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Autore: felinala    23/11/2015    3 recensioni
Dende arrivato da poco sulla terra, curiosa in uno dei libri di Gohan, trovando una famosa poesia che gli fa ricordare la strage perpetrata da Freezer a danno dei suoi simili e le sue emozioni al riguardo.
Fa parte del ciclo "poesie trapiantate".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dende, Gohan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I namecciani soldati
 


Erano i giorni che precedevano il Cell game, sulla terra si assistevano a scene di puro panico; persino i guerrieri Z erano incerti sul da farsi e, nel dubbio, continuavano a sfinirsi di allenamento, nella speranza di essere almeno di qualche utilità nell’abbattimento del mostro.

Solo Goku aveva dato a se stesso e all’amato pargoletto Gohan una tabella di marcia molto meno sfiancante di quella che tutti si sarebbero potuti aspettare: invece di sfruttare i nove giorni che precedevano il torneo indetto dal mostro per allenarsi ancora più duramente, aveva deciso a sorpresa, che ci sarebbero stati più giorni di riposo che di allenamento cosicché il ragazzino potesse godersi un periodo relativamente sereno prima della battaglia.

In uno di quei giorni vacanzieri, a Gohan fu dato il permesso di andare a trovare il nuovo supremo della terra, di cui era diventato molto amico dai tempi di Namecc; Dende, questo era il nome del piccolo mago namecciano tutto verde che ora era a tutti gli effetti, pur non sembrandolo, la divinità del pianeta, lo accolse con gioia nell’enorme palazzo che solo da pochi giorni era diventato la sua nuova dimora, felicissimo di vedere una delle poche facce che poteva dire di conoscere bene in quel posto per lui ancora nuovo e un po’ spaventoso.

I due amici giocarono per un po’ per poi mettersi a parlare delle persone che conoscevano e dei fatti accaduti mentre non erano potuti stare in contatto.
Dopo un po’ Gohan però disse di dover interrompere le piacevoli chiacchiere a favore di un enorme tomo che tirò fuori facendo esplodere una capsula; il giovane si scusò dicendo:

“perdonami, ma la mamma vuole che recuperi tutto il tempo perso negli ultimi tempi con lo studio! Sai è molto severa e vuole diventi uno studioso coi fiocchi! Dunque mi ha lasciato venire solo quando le ho promesso che avrei studiato almeno qualche pagina… posso farlo qui vero?”
 “Ma certo! Non c’è problema prenditi tutto il tempo che vuoi io vado a controllare cosa sta facendo Mr. Popo e quanto manca perché il signor Piccolo esca dalla stanza dello spirito e del tempo, ormai non dovrebbe mancare molto!” fu la risposta del sempre disponibile nuovo supremo, il quale lasciò l’amico solo per un po’ perché potesse concentrarsi meglio.

Passata che fu un’ora e mezza, il piccolo namecciano andò a vedere come se la passasse il suo amico mezzo saiyan; questi se ne stava solo soletto seduto sul bordo dell’imponente palazzo con il solito gigantesco tomo posato sulle ginocchia e un altro paio che lui non aveva notato prima, posati accanto.

Quando gli fu abbastanza vicino, fu accolto da Gohan con un “Bentornato Dende! Ancora cinque minuti e ho finito il capitolo così possiamo stare ancora un po’ insieme se ti va, prima che mio padre venga a prendermi per cena” parole accompagnate da un enorme e aperto sorriso dei suoi.

Il neo supremo, allora si avvicino e guardò incuriosito il tomo più in alto lasciato in disparte dal ragazzo: era come già detto un libro molto grande e pesante; a caratteri maiuscoli vi era stampato il titolo “MANUALE DI LETTERATURA VOL. 3” e ancora più incuriosito provò a sfogliarlo cercando di capire di cosa parlasse.
Dentro vi erano  testi strani messi in rima, altri scritti con linguaggio poco usuale ma che sembravano parlare di qualcosa di profondo, tutti quei testi avevano infine due cose in comune: erano scritti in parte in caratteri corsivi (e il namecciano si rese presto conto che quelli erano i testi veri e propri), mentre altre parti seguivano oppure precedevano quegli stessi testi, spiegandoli.

Vedendo Gohan ancora profondamente concentrato, Dende provò a leggere alcuni di quei brani girando le pagine dapprima a caso, ma dopo poco si accorse che su alcune pagine il suo amico aveva piegato gli angoli,  così da creare un pratico seppur rudimentale, segnalibro.

 Provò dunque a leggere una di queste pagine così segnate ma ciò che lesse non gli portò affatto gioia; quello scritto, lungo appena quattro righe, lo fece bensì tornare indietro con i ricordi, ad un periodo che avrebbe preferito dimenticare nonostante fosse accaduto non molto tempo prima e fosse ancora vivido nel suo cuore e nella sua mente, tanto che a volte gli capitava ancora di avere incubi al riguardo.

Quel semplice ma profondo scritto gli rammentava infatti ciò che era successo poco più di un paio di anni prima, quando la sua tranquilla esistenza di pacifico bambino namecciano, dedita al divertimento, allo studio e alla coltivazione dei campi, era stata sconvolta da un crudele tiranno galattico venuto a impossessarsi delle preziose sfere del drago con la forza.

In cuor suo, sapeva che mai avrebbe dimenticato il terrore di quei giorni, in cui i suoi simili erano periti ad uno ad uno per mano di feroci e crudeli assassini disposti a tutto pur di ottenere ciò per cui erano arrivati sul florido pianeta Namecc.

Quegli orribili esseri comandati dalle terribile lucertola albina, avevano devastato il suo bel pianeta, raso al suolo i villaggi pacifici dei suoi simili, ed infine avevano distrutto il pianeta stesso.

Lui, Dende, era solo un bambino; era stato costretto a guardare impotente mentre i suoi simili, dagli amici ai maestri più saggi, morivano di fronte ai suoi occhi, a volte persino per salvare  e proteggere lui stesso e gli altri bambini. La consapevolezza che tutti loro ora erano vivi e stavano bene, solo grazie all’amico che gli sedeva in quel momento a fianco e ai suoi amici, lo aveva spinto più di ogni altra motivazione, ad accettare di ricoprire l’incarico di supremo della terra quando l’anziano saggio aveva fatto il suo nome parlando a Son Goku, il cordiale papà di Gohan nonché autore della sconfitta della mostruosa lucertola che aveva quasi sterminato il suo popolo.   

Quando infatti aveva sentito dire al gioviale uomo che era apparso dal nulla e che si era presentato come colui che aveva sconfitto il tiranno distruttore, che sulla terra necessitavano di uno di loro per riattivare le sfere del drago terrestri, aveva sentito il bisogno di ricambiare loro l’enorme favore che avevano fatto al suo popolo e non aveva avuto esitazione alcuna nel rispondere affermativamente alla richiesta.

Nel tornare al presente, Dende si accorse che Gohan lo stava chiamando; così si affrettò a chiudere il voluminoso tomo che aveva aperto per curiosità e a rispondere all’amico, pensando che, seppure vissute in un altro contesto, le parole di quel poeta valevano anche per ciò che aveva subito il suo popolo.

Non avrebbe potuto Dende, trovare parole che meglio si adattavano al contesto da lui vissuto e alle emozioni provate allora, espresse da quel poeta, un certo Ungaretti:
 
si sta
come d’autunno
sugli alberi
le foglie
 
 













A.D.A.F.D.T (OVVERO Angolo Dell’Autrice Fuori di testa) (???)
……………………………………………………………….........
(No stavolta stiamo seri in fondo non è una demenziale)

SALVE A TUTTI.

Ok FORSE ho preso una cantonata, fatto sta che secondo me un collegamento tra i due “fatti” (la strage dei namecciani di Akira e la purtroppo reale seconda guerra mondiale), può starci; voglio dire, le emozioni devono essere state in parte le stesse e in particolare quelle emozioni trasmesse dalla poesia di Ungaretti trovo si adattino bene ad entrambi i contesti.

Gradirei così sapere il vostro parere al riguardo (se dite di no non mi offendo di certo! ^^).

Bene. Detto ciò:

Un RINGRAZIAMENTO va a coloro che si sono fermati a leggere, spero di aver trasmesso qualcosa.

Un enorme GRAZIE a chi spenderà qualche minuto per farmi sapere il suo parere positivo o negativo che sia.

GRAZIE infine a coloro che hanno messo una delle mie storie in una delle liste.

Alla prossima, ispirazione permettendo.

NALA
  
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