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Autore: SofiFlo    24/11/2015    1 recensioni
Regina ed Emma sono due ragazze distanti dal mondo che si sono ritrovate ad abitare; ma forse sarà questo a far stringere le distanze tra loro.
[Swanqueen]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, FemSlash | Personaggi: Cora, Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si fissava il ricamo del vestito, senza interesse, nel tentativo disperato di scacciare i brutti pensieri. Aveva sempre saputo quale sarebbe stata la vita che l’aspettava, eppure fingeva di poter cambiare il proprio destino quando lo avrebbe voluto. Aveva sempre saputo di non essere forte abbastanza, di non avere il coraggio necessario a vivere senza farsi influenzare e, allo stesso tempo, di non poter vivere serenamente quella vita. Alzò lo sguardo, verso la finestra, ignorando il cornicione riccamente decorato, utile solo a ricordarle che non era mai stata capace di uscire da quella prigione dorata, e guardò il cielo. Nemmeno la luna ricambiava più il suo sguardo, quella compagna di tante notti in pensiero si era ritirata, vile, dietro un sottile ma continuo strato di nuvole grigie. Non che queste potessero in qualche modo peggiorare il suo umore, ma di sicuro non giovavano al suo sentimento di solitudine, alla sua tristezza e alla sua consapevolezza di essere l’artefice del proprio destino, nel bene e nel male. Per tutta la sua vita si era sentita esclusa dalla sua stessa esistenza, come se una parte  di lei non fosse altro che un fantasma incapace di comunicare con il mondo che la circondava, e tutto quel che restava non fosse altro che un burattino, un burattino in carne ed ossa, i cui pensieri, le cui emozioni, i cui sentimenti non erano altro che uno spettro che si presentava occasionalmente tra quelle membra. Le scelte che le erano state imposte fino a quel momento non le erano pesate:  aveva solo dovuto studiare quel che le era stato ordinato, dedicarsi a passatempi ritenuti adatti ad una dama e cavalcare come una signorina, secondo le precise istruzioni della madre. Cora aveva programmato tutto della sua vita, ma non le aveva mai detto cosa desiderasse per lei quando non era strettamente necessario che lo sapesse. E Regina si era comportata da brava ragazza, obbedendo e stringendo i denti e sopportando ogni punizione che si era, anche senza poterlo sapere, meritata.  Fino a quella sera, era sempre stata certa che tutto questo fosse per il meglio, che l’avrebbe portata ad una vita felice, che non sapeva immaginare come fosse, ma che desiderava con tutta sé stessa.  Quella sera si era resa conto di quanto fosse stata capace di nascondersi la verità. Non sarebbe mai potuta essere chi voleva e, nel contempo, essere quel che sua madre voleva che fosse. Fino a quella sera, si era creduta capace di grandi cose, si era creduta una persona incredibilmente importante, che avrebbe avuto modo di dimostrare il suo valore umano. Era bastato un attimo ad aprirle gli occhi. In meno di un secondo si era resa conto di quel che la circondava, di quanto falso fosse tutto quel che poteva vedere. E, per una volta, aveva fatto qualcosa che sapeva essere sbagliato. In piedi, di fronte alla madre, aveva urlato le proprie ragioni, gridato la propria libertà, ostentato la propria forza, giusto un attimo prima di trovarsi sospesa, immobile per una forza che non poteva vedere, incapace di far muovere anche solo uno dei suoi muscoli come desiderava. Neanche le lacrime, che a quel punto non era neppure necessario trattenere, riuscirono a farsi strada. Poi le era stato detto di ritirarsi nelle sue stanze, e i muscoli avevano ubbidito, nonostante il cervello cercasse di impedirlo. Chiusa in camera sua, incapace di uscire, si fissava il ricamo del vestito, evidente segno del legame che, suo malgrado, aveva con quel posto.
***
La persona comparsa quella sera in paese aveva attirato su di sé tanti di quegli sguardi che, se ognuno avesse potuto prendere una piccola parte del suo mantello, il suo volto sarebbe già stato rivelato. La giovane figura era però consapevole di attirare su di sé l’attenzione, e, nonostante l’età, seppe che era meglio trovare in fretta un luogo in cui passare la notte, lontana dalle occhiate degli abitanti locali. Entrata in una locanda, comprese subito che quello era il posto che cercava, e, avvicinatasi all’oste, in un sussurro, chiese se fosse necessario un musicista, nella squallida taverna gestita da lui solo. L’uomo, nonostante fosse intimorito da quella figura misteriosa, le disse che per quella sera avrebbe potuto fare una prova, ma che nulla gli avrebbe impedito di cacciare il musicista nel momento in cui la sua presenza fosse diventata superflua.  Pensò che fosse perfetto, erano esattamente quelli i suoi piani, fermarsi una decina di giorni, e poi scomparire, lasciando solo un misterioso ricordo di sé. Un altro tetto sarebbe stato la sua casa, nel villaggio successivo.  La sua vita era quella, uno spostamento continuo da un luogo ad un altro, e non le dispiaceva affatto questa libertà. Le piaceva, in un certo senso, conoscere così tante persone, guadagnare la loro fiducia, ma non diventare mai veramente parte delle loro vite. L’unica volta che aveva infranto la regola, aveva rischiato di perdere sé stessa, e in fretta si era ricordata chi era. Una ragazza sola, con il suo passato e il suo futuro, impegnata a vivere il presente. Ed era così facile non fare mai piani a lungo termine, ma continuare a progettare la propria vita un passo dopo l’altro, un pezzetto per volta. Emma Swan non amava avere confini o limitazioni. Viveva semplicemente l’attimo in cui era immersa. E, sfilata la fisarmonica dal mantello, prese un respiro profondo, prima di incantare tutti i presenti con il suono magico di quello strumento, unico compagno delle sue avventure.
***
["Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della ABC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione appartengono solo a me.”
N.d.A.  Grazie a tutti quelli che hanno letto fino a qui, mi fa sempre piacere vedere che le mie storie sono lette da qualcuno. L’idea per questa storia mi è venuta ascoltando la canzone “L’Accordeoniste” di Edith Piaf, probabilmente è una fanfiction un po’ folle, ma cercherò di scriverla, aggiornando il prima possibile.
Consigli / opinioni / insulti sono sempre ben accetti. Grazie
•Sofia]
 
   
 
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