanto, poco più il là Wario e Waluigi stavano bofonchiando qualche considerazione. “Hai visto che tipo? Se ne sta sempre per i fatti suoi, e io che pensavo di proporgli di farci un bicchierino tutti insieme” borbottò il più alto indispettito. Guardò il fratello per sentire il suo commento, ma era tutto intento a smangiucchiare un panino pieno di — ovviamente — aglio. “Ehi!” gli strillò Waluigi in un orecchio, “Mi stai a sentire? T’ho detto che...”
“Ho capito, ho capito” ribatté Wario continuando a masticare. L’altro gli rifilò un’occhiataccia. “Non sappiamo neanche da dove accidenti viene questo qua, tu che dici?” riprovò. Il più basso dei due fece spallucce. “Boh, perché t’interessa?”
Waluigi sfoderò un ghigno furbo. “Perché questo cambia che tipo di grana si porta dietro, no?” spiegò come se fosse stato ovvio. Wario non disse nulla e pareva ancora annoiato.
“Ehmbé? Da quando in qua non t’interessano gli spiccioli?” esclamò l’altro. L’ometto in giallo alzò finalmente gli occhi dal suo spuntino e si degnò di dargli una risposta chiara. “Ho già provato a sgraffignare qualcosa dalla sacca di quel tipo. Dentro c’erano solo pezzi di vetro colorati. Però a lui non gli è piaciuto che ero nel suo box. M’ha buttato fuori a calci” raccontò con un brivido ricordando quell’episodio poco piacevole.
“Cavolo, peggio di così...” mugugnò Waluigi deluso.
A qualche metro di distanza, nel frattempo, qualcuno aveva sentito i loro discorsi.
“Non credi che sia meglio avvertire Link delle intenzioni di quei due ceffi?” domandò Luigi impensierito. Aveva subito sviluppato una spiccata simpatia per quel giovanotto che vestiva del suo colore preferito, quindi in quel momento era preoccupato per lui. Mario scrollò le spalle. “Ma sì, sta’ tranquillo. Sa benissimo difendersi da solo” rassicurò il fratello osservando distratto Peach che leggeva soddisfatta un biglietto. Per quanto gli piacesse il nuovo arrivato, era sicuro delle sue capacità. Avrebbe tanto voluto farci quattro chiacchiere, da eroe ad eroe, e scambiarsi consigli su combattimenti e strategie d’attacco, ma il ragazzo non spiccicava parola con nessuno. Magari era per quello che Mario era così restio a stare in pena per lui. Un comportamento un po’ capriccioso, a detta di Luigi, ma conosceva bene il fratello e sapeva quanto quest’ultimo tendesse a dare per scontato che l’attenzione fosse verso di lui. Però forse aveva ragione lui anche questa volta.
Luigi decise quindi di fidarsi, lanciando comunque occhiate verso il misterioso giovane a intervalli regolari.
 
 
Ore 15:44.  Palazzo reale, Regno dei Funghi.
“Aspetta, fammi capire bene. Hai invitato il nuovo arrivato a prendere un tè qui con noi?!”
Gli occhi della principessa Daisy, già piuttosto grandi per natura, avevano raggiunto le dimensioni di un paio di piattini, tanto per restare in tema. Era seduta insieme all’amica in una delle salette più piccole del castello e stava tentando di comprendere cosa fosse passato per la testa di Peach.
“Esattamente” replicò lei tranquillissima seguendo con lo sguardo i toad intenti ad apparecchiare un tavolino lì accanto. “Sembri sorpresa”. Daisy continuava ad agitarsi sul divanetto di velluto rosa. “Sì,” disse “non vedo un buon motivo per averlo fatto”.
“Volevo mostrarmi gentile con lui, in fondo è in terra straniera. Ho pensato che gli avrebbe fatto piacere” trillò la bionda. “Ti dà davvero fastidio?”
“No, non mi scoccia,” replicò la principessa in giallo, “ma sei sicura che proporre a quello che, ho sentito dire sia un guerriero, di bere qualcosa come un e chiacchierare allegramente in un salottino rosa sia una buona idea? Non ti pare un po’ fuori luogo?”. Peach sorrise e lisciò una piega del guanto candido. “Sei davvero preoccupata per questo, o c’è altro? Non sarai interessata a lui, vero? Perché in questo caso...”
“Che?! No!” esclamò l’altra. “Ma che sei pazza? Non l’ho mica puntato!” protestò mentre le sue orecchie diventavano di una delicata sfumaura di rosso. “Non è il mio tipo”.
Peach avrebbe voluto chiederle se il suo tipo fosse un idraulico in verde e blu coi baffi, ma pensò che fosse meglio lasciar perdere. Aveva già sconvolto abbastanza l’amica quando quest’ultima aveva notato che i servitori, carichi di tazzine dipinte a mano, piattini coordinati, cucchiaini, tovagliolini ricamati, una teiera di porcellana e piatti di pasticcini e biscotti, più qualsiasi cosa vi venga in mente che finisca in ‘ini’, stavano preparando per tre persone, invece che per due come al solito. L’aveva guardata come se fosse diventata matta e aveva chiesto a Peach spiegazioni per quella che, per usare le sue parole, era ‘una chiara dimostrazione di demenza principesca’. Certo, probabilmente il gesto di Peach sarebbe potuto sembrare incomprensibile a più di qualcuno, ma lei era fermamente convinta che una dimostrazione di garbo e cortesia fosse un vantaggio per eventuali rapporti con altri regni. E poi lei era molto cordiale per indole, quindi era stato assolutamente spontaneo da parte sua far spedire un invito al nuovo arrivato.
“Ma poi quello là t’ha risposto?” Daisy interruppe le sue riflessioni. “Cioè, io non l’ho mai sentito parlare, ora che ci penso” aggiunse pensosa. “Che sia muto?”
Di fronte a quel nuovo problema Peach aggrottò la fronte allarmata. Non ci aveva pensato, dato che lui le aveva mandato un biglietto di conferma poche ore prima. “Oh, pensi che sia necessario chiamare un interprete? Non conosco il linguaggio dei segni” domandò turbata. Forse aveva commesso un errore che avrebbe provocato una situazione imbarazzante. Se avesse chiamato Mastro Toad sarebbe stata in tempo per evitare la catastrofe? Magari...
“Principessa,” annunciò improvvisamente il vecchio toad, “il vostro ospite è arrivato, fareste meglio ad andare ad accoglierlo”. Troppo tardi per ripensamenti. Coraggio Peach, disse a se stessa, devi solo salutarlo e scusarti per essere stata così sciocca da darlo per scontato. Basterà chiedere di aspettare un interprete e andrà tutto bene!
“Santa Rosalinda!” si lasciò scappare Daisy. “E adesso?”
“Non abbiamo niente di cui preoccuparci” la rassicurò Peach, “in fondo sono abituata a tentare di essere diplomatica con il re dei koopa, non sarà poi tanto difficile”. Così si alzò dal comodo divano e si diresse verso l’ingresso del castello, seguita da Daisy che trotterellava cercando di stare al passo. Arrivarono presto al maestoso portone di legno scuro, dove le aspettavano due guardie che scortavano un ragazzo. Quest’ultimo si guardava intorno con aria spaesata, ammirando i vetri colorati delle finestre e i grandi lampadari dorati del palazzo reale; seguiva con gli occhi — e che occhi! — le linee eleganti degli archi e delle colonne, soffermandosi sugli arazzi realizzati nel Regno di Sarasaland. Peach si avvicinò con passo spedito verso lui, sempre con Daisy al suo fianco, allargando le labbra truccate in un sorriso radioso. Congedò i toad guardiani con un gesto e si rivolse poi al suo ospite: “Benvenuto, giovane cavaliere. Sono la principessa Peach, come già saprete. Vi prego di perdonare la mia disattenzione, dato che non ho fatto chiamare un interprete, ma se avrete gentilezza di attendere un momento ne arriverà uno immediatamente”. Daisy annuì decisa dimostrando di approvare l’approccio dell’amica e si presentò a sua volta.
Link le guardò con quella che sembrava una leggera sorpresa, che poi si tramutò in sconcerto vero e proprio. Peach si chiese il motivo di tanto sbalordimento. Non aveva usato parole troppo difficili, vero? Ma allora perché era così meravigliato? Oddio, pensò atterrita, spero di non aver combinato un pasticcio. Forse era davvero andata in quel modo, forse aveva appena detto una sciocchezza. Sperò ardentemente di non aver fatto niente di inappropriato. Cosa avrebbe detto Mastro Toad? Se avesse saputo che la sua protetta era in difficoltà si sarebbe precipitato subito da loro, purtroppo in quel momento era nelle sue stanze a godersi una tazza di cioccolata, convinto che la sua presenza non fosse necessaria.
Daisy le rivolse un’occhiata che Peach era sicura volesse dire ‘Ti prego, non dirmi che è anche sordo’, tutta accigliata. La bionda desiderò che non avesse fatto quella faccia poco raffinata e si sentì imporporare le guance. E adesso?
“Scusate,” una voce interruppe lo scambio di sguardi delle due principesse, “ma non c’è bisogno di un interprete. Conosco la vostra lingua”.
Peach sgranò gli occhi azzurri.
Era stato lo straniero a parlare.
 
 
Ore 16:12. Sempre palazzo reale, sempre Regno dei Funghi.
Peach abbassò lo sguardo desolata e disse per l’ennesima volta: “Perdonatemi, non sapete quanto mi dispiace”. Daisy sbuffò esasperata e rubò un altro pasticcino dal piatto seminando briciole ovunque.
“Davvero, non è niente” ripeté nuovamente il nuovo arrivato. Se possibile, pareva ancora più imbarazzato di Peach. “Non è la prima volta che capita”. Daisy spostò la sua attenzione dal dolce al ragazzo. “Davvero?”
Lui annuì. “Non sono un tipo molto loquace, l’avrete notato. Se possibile, però, potreste chiamarmi solo Link?” chiese. Il verde dei suoi vestiti faceva a pugni con il rosa intenso della stanza, ma sembrava che stesse gradendo il tè. E anche i biscotti, vista la velocità con cui erano spariti. Comunque non era rimasto molto sorpreso del fatto che le due principesse l’avevano creduto muto, gli era già successo. Parlava raramente, perciò le persone tendevano a pensare che non ne fosse capace, anche se solitamente si dimostravano molto gentili con lui. Ricordava ancora quella volta in cui era arrivato al primo posto in una corsa e Donkey Kong si era congratulato con lui stringendolo in un abbraccio stritolante. O quando Rosalinda gli aveva dato una mano ad aggiustare la sua moto con la magia. Insomma, aveva già tanti bei ricordi delle gare e nessuno sembrava dar peso al fatto che fosse così silenzioso. Anche la spontanea gentilezza di Peach gli aveva fatto piacere: lo aveva invitato nel suo castello quando avrebbe potuto benissimo infischiarsene e non rivolgergli la parola. Quel piccolo fraintendimento non lo avrebbe certo scoraggiato, per quanto imbarazzante. Forse era l’inizio di un’amicizia.
“Allora, Link” disse improvvisamente Daisy. “Secondo te chi ha più probabilità di vincere nella competizione di domani?”. Sembrava stesse sghignazzando. A quanto pareva non era rimasta minimamente turbata dall’incomprensione di poco prima, anzi, l’eroe avrebbe detto che ne fosse divertita. “Non saprei” rispose decidendo di stare al gioco. Daisy ridacchiò.
“Posso farti una domanda?” lo interrogò Peach del tutto ignara dello scambio di battute tra i due. “Com’è la tua terra d’origine?”
Lui ci pensò su. “Non è poi molto diversa dal Regno dei Funghi, a dire la verità. Anche qui ci sono diversi tipi di ambiente, come montagne e deserti, e pure là puoi imbatterti in strane creature in qualsiasi momento. Mi piace questo posto” disse dopo aver riflettuto. Le due amiche erano molto curiose e Peach gli fece un’altra domanda: “È vero che sei in buoni rapporti con la principessa del tuo regno?”
Dopo qualche altra richiesta Link si arrese all’idea di avere davanti un insolito pomeriggio di chiacchiere, ma stranamente la cosa non gli dava fastidio. Un pensiero gli si affacciò nella mente: si stava forse divertendo, addirittura?
 
 
Ore 19:38. Osteria al Fungo Rosso, Fungopoli, Regno dei Funghi.
L’atmosfera del locale era molto accogliente quella sera. Il proprietario, un simpatico toad di mezz’età, lo aveva tirato a lucido in vista dell’arrivo di alcuni ospiti molto importanti, tra cui la principessa Peach e i fratelli Mario, e si era raccomandato con la cuoca di dare il meglio nella preparazione dei piatti. Quando una decina di piloti si era presentata lui aveva dato loro il benvenuto con un sorriso e li aveva fatti accomodare. Avrebbe preferito che il re dei koopa se ne fosse rimasto nel suo buco tenebroso e pieno di lava, dato che con quelle zanne e il guscio spinoso spaventava gli altri avventori, che erano rimasti nel locale solo grazie alla presenza rassicurante dei due idraulici e alla curiosità per il cavaliere. Il toad avrebbe chiesto a quest’ultimo l’autografo, ma decise che era meglio stare vicino il registratore di cassa a cui Wario e Waluigi continuavano a lanciare occhiate fameliche.
Mentre tutti si divertivano bevendo e scambiandosi consigli o pettegolezzi, Link era seduto al bancone e sorseggiava tranquillo la sua bibita; per la gioia dei due fratelli in giallo e viola si era offerto Mario di pagare il conto a tutti. Poche ore prima aveva preso un tè con le due principesse e tutto sommato non era stata una tragedia. Si era pure divertito!
Improvvisamente qualcuno gli diede una pacca sulla schiena facendogli andare di traverso il cotenuto del suo bicchiere. A giudicare dalla forza poteva essere il cosiddetto eroe del Regno dei Funghi. “Ehi! Non pensavo che saresti venuto!” esclamò infatti l’ometto in salopette. “Ah, ho sentito che oggi pomeriggio sei stato al castello. Peach ti ha costretto a ingozzarti di pasticcini?”. Affianco a lui c’era anche Luigi che guardava Link con una buffa espressione. Lui non poté fare a meno di notare la lieve nota di risentimento nella voce di Mario, che effettivamente non era mai riuscito ad andare a palazzo su invito della principessa senza che succedesse qualche disastro. L’idraulico scoccò al fratello un’occhiata esasperata: con gli anni aveva intuito il debole di Luigi per i tipi eroici e affascinanti e i suoi sguardi ammirati in direzione di Link ricordavano tanto quelli per il principe Fagiolino tempo prima.
I due scambiarono qualche parola con il ragazzo in verde e si allontanarono per andare a parlare con Daisy, che sembrava decisa a prendere a pugni Bowser se avesse continuato, secondo la sua opinione, a ‘importunare la sua amica’.
La serata fu abbastanza tranquilla, se non si contano la crisi isterica del proprietario dell’osteria, causata dall’insistenza di Donkey Kong che aveva cercato di chiedergli a gesti e versi scimmieschi se non avessero qualcosa alle banane, il tentativo della principessa in giallo di strangolare il re dei koopa e i brindisi che diventavano sempre più assurdi. Qualcuno chiese a Link l’autografo, con molta irritazione di Mario. Toad, Yoshi e Koopa avevano avviato un torneo di carte e Lakitu faceva da arbitro (anche se rimase un mistero per Link, che non capì come giocare a briscola necessitasse di un arbitro). Anche i Bowserotti erano stati invitati, ma non si erano presentati. Bowser spiegò brevemente che avrebbero messo a soqquadro il locale. Insomma, tutto procedeva serenamente, almeno secondo gli standard del Regno dei Funghi.
Quando i piloti si salutarono augurandosi la buonanotte Link si avviò verso l’hotel in cui alloggiava con un sorriso. Forse dal quel momento in poi le corse sarebbero state ancora più divertenti.
“Buonanotte, Link! A domani!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ore 23:07. Osservatorio Cometa, da qualche parte sopra la Terra.
Rosalinda sospirò e chiuse il suo libro con un gesto stanco. Tutti gli Sfavillotti si erano finalmente addormentati.
I suoi amici del Regno dei Funghi l’avevano invitata in un locale di Fungopoli per una serata tra piloti, ma lei aveva declinato gentilmente l’invito. Non sempre aveva voglia di mescolarsi alla folla e alla confusione, tuttavia passava molto più tempo sulla Terra rispetto a qualche anno prima. Si alzò dalla sua sedia a dondolo e si diresse verso il centro dell’Osservatorio, là dove stava il grande schermo da cui si poteva guardare ogni angolo dell’universo. Aveva deciso di dare una sbirciatina prima di andare a dormire.
La superficie dello schermo si illuminò di mille colori prima di proiettare l’immagine di un ragazzo vestito di verde che salutava agitando il braccio i fratelli Mario. Rosalinda lo conosceva, era il nuovo arrivato. A pensarci bene, qualche tempo prima era lei quella nuova, la curiosità del momento. Che cosa buffa. Però per qualche arcano motivo quel giovane le era simpatico, chissà perché. Forse le ricordava il fratellino perduto.
Un’ondata di ricordi malinconici la travolse.
No, non era quello il momento di farsi prendere dalla nostalgia.
Rosalinda spense lo schermo con un gesto della mano sinistra. Questo le ricordò improvvisamente come avesse notato che Link era mancino, mentre lei era ambidestra.
Oh, doveva smettere di pensarci.
Si avviò verso la sua camera da letto leggermente accigliata, ma in un angolino della sua mente aveva già progettato di andare a parlare con l’eroe l’indomani. Eppure non si era mai considerata una persona curiosa, rifletté.
Il Regno dei Funghi doveva averla cambiata molto.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tremate, l'autrice ha voglia di parlare (ma quanto mi è mancato scriverlo?!)
Ebbene sì.
Sono sempre io, il vostro capo! (Qualcuno ha mai guardato Art Attack? No perché io lo adoravo da piccola... ok, la smetto) la vostra Dama delle Comete, ex Zelda_Love (mamma mia che brutto nickname)!
Il mio ultimo capitolo pubblicato risale tipo all’estate del 2014, che tristezza, eh? Pensate che mentre il tempo passava il mio account ha compiuto la bellezza di tre anni. Mi dispiace di essere stata così assente ma avevo bisogno di una pausa e, ora per una scusa, ora per un’altra, non ho mai avuto il tempo di pubblicare qualcosa. Dico pubblicare perché, appunto, voi non lo sapete ma in cartella ho una tonnellata di storie iniziate, anche di altri fandom. Forse un giorno mi metterò d’impegno e ne finirò alcune, ma per il momento me la sento solo di scrivere sui videogiochi come sempre e non sono nemmeno sicura che a questa fanfiction ne seguano altre. Quasi quasi ho abbastanza ispirazione per qualcosa su Zelda o il prossimo Mario Tennis che uscirà (c’è Rosalinda sbloccabile! E ha finalmente il suo completo sportivo! Evviva!), non vi garantisco niente.
Comunque, riguardo a quello che vi propongo oggi: questa è la mia prima crossover e ho avuto purissima di combinare pasticci, spero che non sia un totale disastro. Avrete notato che mi sono concentrata sui rapporti tra i personaggi del Regno dei Funghi e Link e che ne ho scritto come se non si fossero mai visti. Cosa tecnicamente falsa, se contiamo Super Smash Bros. Voi fate finta che gli eventi in questi ultimi non siano mai accaduti, giusto per questa storia, ok? Benissimo.
Oh, e lasciate stare la quasi-cotta di Luigi per l’eroe di verde vestito, è solo un mio headcanon. E l’osteria in cui si trovano è del tutto inventata (così come il suo bruttissimo nome).
Mi sono divertita a immaginare le reazioni dei nostri amici di fronte all’arrivo di Link, che avrete capito è tratto dal DLC uscito tempo fa per MK 8. Dato che nei titoli di Zelda non parla (quasi) mai ho pensato di renderlo molto silenzioso, anche se dalla mia fanfiction non lo sembra. L’ho fatto parlare molto, poverino. E lui che credeva che le principesse pensassero che non sapesse la loro lingua (che non ho idea di quale possa essere. Giapponese? Funghese? E quella di Link? Hyliano? Hyruliano? Boh). Ultima cosa: non sono assolutamente certa che lo schermo di cui si parla serva effettivamente a osservare, ma mi pareva l’unica ipotesi possibile. E ho sempre pensato che Rosalinda sia ambidestra, dato che la mano con cui tiene la bacchetta cambia sempre.
Ma mi sto dilungando. Forse ci vedremo abbastanza presto, forse no. Ultimamente sono in fissa con alcune crack ship di cui potrei eventualmente scarabocchiare qualcosa, ma, per l’ennesima volta, non ne sono così certa.
Vi abbraccio virtualmente se avete letto fin qui! Grazie mille! Risponderò alle recensioni il prima possibile (anche se la comunità di EFP attiva nelle sezioni Zelda e Mario Bros. mi sembra morta, o è una mia impressione)!
 
Dama delle Comete 
  
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