Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Guilmon98    23/11/2015    2 recensioni
I lupi sono temuti, disprezzati e, nel corso della storia, derisi... Non c'è un perché, non sono traditori, bestie primitive o creature senza amore, anzi, al contrario. Perché i randagi amano più degli addomesticati.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Rickon Stark, Robb Stark, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rickon Stark

Il freddo cominciava a penetrargli nelle ossa, ignorando i pesanti vestiti del piccolo Stark.
Cagnaccio, il grandissimo meta-lupo nero, cominciò a ringhiare all’isola a cui si stavano avvicinando provocando in Osha quell’ombra di paura che non l’aveva abbandonata dal giorno in cui era venuta a Grande inverno. «A Cagnaccio non piace questo posto! Andiamocene subito!» «Vorrei, mio piccolo principe…» rispose lei con voce soffice ma decisa, come quella della sua mamma: «…Ma hai visto anche tu quei soldati dei Bolton a Ultimo focolare… È diventato troppo pericoloso per noi». Rickon alzò la voce, non ne poteva più di quella situazione: «NON È VERO! Noi adesso torniamo a casa! Robb avrà già vinto la guerra e sarà già arrivato a casa. L’ha già ricostruita vedrai!». Ma Osha continuò a remare, gli fece un cenno negativo con la testa, triste. «Tu non lo conosci, mio fratello può fare tutto! E poi ci sono anche la mamma con Arya e Sansa! E scommetto che sono andati a prendere Bran e ora sono tutti a Grande Inverno col papà.
Dobbiamo andare lì!» disse risoluto. Ma Osha continuò a remare, avvicinandosi all’isola.

Quando sbarcarono, Rickon poggiò piede per terra sprofondando fino alla caviglia nella neve. «Qui fa troppo freddo. Non mi piace, e non piace neanche a Cagnaccio».
Osha si bloccò nell’andare avanti, forse lo stava finalmente ascoltando? Rickon alzò lo sguardo, un uomo vestito di sole pelli li stava fissando, sorridendo in modo cattivo.
Il piccolo Stark indietreggiò di un passo: «Osha, torniamo a casa…». L’uomo si avvicinò piano, seguito da altri quattro, ora cinque, ora sette mentre Cagnaccio si portò davanti al padroncino ringhiando furiosamente. Il piccolo Rickon si guardò indietro, sperando in un aiuto che non venne, quello della mamma e del papà: Dov’erano andati tutti quanti? Gli tramarono le gambe a una risposta che aveva tardato a venire: Non sarebbero arrivati.
I primi tre scattarono in contemporanea ad Osha, gli altri subito dopo, accerchiandola mentre uno di loro fu travolto da Cagnaccio e un altro… Da una creatura che non ricordava dove aveva già visto.
Qualcuno cominciò a crollare anche quando il bastone appuntito dell’amica bruta nemmeno li sfiorava.
Un uomo sorpassò l’amica diretto verso di lui. Crollò a terra, sulla sua schiena si ergeva un pugnale da lancio.
Rickon guardò Osha abbassarsi e trafiggere il bruto al cuore.
La ragazza lo guardò e si avvicinò di fretta: «Stai bene?». Il piccolo annuì guardando avanti, incuriosendo anche Osha che alzò lo sguardo verso un ragazzo incappucciato tagliare la gola ad un altro bruto.
«Una donna e un bambino… Skagos non fa per voi» disse sorridendo. Aveva una cicatrice che gli percorreva l’occhio sinistro e un’altra sulla guancia sinistra.
«Chi sei e cosa vuoi!» «Chi sono non ha rilevanza, e cosa voglio non vi riguarda… Sappiate solo che per adesso mi basta che voi viviate, ci servirà ogni guerriero prima della fine dei tempi» «La fine dei tempi? Di che diavolo stai parlando?». Il ragazzo spostò lo sguardo su di lui che si nascose dietro alla bruta.
«Buona fortuna» «Apsetta» lo fermò di nuovo Osha: «Non sei di Skagos». A quella frase il ragazzo fece una finta risata: «Se è questo che ti preoccupa, non sono nemmeno di Westeros… Anzi, non sono nemmeno del vostro mondo, andiamo Iseryax». La creatura nera dagli splendidi occhi gialli lo seguì.
«Che cos’era quella creatura?» doveva saperlo, non era bella come un meta-lupo ma era comunque bella. «Una pantera, una pantera che non doveva stare qui in questo freddo. Andiamo piccolo».

«Devi mangiare» «Voglio la carne!» protestò: «Voglio il filetto di montone» non aveva idea precisa di cosa fosse, né ricordava il suo sapore, ma lo aveva sentito una volta nominare dal papà e ricordò che gli era piaciuto. «Questa è l’unica carne che troverai qui, non troverai animali a parte Cagnaccio» -che era andato a caccia-. Rickon guardò la carne con disgusto e le lacrime cominciarono ad inondargli il viso: «Se ci fossero mamma e papà…» «Ma loro non ci sono!» disse Osha spazientita per poi pentirsi l’attimo dopo di aver alzato la voce. «Ascolta piccolo, mamma e papà non ci sono più, e neanche Robb e Grande inverno» «NO!» disse Rickon correndo via. Osha lo rincorse quasi subito ma fu atterrata da qualcosa e Rickon si fermò.
Un bruto era sopra di lei e le teneva i polsi: «Ora ti ammazzo, chissà quanto sei buona…». Senza pensarci due volte, il piccolo Stark estrasse la spada corta che si era portato dietro da Ultimo focolare e trafisse lo skagosi alla schiena, all’altezza del cuore.
Osha lo spostò di lato circondando con le braccia il piccolo Stark: «Dobbiamo restare uniti, Rickon?».
Ma lui non l’ascoltava, guardava la chiazza di sangue dell’uomo espandersi, dove rispecchiava l’immagine dei suoi genitori. Cosa avrebbe detto di lui la sua mamma e il suo papà adesso che aveva ucciso? E se lo avessero rifiutato? E dov’erano? Perché non c’era nessuno a riportarlo a casa!!?
Rickon cominciò a piangere, dicendo a bassa voce quella verità che l’ultimo briciolo della sua più pura innocenza si era sempre rifiutato di ammettere: «Loro non torneranno più».
Calò il manto della notte, con il freddo più atroce.
Appoggiato contro il petto della ragazza, il piccolo Rickon continuò a piangere per un passato remoto fatto di calore: Il calore della sua dolce mamma che gli dava un dolcetto a fine pasto e dell’abbraccio forte del suo papà che proteggeva la famiglia; Della guida protettiva di Robb e Jon, dei candidi sorrisi di Sansa e dei dispetti divertenti di Arya; Ma chi gli mancava più di tutti era il fratellone più vicino alla sua età, quello con cui aveva condiviso mille e più battaglie a palle di neve, d’estate e d’inverno.

Ora guardava a ovest, verso il Continente occidentale, e vedeva i gelidi venti alzarsi da Nord.
Non c’era più nessuno ad attenderlo lì, non una madre, non un padre, non dei fratelli e nemmeno le sorelle, che per quanto grandi e -nel caso di Arya- determinate, non potevano prevalere da sole in un mondo di crudeltà maschile.
Rickon sarebbe tornato per aiutarle, e guardava ora il Continente occidentale con Cagnaccio al proprio fianco, mentre una silenziosa promessa di morte fu lanciata dai loro sguardi.
Perché con i venti gelidi, sarebbe arrivato l’inverno e quando arriva l’inverno i lupi risorgono più forti che mai, perché solo i lupi sopravvivono alla lunga notte e il mondo doveva prepararsi: L’inverno era arrivato.
   
 
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