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Autore: TemariMegami    23/11/2015    2 recensioni
La prima volta che si incontrarono fu alla selezione dei Chūnin, dove i ninja di Suna erano stati mandati in missione lì per creare scompiglio, per uccidere e procurare terrore agli abitanti di Konoha. Il padre del trio del Deserto era anche il Kazekage di Suna stessa ed in combutta con Orochimaru per far sì che egli potesse dar sfogo ai suoi comodi. Il trio di cui parlo, fu proprio quello in cui una giovane ragazza, ma all'interno di essa già adulta, si scontrò –durante l’esame- con un giovane ragazzo dallo sguardo pigro, ma dall'intelletto fuori dal comune.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Vittorie e Sconfitte


Com'era? Giusto, l'aveva asciato come uno stoccafisso, lì all'angolo della strada. Non aveva nemmeno aspettato che l'accompagnasse fino all'entrata della locanda in cui alloggiava. Pazzesco soprattutto come lui passa aver anche solo pensato di invitarla a casa sua, durante la notte, nemmeno fossero dei banditi che stavano per confabulare per il colpo più grande della storia.
Ragazzi, che stupido è stato il Nara. Continuava a ripeterselo secondo dopo secondo intanto che camminava verso la sua dimora. Mani rigorosamente infilate nelle tasche dei pantaloni e passo pigro, trascinato e soprattutto lento, sguardo piatto e seccato indirizzato al pavimento, i pensieri che non lasciavano spazio alla tranquillità. 
Eppure lui odiava pensare, gli faceva sprecare energie preziose, diceva, che avrebbe potuto utilizzare in modo più appropriato. Dormendo, per esempio.
Ma fortunatamente non gli ci volle molto tempo per tornare a casa, la bionda aveva ragione, la locanda non distava poi molto dalla sua abitazione.
Entrò in casa biascicando un "tadaima" non molto convinto e salì le scale che l'avrebbero portato nella sua camera da letto, senza nemmeno farsi vedere dai suoi genitori che non se ne curarono essendo ormai abituati al comportamento distaccato del loro figlio prodigio. Aprì la porta e senza nemmeno levare la giubba mimetica, si gettò sul letto sbuffando a pieni polmoni, spostò le braccia sotto la testa per mettersi comodo e iniziò a guardare intensamente il soffitto, come se egli potesse rispondere improvvisamente alle sue domande mai dette. Ma cosa gli aveva detto il cervello? Sicuramente la bionda aveva accettato solo per prenderlo per il culo, non si sarebbe nemmeno presentata "all'appuntamento", se così si sarebbe potuto chiamare ovviamente.
Era ancora troppo presto, non era nemmeno arrivata la mezzanotte e Shikamaru iniziava già a spazientirsi, già normalmente odiava aspettare o fare aspettare, figuriamoci in quella situazione. Perché diamine si era dichiarato? Dovrebbe essere la donna a fare la prima mossa, no? E' una cosa che spetta a lei e per di più non avrebbe nemmeno dovuto provare nulla, proprio nulla, per quella ragazza. Gli avrebbe portato solo guai ne era certo. E mal che vada si sarebbe beccato anche le prese in giro di tutta Konoha, se la bionda l'avesse spifferato ai quattro venti. In quel caso non gli sarebbe importato, non ha mai badato ai pettegolezzi degli altri e, in più, era sicuro che Temari non era come le altre ragazza, lei era diversa, anche se non saprebbe dire bene in cosa.
Ah, già, praticamente lei si comportava come un uomo, nonostante avesse il corpo sensuale e disinvolto di una donna.
...
Lo sapeva, solo il pensiero di quel corpo formoso riusciva a farlo arrossire come un cretino, il sangue fluisce dritto al cervello rischiando un emorragia nasale, che fortunatamente viene evitata dal "buonsenso" del moro, e pensare che quel corpo sarebbe potuto essere da un momento all'altro nella sua stanza gli faceva rigonfiare qualcosa nei pantaloni.
Una doccia fredda era quello che gli serviva in quel momento e, detto fatto, aprì il getto sull'acqua gelida, non appena entrato in bagno, e nel frattempo si spoglio calmando i bollenti spiriti.
L'aria di Konoha le faceva male, era maledettamente palese. Ha davvero proposto un giochetto simile al pigro elemento dei Nara? A quello zotico, fannullone, perdigiorno? Si, l'aveva fatto davvero e ovviamente si ritrovava a pentirsene, vorrebbe darsi una bella lezione, magari sciogliendo se stessa nell'acido bollente ma purtroppo ci teneva ancora alla sua pellaccia. Anche se la pena di morte, in quel caso, sarebbe sicuramente stata meno desolante. Dannazione, Temari, non avresti magari dovuto pensare prima di dire qualsiasi cosa? E' talmente palese che perderai quella partita a scacchi! Non che e non sapesse giocare, ma non era brava quanto il moro; questo lo sapeva altrettanto bene. Non è stupida, capisce perfettamente quando è in inferiorità intellettiva e quello era uno dei casi rari in cui avrebbe potuto essere stracciata senza troppi problemi.
Cavolo. Un bel guaio.
Non sarebbe andata all'appuntamento, ecco qual'era la soluzione migliore, si. Adesso si sarebbe infilata il pigiama e sarebbe andata a letto senza nemmeno rinfrescarsi prima, non ne aveva bisogno, tutto quello che voleva era solo dormire e dimenticare quella serata. Si, in quel momento, la bionda, si sentiva proprio la peggiore delle fifone e lei ha pur sempre quella cosa chiamata orgoglio che penetrava continuamente nella sua mente prendendo le decisioni al posto suo.
Quella sera non sarebbe stata differente.
Si alzò dal letto su cui era stesa già da parecchio tempo, lì a continuare a pensare in quali modi avrebbe potuto evitare quel maledettissimo gioco, pur non arrivando a nessuna conclusione plausibile, e si diresse in bagno per rinfrescare il corpo e, magari, le idee; poi si sarebbe vestita e avrebbe aspettato che i suoi capelli si asciugassero prima di uscire per andare all'appuntamento che si erano dati i due.
Appuntamento. L'aveva veramente chiamato in quel modo? Un lungo brivido le scende per l'intera spina dorsale, facendola tremare appena. Solo l'idea di quel che aveva pensato l'agghiacciava e le metteva addosso una fifa non indifferente.
Cazzo.
Non poteva andare lì in quelle condizioni, che ne sarebbe stato della donna senza macchia e senza paura che era? Dove era andata a finire? Perché tutto quello che vede ora è una ragazzina che non sa come comportarsi, che non sa prendere una decisione e che non riesce a mettere due parole sensate insieme. Avrebbe solo dovuto essere se stessa, non sarebbe dovuto essere poi così difficile, no?


E il moro? Si, lui era appena uscito dal bagno, dopo essersi rilassato per almeno un'ora nell'acqua fredda della vasca di porcellana. Ancora avvolto in una sola asciugamano, osservò per svariati secondi l'uscio del balcone completamente spalancato, l'aria pigra di chi ha il sentore di essere disturbato nel momento meno opportuno, ma nulla successe e scosse la testa sentendosi anche stupido per quei pensieri. 
Passò una mano esasperata tra i capelli, districandoli con le dita affusolate. I fili neri gli solleticavano la schiena e pensò bene che, in quei giorni, avrebbe dato un taglio alle punte, essendo diventati troppo lunghi. Sbuffò e decise di iniziare a vestirsi, non mettendo il pigiama, ma un kimono nero da festa. Eh, si. Il nostro cervellone era completamente impazzito.
Preparò la scacchiera perfettamente al centro della stanza e attese come una statua, seduto su un cuscino posto sul pavimento e lo sguardo fissato sul balcone aperto, l'arrivo della bionda di Suna.
Ma i minuti passavano lenti e sembravano infiniti, il moro stava ormai perdendo le speranze di poterla vedere e, quindi, scoprire cos'è che provava per lui. Che poi, se non avesse provato nulla? Come avrebbe reagito? Avrebbe continuato a vivere come tutti i giorni, questo è chiaro, probabilmente sarebbe stata una delusione che gli sarebbe passata nel giro di qualche giorno. Non sa nemmeno perché avesse ammesso che gli piace, non ne era sicuro nemmeno lui ed era stato sicuramente quel bicchiere di sake in più a fargli vuotare il sacco.
Ma la sua attesa durò ancora poco, perché dopo una manciata di minuti, ecco che apparvero le fluide gambe lisce della bionda di Suna, che tanto attendeva con fremito,  e si, era proprio quella la prima cosa che aveva notato ma cosa poteva farci lui? Era colpa di lei, che indossava straccetto così striminziti, che non lasciavano nulla all'immaginazione. Ed ecco che gli occhi salivano a scrutare l'intero corpo esile, forte e perfetto della ragazza, che intanto lo minacciava con il solo sguardo, avendo notato il modo strano in cui la stava fissando.
-Che hai da guardare, Crybaby?!- bisbigliò seccata, solo per paura che qualcuno potesse sentirla. Anche se avrebbe preferito abbaiare.
-Io non ho proprio nulla, Seccatura!- ribadì il moro con voce altrettanto bassa, ma sentiva chiaramente la bocca secca e il sudore freddo che iniziava a farsi strada per uscire dai suoi pori. -Quindi, alla fine sei venuta alla gogna, hm?-
-Quale gogna? Vincerò io, questa partita!-
-Ne sei così convinta?-

No, non era affatto convinta dell'esito di quella diavolo di partita ma, cosa poteva farci? Il suo orgoglio le impediva di farsi vedere vacillante, come in missione, così per uno pseudo gioco, soprattutto se questo trattava di esprimere i propri sentimenti.
-Più che convinta, ti straccerò, Crybaby. Puoi giurarci!-
Guarda il ragazzo da capo a piedi per un istante.
-Bel vestito! Cos'è, devi andare ad una festa di piazza e non mi avevi detto nulla?-
-Ah. Ah. Molto divertente. Siediti e non fiatare, Seccatura.-

E senza aspettare nemmeno un attimo, i due si posizionarono uno di fronte all'altro, separati dalla tavola di legno divisa in quadrati, con già le pedine adeguatamente posizionate.
-Prima le signore.-
-Allora comincia pure, Crybaby!- Un piccolo ghigno si forma sulle sue labbra ma, come se non avesse detto nulla, muove una delle pedine dando inizio così alla partita.

E stanno lì, in una situazione di stallo ormai da ore, probabilmente Shikamaru non era mai stato così tanto in difficoltà, forse distratto anche dalla figura della bionda. Ma non poteva andare a finire così, lui aveva una reputazione da mantenere, diamine. 
-Vuoi restare a guardare la scacchiera ancora per molto, Nara?-
-Non darmi fretta, Seccatura.-
-Ti do fretta, invece, se te ne stai ore fermo come un mobile a farmi attendere per una sola mossa!-
Sospirò esasperato, passando svogliatamente una mano tra i capelli -Nel gioco dello shogi la concentrazione è fondamentale. Per favore. Taci.-
-Non darmi ordini.-
-Mi stai irritando.-
-Oh, davvero?- ghignò guardandolo bieco, contenta dell'effetto ottenuto.
Roteò gli occhi contando fino a cento per recuperare quel po' di lucidità che gli rimaneva, combattendo contro la voglia di prendere a calci e ritornare a fissare la tavola di legno, puntando insistentemente il cavallo avversario della bionda, con tanta insistenza da farsi quasi venire un gran bel mal di testa. -Puoi allontanarti?-
-E perché dovrei?-
-Mi infastidisci.-
-Tanto meglio, allora.-
-Lo stai per caso facendo di proposito?- assottigliò lo sguardo in sua direzione, ammonendola per la sua trovata disdicevole.
-E chi lo sa.-
-Dannazione...- ma non era solo questo a distrarlo, non solo la voce dannatamente soave di Temari, ma era anche quell'inusuale profumo che indossava, era un misto tra lavanda e muschio, qualcosa che addosso alla bionda diveniva qualcosa di sublime, mischiato all'odore proprio della sua pelle. Stava facendo proprio di tutto pur di distogliere i pensieri del moro dalla partita. Ma non ci sarebbe riuscita facilmente ed ecco che un lieve ghigno fiorì sulle sue labbra fini. -Dimmi, Temari, come mai questo profumo così intenso?-
Colta impreparata, la bionda inarcò un sopracciglio fingendosi completamente estranea alla faccenda, increspando involontariamente le labbra carnose. -Non so proprio di cosa tu stia parlando.-
-Ah, no?-
-No.-
-Sappi, comunque, che questi trucchetti con me non funzionano.-
La ragazza alzò lo sguardo su quello del moro, che trovò particolarmente sicuro di sé, il ché soddisfò la ragazza, perché sapeva bene che era un osso duro e che quindi sarebbe stato difficile sottometterlo. Pane per i suoi denti. Decisamente all'altezza. -Vedremo.-

E, a quella risposta, in giovane non poté far altro che sorridere di gusto, tornando a concentrarsi sulla partita; non avrebbe dovuto più distrarsi, ne valeva l'esito della partita. C'era la questione del riscatto di quella partita, fin troppo importante per lasciare che vada perso così facilmente. Avrebbe dovuto usare il suo massimo quoziente intellettivo, non dovrebbe poi essere qualcosa di estremamente difficile, per lui, difatti vide nella sua mente la mossa che lo avrebbe portato alla vittoria, la vide così chiara e limpida che iniziava già a pregustare il momento in cui Temari avrebbe abbandonato baracca e burattini per parlare, finalmente, e metterlo al corrente della situazione, chiarirlo e magari dichiararsi.

Sarebbe stato tutto perfetto, se non fosse che, non appena il moro si permise di spostare un pezzo degli scacchi, un rumore familiare di passi lo interruppe, facendolo imprecare mentalmente. La voce, poi, fu la ciliegina sulla torta che gli fece capire che non aveva più tempo: doveva nasconderla.


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Angolo dell'autrice: Sono una scrittrice senza cuore, che lascia allo sbaraglio le proprie storie e non le completa. Mi sento una fallita. TOT
Il problema è che il lavoro mi sta succhiando via tempo e non riesco se non a scrivere un paio di righe al giorno. Eè un obbrobrio ma ci ho provato anche stavolta... scusatemi ancora. Ci rivediamo -spero presto- al prossimo capitolo!
  
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