Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: Jungkooniglio    23/11/2015    5 recensioni
Jungkook odiava il pomeriggio.
Lo odiava perché Yoongi tornava a casa e faceva finta di niente, perché lo faceva impazzire, facendo lo stronzo.
-Dio, quanto ti desidero- sospirò Yoongi sul suo collo, prima di infilare una mano dentro i suoi pantaloni, massaggiando il suo sesso dalle mutande.
Jungkook voleva star zitto, non eccitarsi, voleva ridergli in faccia e andare via, da qualcun altro, ma non lo fece.
Sospirò e dischiuse le labbra, lasciando andare un gemito, ma si punì immediatamente mordendosi il labbro.
-Mi vuoi?- gli chiese, alzando il suo viso con una mano.
Quello si bloccò, guardandolo perplesso.
-Certo che ti voglio.- rispose confuso.
Jungkook lo guardò a lungo e in silenzio, cercando di analizzare la sua espressione debole. Anche lui era debole forse, anche lui soffriva, non a causa sua ovvio, ma soffriva, aveva un cuore, sentiva delle cose.
Ma cosa? Cosa sentiva quel dannato ragazzo?
-Di che colore sono i miei occhi?- chiese, chiudendoli.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic


Era pomeriggio.
Jungkook odiava il pomeriggio.
Quel momento di luce tenue che squarciava il suo petto, quel rivolo di vento che sbatteva prepotente contro le ante della finestra, quel sole debole e stanco che si avviava poco convinto verso casa.
Odiava anche il sapore del pomeriggio, acido e pastoso come il sapore che ci si ritrova in bocca dopo aver dormito.
Odiava il torpore del pomeriggio, l’incapacità di dare a quel momento della giornata un senso.
Odiava quel pomeriggio. Lo odiava perché lui era con lei.
E apriva e richiudeva nervosamente il pacchetto di gomme, aspettando che il tempo passasse, che la trasmissione televisiva del momento finisse, temendo la pubblicità che lo privava di quel minimo di compagnia che le voci dei concorrenti gli tenevano. Apriva e chiudeva, apriva e chiudeva, cullato e consolato dallo schiocco leggero che la sua azione provocava. Muoveva solo un dito, solo il pollice, su e giù, eppure l’azione lo stancava, voleva smettere, ma quando ci provava il silenzio lo assordava e doveva riprendere, per necessità.
Sentì gli occhi bruciare e socchiudersi leggermente quando i colori della tv divennero più accesi, avrebbe voluto spegnerla, ma non aveva nemmeno il coraggio di muoversi, ogni altra minima azione, poteva essere distruttiva, letale.
Scioccò la lingua tra i denti, risentendo il sapore del vomito sulla punta della lingua e alla base della gola, il bruciore del graffio che doveva essersi procurato rimettendo anche l’anima subito dopo aver mangiato.
Restò immobile, dischiudendo leggermente le labbra e lasciando che la puzza gli inondasse le narici.
Lui è con lei.
Si chiese per l’ennesima volta cosa stessero facendo, se si stessero divertendo, se stessero scopando. Ogni domanda che si poneva, aveva in risposta una fitta allo stomaco, a volte più dura, a volte lieve, come una specie di fastidio.
Non era la prima volta, accadeva spesso.
Doveva solo abituarsi, era una questione di tempo, poi non avrebbe fatto più male, poi sarebbe rientrato nella quotidianità.
Sentì quasi le loro risate riecheggiare beffarde per tutto il salone, insinuarsi nel corridoio e perdersi in cucina, strinse il pacchetto di gomme tra le dita, inclinando leggermente il cartone che lo componeva, ma senza smettere di ripete nervosamente l’unica azione che lo consolava.
Non è qui, è con lei.
E ancora una fitta allo stomaco, un pugno appena sotto le costole, un pugno che gli fece riassaggiare il vomito, che cacciò però indietro, rifiutandosi di star male, rifiutandosi di offrirgli tutto questo.
Lui non lo meritava.
Voleva sentire una chiave girare nella toppa, voleva che la porta si aprisse cigolando, sentire i suoi passi trascinarsi per tutto l’ingresso, il rumore delle chiavi scontrarsi con quello dei suoi sospiri stanchi e annoiati. Ma non sentiva nulla, solo la voce del conduttore, solo le macchine sfrecciare in strada, solo la vicina rimproverare il figlio perché aveva fatto tardi, solo quello poi silenzio.
Silenzio e buio.
Guardò distrattamente l’orologio, era tardi, sarebbe già dovuto tornare. Il cuore batteva troppo forte, non capiva se per la rabbia o per la tristezza o per l’iperattività.
Strisciò il piede nudo contro il pavimento con quanta più forza potesse, sentendo la pianta andare in fiamme e il dolore lo fece sentire stranamente meglio, stranamente appagato.
Poi lo sentì.
La chiave nella toppa, la porta cigolare, i passi striscianti, la chiavi tintinnare, ma nessun sospiro.
Alzò gli occhi dal televisore e li portò alla porta, aspettando la sua figura comparire, ma non accadde.
Sentì i suoi passi allontanarsi, verso il bagno forse.
Il vomitò salì ancora accompagnato questa volta dalle lacrime, mischiandosi con il sapore condensato della saliva in eccesso.
Non lo cercava nemmeno, lo aveva lasciato lì per tutto il pomeriggio ad agonizzare come un cane e, arrivato a casa, non lo degnava nemmeno di uno sguardo.
Jungkook si sentì mancare e raccolse tutta la forza che possedeva per arrancare fino al bagno. La porta era chiusa, ma la luce filtrava da essa.
Yoongi non chiudeva mai la porta, si chiese per quale motivo non volesse vederlo, perché lo tenesse distante. Il respiro divenne accelerato, temendo fosse successo qualcosa, temendo avesse cambiato idea su un qualcosa, temendo un suo qualunque pensiero. Aprì la porta, terrorizzato all’idea di vedere nei suoi occhi una luce diversa, di notare una sicurezza mista a vergogna.
Yoongi era davanti allo specchio e fissava la sua immagine riflessa come se fosse la prima volta che la vedesse. La sua mascella era notevolmente irrigidita e stringeva entrambe la mani al marmo del lavandino, quasi a volerlo spezzare.
-Ehi..- lo salutò non appena lo vide, distogliendo lo sguardo da lui stesso e puntando i suoi occhi su Jungkook che abbassò immediatamente lo sguardo.
-Com’è andata?- si azzardò a chiedere, prima di avanzare di qualche passo.
-Al solito.- sospirò quello, dandogli le spalle e sistemando dei vestiti abbandonati per terra.
Ma non era il momento, non doveva fuggire dalla conversazione quella volta, doveva affrontarla. Non sarebbe bastato un sorriso e due caffè per sistemare tutto, non avrebbero lasciato trascorrere quella sera come se niente fosse. Jungkook non avrebbe tremato quando Yoongi gli avrebbe sfiorato di proposito la mano, non avrebbe sospirato quando lo avrebbe toccato, non avrebbe smesso di respirare quando avrebbe avvicinato il suo corpo al muro, freddo e sporco, non sarebbe stato in silenzio quando lui lo avrebbe baciato, non quella volta. Quella volta Jungkook voleva parole, forti chiare, discorsi, belli, brutti, urla, non di piacere, ma di dolore se necessario.
Quella volta voleva ciò di cui aveva bisogno.
Non si sarebbe accontentato di qualche sguardo, di frasi di scuse mai pronunciate, non quella volta.
Lo afferrò per un braccio, costringendolo ad abbandonare la sua occupazione e a guardarlo negli occhi.
-Hyung, voglio che me lo racconti.- ordinò.
L’altro lo guardò, passando dai suoi occhi alle sue labbra per qualche secondo.
-Perché?- chiese, arrendendosi.
-Perché stasera voglio farmi male.- soffiò, troppo vicino al suo viso.
La mano libera di Yoongi non tardò a raggiungere il suo collo e a massaggiarlo lentamente. Le loro fronti si unirono, facendo diventare i loro respiri affannati una cosa sola.
-Ma io non voglio farne a te, non più di quanto non abbia già fatto.- sospirò quello, continuando a muovere la mano sulla sua nuca, tirando di tanto in tanto qualche ciocca di capelli.
Jungkook sapeva qual era il suo gioco, sapeva come volesse evitare il discorso, sapeva tutto, era già successo, tante e tante volte.
-L’hai baciata?- gli chiese, alzando il viso per poterlo guardare meglio negli occhi.
Yoongi tacque e deglutì, lasciando cadere la mano che prima accarezzava il collo, sulla sua spalla.
-Hyung, rispondimi.- appoggiò nuovamente la fronte alla sua e chiuse gli occhi, cercando in vano di trattenere gli spasmi che il pianto stava per causargli. Si arrampicò con entrambe le mani al suo petto, stringendo la stoffa della sua maglietta tra le dita, stringendo talmente tanto da farsi male, da sentire i palmi bruciare.
-Sì.- rispose, posando le sue mani sui pugni di Jungkook, divenuti troppo stretti.
Ma lo sapeva, non c’era bisogno di dirglielo, lui lo sapeva.
Era il suo profumo a parlare, odorava di fiori. Avevano fatto l’amore, avevano fatto sesso. I suoi capelli erano ordinati, lei lo aveva accarezzato. Le sue labbra erano rosse, lei lo aveva baciato. Le sue mani erano calde, lei le aveva strette.
Ondeggiò lentamente, prima di impossessarsi con insicurezza delle sue labbra.
Inizialmente un leggero bacio sul labbro superiore, per poi staccarsi e serrare gli occhi, non voleva guardarlo, non voleva veder nulla nei suoi occhi. Le loro fronti sudate tornarono a contatto e Jungkook si protese ancora a baciare quelle labbra, con un sapore dannatamente non loro.
Yoongi le dischiuse immediatamente, cercando la lingua dell’altro che non tardò ad incontrare. Portò una mano al suo viso, l’altra al fianco, cercando di stringerlo maggiormente.
Jungkook non riusciva a muoversi, avrebbe voluto accarezzarlo, ma i pugni chiusi, che intrappolavano la maglietta, non accennavano a dischiudersi.
-Jungkook,- soffiò Yoongi sulle sue labbra, facendolo rabbrividire. –io voglio te, lo sai. Tutte… tutte quelle cose, lei, il sesso, i baci, non… non significano niente.- sussurrò prima di aprire gli occhi e incontrare quelli del ragazzo più giovane, arrossati e distorti in un’espressione sofferente.
-Allora perché lo fai?- singhiozzò. –Perché mi fai questo?- continuò, aprendo finalmente le mani e portandole al suo collo, accarezzandolo rudemente.
Yoongi strinse i suoi polsi e chiuse gli occhi, godendosi quelle carezze. Si avvicinò, ad occhi chiusi, e incontrò nuovamente le labbra di Jungkook, che sorpreso dal gesto non si mosse.
L’altro, continuò a baciarlo, gli donò tanti piccoli baci a fior di labbra, poi lo avvicinò a sé, premendo le sue labbra contro quelle dell’amico fino a sentire dolore, fino ad avere la bocca impastata dal sapore del sangue.
Baciò il suo labbro superiore.
Poi quello inferiore.
Poi entrambi.
-Perché sono un codardo. Solo un fottuto codardo.- rispose, a pochi centimetri dalle sue labbra.
Lasciò i suoi polsi, appoggiando delicatamente le mani sulla patta dei pantaloni dell’altro, stringendo e sentendo l’erezione farsi più grossa.
Jungkook sospirò non appena lo toccò, ma non voleva cedere, non voleva farlo quella volta.
Avrebbe voluto spingerlo via, dirgli che delle sue belle parole non se ne faceva proprio niente, che non ce la faceva più ad aspettarlo a casa mentre lui convinceva gli altri della sua eterosessualità, che era troppo per una sola persona, che lo amava, ma che quell’amore lo stava distruggendo pezzo per pezzo, gli stava togliendo la vita lentamente, ma non lo fece.
Era debole Jungkook.
Debole come una foglia quasi secca che cercava invano di tenersi attaccata al suo ramo, ma che debole e tremante alla fine cadeva.
E Jungkook, tremando, cadde.



Jungkook odiava il pomeriggio.
Lo odiava perché Yoongi tornava al dormitorio e faceva finta di niente, perché lo faceva impazzire, facendo lo stronzo.
-Dio, quanto ti desidero- sospirò Yoongi sul suo collo, prima di infilare una mano dentro i suoi pantaloni, massaggiando il suo sesso dalle mutande.
Jungkook voleva star zitto, non eccitarsi, voleva ridergli in faccia e andare via, da qualcun altro, ma non lo fece.
Sospirò e dischiuse le labbra, lasciando andare un gemito, ma si punì immediatamente mordendosi il labbro.
-Mi vuoi?- gli chiese, alzando il suo viso con una mano.
Quello si bloccò, guardandolo perplesso.
-Certo che ti voglio.- rispose confuso.
Jungkook lo guardò a lungo e in silenzio, cercando di analizzare la sua espressione debole. Anche lui era debole forse, anche lui soffriva, non a causa sua ovvio, ma soffriva, aveva un cuore, sentiva delle cose.
Ma cosa? Cosa sentiva quel dannato ragazzo?
-Di che colore sono i miei occhi?- chiese, chiudendoli.
Yoongi sospirò, estrasse lentamente la mano dai pantaloni dell’altro e affondò le dita tra i suoi capelli.
-Marroni, Jungkook. Sono marroni e bellissimi. Sono grandi e sembrano avere una luce tutta l- fece incontrare i loro nasi, strofinandoli.
Jungkook aprì lentamente gli occhi, per poi abbassare lo sguardo.
-Davvero pensavi non conoscessi il colore dei tuoi occhi?- domandò l’altro, abbassandosi e cercando il suo sguardo.
Sollevò le spalle.
-Sembra quasi che tu voglia solo scopare- sussurrò, abbassando di nuovo gli occhi.
Yoongi abbandonò i suoi capelli, prendendo il suo viso tra entrambe le mani e incatenandolo con il suo sguardo.
-Ma che dici?- prese ad accarezzare lentamente il suo viso.
-Non lo so, scusami. Continua.- disse, scuotendo la testa e lasciandosi sfuggire una lacrima.
Afferrò la sua mano e la portò sulla sua erezione, cercando di inserirla dentro i pantaloni, ripristinando l’atmosfera, ma Yoongi non glielo permise.
Scostò la mano, riportandola al suo volto e gli scoccò un bacio sulla guancia, deviando il percorso della lacrima che finì dritta tra le sue labbra.
Non meritava nemmeno quella però, nonostante fosse per lui.
-Sei stupido.- gli disse, sorridendo.
Jungkook lo guardò male.
-Sei proprio stupido.- ripeté.
-Beh, grazie?- rispose quello infastidito.
-Sei uno stupido geloso ed emotivo.- sorrise ancora e per poco Jungkook non si strozzò.


Jungkook odiava il pomeriggio.
Perché di pomeriggio si arrendeva ad un amore che non lo faceva star bene. Si arrendeva ad un amore malsano per la persona più sbagliata.
Si arrendeva alle sue carezze, ai suoi baci, ai suoi sorrisi, senza mai aver il coraggio di chiedere un po’ di più, senza mai urlare il dolore che gli stringeva il cuore, senza mai curare le fitte che gli impedivano di respirare.
Lo privava del sonno, dell’appetito, del divertimento, della serenità.
Di tutto.
Yoongi gli toglieva tutto quello che aveva e che avrebbe potuto avere.
-Tu mi scopi, ma io sono un fottuto idiota, perché mi sono innamorato di te.-
Gli era sfuggito una volta e Yoongi aveva solo sorriso, niente di più.
Non un “anch’io”, nemmeno un “Jungkook, ascolta..” o ancora “forse è meglio se la finiamo qui.”
Nulla.
Solo un misero sorriso, un bacio, e poi un altro, una spinta, una risata, un gemito, un graffio, un orgasmo, un morso, un altro bacio prima di andare, prima di lasciarlo lì da solo, in quel letto troppo grande e freddo, tra quelle lenzuola sporche e quel cuscino che portava il suo profumo. E di nuovo, un caffè, una risata, un buongiorno che di buono non aveva nulla, il ricordo di un sogno, le lacrime nel bagno, un abbraccio carico di sesso, un bacio leggero carico d’amore, un giorno normale, qualche sguardo in discoteca, una ragazza avvinghiata al suo collo, un suo sorriso, i gemiti a casa, una porta chiudersi, i suoi piedi zampettare fino al suo letto, il suo odore di donna addosso, le sue mani sull’addome, i suoi baci umidi e salati.
E poi sesso e poi tutto d’accapo.


Jungkook odiava il pomeriggio.
Perché di pomeriggio si accorgeva di quando fosse debole, perché di pomeriggio Yoongi non lo amava.
Perché di pomeriggio sapeva cosa desiderava, ma non poteva ottenerlo.
Avrebbe dovuto odiare anche la mattina e la notte, nemmeno in quei momenti Yoongi lo amava.
Ma Jungkook odiava il pomeriggio, perché di pomeriggio ne aveva la consapevolezza.
Il pomeriggio era freddo e caldo, bello e brutto, felice e triste.
Jungkook desiderava qualcosa di suo, desiderava che Yoongi fosse suo, ma Yoongi non aveva catene, non voleva catene.
Yoongi non era suo, mai lo sarebbe stato.
E Jungkook odiava il pomeriggio.
La sua vita si riduceva a questo.




--------------------------------------

Ehi, questa storia l'avevo già pubblicata in un vecchio account che per alcune ragioni ho cancellato.
Spero vi sia piaciuta. Alla prossima -Giada

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Jungkooniglio