Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo
Segui la storia  |       
Autore: Naomi_Shonenai    24/11/2015    0 recensioni
*[“Mercuzio, chi è la regina Mab?”
[...]
“Come non sai chi è?”
Poi cominciò a parlarne in modo poetico e sognatore:
“Lei che tra le fate è levatrice…”
Romeo, comprendendo che il suo amico era partito per il mondo dei sogni, lo lasciò perdere ma fu attratto da una frase in particolare:
“Su questo cocchio, notte dopo notte, galoppa nelle menti degli amanti riempendole di sogni amorosi.”
[...]
“Questa notte ti verrà a trovare! E allora capirai chi è davvero la regina Mab”
Mercuzio x Romeo
Un sogno inaspettato, una paura di non essere accettati e poi, quando tutto è finalmente chiaro e roseo, il futuro riserverà dolori più o meno forti, ma anche gioie e felicità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Messeri, su in piedi!" ordinò in tono autoritario il Principe, appena entrato nella stanza.
Mercuzio si svegliò di soprassalto.
"Z-zio! Benedetto Iddio, perché lo avete fatto? Potevo morire d’infarto e voi sareste stato il mio assassino" lo rimproverò dopo essere saltato a sedere dallo sgomento.
"Nipote mio,  è così tardi che persino l'allodola ha terminato il suo canto quotidiano." gli fece notare con tono seccato.
"Avete detto che avevo bisogno di riposo." sbuffò tra uno sbadiglio e una smorfia di disappunto mentre i due affianco a lui si stropicciavano la faccia.
"Hai riposato abbastanza. Ora è bene che voi tre vi destiate e ascoltiate ciò che ho da dirvi con estrema attenzione, se è vostro desiderio ottenere la felicità."
Quelle parole incuriosirono i tre giovani.
"Ebbene..." continuò il principe soddisfatto "Questa sera partirete per Siena. Lì vive un mio parente. Alloggerete da lui. Ho mandato poco fa un mio uomo che lo avviserà del vostro arrivo." concluse l'uomo.
" Ci riconoscerà o dovremmo portare una lettera nella quale confermate la nostra identità?" chiese Benvolio con tono impeccabile, come se fosse già sveglio e fresco come una rosa. Questa sua perfezione di prima mattina attirò gli sguardi straniti e divertiti dei suoi fedeli amici.
Il principe mostrò un sorriso abbozzato.
"Potete stare tranquilli, costui riconoscerà  Mercuzio prima che egli possa proferir parola."
"Buon zio, lo conosco?" domandò confuso, dando vita ad una risata di Escalus.
"Caro nipote...si tratta di Valentino della Scala."
Mercuzio, grazie a queste parole, si spezzò come una sottile lastra di vetro.
"No...no!" sgranò gli occhi, incredulo.
Il Principe di Verona sospirò.
"Immaginavo una reazione del genere ma la sua villa è il luogo più lontano da Verona appartenente alla nostra famiglia."
"Ma nobile zio, Valentino non viveva a Torino?"
"Sì, la tua memoria non ti tradisce. Ma in seguito egli è partito per Siena"
Il ragazzo dagli occhi nocciola si rituffò, stronfiante, tra le braccia dei due.
"Benvolio,  tra cinque minuti vai al mercato con frate Lorenzo e compra le provviste per il viaggio.” ordinò lui.
“E nel frattempo..."una saetta collegò, in un fulmineo istante, i suoi occhi neri con quelli di  Mercuzio e Romeo "Mi raccomando voi due!"
Loro si scambiarono sguardi interrogativi per poi rivolgerli al Principe che, silenzioso, si era già congedato.
I tre giovani re sbadigliarono all' unisono.
"Mercuzio...chi è Valentino?" chiese Benvolio alzandosi dal letto.
"Mio fratello maggiore"
I due Montecchi restarono di stucco: Mercuzio della Scala aveva un fratello?! E loro che pensavano di conoscerlo fino in fondo.
"C'è altro che ci sarebbe utile conoscere?" chiese Romeo con tono velatamente indagatore.
Lui scosse la testa "Per ora no" pensò con malinconia abbastanza sottile da non essere notata.
"E per quale motivo ne fai una tragedia di tale drammaticità ?"domandò il giovane dai lucenti occhi cerulei.
"Aspettate di incontrarlo."
"Pensi che ostacolerà..."chiese Romeo cercando di evitare parole che avrebbero potuto insospettire il cugino.
"Sta’ quieto, Romeo. Benvolio è testimone fidato del nostro amore. È solo grazie a lui se tu sei entrato nella mia stanza quella sera alla locanda."
Romeo ricordava: qualcuno lo aveva spinto in Paradiso, qualcuno aveva poggiato le proprie mani sulla sua schiena creando delle ali soffici e leggere che lo avevano portato in compagnia del suo angelo biondo.
E quel qualcuno evidentemente era suo cugino.
"Allora sei tu il vigliacco che mi hai preso alle spalle e mi hai spinto?" lo accusò con tanto di dito scherzosamente puntato contro di lui.
"Beh...era per una buona causa."
Il cugino, a discapito delle proprie aspettative, gli mostrò un sorriso caloroso e roseo.
"Grazie infinite!"
Gli altri due sorrisero.
Il biondo fece scivolare il braccio intorno alle sue spalle, posando la mano sulla candida guancia e le labbra tiepide sulla tempia per lasciargli un tenero bacio.
"E tornando alla tua domanda...no, non ci ostacolerà, poiché l'ultima volta che ci siamo incontrati, ad una riunione di famiglia lui mi ha...confessato di essere innamorato di un uomo. Spero che il tempo non abbia mutato i suoi gusti." dichiarò un poco incerto.
Romeo si sentì inspiegabilmente sollevato.
Se, a discapito delle parole del compagno, il Conte della Scala si fosse rivelato simpatico, avrebbe trovato una persona con cui aprirsi. Certo, c'era anche Benvolio ma quando si confessava con lui aveva l'impressione di appesantire quel suo cuore fragile e pieno di responsabilità non sue.
"Buon Mercuzio, purtroppo il sonno ha reso malconci i miei indumenti. Puoi prestarmi quelli che il frate ha conservato per te appositamente per il viaggio?" chiese Benvolio spogliandosi “Ho come l’impressione che in questi attimi non ti serviranno.” continuò con sguardo ammaliante.
"E sia. Riportamele in tempo per la partenza." si raccomandò.
"Sarà fatto. "concluse lui in un ironico inchino.
Dopo essersi cambiato, uscì dalla stanza, salutando i due compagni di avventure con un semplice "A stasera" per poi chiudere la porta.
"Ora posso finalmente recuperare quei tre giorni in cui ho dormito in un letto freddo che avrebbe voluto così tanto avere il tuo calore e il tuo corpo che lo riscaldava."
Le dita del moro scivolarono sul petto compiendo una carezza desiderosa e desiderata.
Un sorriso dipinse le labbra di Mercuzio. Con l' indice e il pollice avvicinò il suo viso al proprio per stampargli un casto bacio sulle labbra e niente di più. 
Romeo però, insoddisfatto di tale scarsità, lo sovrastò, facendo aderire i bacini ma stando attento a non toccare la ferita recente causata dall’amore e dall’odio.
Unì le labbra a quelle dell'amato. Un'unione passionale e colma del desiderio di amarsi e di aversi, di cercarsi con ansia e ritrovarsi con gioia.
"Cuor gentile e ammirevole, il tuo corpo e il tuo animo sono pronti a recuperare quell'amore che, per tre lunghi giorni, ha lasciato che il dolore corrodesse il tuo animo come un'infezione?"
Il moro sorrise sulle sue labbra.
"Ecco qui la mia medicina."
L'ennesimo bacio, meno duraturo del precedente ma comunque intenso quanto il primo.
Si specchiarono uno negli occhi dell'altro.
"Prendimi, allora, come si fa con una medicina."
"Sarei pronto ad accoglierti, se non fosse per un ostacolo."
"E quale, vita della mia vita?" gli chiese con espressione tra l'ansioso e il preoccupato.
"Per prima cosa, il luogo in cui ci troviamo è un monastero, un luogo sacro e puro. E, più importante, non vorrei per nulla al mondo che si riaprisse la ferita che porti al fianco."
A quella risposta, Mercuzio sospirò e lo accarezzò dolcemente come si fa con della fragile e nivea porcellana.
"Di questa ferita non devi preoccuparti poiché l'unico ago che la può ricucire è l'amore che mi dai.
Tanto meno devi temere del santo luogo in cui si trova questo letto che ha medicato le ferite di entrambi: anche i santi possiedono labbra e mani." 
Baciò delicatamente la pelle del moro.
"Perché le labbra sono state scolpite sul viso se non per baciare ciò che le fa arrossire di timido amore?" poi l'accarezzò con tale intensità come se volesse imprimere nella memoria quella pelle calda.
"E perché mai Dio ha modellato una mano alla fine di ogni braccio se non con l'intento di donare agli uomini un mezzo per percepire addosso l'azione concreta di Cupido. "
"Hai ragione, Mercuzio, i santi che vivono in questo luogo hanno mani e labbra ma usano esse solo per pregare." scese al suo fianco, tenendo uno sguardo fisso su un punto indeterminato del soffitto.
"I santi restano fermi eppure esaudiscono le preghiere." sussurrò sognante.
E il ragazzo approfittò di quel momento per sovrastare l'ingenuo moro.
"E allora resta fermo, ed esaudirai così la mia preghiera."
Si abbassò fino alle sue labbra, che sante non erano, ma a parer suo di una sacralità illimitata.
Romeo assaporò quell'attimo. Quanto aveva desiderato quei delicati boccioli e quanta paura aveva provato credendoli già appassiti.
Bastò un bacio caldo per abbandonare quell'orribile dubbio.
Mercuzio si spinse oltre, coinvolgendo la sua lingua in quella danza. 
Il Montecchi la accolse con piacere.
Intrecciò le dita tra i riccioli d'oro e, in un fluido colpo di reni, capovolse le posizioni.
Il biondo sfilò delicatamente la giubba e la lasciò cadere sul pavimento freddo e rigido.
Saldò una mano poco sopra la nuca del ragazzo, spingendolo contro le sue labbra, mentre l'altra scivolò sotto la camicia candida per poi sfilarla e abbandonarla come aveva fatto, poco prima, con la giubba.
Sfiorò il petto e la schiena di Romeo con i polpastrelli e quel tocco delicato ed esperto diede vita a brividi e scosse di piacere lungo tutto il suo corpo.
Il moro soffocò un sospiro di lussuria sulle labbra di Mercuzio mentre egli infilava le sottili dita nei pantaloni del giovane per abbrancare i suoi glutei sodi.
E nel fatidico attimo in cui stava per sfilare anche l’ultimo indumento, ecco che fece il suo ingresso il possente Principe di Verona.
L’uomo non si scompose, cose del genere se le aspettava, dopotutto.
 Ma i due giovani si scomposero eccome, tanto che, se non fosse stato per i pronti riflessi e le forti braccia del biondo, Romeo si sarebbe inevitabile scontrato con il freddo pavimento di marmo.
“Nobile Zio, è più rigoroso bussare, non credete?” lo rimproverò  Mercuzio.
“Parli di rigore proprio tu che, in questo momento, stai peccando in un luogo sacro.”
“Amare non è peccato” intervenne serio Romeo, rimasto in disparte fino a quel momento.
Questa sua serietà a poco a poco si mutò in un misto di rabbia e nostalgica tristezza di ricordi indesiderati.
“Cercare la gioia della propria vita dopo aver creduto che questa abbia già abbandonato il suolo su cui camminano i vivi… questo non è peccato. Principe della mia dolce culla, ciò che vi ho descritto si chiama amore.”
In queste parole il giovane Montecchi trovò un mezzo per eliminare dal corpo quel fondo di dolore che, con le lacrime della sera prima asciugatesi sul petto di Mercuzio, non era riuscito ad abbandonare.
Gli occhi dei due Della Scala erano puntati su di lui, seppur in modo diverso.
Escalus era sbigottito, Mercuzio commosso.
“Tranquillo, il mio cuore batte allo stesso ritmo del tuo.” gli disse.
Poi prese il suo viso tra le mani e lo baciò.
Un bacio desideroso ma allo stesso tempo puro e casto. Un bacio unico e sincero.
“Va bene! Ho capito! Il vostro amore è liliale ed onesto. Ora però è necessario un controllo alla tua ferita, nipote. Romeo, seguimi. Mercuzio, sei nelle mani di frate Giovanni.”
Il Montecchi, un po’ imbarazzato, si alzò e si rivestì. Poi, con un bacio rubato alle labbra del biondo, uscì dalla stanza, preceduto dal Principe di Verona.
“Voi vi amate davvero così intensamente?” chiese il giovane frate sedendosi su uno sgabello al fianco del Della Scala, sfilandogli la benda.
“Più di quanto la mente possa viaggiare con l’immaginazione. Tutto ciò che vediamo è destinato a morire, un giorno. Dal più gracile fiore alla più grande distesa di terra, dalla più delicata nuvola, all’immenso cielo…ma il nostro amore no…no, quello non morirà mai, non sarà mai rinchiuso in una tomba né disperso nell’aria fino a perderne ogni traccia.” rispose senza distogliere lo sguardo dalla porta ormai chiusa.
“Vi auguro la felicità più sublime.” sospirò il giovane servitore di Dio.
Mercuzio rispose con un mugugno per poi lasciarsi andare alle cure del frate.
Il crepuscolo giunse silenzioso, con le sue sfumature aranciate e rosate.
Si incontrarono tutti fuori dal monastero, in un luogo nascosto dove un carro da viaggio diretto a Siena li aspettava con impazienza.
Mercuzio zoppicava perciò fu aiutato nella camminata da Benvolio(che aveva restituito gli indumenti).
Avanti la partenza il Principe fece le sue ultime raccomandazioni poi salutò ad uno ad uno i viaggiatori.
Al turno di Mercuzio, l’uomo regalò un bacio sulla fronte del ragazzo.
“Nipote amato, ricordati di seminare tanti papaveri bianchi e annaffiarli ogni giorno con lo scopo di farli crescere e fiorire finché avrai il piacere di ammirarli in tutto il loro splendore.”
Il messaggio nascosto arrivò chiaro al biondo.
Prima che anche lui fosse entrato nella carrozza, ottenne uno manrovescio  sul capo.
Si girò verso il colpevole per chiedere spiegazioni.
“E questo per cos’era, buon Zio?” domandò massaggiandosi la parte lesa.
“Non provare più a rimproverare tuo zio e il tuo Principe come hai fatto questa mattina.” 
L’espressione di disaccordo con l’azione dello zio fruttò un’ultima risata a tutto il gruppo.
Dopo l’augurio di buon viaggio da parte di Escalus, l’umile cocchio partì, e con esso i tre re del mondo accompagnati da frate Lorenzo.
“Quanto ci metteremo?” chiese Romeo dopo qualche ora di viaggio.
“Dovremmo essere a Siena all’alba del giorno dopo domani” rispose un Montecchi dagli occhi azzurri molto annoiati.
Per quella sera non si fermarono ma trascorsero la notte successiva in un’osteria ed essendo tutti molto stanchi la maggior parte di loro si addormentò non appena il corpo sfiorò le lenzuola.
La mattina seguente, dopo aver nuovamente cambiato la fasciatura a Mercuzio, la comitiva ripartì.
Romeo si sdraiò appoggiando la testa sull’amato, precisamente in quella parte di corpo compresa  tra l’ombelico e la biforcazione dal quale nascono  le gambe.
“Romeo, il mio grembo non è piatto come quello di una donna e dovresti saperlo molto bene” disse guardandolo con il suo solito sguardo seducente, accarezzando, però, i capelli corti del moro.
 “Qualcuno stanotte non ha dormito” commentò Benvolio rivolgendosi al cugino sbadigliante.
“Ho passato tutta la notte ad assicurarmi che respirasse… avevo paura che smettesse non appena mi fossi addormentato.”
Sulle labbra del della Scala si dipinse un angelico sorriso.
“Dormi pure adesso… sono fuori pericolo ormai.”
Fu così che Romeo si addormentò come se fosse magicamente caduto sotto l’effetto di un incantesimo.
“Hai visto, amico mio? Le mie pene si sono concluse. Ora il mio amore mi viene restituito così da formare un cerchio infinito. Finalmente anch’io sono amato.”
A queste frasi Benvolio non poté trattenersi.
“Vado a dare il cambio a frate Lorenzo.” disse adirato, alzandosi e andando a chiamare l’uomo.
“Buon Mercuzio, ciò che dici è ingiusto. Hai sempre cercato l’amore di Romeo senza mai aprire gli occhi. Se solo lo avessi fatto…”pensò scuotendo le redini, una volta presa la posizione di cocchiere.
Per tutta la giornata il ragazzo restò a guidare il carro, senza accettare aiuti dal frate e ciò fece preoccupare molto tutti gli altri.
I nostri re del mondo erano entrati in un turbine impetuoso chiamato amore che rende possibili le cose impossibili e cambia completamente le persone… e di tutto ciò verranno presto a conoscenza.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Teatro e Musical > Romeo e Giuletta - Ama e cambia il mondo / Vai alla pagina dell'autore: Naomi_Shonenai