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Autore: Maysun    24/11/2015    1 recensioni
Se Castiel sapesse che tu e Nathaniel siete così amici di certo darebbe di matto. Non sai il perché, non sai come, e neanche quando è iniziata la loro faida, e hai rinunciato da tempo a capirci qualcosa. Sai solo che una certa Debrah ci ha provato con Nathaniel (o è stato Nathaniel che ci ha provato con lei), e che questa Debrah era la ex di Castiel.
Meglio per te, comunque, non sapere altro. Non ti sono mai piaciuti i triangoli amorosi.
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Armin, Castiel, Debrah, Debrah, Dolcetta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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"It’s a beautiful day and I can’t stop myself from smiling 
If we're drinking, then I’m buying 
And I know there’s no denying "
 
 



È una bella giornata di sole questa e, dopo una settimana di piogge, pensi che ci voglia proprio un po’ di caldo, anche se avresti preferito bearti del cielo limpido sopra di te durante quei sette giorni, piuttosto che la prima mattina di scuola.
Sulla tua moto nera e lucida sfidi la velocità lasciando che l’aria che sposti ti rinfreschi quel che basta a non entrare in classe sudato come dopo due ore di fila passate sotto i riflettori.
Devi ammettere che, però, hai sofferto la mancanza della routine scolastica che scandisce buona parte della tua vita da tanti anni. Ti sono mancate le tue uscite quotidiane con quei pochi amici fidati e le ore di punizione passate con Lysandre - che è troppo buono per ammettere che la vernice rosa shocking sul pelo del cane della direttrice è solo colpa tua.
E poi, da quando l’anno scorso hai festeggiato la vittoria alle gare sportive suonando con la band di cui fai parte, non vedi l’ora di impugnare la chitarra e sentire tutte le tue spasimanti scandire con voce acuta il tuo nome.
Mentre sei perso nelle tue fantasticherie, l’enorme edificio ricoperto di vetrate e vernice bianca che è il tuo liceo appare da dietro l’angolo.
È una delle scuole più gettonata della città, ma il nome le impedisce di essere quella col maggior numero di iscritti, nonostante sia risaputo che i vostri professori insegnano in modo egregio. Ma, d’altra parte, chi sarebbe entusiasta di segnarsi ad un liceo che si chiama “Dolce Amoris”?
Con maestria parcheggi la moto nel posto più vicino e, stando bene attento a farti notare dai nuovi e dai vecchi studenti, ti sfili lentamente il casco, lasciando che i tuoi capelli rosso fuoco ti ricadano sulle spalle come una cascata, e mentre lo fai scuoti la testa, cacciandoli all’indietro.
Alcune ragazze si sono voltate verso di te, e bisbigliano fra loro, arrossendo non appena posi le tue iridi grigie su di loro.
Scendi dalla tua fedele amica di ferro e, dopo aver sistemato accuratamente il casco, entri trionfalmente nel cortile dell’istituto, camminando lentamente e cercando con lo sguardo lei.
Molti della tua classe vengono a salutarti, ma riesci abilmente ad evitare di rimanere imprigionato nei soliti discorsi su “come hai passato le vacanze” e continui la tua ricerca.
E poi eccola lì, intenta a chiacchierare con la vostra piccola comitiva. La lunga ciocca azzurra che le attraversa i capelli neri brilla alla luce del sole delle sette e quarantacinque.
Fai cenno alla sua migliore amica, Kim, di non dirle niente, e, con passo felpato, ti avvicini, posandole una mano sulla spalla.
«Ehi, Tronky, ti sono mancato?» sussurri, trattenendo una risatina. Ancora ricordi quando hai iniziato a chiamarla così. Camminavate sul lungomare e lei sgranocchiava uno di quei biscottini lunghi e ripieni di cioccolato.
“Sai, trovo che tu e quel Tronky vi somigliate tantissimo.” le avevi detto, ridendo sotto i baffi.
Lei aveva rivolto i suoi grandi occhi color nocciola su di te “Perché sono dura fuori e morbida dentro?” ti aveva chiesto, scherzosa.
“Perché siete tutti e due piatti come una tavola da surf.” avevi commentato, ricevendo il primo dei tanti pizzichi dolorosi che solo le sue unghie esageratamente lunghe sanno darti.
Lei si gira verso di te e, dopo qualche istante passato a sbattere le palpebre e a guardarti con occhi increduli, ti salta addosso urlando il tuo nome, rischiando di farvi cadere entrambi fra l’erbetta fina che copre il cortile.
Ti stringe le braccia attorno al collo «Mi sei mancato tantissimo!» ammette, nonostante la sera prima vi siate parlati al telefono per quasi tre ore. Ma ormai conosci la tua ragazza, e sai che lei ha bisogno di vederti per non sentire la tua mancanza.
Le cingi la vita in un abbraccio, sollevandola leggermente, giusto per far capire agli altri bellimbusti che vi fissano come stanno le cose.
Rimanete così per qualche secondo, poi lei si scosta, permettendoti di salutare il tuo amico di una vita, nonché cantante della tua stessa band.
«Buongiorno Castiel.» dice, attento a rimanere sempre nei limiti del buon costume, neanche fosse davvero un nobile dell’ottocento. Ma dopotutto è da quando lo conosci che si comporta così, e ormai sei rassegnato all’idea che non cambierà mai, anche se nutri una certa speranza di vederlo in jeans per almeno qualche ora.
Saluti anche Kim e quello scricciolo di Violet - che ti guarda ancora con timore- poi esordisci con un “di che stavate parlando”.
La tua ragazza prende la parola «Cercavamo di convincere Lysandre ad entrare di nuovo nel club di pallavolo, ma il fesso non vuole sentire ragioni!» Si lamenta.
«Non me la sento, Elouise, come farei ad organizzarmi fra scuola, club e band?» Si giustifica lui, posando gli  occhi eterocromi su di te cercando un appoggio, che tu, da grande bastardo che sei, gli rifiuti con un’indifferente scrollata di spalle.
«Come hai fatto anche l’anno scorso! Ti ricordo che è stato per la tua ultima schiacciata che abbiamo vinto la finale.»
«Non lo nego, ma davvero, non sono portato!»
«Sì, certo, e io sono Michelle Obama!» Elouise prende un bel respiro: «Senti, ti ho visto agli allenamenti e ti giuro che coordini la squadra meglio del capitano! E poi le tue strategie di gioco sono fantastiche!»
Lysandre alza gli occhi al cielo, poi sospira, rassegnato: «Terrò conto dell’idea.»
Sorridi divertito, poi ti avvicini alla tua “Tronky” e le passi un braccio attorno ai fianchi, portandola verso di te in modo estremamente naturale, e lei poggia la testa sulla tua spalla.
«Chi deve parlare oggi a quelli di primo?» chiede Kim distrattamente, intanto che da un’occhiata ai messaggi sul cellulare.
Vi voltate tutti verso Elouise, l’unica a poterlo sapere, riuscendo ad interpretare solo all’ultimo il suo ridere sotto i baffi:
«Io.» annuncia e in pochi attimi l’avete già circondata e vi state congratulando con lei, visto che il regolamento scolastico prevede che sia solo il capo delle cheerleader ad affiancare il segretario delegato nella presentazione del liceo ai nuovi alunni.
E poi sono tre anni che fa parte del club di cheerleading e pratica questo sport da quando è piccola. Se la merita una “promozione”.
Le guance della tua ragazza si imporporano leggermente mentre cerca di staccarsi dal soffocante abbraccio di Kim, la quale è troppo presa dall’entusiasmo per rendersi conto che la sua migliore amica non riesce più a respirare sotto quella forte stretta, che dura per dieci interminabili secondi.
Non appena la lascia andare, cogli l’occasione per posare le tue labbra su quelle di Elouise e baciarla. Lasci  che il suo dolce sapore di vaniglia ti avvolga come in un abbraccio e passi delicatamente le mani fra quei capelli color della notte, avvolgendoti la ciocca azzurra attorno alle dita.
Non ti accorgi dell’imbarazzo chiaramente dipinto sul volto di Violet, o di Kim, che fissa insistentemente gli occhi di Lysandre, o di quest’ultimo che tossisce piano.
«Ci stanno guardando tutti…» sussurra Elouise, staccandosi piano da te, tentando nel mentre di assumere un’espressione indifferente.
La vedi tirare fuori un foglio ed iniziare a ripetere da sola ciò che pare essere il discorso che dovrà ripetere fra circa un’ora. È tesa come le corde di una chitarra, lo si capisce dal leggero tremare delle sue mani e dal continuo spostare il peso da una gamba all’altra, quasi saltellando.
Non manca molto al suono della campanella e nessuno di voi tre sarà sul palco a darle forza quando arriverà il momento di dare il via al suo ruolo di capo cheerleader e rappresentante sportivo del liceo Dolce Amoris.
«Lou?» la chiama Violet e lei si gira con un sorrisone.
«Imparato!» trilla e, quasi a farlo apposta, la campanella annuncia l’inizio ufficiale dell’anno scolastico.
Elouise corre verso l’entrata secondaria, dove l’aspettano il tuo peggior nemico –conosciuto anche come Nathaniel o segretario delegato- e gli altri capitani dei club. Voltandosi un’ultima volta verso di voi, la tua ragazza si porta l’indice e il medio uniti alla fronte per poi girare il polso verso l’esterno «We have to play…» vi urla, citando parte del motto dell’istituto, sempre presente alla fine di ogni esibizione delle cheerleader.
«And win this game!» rispondete in coro.
È una sorta di imbocca al lupo il vostro, ciò che fa sentire un po’ più uniti gli atleti agli studenti durante le gare, oppure che da un briciolo di sicurezza in più durante un compito in classe.
Ogni alunno di questo liceo impara fin da subito a salutare gli atleti in questo modo, e a rispondervi.
Ti volti verso Lysandre e lo guardi serio: «In quanto a te…» inizi, tirando fuori dal tuo zaino un quadernino rivestito di nero e schiaffandoglielo in mano: «Vedi di non scordartelo più a casa mia, perché io non ho intenzione di girarci da ogni parte per evitare che mia madre decida di leggerlo E poi il cellulare! DOVE DIAMINE CE L’HAI? Ti ho chiamato dieci volte ieri!»
Il tuo amico cerca di risponderti ma, per non si sa quale arcana volontà, viene trascinato nella sua aula, lasciandoti solo.
Spalanchi la porta e eviti di guardare Ambra cinguettare con le sue amichette –ovviamente stratruccate- gettando la cartella ai piedi del secondo banco, quello vicino alle finestre. Ad occupare l’altro posto c’è Rosalya, stilista delle cheerleader e delle ginnaste del liceo, nonché futura cognata di Lysandre.
È una gran figa, a dirla tutta. Con quei capelli argentei, gli occhi dorati e tutte le forme che Madre Natura le ha donato è una delle ragazze più desiderate del liceo. Perfino tu, dopo il trauma post-Debrah, le sei andato appresso. Conclusione? Un calcio ben assestato sui gioielli.
«Ciao Cass!»
«Ciao Rosa.»
Non vi scambiate molte parole, ma è chiaro che nonostante non rientri nella tua cerchia ristretta di amici –e fidanzata- è una persona su cui puoi sempre contare (tranne per creare i vestito del concerto: il risultato sarebbe disastroso).
«Chi c’è in prima ora?»*
«Madame Lemoine»
La professoressa di biologia è una donna di mezza età, bionda tinta e la sua caratteristica principale è quella di non essere simpatica a nessuno.
Con quelle labbra rifatte, poi! Pare la versione vecchia di Ambra!
Non sai cosa pensare di quella specie di strega, che è stata capace di assegnarvi cinquanta pagine da un giorno all’altro per poi farvi fare un compito in classe a sorpresa.
«Perché proprio l’arpia?» chiedi alla tua compagna di banco, come se quella poverina possa darti una risposta.
E per la serie ‘non invocare il diavolo, poi spuntano le corna’ la prof entra trionfalmente in classe e si siede dietro la cattedra con la sua solita espressione da avvoltoio famelico.
Seguono l’appello, qualche commento acido sui vostri voti di uscita dell’anno scorso, e, infine, l’annuncio dell’imminente interrogazione.
«Michel, alla lavagna.» gracchia e per poco non cadi dalla sedia. Non puoi fare a meno di chiederti il perché l’arpia ti odi così tanto. In fondo, a parte qualche sporadica rispostaccia, te ne stai zitto a –non- ascoltare le sue lezioni.
«Michel, non abbiamo tutto il giorno.»
Ti alzi di malavoglia, bofonchiando un insulto, e rimani in piedi vicino alla lavagna, aspettando che la tortura cominci.
«Bene, Michel, parlami del metabolismo cellulare.»
Dal fondo della classe il braccio di Karla – famosa per il sbavare dietro ad Ambra e compagnia– si alza.
Crepa…pensi, intanto che cerchi fra i meandri del tuo cervello una qualsiasi cosa che possa avere a che fare con il metabolismo cellulare.
Guardi implorante Rosalya, che mima qualcosa con le labbra, ma non riesci a capirla.
A salvarti ci pensa nientepopodimeno che il pinguino delegato, il quale bussa e apre elegantemente la porta, senza che essa emetta neanche un cigolio.
Dopo un cenno educato del capo in direzione della prof e il solito ‘scusi il disturbo’, si volta verso di te «Castiel, la signora preside desidera che tu raggiunga immediatamente il teatro.»
Senza perder tempo esci fuori dall’aula «Che è successo, damerino? La vecchia ha perso di nuovo il topo?»
Nathaniel serra le labbra e cerca di rimanere calmo «No, per fortuna. Si tratta di Elouise.»
«Che è successo?»
«È in ansia per il discorso.»
«E quindi?»
«Sta piangendo.»
«E a cosa servo io?»
Il pinguino si blocca, guardandoti serio «Castiel, è scoppiata in lacrime mezz’ora fa e ancora non ha smesso.»
Oh, merda!
 


-NOTE DELL'AUTRICE-

*
Per chi conosce il sistema scolastico Canadese, ci tengo a precisare che la domanda di Castiel è voluta. Sono consapevole di essere in torto, in quanto in Canada sono gli studenti a spostarsi di classe in classe (proprio come in America), ma, a fin di non complicarmi troppo la vita, ho deciso di fare questa piccola eccezione.


Detto questo... grazie per essere arrivati fin qui!^^ Ci tengo a precisare che non saranno aggiornamenti veloci, i miei, ma che farò il possibile per farvi avere il capitolo successivo senza metterci ere geologiche. 
Non ho molto da dire in verità... vi ringrazio ancora per aver letto il primo capitolo, e spero che la storia vi abbia intrigato almeno un pochino :3
  
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