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Autore: RondineSapientina    22/11/2015    4 recensioni
[SPOILER 3x08]
-Ormai non ha importanza.- disse lei secca –Sono qui per darti le mie dimissioni.-.
-Cosa?! Perché?-.
-Vado a cercare Andrew da sola.-.
-Ma noi siamo una squadra e anche io voglio ritrovare Andrew…- cercò di spiegare Coulson, ma May lo interruppe bruscamente.
-No, vado da sola. Mi hai dimostrato che non posso fidarmi di te.-.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Melinda May, Phil Coulson
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Hello from the other side
 
“ I’ve forgotten how it felt
Before the world fell at our feet.”
 
Arriva un momento nella vita di ogni uomo in cui bisogna chiedersi se si è diventati il tipo di persona che volevamo essere da bambini. Se, ripercorrendo il nostro passato, possiamo ritenerci soddisfatti delle nostre azioni, se abbiamo avuto una vita piena e soddisfacente e se niente di incompiuto è stato tralasciato. Phil Coulson, invece, più guardava indietro e più un terribile senso di angoscia gli opprimeva il petto. Seduto da solo nel suo ufficio, si chiedeva quando tutto avesse cominciato ad andare storto e in cosa avesse stupidamente sbagliato. Aveva sempre un insopportabile peso sul cuore, che, talvolta, nell’arco della giornata lo bloccava all’improvviso con una fitta talmente dolorosa da togliergli il fiato. Ogni volta doveva fermarsi, appoggiarsi a qualcosa e calmarsi per respirare di nuovo. Coulson sapeva, in realtà, che quel “peso” rappresentava le conseguenze che tutti avevano dovuto pagare in quegli ultimi anni per le sue decisioni. Mentre si massaggiava stancamente gli occhi, ripensò alla ingiusta morte di Trip, alla follia omicida di Ward, ai nuovi poteri di Skye, al Simmons teletrasportata su un altro pianeta e adesso Andrew che si trasformava in un mostro assassino. Tutti avvenimenti causati dalle sue discutibili decisioni. Era in quei momenti che si sentiva mancare la terra sotto i piedi e sprofondare in un baratro senza fine. Era in quei momenti che le poche certezze che aveva venivano meno e si sgretolavano in un battito di ciglia. Ad un tratto bussarono alla sua porta e, preso alla sprovvista, si sistemò meglio sulla poltrona, cercando di ricomporsi.
-Avanti!-.
Era May. Il suo braccio destro, la sua ancora, la sua coscienza. Quante volte lo aveva strappato via dal quel baratro? Quante volte lo aveva fatto tornare in sé nei momenti più bui? Troppe. Più di quanto Coulson avesse fatto per lei. Stava lì, di fronte a lui, con le braccia incrociate e il suo sguardo severo.
-May…riguardo Andrew, io ti prometto che farò tutto il possibile…-.
-Ormai non ha importanza.- disse lei secca –Sono qui per darti le mie dimissioni.-.
-Cosa?! Perché?-.
-Vado a cercare Andrew da sola.-.
-Ma noi siamo una squadra e anche io voglio ritrovare Andrew…- cercò di spiegare Coulson, ma May lo interruppe bruscamente.
-No, vado da sola. Mi hai dimostrato che non posso fidarmi di te.-.
Ed ecco di nuovo quel senso di angoscia, quell’oppressione sul petto, quel senso di vuoto incolmabile.
-Mi spieghi perché non puoi fidarti di me?- domandò lui, alzandosi dalla poltrona e andando verso May preoccupato. Lei in un primo momento serrò strette le labbra e, rimanendo in silenzio per quel secondo, gli lanciò uno sguardo truce.
-Perché hai praticamente sacrificato Andrew per capire se potevi fidarti di lei.- sputò, infine, con rabbia.
-Non pensavo che lo avrebbero portato da un’altra parte. Era Rosalind che si occupava di quella sezione. L’ho visto con i miei occhi.- cercò di ribattere lui.
-E’ questo il punto: tu non pensi!- sbottò May, portando le mani sui fianchi –Ti affidi all’istinto e alla fortuna per fare quello che è meglio per te!-.
-Melinda…- provò a dire Coulson, avvicinandosi a lei come per abbracciarla –Ora sei solo preoccupata e spaventata…-.
-IO SONO ARRABBIATA!- urlò May, scostandosi con disprezzo –Tu non hai la più pallida idea di come mi senta!-.
-Io ho solo cercato di fare la cosa giusta!-.
-Oh, certo!- esclamò lei ironicamente –Peccato che Andrew ora sia un Inumano folle e assassino nelle mani dell’Hydra. Questo sì, che è fare la cosa giusta!-.
-Rosalind aveva detto…- provò a ribattere lui.
-Rosalind ha detto questo, Rosalind ha fatto quello! E io cosa dovrei fare adesso?! E non venirmi a dire che andrà tutto bene, perché sappiamo entrambi che non è così!-.
Coulson non sapeva come obiettare a quelle parole. May si sentiva tradita, abbandonata a se stessa e al suo dentino e purtroppo era la verità. Quando lei se n’era andata, Phil si era sentito perso, fragile e senza uno scopo. Si ripeteva che stingere con Rosalind sarebbe stato un buon modo per ottenere informazioni sugli Inumani, ma nel profondo sapeva che sperava solo di poter colmare il vuoto lasciato da May. Apparentemente potevano sembrare simili tra loro, la stessa tempra, la stessa autorevolezza, la stessa sicurezza, ma Melinda era migliore, perché gli era sempre stata fedele. Questo era stato il suo errore: lasciarsi guidare dai sentimenti.
-Bè, almeno hai ottenuto quello che volevi, no?!- continuò lei, dandogli le spalle -Rosalind non è dei cattivi, così adesso potrai andarci a letto senza farti assalire dai sensi di colpa.-.
A quelle parole Coulson si sentì colpito nel vivo e non riuscì a trattenersi.
-Quello che faccio nella vita privata non ti riguarda!-.
May alzò lentamente la testa e si voltò verso di lui con un’espressione di rabbia e disgusto.
-Tu…ci sei già andato a letto. Ti sei lasciato coinvolgere! Non ci posso credere…-.
-Se non sbaglio, anche tu ti sei fatta coinvolgere da Ward!-.
Lo schiaffo arrivò improvviso e violento e il suono riecheggiò per tutta la stanza per qualche secondo. Coulson aveva la guancia che gli bruciava, ma non batté ciglio. May, invece, stava di fronte a lui rabbiosa con il petto che si alzava e abbassava velocemente e le narici furiosamente dilatate. Passò qualche secondo e, poi, si ricompose, avviandosi in silenzio verso la porta.
-May…ti prego…- la supplicò lui –Ho bisogno di te.-.
Lei si bloccò con la mano già sulla porta, rimanendo così per un po’.
-E a me chi ci pensa, Phil?- disse quasi in un soffio, mentre si voltava verso di lui e lentamente una lacrima le rigava il viso.
Per la prima volta, dopo tanti anni trascorsi insieme, Coulson vide il suo lato più fragile, quello che teneva gelosamente nascosto, quel lato che la rendeva più umana. Vedendo May in quello stato, la stretta al cuore si strinse in una morsa tanto da poterlo stritolare. Come aveva potuto trattarla in quel modo? Allora le si avvicinò e poggiò la mano sulla sua guancia, asciugandole delicatamente la lacrima con il pollice.
-Mi dispiace…- disse lui quasi in un sussurro –Resta, ti prego…-.
Rimasero a fissarsi per qualche secondo in un silenzio carico di cose non dette, di rimpianti, di complicità. May abbassò lo sguardo e, scrollando le spalle, disse
-Ora hai Rosalind.-.
Allora si sottrasse delicatamente dalla mano di Coulson e uscì dal suo ufficio senza voltarsi indietro.
Phil appoggiò stancamente la testa alla vetrata della porta e chiuse gli occhi. Cosa aveva sbagliato? Stava di nuovo sprofondando nel baratro, ma quella volta non sapeva se ce l’avrebbe fatta ad uscirne.
  
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