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Autore: Stella Dark Star    22/11/2015    1 recensioni
Rafe e Danny sono amici perfetti, uniti dalla passione per il volo e il senso di fedeltà verso i loro ideali e la loro patria. Ma a tenerli legati c'è anche Katy (Katherine), la sorella minore di Rafe, che fin da piccola è involontaria protagonista delle loro vite! Rafe con lei è iperprotettivo e prende troppo sul serio il ruolo di fratello maggiore, Danny invece è premuroso e gentile e oltre la sua amicizia riesce a conquistare anche il suo cuore. Sono loro i primi a sostenere Katy quando prende la decisione di arruolarsi e diventare pilota, come loro, nel Campo Mitchell capitanato da Doolittle. Lì ha inizio la sua scalata professionale al pari con la rovinosa caduta in campo sentimentale, che continua a Pearl Harbor con l'entrata in scena di un certo Gooz... Tra amicizie vecchie e nuove, amori sofferti e nuove speranze e la perdita dell'amato fratello Rafe che poi ricomparirà in uno scenario inaspettato, Katy dovrà affrontare la vita faccia a faccia per capire cosa vuole davvero.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Il fuoco ardente del Tennessee
 
Marybeth McCawley uscì di casa tenendo la bambina in braccio, diretta al capannone degli attrezzi del marito. Si aspettava di trovarvi il figlio, magari in compagnia del compagno di giochi, e invece stranamente non vi era nessuno dei due.
“Dove sarà finito quel bambino?” Il tono non era spazientito, anzi vi era un accenno di divertimento nella voce. La piccola tra le sue braccia la stava guardando con occhi sgranati, come in attesa di qualcosa.
Lei le sorrise: “Vedrai che lo troveremo! Non temere, piccola Katy!”
Uscita dal capannone si diresse verso il vialetto tra i campi, godendosi il sole radioso di una piacevole mattinata estiva. In fondo al viale vide l’aereo da disinfestazione del marito.
“Che strano. Non lo lascia mai là.”
Continuò a camminare e finalmente li vide: due figure saltellanti vicino all’aereo. Stavano esultando per qualcosa, ma non riusciva ancora a sentire cosa dicessero. Solo avvicinandosi poté pian piano udire le parole: “Abbiamo volato! Abbiamo volato!”
“Oh forse ho capito. Probabilmente John gli ha concesso di fare un giretto prima di recarsi in paese a consegnare le taniche vuote.” Non le passò nemmeno per la mente che quei due diavoletti avessero appena combinato una marachella. Non appena fu a portata di orecchio chiamò: “Rafe!”
Udendo il richiamo, Rafe smise di saltare e di gridare e si voltò verso la madre. La vide camminare verso di lui come una Madonna col bambino, o almeno la versione moderna di una Madonna, coi capelli biondi tagliati alla maschietta come voleva la moda, un vestito a stampa fiorita e sandali campagnoli, il volto acqua e sapone e un dolce sorriso sulle labbra.  Corse da lei, seguìto da Danny, il compagno di giochi.
“Sì mamma?” Disse alzando il viso abbronzato e sgranando gli occhi color nocciola.
Marybeth posò a terra la bambina con attenzione: “Potresti badare a tua sorella mentre preparo la colazione?”
La piccola Katherine allungò un braccino paffutello e tirò una manica della camicia di Rafe, poi emise una risatina e tentò di chiamare il suo nome: “Ef! Ef! Ef!”
Rafe le regalò un sorriso e subito dopo rispose alla domanda della madre: “Certo, mamma!”
Marybeth gli accarezzò il capo affettuosamente, scompigliandogli i capelli castani.
“Te l’affido per un’oretta. Vi chiamerò quando sarà pronta la colazione.” Un ultimo sorriso e si voltò per tornare verso casa.
Rafe non perse tempo, carico di entusiasmo si rivolse subito alla sorellina: “A cosa vuoi giocare, Katy?”
Danny si inginocchiò per essere alla stessa altezza della bambina: “Vorresti fare una corsetta con me e Rafe?”
Katherine scoppiò di gioia e si mise a gridare battendo le manine: “Sì! Sì!”
Rafe e Danny si scambiarono uno sguardo complice, quindi presero entrambi una mano della bimba e iniziarono a correre per il viale, cercando di tenere sollevata la piccola perché non si facesse male. Corsero per tutto il viale fino ad arrivare in prossimità del capannone di legno e solo allora si fermarono e si lasciarono andare sul prato, assieme alla piccola Katy che continuava a ridere. Qualche istante per riprendere fiato e Rafe afferrò il corpicino della sorella per farla sedere cavalcioni sul suo petto: “Sai Katy, prima io e Danny abbiamo volato per davvero! Eravamo sull’aereo di papà e l’abbiamo fatto sollevare da terra!”
Danny si intromise con entusiasmo: “Siamo i migliori! Diventeremo degli eroi!”
Nonostante i due anni di età, Katherine era una bambina molto sveglia e intelligente, e riuscì a capire il racconto del fratello e l’entusiasmo del suo amico. Per dimostrarlo decise di unirsi alla gioia di gruppo in un modo tutto suo: librò le braccia in aria fingendo di essere un aereo.
Danny, guardandola, ne rimase entusiasta e si diede in un applauso lungo e rumoroso.
La piccola tentò di dire: “Voae! Noi voae!”
Danny si mise subito in piedi con uno scatto e la prese tra le braccia per accontentarla: “Vuoi volare Katherine?”
Lei batté le manine: “Sì! Voae!”
“Ok, allora preparati al decollo!”
Rafe scattò in piedi a sua volta, al posto della gioia nei sui occhi si era fatta posto l’ombra della gelosia: “Dammela, la faccio volare io.”
Danny rispose con calma: “E’ in braccio a me, adesso. Posso farlo io.”
Rafe aggrottò le sopracciglia e con gesto villano afferrò la sorella per strapparla dalle braccia di Danny: “Ti ho detto che la faccio volare io.”
Katherine si ritrovò coinvolta in quell’alterco e il suo istinto di bambina le suggerì di fare il labbro tremulo e mettere in mostra gli occhioni pieni di lacrime.
Danny si alterò: “La stai spaventando. Smettila di comportarti così.”
Rafe rispose a tono: “E’ colpa tua. Vuoi sempre intrometterti.”
Inevitabilmente, Katherine scoppiò a piangere. Cominciò a tirare calci coi piedini, costringendo il fratello a metterla giù: “No. Ef no. Eni no.”
Rafe si rivolse a Danny: “Hai sentito? Non vuole che litighiamo.”
Danny emise un lungo sospiro per ritrovare la calma, poi propose una soluzione: “Senti, facciamo decidere a lei.”
Rafe fece un cenno col capo: “Sono d’accordo. Sarà lei a dire chi di noi due potrà farla volare.”
La piccola, sentendosi al centro dell’attenzione, cominciò a muovere lo sguardo da uno all’altro, il ditino indice tra le labbra.
Rafe saltò fuori egoisticamente: “Vedrai che sceglierà me.”
Danny rispose ringhiando: “Non è detto.”
Allorché Rafe non riuscì a trattenersi: “Katy, scegli me.”
E Danny lo imitò: “No, scegli me.”
“Scegli me.”
“Katy, scegli me.”
“Ti prego scegli me.”
La piccola, vedendo con quanta foga rivaleggiavano i due bambini, non riuscì nemmeno a parlare. I suoi occhi tristi e gonfi di lacrime pian piano iniziarono a cambiare. Al posto del lucido scintillio delle lacrime, nacque quello della rabbia. Nella sua mente le voci di Rafe e Danny si fecero quasi assordanti, sovrapposte e insistenti, e lei cominciava ad averne abbastanza.
*
“Adesso basta!” Katherine pose fine a quel continuo conflitto gridando a pieni polmoni. Le sopracciglia aggrottate e gli occhi che emanavano scintille.
Quella bimba che una volta guardava dal basso all’alto era ormai diventata una bella ragazza di quindici anni dai lunghi capelli biondi, la carnagione color latte come quella della madre, occhi color nocciola come quelli del padre, altezza perfetta per guardare negli occhi quei due imbecilli che ogni giorno litigavano per lei, neanche fosse stata un trofeo.
“Insomma! E’ da tredici anni che andate avanti così.” Disse agitando le braccia lungo i fianchi e tenendo i pugni chiusi.
Danny fu il primo a farsi avanti: “Hai ragione. Io cerco sempre di farlo ragionare, ma lui non collabora.” Il suo carattere era diventato ancora più mite dopo la pubertà e i suoi rotondi occhi scuri da orsacchiotto di peluche lo rendevano ancora più innocuo.
“Devi metterti in testa che io sono suo fratello ed è mio dovere proteggerla, quindi lei deve volare con me.” Al contrario dell’amico, Rafe con il passare del tempo era diventato ancora più arrogante e protettivo. I suoi occhi in quel momento avevano una scintilla di fuoco ardente che ricordava molto quella della sorella quando si arrabbiava. Se fisicamente i due non si somigliavano molto, di certo il loro carattere non lasciava dubbi su quale fosse la loro parentela.
Danny agitò le braccia in aria: “Praticamente mi stai accusando. Stai insinuando che volando con me correrebbe dei rischi. Grazie tante per la fiducia, amico mio.”
Rafe sollevò una mano in segno di tregua: “Non sto affatto dicendo questo. So che sei un bravo pilota. Il punto è che io sono il più grande, anche se solo di pochi mesi rispetto a te, ed ho più esperienza nel pilotare un aereo. Tutto qua.”
Katherine allungò le mani e le posò una sul petto di Rafe e una sul petto di Danny: “Sentite, non voglio che ogni volta litighiate per me. Sarebbe molto più semplice se faceste a turno e la smetteste con tutte queste storie. Siete cresciuti assieme, andate perfettamente d’accordo, non capisco perché quando si tratta di me vi comportiate così. Mi fate sentire in colpa.”
Rafe sbuffò contro se stesso, sentendosi davvero colpevole: “Lo sai che non è colpa tua, però hai ragione, spesso ci comportiamo come bambini. E io… Bè, ammetto di essere ossessionato dal mio ruolo di fratello maggiore.”
Danny fece un cenno positivo col capo: “Soprattutto quando si tratta di te, Katy, abbiamo la tendenza a diventare iperprotettivi. Ti chiedo scusa per questo.”
Katherine sorrise vedendo che i bollori si erano spenti ed entrambi sembravano dispiaciuti per quella situazione. Prese il comando dicendo: “Suvvia, ora è il momento di passare all’azione! Tra non molto papà sarà di ritorno e noi non abbiamo ancora cominciato.”
Rafe si allarmò: “Accidenti. Diamoci una mossa.”
I tre giovani, dentro le loro tenute da aviatore, si avviarono velocemente verso i due aerei per la disinfestazione, posizionati in un modo tale che sembrava li stessero osservando.
Un attimo prima di salire sul proprio, Rafe si voltò verso Katherine e le chiese tranquillamente: “Ti va di volare con me oggi?”
Lei lo osservò un istante senza manifestare emozioni, poi spostò leggermente lo sguardo in un’altra direzione, incontrando lo sguardo di Danny. Per un istante che parve durare un’eternità i loro sguardi si fusero l’un con l’altro in una dimensione parallela in cui esistevano solo loro due, e quando quell’attimo finì Katherine seppe esattamente cosa rispondere: “Volentieri, fratellone!”
Rafe l’aiutò a salire sulla postazione dell’accompagnatore e poi salì davanti, sulla propria. Danny nel frattempo aveva già preso posto sul proprio aereo. Tutti e tre inforcarono gli occhialini, i ragazzi accesero i motori e partirono sicuri verso una nuova avventura fuori dalla realtà, eseguendo il proprio dovere di disinfestatori e allo stesso tempo immaginando di esplorare cieli ignoti fuori dalle campagne del Tennessee.
*
Dopo poche ore, gli aerei atterrarono e i ragazzi scesero con evidente aria entusiasta.
Danny in particolare era quello più eccitato di tutti: “Wow! E’ stato uno spasso!”
Rafe aggiunse: “Già! Miglioriamo di giorno in giorno!”
Katherine optò per uno scherzo, si passò una mano tra i capelli e camminò di fronte a loro con civetteria: “E pensare che diventerò più brava di voi.”
Rafe l’afferrò per il girovita e l’attirò a sé: “Quando avrai l’età giusta per volare, magari.”
Lei gli fece la linguaccia, divertita: “Papà ha detto che posso iniziare il prossimo anno e tu dovrai farmi da maestro.”
Rafe alzò gli occhi al cielo: “Papà è troppo buono con te.”
Vedendo che entrambi scoppiarono a ridere, Danny si avvicinò per unirsi a loro: “Bene, Rafe. Io torno a casa. Devo aiutare mio padre con dei lavoretti fuori.”
Rafe si voltò subito a guardarlo, gli occhi improvvisamente sorpresi: “Non dirmi che state ancora lavorando a quello steccato. E’ da settimane che andate avanti. Ti ho detto che sono disponibile se vi serve una mano in più. “
Danny distolse lo sguardo da quello dell’amico, per timore di tradirsi: “Bè, sai com’è! A mio padre piace lavorare con calma. Eh già. E’ così.” Ma poi si portò una mano ai capelli, tradendosi.
Rafe conosceva bene quel gesto e sapeva il suo significato: Danny era a disagio perché stava nascondendo qualcosa. Decise di giocare d’azzardo per coglierlo con le mani nel sacco: “Immagino che Katy verrà con te anche oggi.”
Danny diventò color fragola: “Se lo desidera, sì. Mi farebbe molto piacere. Lo sai che mia madre adora la sua compagnia e di tanto in tanto anche mio padre diventa meno scontroso quando c’è lei nei paraggi.”
Rafe se la stava ridendo sotto i baffi, al contrario di sua sorella che invece cominciava a temere il peggio. Non voleva che Rafe trovasse una scusa per trattenerla a casa. Decise di rompere quel momento di imbarazzo con un’eccessiva allegria: “Ok, allora vado a cambiarmi in un lampo!”
Danny, che era in attesa di trovare una via di fuga da Rafe, commise una gaffe terribile non avendo ascoltato bene le parole di Katherine: “Oh sì, vengo anch’io!”
La voce di Rafe tuonò: “COSA?”
Katherine si voltò perplessa e con lo sguardo chiese a Danny cosa diavolo stesse combinando. Dopo una simile figuraccia Rafe poteva benissimo chiuderla in camera da letto e buttare via la chiave. Fortunatamente Danny si accorse di avere la gola riarsa, così, trovando un briciolo di coraggio per sostenere lo sguardo fulminante di Rafe, riuscì a dire: “Io intendevo dire che… Ho sete. Mi offriresti una birra, Rafe?”
Katherine diede le spalle ai ragazzi e sospirò di sollievo. Ora poteva riprendere il cammino verso la propria stanza.
Rafe cambiò subito umore, trasformando l’espressione del suo viso in puro divertimento. Avvolse le spalle di Danny con un braccio, con fare mascolino, e insieme si diressero verso la cucina.
*
Dalla bottiglia stappata schizzò fuori un po’ di schiuma che andò a finire sopra la credenza, ma Rafe non se ne curò. Porse la bottiglia a Danny, il quale lo ringraziò e si accomodò su una sedia. Rafe stappò un’altra bottiglia e prese posto di fronte all’amico, il braccio sinistro a penzoloni dallo schienale, il braccio destro che si muoveva meccanicamente per portare la bottiglia alle sue labbra  e poi sul tavolo.
In un angolo della cucina, la signora McCawley era intenta a preparare l’impasto per dei squisiti biscotti alla cannella, che la famiglia avrebbe consumato dopo cena o tutt’al più la mattina seguente per colazione.  
Eccezion fatta per gli ovattati rumori del suo lavoro, in cucina regnava il silenzio. Danny beveva tenendo lo sguardo basso, Rafe sembrava perso in pensieri con lo sguardo rivolto al panorama fuori dalla finestra, fino a quando non ruppe il silenzio: “Io so perché Katy viene sempre via con te.”
Danny sollevò lo sguardo su di lui molto lentamente, l’espressione incerta tra il timore e il divertimento: “No… Tu non lo sai.”
Rafe continuò a guardare nel vuoto: “Io credo di sì.”
In quel momento Katherine piombò in cucina vestita di tutto punto con un grazioso abito a stampa fiorita, sandali abbinati e i capelli raccolti in un foulard: “Sono pronta, Danny. Andiamo?”
La madre interruppe la preparazione dell’impasto e si voltò verso di lei con aria preoccupata: “Tesoro, vai da Danny anche oggi? Non vorrei che il signor Walker ne avesse a male.”
Danny scattò in piedi per intervenire: “Niente affatto, signora McCawley. Mio padre non ha niente in contrario e mia madre adora le visite di Katherine. Ha sempre qualche nuovo manicaretto da farle assaggiare ed è felice di sapere la sua opinione.”
La signora gli sorrise bonariamente, il volto un po’ più paffutello e qualche piccola ruga attorno agli occhi erano i segni che la sua gioventù era ormai finita. Tornò a parlare con la figlia con più serenità: “Allora va bene. Però bada che ti voglio a casa per cena.”
Katherine saltellò verso di lei e le stampò un bacio con lo schiocco sulla guancia. “Sì, mammina. Sei la migliore del mondo!” Saltellò indietro verso Danny  e lo prese  a braccetto.
Mentre uscivano dalla cucina intonarono un  beffardo: “Ciao, Rafe!” E si dileguarono.
Rafe sorrise suo malgrado per quella scenetta buffa, di certo non poteva dire che la sorella e l’amico fossero una compagnia noiosa. In ogni caso la sua espressione tornò più seria, lo sguardo ancora puntato in direzione della porta dal quale erano usciti: “Lo so eccome.”
*
Dopo una corsa tra i campi accompagnata da risate e scherzi, Katherine e Danny si fermarono all’ombra di un grande ciliegio che delimitava il confine tra la terra dei McCawley e quella dei Walker. Dapprima si sedettero semplicemente sul terreno erboso per riprendere fiato, ma poi Katherine si lasciò cadere all’indietro maliziosamente trascinando Danny con sé. Un ultimo scoppio di risa per quello scherzo, poi i loro sguardi si incontrarono e l’atmosfera cambiò completamente. Le loro labbra si unirono calde e assetate, assaporandosi minuziosamente. Katherine intrecciò le braccia attorno al collo di Danny, lui si sistemò su di un fianco per bilanciare meglio il peso e usare la mano libera per accarezzarle una gamba e avventurarsi discretamente sotto la sua gonna.
Tra un bacio e l’altro a Danny tornò in mente un pensiero che lo fece sorridere, costringendolo così ad interrompere il bacio.
Lei sorrise a sua volta: “Hey, che c’è?”
“Stavo solo pensando. Tua madre ha ragione. Se mio padre ti vedesse tutti i giorni farebbe di sicuro una scenata di disapprovazione.”
Katherine si mise a giocare con la sua frangetta che ogni volta gli ricadeva sugli occhi: “Fortunatamente mi vede solo una volta a settimana, visto che tutti gli altri giorni ce ne stiamo qui a coccolarci sotto il ciliegio.”
Danny arricciò le labbra: “Non so se riderci sopra o sentirmi in colpa per tutte le bugie che raccontiamo.”
“Ma noi non mentiamo! Il ciliegio è davvero vicino a casa tua.”
“Non è la stessa cosa!”
Una breve risata rese meno pesante la conversazione e un altro bacio li aiutò entrambi a ritrovare la serenità. Questa volta fu lei ad interrompere il bacio e a guardare Danny con occhi cupi: “Perché non lo diciamo alle nostre famiglie?”
Lui sospirò: “Non sarebbe saggio. Se dicessimo a tutti che siamo innamorati verremmo tenuti sotto controllo costantemente. Non potremmo più stare soli. Senza contare che Rafe mi seguirebbe passo passo con il fucile in mano.”
“Cosa credono che potremmo fare? Qualche bacio non è un crimine. Poi tu hai già diciannove anni, sei abbastanza grande per assumerti la responsabilità delle tue azioni.”
Danny le stampò un bacio sulla fronte: “Sei troppo bella. Lo sai. Presto o tardi cederò, non sono un santo.”
Neanche a dirlo, Katherine si sentì avvampare e il suo respiro si fece più intenso: “Lo sai che non mi devi parlare in questo modo. Già sento costantemente il bisogno di baciarti, se poi mi parli così rischio davvero di perdere il controllo e desiderare cose non adatte alla mia età.”
In effetti Danny lo sapeva, però come poteva non parlarne? Lei diventava sempre più bella, le sue curve erano sempre più perfette e i suoi baci sempre più piccanti. Bando all’età erano entrambi pronti per vivere emozioni più intense, anche se questo era un territorio pericoloso.
“In fondo non facciamo niente di male, no?” Pensò Danny tra sé, dandosi così una spinta morale per procedere con ciò che voleva fare. Puntò dritto sull’incavo tra la spalla e il collo, dove sapeva che lei era più sensibile al contatto delle sue labbra. Quei baci caldi provocarono una reazione in entrambi, ma stavolta Danny non si scostò, rimase dov’era e lasciò che lei intrecciasse le gambe attorno alla sua vita. Le sensazioni diventavano sempre più forti, Katherine sentì il bisogno di inarcare i fianchi verso di lui. Solo i vestiti li dividevano. Ad un tratto, proprio quando il piacere si fece intenso fino al limite, entrambi trovarono la forza di separarsi e rotolare sull’erba in direzioni opposte. Schiena contro schiena, si concessero il lusso del silenzio per ritrovare il controllo.
*
“Oh sei arrivata appena in tempo!” La voce squillante di Rafe l’accolse sull’uscio della porta della cucina. Lui e il padre avevano già preso posto, la tavola era imbandita e Marybeth stava giusto sfornando un pasticcio di carne fumante dal profumo delizioso.
“Katy, vieni a sederti. Tua madre sta per servirci la cena.” Il padre la invitò col sorriso sulle labbra e un gesto della mano. Lei si sedette senza proferire parola.
Subito il signor McCawley si preoccupò: “Tesoro, è forse accaduto qualcosa mentre eri dai Walker?”
Katherine scosse la testa e cercò di far emergere un sorriso. “No, papà. E’ tutto a posto. Sono solo pensierosa.”
Rafe, incuriosito, allungò una mano verso i capelli di lei e ne estrasse un filo di erba. Subito abbozzò uno scherzo: “Katy! Sei grande ormai. Dovresti smettere di fare le capriole sull’erba.”
Lei lo riprese con aria turbata: “Ma che diavolo dici?”
“Katy, lo sai che non mi piace questo linguaggio. Comportati bene.” La signora McCawley non fu severa, ormai era abituata agli scivoloni linguistici della figlia, soprattutto a causa della vita di campagna e delle amicizie maschili.
Katherine divenne il ritratto di una bambina capricciosa: “Ma mamma! Rafe mi prende in giro. Dovresti sgridare lui.”
Con lo stesso tono disimpegnato, la signora si rivolse al figlio maggiore: “Rafe, lascia stare tua sorella, per favore.”
Subito lei sfoggiò un sorriso soddisfatto al fratello, sotto lo sguardo divertito di John che non si era perso nemmeno un istante di quella buffa scenetta. I suoi figli non erano cambiati nemmeno un po’ sotto quel punto di vista e lui ne era lieto. 
  
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