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Autore: sei_dea_o_mortale    22/11/2015    1 recensioni
La sua mano.
Le sue dita intrecciate con le mie.
Perché non sento più quel calore?
Sto stringendo l’aria.
Polonia…
… Sarà questo l’ultimo ricordo che avrò di te?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lituania/Toris Lorinaitis, Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La sua mano.
Le sue dita intrecciate con le mie.
Perché non sento più quel calore?
Sto stringendo l’aria.
Polonia…
… Sarà questo l’ultimo ricordo che avrò di te?


Mosca, 1796

Chiudo la porta alle mie spalle, stando attento a non far rumore.
Russia sta dormendo.
Finalmente.
Questa volta era più ispirato del solito.
La mia schiena brucia da morire, ogni fitta mi procura spiacevoli giramenti di testa.
Sento la camicia appiccicata addosso. Un misto di stoffa, sudore e sangue. Molto sangue.
Ormai la mia schiena è più lividi che pelle.
Vorrei poter dire di esserci abituato ma … Il dolore è sempre qualcosa di nuovo e sconosciuto. Non fa parte del nostro essere. E resta al centro dei nostri pensieri fin quando non passa.
A meno che non venga soppresso da qualcosa di più forte.
Da quanti anni mi porto dietro questo spettro?

Mi fermo in mezzo al corridoio deserto, la luce delle fiaccole che dà alla mia pelle una parvenza di colore, e abbasso lo sguardo sulla mano sinistra.
Quella mano. Il nostro ultimo contatto. Chissà cosa sarebbe successo se non l’avessi lasciata.
Vivremmo ancora assieme, come ai tempi d’oro. Saremmo una cosa sola. Un’unica grande Nazione.
Mangeremmo assieme. Ci ubriacheremmo. Rideremmo. Piangeremmo. Scoperemmo.
Tutto.
Come ai tempi d’oro…
No…
Forse mi ritroverei semplicemente con una mano in meno…
“Ma almeno tu una mano ce l’hai…”
Mi precipito nella mia stanza, sbattendo la porta, e mi accoccolo a terra.
Così, appiccicato al muro, rannicchiato come un patetico bambino.
E forse è proprio questo ciò che sono veramente.
Un marmocchio, col moccio al naso e i pantaloni al ginocchio.
Ti ricordi quando correvamo assieme per le strade?
Mano nella mano.
Tu eri molto più veloce. Quante volte sono caduto a terra per colpa tua? Ho ancora i segni sulle ginocchia.
Ma queste sono cicatrici belle, felici.
Non come quelle che ho ora sulla schiena. Queste resteranno per sempre. E ricorderò le notti di dolore …
Non come quelle incise nella mia anima, che i ricordi continuano a infettare.
Quelle anzi non diventeranno mai cicatrici.
Quelle saranno aperte per sempre.
Mi alzo a fatica, cominciando a sbottonarmi la camicia. Sento la stoffa scorrere sulla pelle, sulle spalle, sulle braccia, e cadere a terra con un tonfo attutito.
Porto una mano alla schiena. Già questo mi procura una fitta mostruosa.
Tasto la pelle livida e gonfia. Calda. Sento il liquido vischioso appiccicarsi alle dita.
Reprimo l’istinto di toglierla.
Toglila. Non devi ricordare.
Continua. Ricorda.
Ricordo.
La neve era così soffice. Sembrava fatta di nuvole. Non era fredda … Forse io lo ero di più.
Quella volta ero stato così vicino alla fine.
Eppure, credo sia stato tu a tenermi qui.
Mi hai accarezzato, stretto, vedevo le tue lacrime. Sapere che erano per me, le rendeva più preziose dei diamanti. Le tue dita tracciavano i bordi slabbrati di ogni ferita. Le pulivano. Mi guarivano e rigeneravano come la più efficace delle pozioni non avrebbe mai potuto fare.
Per questo odio quel momento.
Per questo odio ogni singolo dolce gesto che hai fatto per me.
Sono loro a logorarmi più di tutto.
Perché non sono riuscito a restituire nessuno di quei gesti.
Perché non ho accarezzato le tue ferite.
Perché non ti sono stato vicino in quel momento. Quando hai smesso di esistere.
Perché non ti ho riportato indietro.
Non sapevo neppure non ci fossi più.

Ricordo come se fosse ieri le parole di Russia.
Ero lì, nudo, fra le lenzuola candide, aspettando che il mio sangue le tingesse di rosso. Aspettando che Russia, come ogni volta, mi facesse voltare. Aspettando che l’aria si riempisse dei suoi gemiti di piacere e i miei di dolore.
È stato poco prima di cominciare quel gioco perverso, che con voce ridente disse quelle parole…
“Invidio così tanto Polonia!”
Quel nome… Come poteva essere così musicale, pronunciato da una bocca adatta solo a gridare le peggiori bestemmie?
Come al solito non risposi. Io dovevo solo tacere. O implorare…
“Considerando il posto dove si trova adesso, avrà questo trattamento ogni giorno …”
Cosa intendeva? La Polonia era di nuovo in guerra?
“No sciocco amico!” il bastardo sapeva leggere il pensiero “Polonia non andrà mai più in guerra. Anzi, ormai non può più fare molte altre cose …”
Non intenderà forse…
“Quella Nazione ha smesso di esistere da tempo, da! Oh caro Toris, sei così pallido….” Il suo sorriso non aveva nulla di umano “Ci penso io a colorartiiiiii!”

Non gridai quella sera. Credo fosse stata l’unica volta che Russia fu scontento di me.
Non provavo nulla. Tutti i pensieri e le sensazioni erano concentrati su quell’unica frase.
“Quella Nazione ha smesso di esistere da tempo”.
E io che ogni giorno mi ponevo la stessa, stupida domanda.
“Cosa starà facendo Polonia?”
E tu non c’eri già più.

Mi avvio lentamente verso la finestra, spalancandola. Il vento gelido mi prende a schiaffi il viso. Fa freddo. Sento i fiocchi di neve posarsi sulla pelle e sciogliersi.
Che bella la neve.
Anche quel giorno c’era, ricordi?
Il giorno in cui loro sono arrivati. Il giorno in cui lui mi ha portato via. Il giorno in cui le nostre mani si sono lasciate.
Quanto tempo dopo hai smesso di esistere?
Mesi? Anni? Secoli?
Mi hai pensato in quel momento?
Io … Ti penso sempre Polonia. Ti giuro che anche quando non sembra, un pezzetto nella mia mente è sempre rivolto a te.
Anche adesso, che salgo sul davanzale.
Anche adesso, che guardo giù, su questo manto bianco.
Così morbido, così invitante.
Forse è questa la strada che mi porterà da te.
Basta un passo.
“Feliks, mi dispiace di averti fatto aspettare. Prepara una bottiglia di vodka fresca, quella che ti piace tanto. Faremo un bel brindisi. Rideremo. Piangeremo. Le nostre guance diventeranno bordò. E ci prenderemo per mano, ancora e ancora…”
Questa è la mia preghiera.
La preghiera di una Nazione indegna.
Chiudo gli occhi.
E mi lascio cadere.

“Sei tipo il romanticone più idiota di tutti i tempi!”
Qualcosa di morbido sotto di me.
Apro gli occhi.
Il soffitto mi accoglie con le sue fantasiose crepe.
Ad accogliermi arriva anche la sensazione di bagnato e un sospetto pulsare alla schiena.
Sono fradicio. La pelle dei piedi e delle mani è quasi bluastra. La pelle livida tira.
Dov’è la neve?
Qui è tutto come prima, immaginavo che l’Inferno fosse diverso.
Mi siedo sul bordo del letto, cercando di riordinare le idee.
Mi sono lanciato nel vuoto, questo è sicuro.
Ma allora che ci faccio qui?
Nessuno si sveglia così presto, neppure i domestici.
Scuoto la testa, infastidito. Dei piccoli batuffoli volano tutto attorno, volteggiando in modo aggraziato.
La neve non dovrebbe essersi sciolta?
Neve grigia.
Cenere.
Ho della cenere fra i capelli.
Appena questo pensiero comincia a farsi strada nella mia testa, un insieme di sensazioni mi travolge.
La morbidezza e il calore delle piume sulla schiena, in contrasto col suolo ghiacciato.
La stretta delicata di una mano fin troppo familiare.
E una voce.
La tua voce.
Tremava.
Riso o lacrime represse?
“Sei tipo il romanticone più idiota di tutti i tempi! Cosa ti fa credere che voglia condividere la mia vodka con te?” una pausa “Toris, è vero che a volte sembro una ragazzina, è vero che faccio i capricci per attirare la tua attenzione, ma… Dopo tutto quello che ho passato, ti prego, non considerarmi più il bambino pasticcione che deve essere protetto. E non piangermi più. Io sono … Sono come la Fenice. Rinascerò dalle mie ceneri, lo prometto. Ma fino a quel momento, ti prego Toris, aspettami”.

Guardo fuori dalla finestra, mentre il cielo si tinge di rosa e arancione.
E va bene, hai vinto tu. Come al solito.
Ti aspetterò. Ma sbrigati a prepararti, ok? Non voglio sentire un altro “ancora cinque minuti” come sei abituato a fare.
Aspetto la tua risata, la delicata stretta della tua mano.
Saremo nuovamente i padroni dell’Est.
Intanto mi godo quest’alba infuocata.
Come una Fenice.
Feliks.
Come te.

 

ANGOLINO OSCURO
Salveeeeee!
Premetto che è la prima volta che scrivo qualcosa su questo meraviglioso fandom.
Chiedo scusa se i personaggi sono troppo OOC, e le date sono imperfette.
Ma quando scrivo scrivo, non importa come o cosa! #chegioia
E niente, grazie per essere arrivata fino a qui! Sappi che hai tutta la mia stima, cara lettrice. In pochi sopravvivono ai miei letali minestroni.

IMPORTANTE
Questa è una one-shot, credo che aggiungendo altri capitoli si rovinerebbe.
Però è anche triste finire così.
Se vi va, potrei continuare la serie. Non partendo proprio da questa storiella, ma magari collegandola in qualche modo. Tipo sequel.
Non so come uscirà o quando aggiornerò, ma… Abbiate fede!
Insomma, fatemi sapere 

O scrivetemi qualsiasi altro parere/critica, che fanno sempre piacere!

Pura vida <3

   
 
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