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Autore: The_BlackRose    22/11/2015    1 recensioni
Storia partecipante al contest "All you need is..." indetto da Akihiko.
Un suono raccapricciante rimbombò nelle orecchie di Alec. L'arciere si voltò e il panico lo attraversò da parte a parte, pungente come una lama.
Il viso di Magnus era inespressivo: gli occhi vitrei, la bocca serrata in una linea dura. Le punte di due spade spuntavano in modo bizzarro dal suo petto scavando due grosse lacerazioni nella carne pulsante. Il sangue scuro cominciò a zampillare scorrendo libero verso il suolo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La battaglia infuriava al Burren. Colpi di lame angeliche risuonavano secchi nell'aria, le urla di coloro che venivano feriti e i tonfi dei loro corpi morti che crollavano esanimi sul duro suolo roccioso echeggiavano nelle orecchie di Alec che, in posizione su un dolmen, scoccava frecce a raffica contro gli alleati di Sebastian Morgenstern. L'ennesimo dardo fendette l'aria e andò a conficcarsi nel ventre di un uomo, il quale si accasciò a terra all'istante. L'arciere abbassò la sua arma e si guardò intorno. A pochi metri di distanza, sua sorella Isabelle agitava la propria frusta dorata tenendo a bada un gruppo di Ottenebrati che la circondava. In un attimo di distrazione, una donna che impugnava una pesante spada tra le mani riuscì a farsi avanti quel tanto che le bastava per colpirla al fianco con la lama affilata. Ma quel colpo non andò mai a segno, poiché una freccia veloce quanto una saetta le si conficcò in pieno petto lasciandola senza fiato. Il sangue cominciò a zampillare copiosamente dalla ferita e la donna si ritrovò stesa per terra.
Un bagliore blu distrasse Alec dalla sua vedetta: poco più in là, in uno spiazzo erboso incastonato tra le rocce grigie, Magnus sferrava fiamme turchesi a coloro che gli si avvicinavano. Nonostante i suoi quattrocento anni di esperienza come stregone, si trovava visibilmente in difficoltà ad affrontare la forza sovrumana che la Coppa Infernale aveva donato ai suoi avversari.
In una mossa sola, Alec saltò giù dal basso dolmen e, impugnata la spada angelica che teneva ben stretta alla cintura, si lanciò in direzione del capannello di Ottenebrati che si stava gradualmente formando attorno al suo fidanzato.
Un profondo gorgoglio proruppe dalla gola dell'Ottenebrato quando la lama lo trapassò da parte a parte e alle sue spalle il suo aguzzino calciò via il suo corpo ormai in punto di morte.
“Alexander,” esclamò sorpreso Magnus, ritrovandosi davanti un paio di inconfondibili occhi azzurri. Un sorriso gli risplendette luminoso sul volto per nulla segnato dall'età.
Alec trafisse con la spada una donna che si stava avvicinando agitando la propria arma minacciosamente. “Sono venuto a salvarti, contento?”
Grazie all'intervento dell'arciere, per Magnus fu molto più semplice respingere gli avversari che lo attaccavano, tanto che cominciò a divertirsi nell'incenerire sul posto quegli Shadowhunters che ormai non potevano essere più chiamati tali.
Alec si ritrovò faccia a faccia con due Ottenebrati che non sembravano avere poco più della sua età, ma, nonostante ciò, non provò rimpianto nell'ucciderli. Erano già morti nell'istante in cui avevano bevuto dalla Coppa Infernale.
Un suono raccapricciante rimbombò nelle orecchie di Alec. L'arciere si voltò e il panico lo attraversò da parte a parte, pungente come una lama.
Il viso di Magnus era inespressivo: gli occhi vitrei, la bocca serrata in una linea dura. Le punte di due spade spuntavano in modo bizzarro dal suo petto scavando due grosse lacerazioni nella carne pulsante. Il sangue scuro cominciò a zampillare scorrendo libero verso il suolo.
Le mani di Alec si intorpidirono e la lama che teneva ben stretta cadde a terra con un pesante clangore metallico. La testa gli martellava. Tutt'a un tratto il suo corpo era diventato rigido, poteva sentire il gelo scorrergli nelle vene.
La bocca di Magnus si aprì, ma non ne uscì alcun suono. Cadde in ginocchio e solo allora Alec si risvegliò dal suo stato di shock. Gli corse incontro, lanciandosi a terra per sorreggerlo. Le sue braccia lo avvolsero tremando, una mano a sostenergli la testa, gli occhi lacrimanti lo osservarono mentre la forza lo abbandonava.
Un sorriso storto si formò sulle labbra dello stregone, da cui uscì un rivolo di sangue che gli scese giù per il mento. “Non è esattamente così che mi immaginavo di morire.”
Alec aprì la bocca, ma ne uscì soltanto un suono soffocato.
L'indice di Magnus gli si posò sulle labbra. “Non devi dire niente. Voglio avere un bel ricordo delle tue ultime parole.”
Alec premette forte la fronte contro la sua e le sue lacrime andarono a mescolarsi insieme a quelle dell'uomo che teneva tra le braccia. Gli posò un bacio disperato sulle labbra, le quali si tinsero di uno scuro rosso vermiglio. Una vasta pozza di sangue si stava espandendo ai loro piedi andando a macchiare i vestiti di entrambi.
Ad Alec non era mai nemmeno passata per la mente l'idea che Magnus se ne sarebbe potuto andare prima di lui. Si era sempre detto che sarebbe stato lui a spezzare il cuore dello stregone con la sua morte, a lasciarlo nuovamente solo e con un peso insopportabile da dover sostenere. A quanto pareva non era questo ciò che il destino aveva in serbo per loro. Provò ad immaginare una vita senza Magnus, ma tutto ciò che gli riempì la mente fu un profondo e perpetuo vuoto nero.
Magnus fu scosso da un attacco di tosse e schizzi di sangue andarono a macchiare la maglietta dell'arciere.
Se lui fosse morto, sarebbe finita anche per Alec.

“Continuavo a immaginare di averti con me per altri cinquanta, sessant'anni, pensando che magari a quel punto sarei stato capace di dirti addio. Ma si tratta di te, e ora mi rendo conto che non sarò più pronto a perderti di quanto non lo sia adesso. Ovvero, per niente.”

Voleva dire qualcosa, consolarlo. Voleva fargli sapere che non lo avrebbe mai dimenticato, che il pensiero di lui e del suo amore sarebbe sempre rimasto vivido nei suoi ricordi, che non avrebbe mai amato nessun altro uomo a parte lui, che la sua vita non sarebbe stata più la stessa senza lui ad allietarla con la sua presenza. Voleva dire tutto questo e altro ancora, ma le parole gli morirono in gola soffocate dalla mano del dolore che stringeva i suoi organi interni schiacciandoli, stritolandoli.
Tutto ciò che voleva in quel momento era morire. Perire al suo fianco, stretto al suo corpo in attesa che un piacevole crepuscolo calasse sulla sua esistenza, portandolo via da quel mondo dolente che gli stava sottraendo tutto ciò che aveva importanza per lui.
L'universo parve ascoltare.
Sentì un suono di lacerazione, come se qualcuno avesse strappato un pezzo di stoffa con rabbia cieca. Solo allora giunse il dolore. Un dolore profondo e penetrante che lo scosse da testa a piedi, lasciandolo stupito e senza fiato. Guardò in basso all'altezza dello stomaco e vide qualcosa di simile a una punta di freccia protrudere dal suo ventre. Ma quella non era un freccia, era qualcosa di molto più grande.
Sentì la risata dell'Ottenebrato dietro si sé mentre spingeva la lancia ancora più in fondo, tanto che andò a trafiggere da parte a parte anche il corpo di Magnus che giaceva tra le sue braccia.
Il sangue cominciò a scorrere copiosamente allargando ancora di più la pozza che già si era formata ai loro piedi. Un forte senso di panico e nausea lo scosse: il diametro della lancia era troppo ampio perché potesse sopravvivere.
Sarebbe morto. Dopo una vita passata a prepararsi per fronteggiare i nemici se ne sarebbe andato in questo modo, senza neanche avere avuto la possibilità di combattere per la propria salvezza.
Magnus, davanti a sé, non aveva ormai nemmeno più la forza per essere stupito. Se ne fosse stato in grado, probabilmente, avrebbe fatto una qualche battuta riguardante spiedini di carne umana.
Se ne sarebbero andati così: insieme, nel modo in cui avevano sempre sognato.
I capelli di Alec gli ricaddero sul viso quando il collo cedette, non più in grado di sostenere il peso della testa. I suoi respiri diventavano sempre più ardui da compiere ogni secondo che passava, fino a che non cominciarono a trasformarsi in rantoli moribondi.
Sentì la mano di Magnus che si stringeva debolmente alla sua, consumando le ultime tracce di forza che gli erano rimaste in corpo. Il suo capo si sollevò per un ultimo sguardo e gli occhi da gatto, ormai spenti e incolori, emisero un ultimo bagliore. Il giallo e il blu si mescolarono per un' ultima volta prima che la sua testa cedette contro la spalla di Alec e il cuore cessò di battere.
Alec rimase completamente immobile, trattenne il respiro. Sentiva il corpo di Magnus premere esanime contro il suo. Se chiudeva gli occhi poteva ancora vedere la forma armoniosa del suo viso, il brillante colore delle sue iridi, la calda tinta bruna della sua pelle. Nella sua mente risuonava ancora il suono della sua voce quando gli diceva che lo amava, quando lo chiamava fiorellino. Non sembrava vero, non riusciva a concepire che Magnus, il suo Magnus, non esistesse più.
Pensò a cosa sarebbe successo dopo che i loro corpi sarebbero stati ritrovati. Immaginò sua sorella che cadeva a terra in preda alle urla alla vista del fratello senza vita, sua madre distrutta dalla perdita di un altro dei suoi figli. Si chiese se Jace, ancora posseduto da Sebastian, avrebbe sofferto e se la sua runa parabatai avrebbe sanguinato per la sottrazione della propria compagna. A queste domande non avrebbe mai avuto una risposta.
La vita lo abbandonò in quel luogo di rocciosa desolazione, circondato dall'odore pungente del sangue e dal rumore di grida strazianti e, nel buio che precedette la fine, scorse una paio di occhi che gli sorridevano.
Il giallo e il blu si mescolarono di nuovo, dando vita a un meraviglioso verde.

  
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