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Autore: Cathy Earnshaw    24/11/2015    2 recensioni
La Terra dei Tuoni è un luogo popolato da creature magiche ed immortali, e una convivenza pacifica non è facile. L'equilibrio è fragile, la pace è labile e soggetta alle brame di potere. E quando i Draghi attaccano la capitale del Regno dei nani, questi reagiscono con violenza, ponendo i presupposti di una nuova guerra.
Nota: Tecnicamente "La guerra dei Draghi" è il prequel di "La Cascata del Potere", anche se la scrivo ora, a "Cascata" conclusa. Le trame non hanno grossi punti in comune, perciò l'ordine di lettura non deve essere necessariamente quello temporale.
Buona lettura!
Cat
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
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Capitolo 1
I grandi Re
 
 
Horlon si guardò intorno e si concesse un brevissimo sospiro dissimulato. I suoi vibranti occhi azzurri intercettarono per un momento quelli scuri e caldi di Storr, leggendovi la medesima preoccupazione che albergava nel suo cuore. Guidare quel ragazzo alla Cascata del Potere poteva aver costituito un buon punto di partenza, ma c’era ancora molto da lavorare prima di poter affrontare Bearkin in campo aperto. Nastomer andava istruito, incoraggiato e addestrato, o si sarebbe rivelato un alleato inutile, o peggio ancora una lama a doppio taglio. Il fatto che anche Storr fosse inquieto era consolante. A destare la preoccupazione del Re degli elfi, in realtà, non erano mai stati i maghi agli ordini di Storr, bensì i nani sudditi dell’Imperatore Kirik: mancavano di pazienza, di umiltà, e soprattutto delle più basilari nozioni di magia. Picchiavano i pugni su qualunque superficie liscia prima di dire qualunque cosa, e pretendevano di essere i depositari della vera conoscenza. Gli elfi millenari tutti gonzi, invece…
«Questa è una piaga che va sanata!» latrò Kirik – neanche a dirlo – picchiando i pugni. «Continuiamo a rinviare e rinviare il confronto con Bearkin, ma più lo rinviamo più città cadono sotto il fuoco dei suoi draghi.»
Horlon sospirò di nuovo, questa volta senza curarsi troppo delle apparenze.
«Condividiamo tutti la vostra urgenza, Kirik, tuttavia se agiremo troppo precipitosamente ci giocheremo la nostra migliore possibilità» ripeté pazientemente Storr.
«Il ragazzino» commentò scettico il nano.
Storr si stava innervosendo, Horlon lo vedeva dalle piccole rughe che gli si formavano agli angoli degli occhi mentre li socchiudeva per scrutare il nano. Allarmato, ritenne opportuno intervenire prima che il sangue caldo del Re dei maghi si scaldasse ulteriormente e appiccasse il fuoco al nano.
«Diamoci un termine, amici, volete?»
Tutte le teste attorno al tavolo si volsero nella sua direzione. Horlon spianò la fronte e fece scorrere lo sguardo su tutti quanti, le labbra stirate in un lieve sorriso. Ce la stava mettendo tutta per sembrare il più elfico possibile, anche se erano rinchiusi in quella sala riunioni da talmente tanto tempo che ormai si sentiva meno elfico della seggiola su cui stava seduto.
Storr, Re dei Maghi della Terra dei Tuoni, Erina, sua moglie, e Richard, suo Primo Cavaliere; Kirik, unico Imperatore del popolo nanico, Regen, comandante delle sue truppe, Impialla, suo consigliere più anziano; infine, lo stesso Horlon, Re degli elfi, Glenndois, suo fratello, e Frunn, suo segretario. Questi i membri accuratamente selezionati del Consiglio Ristretto, riunito quel giorno nella torre nord del palazzo reale di Cyanor, residenza di Storr dell’Acqua.
«Un termine?» domandò Storr in risposta.
Il tremito lievissimo della sua voce, che con molta probabilità solamente Horlon ed Erina potevano cogliere, denunciava la rabbia e la frustrazione che il mago stava reprimendo. Horlon fissò gli occhi nei suoi, sperando che capisse e non lo pugnalasse alle spalle.
«Un termine, sì. Diciamoci che resisteremo e sopporteremo ancora quindici giorni. In queste due settimane, Nastomer sarà opportunamente istruito ed addestrato, così che possa dare il contributo che noi tutti ci aspettiamo da lui. Tra due settimane muoveremo guerra, accada quel che accada» dichiarò.
Calò un pesante silenzio, che fu Kirik a rompere.
«Garantisci che in due settimane il ragazzino sarà pronto?» domandò.
«Sarà pronto» rispose Storr senza staccare gli occhi da quelli del Re degli elfi.
Horlon represse un sospiro di sollievo quando il nano picchiò i pugni sul tavolo ed esclamò:
«Sta bene. Ma non sopporteremo ulteriori dilazioni e temporeggiamenti.»
 
La sala si vuotò velocemente e Horlon si ritrovò solo con Storr. Il mago gli si sedette accanto e si massaggiò il viso con le mani.
«Grazie» disse l’elfo.
«Quindici giorni, Horlon?» mormorò il mago. «Mi dici come accidenti faccio a trasformare un contadino in un’arma in quindici giorni?!»
Horlon lo guardò di sottecchi, cercando le parole giuste per placare l’animo del mago.
«Non c’era alternativa, l’hai visto. I nani sono teste di pietra. E tutti i torti non hanno ad essere tesi dal momento che questa guerra pesa sulla loro coscienza. E tuttavia Nastomer ha bisogno di tempo per prendere confidenza con sé stesso e con il mondo fuori dalle mura della sua fattoria. Tu sei un ottimo maestro» disse posando una mano sulla spalla del mago, che ricambiò con un’occhiata dolente.
«Posso anche essere bravo come dici, ma i miracoli solo gli Dei li sanno fare. Quindici giorni non basteranno» gemette.
«Ce li faremo bastare» concluse l’elfo prima di alzarsi e lasciare la stanza.
 
Horlon attraversò lentamente il grande palazzo del Re dei maghi, diretto alle proprie stanze. Da quando Storr dell’Acqua era stato incoronato, gli elfi erano stati sempre i benvenuti tra le mura della sua città, e Horlon stesso aveva spesso approfittato di quella ospitalità. A differenza di Glenndois, che non aveva mai amato troppo gli esseri umani, lui li trovava creature interessanti. Vivevano in una precarietà a lui estranea, che plasmava le loro menti in modo da renderle completamente diverse dalla sua. Apprezzava in modo particolare la compagnia di Storr. Lo conosceva da quando era solo un bambino, da quando l’aveva quasi visto affogare nelle acque tumultuose del mare del sud. Aveva visto per la prima volta l’istinto magico risvegliarsi e trarre in salvo Storr, trasformando un qualunque essere umano in un mago in grado di governare almeno uno dei quattro elementi. Da quel giorno le loro strade si erano incrociate molte volte, e mai Horlon avrebbe pensato che quel bambino avrebbe regnato su tutti i maghi della vesta Terra dei Tuoni.
«Fai sul serio, Horlon?» domandò una voce, strappando l’elfo ai propri pensieri e facendolo sobbalzare.
Il Re si ricompose immediatamente, ma quando comprese che la voce apparteneva ad Erina depose la maschera.
«A cosa ti riferisci?» domandò raggiungendola.
La donna emerse dall’ombra densa del corridoio e sorrise. Il suo sorriso dolce, quegli occhi verdi e quei lucidi capelli biondi nascondevano un animo risoluto e caparbio, e un cuore troppo intuitivo per i gusti del suo interlocutore.
«Sai benissimo a cosa mi riferisco» sbottò.
Horlon sospirò.
«Storr è un bravo insegnante, ce la farà» rispose sulla difensiva.
«So benissimo quanto bravo sia mio marito, ma tu ci hai parlato con quel ragazzo?!»
«Nastomer è giovane, ha fatto un lungo viaggio ed è spaesato. Sono certo che con l’aiuto di tuo marito gli sarà semplice scoprire le proprie potenzialità.»
La donna deglutì rumorosamente, e l’elfo ebbe la chiara sensazione che gli sfuggisse qualcosa di vitale.
«Hai pensato a che cosa potrebbe accadere se Nastomer perdesse il controllo? A che cosa ne sarebbe di Storr?»
Horlon scosse il capo, sempre più confuso. Nonostante le sue migliaia di anni, le donne per lui restavano un mistero, umane o elfe faceva poca differenza.
«Non succederà» rispose allontanandosi i capelli dalla fronte con un gesto nervoso, che non sfuggì ad Erina.
La donna gli lanciò un’occhiata affranta e girò sui tacchi scomparendo nelle ombre, e Horlon prese un respiro profondo.
 
Quella notte, il Re degli elfi fece un sogno: sognò di essere Nastomer.
Sognò di fuggire da una povera casa ormai vuota e cadente per mettersi in viaggio, di non avere nulla a cui aggrapparsi se non il desiderio di lasciarsi il passato alle spalle. Sognò di tre sconosciuti che lo chiamavano ad un’impresa che andava oltre le proprie capacità, una guerra che lo attendeva nel suo prossimo futuro. Lui, che nemmeno sapeva cacciare! Sognò una sirena che gli chiedeva di raggiungere la Cascata del Potere perché potesse fare di lui uno stregone. Sognò di vagare in largo e in lungo per la Terra dei Tuoni, incapace di orientarsi e incapace di raggiungere la Cascata. Sognò di perdere il coraggio e di decidere di tornare a casa, anche se in cuor suo sapeva che il cielo stellato sopra di lui era di gran lunga meglio di quel tugurio ormai vuoto e muffito. Pieno di spifferi, di ricordi dolorosi e dei cocci dei suoi sogni infranti. Sognò di rimettersi in marcia, diretto verso l’estremo nord. E sognò una voce che gli intimava di fermarsi, di non abbandonare la cerca e di lasciarsi guidare fino alla Cascata del Potere. E che altro poteva fare se non fidarsi? Che cosa aveva da perdere? Seguendo la voce raggiunse la Cascata, e la sirena Kore soppesò il suo cuore per essere certa che meritasse di diventare stregone. Sognò infine di bagnarsi nelle acque magiche e di diventare uno stregone, di poter comandare i quattro elementi con pari maestria.
Horlon si svegliò di soprassalto, sorpreso di aver ceduto al sonno dei mortali, e sorpreso soprattutto dal nitore di quel mondo onirico. Aveva, anche se per poco, vissuto come Nastomer, imparato a cacciare ed orientarsi come Nastomer. Aveva visto la propria vita sfuggirgli di mano e passare nella disponibilità di qualcun altro.
Avevano davvero preso la risoluzione migliore quando avevano scelto di trasformare quel ragazzo nella loro arma vincente? 




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Ciao a tutti, bentornati ai miei vecchi amici, benvenuti ai nuovi!
(Dando per scontato che ci sia qualcuno a leggere, s'intende. Nota di Horlon)
Dopo qualche mese di semi-inattività da imputarsi alla depressione post partum dovuta al finale della Cascata, eccomi di nuovo qui a bighellonare nelle verdi pianure della Terra dei Tuoni, e voi con me - spero.
Vediamo se riuscirò a tirarne fuori qualcosa di decente :3
Buona lettura!

Cat

 
   
 
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