Libri > The Maze Runner
Ricorda la storia  |      
Autore: MysteriousSx    24/11/2015    2 recensioni
SPOILER: THE MAZE RUNNER, LA RIVELAZIONE!
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Allora, siamo al momento in cui Newt chiede a Thomas di ucciderlo, per rimediare agli errori che ha fatto quando si trovava alla C.A.T.T.I.V.O. Nel momento in cui Thomas sta per premere il grilletto, all’improvviso, si ricorda di quando ha conosciuto Newt, ovvero durante gli esperimenti che facevano ai soggetti prima di mandarli nel Labirinto.
Durante la visone di questi ricordi, Thomas prenderà una decisione importante.
Spero che la storia vi piaccia. Be Crazy and Smile. Nice.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Newt, Thomas
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Come acqua. Come aria.
Entrambe, ti servono per vivere.
Lui è così.
Lui è la mia acqua.
E’ la mia aria.
Senza di lui, non posso vivere.
Allora perché devo fare questo?
Perché mi sta chiedendo di ucciderlo?
 
“Fallo Tommy! Fallo, uccidimi, codardo del caspio!” mi urla ancora Newt.
Non lo sento.
Non sento niente.
Solo le lacrime che mi stanno pervadendo il viso.
Non deve morire.
“Non posso …” mormoro. La mano sulla pistola. A pochi centimetri dal suo viso.
Quel suo bellissimo viso, deformato dall’ Eruzione.
Non è più lui.
Capisco perché voglia che lo uccida. Non sopporterebbe di continuare a vivere così.
Ma non ce la faccio.
Non ci riesco.
Come può chiedermelo?
“Devi rimediare! Pentiti di quello che hai fatto!” implora lui.
Piango forse più disperatamente. Mi fa male sentire quelle parole da lui.
“Uccidimi, codardo del caspio!” ripete “Dimostra di saper fare la cosa giusta. Metti fine alle mie sofferenze.”
“Newt, possiamo …” tento di dirgli.
“Sta’ zitto! Sta’ zitto e basta! Io mi sono fidato di te! Adesso fallo” urla lui.
“Non posso.” Adesso urlo anche io. Non vuole capire? Uccidere lui sarebbe come uccidere anche me. Io morirei con lui.
“Fallo!”
“Non posso!” ripeto. Non posso ucciderlo. Non lo farò. Non voglio. Lo amo. Non posso.
“Uccidimi o io ucciderò te. Uccidimi! Fallo!”
“Newt …”
“Fallo, prima che diventi uno di loro!”
Non avrei mai voluto trovarmi in una situazione del genere.
Già era stato difficile accettare il fatto che non fosse immune. Poi è venuto il Palazzo degli Spaccati. Li ho visto tutto il suo odio nei miei confronti. Avrei dovuto leggere prima la sua lettera.
Ma non credo che avrei avuto la forza di fare ciò che vi era scritto.
Così come non ce l’ho adesso.
Non avrò mai la forza di piantare un proiettile nel suo cervello. Anche se in questo momento è la cosa che lui desidera più di tutte.
“Io …” tento di dire. Cosa? Io cosa? Ti amo? Ma tanto già lo sa.
Lo sa da quando eravamo nella Radura, che lo amo.
Lo sa. E dirglielo in questo momento non migliorerebbe la situazione. Perché di sicuro, lui mi direbbe che appunto per questo devo ucciderlo. Per impedirmi di vederlo soffrire ancora.
“Uccidimi!” dice.
Poi, vedo i suoi occhi schiarirsi. Come se avesse raggiunto un ultimo istante di lucidità e le la sua voce si addolcisce. Tanto dolce quasi quanto lo era quando eravamo nella Radura.
“Per favore, Tommy. Per favore.” mi dice.
Automaticamente, avevo puntato per un attimo la pistola sulla sua fronte. Avevo continuato a guardarlo negli occhi. Quegli occhi di nuovo lucidi. Che mi imploravano di ucciderlo.
Ma quelle sue parole. Per favore, Tommy. Per favore.
Io le ho già sentite.
Me le aveva già dette.
Lo sento. Lo so.
Me lo ha già detto. Mi aveva implorato qualcosa.
E poi, i ricordi arrivano e mi schiacciano e appesantiscono come avrebbe fatto un enorme macigno. Sono dei ricordi nuovi. Che non ho mai avuto. Che non ho mai visto, finora.
Che riguardano solo me e lui.
Prima della Radura.
 
“Thomas, facciamo entrare il prossimo?”mi chiede Teresa all’entrata della porta.
Io sto esaminando le cartelle cliniche che ci hanno dato dell’ultimo soggetto che è stato qui un’ora fa. Mi volto verso di lei e le sorrido.
“Certo, fai pure!” le dico, accomodante.
Lei tiene la porta con le mani e intanto si affaccia dietro, dicendo: “Vieni, tocca a te …” poi si gira di nuovo verso di me “Buona fortuna, Tom! Questo è uno tosto …”
“Saprò cavermela!” le rispondo.
Lei esce e subito dopo entra lui.
Indossa un semplice camice bianco, dove sotto, presumo, non ci sia niente.
I suoi occhi marroni mi scrutano. Pieni di odio e rancore.
Il viso è ricoperto di segni violacei. Forse, l’hanno picchiato.
Rimango immobile a fissarlo.
Non so per quanto.
Lui distoglie lo sguardo e comincia a puntarlo al pavimento.
“Devi proprio rimanere lì con quella faccia da fesso?” mi domanda.
Distolgo lo sguardo anch’io.
“Soggetto A5?” domando.
“Perché? Ho altra scelta?” chiede lui.
“Sai perché sei qui?”
“Dovete farmi i vostri cavolo di test, no?”sbeffeggia.
“Sei qui per aiutarci a salvare la razza umana dalla sua rovina …”
“La sua rovina? La razza umana si è già rovinata da sola, quando avete messo insieme i soldi per questa stronzata che non servirà a niente, se non ad uccidere vite!”
“Lo pensi davvero?”
Sono sempre stato convinto che i progetti della C.A.T.T.I.V.O., un giorno, avrebbero contribuito a salvare il mondo dall’Eruzione e dal disastro che questa ha causato.
E sono ancora certo che sia così.
Perché lui no?
“Ovvio che lo penso …” mi risponde, distogliendomi dai miei pensieri “è un progetto stupido che avrà conseguenze irreparabili! Siete davvero così idioti da pensare che un giorno, grazie a questo, vivremo tutti felici e contenti?”
Mi mordo il labbro.
Non so sinceramente cosa rispondergli.
Le sue parole hanno instaurato un dubbio nelle mie aspettative. In effetti, nessuno ha mai garantito la possibilità che tutto questo finisca nel migliore dei modi.
Mi volto e vado verso la scrivania.
Non sono un tipo vulnerabile. Non cambierò idea solo perché uno stupido soggetto mi ha detto questo.
Prendo dei fogli contenenti i test.
“Siediti lì!” gli dico in tono fermo.
“Agli ordini sterminatore di persone!” mi dice sedendosi.
“La smetti di essere così irreverente?”
“Lo saresti anche tu se avessero massacrato la tua famiglia!”
Mi volto di nuovo a guardarlo.
Massacrato?
Mi avevano garantito che li avrebbero lasciati lì e avessero preso solo lui.
“Si … i tuoi cari amichetti della C.A.T.T.I.V.O. sono venuti a prendermi ed hanno ammazzato mio padre e i miei sei fratelli! E sai perché? Perché non erano intelligenti quanto me. Perché non erano immuni. E’ così che ragionate, qui?”
Non è possibile. Non possono averlo fatto.
“Io … io non lo sapevo …” mormoro. Non so cosa dire, sinceramente.
Ho provato anche io sulla mia stessa pelle, cosa si prova ad essere separati dalla propria famiglia.
“Non lo sapevi? Davvero? Non sei il più considerato, qui dentro?”
“Ti giuro … non sapevo niente! Anzi, mi avevano garantito che ti avrebbero portato qui e basta!”
“Gli è bastato vedere che la mia famiglia aveva già, per parte, superato l’Andata!”
Rimaniamo in silenzio e ci guardiamo per alcuni minuti.
“Non è così che lavoriamo qui, di solito! Non uccideremo mai degli innocenti …”
“Beh, lo avete fatto …”
“Non mettermi in mezzo! Non lo sapevo, te lo giuro.”
Lui mi scruta con i suoi occhi color nocciola così lucidi, in questo momento.
Non so perché, ma quegli occhi mi attraggono.
Mi attraggono davvero tanto.
Così come il suo viso.
E il suo corpo.
Cavoli, mi sento attratto da lui!
Non posso, non posso.
Devo pensare a lavorare.
Appoggio i fogli sul tavolo.
“Dovresti …” mormoro, accaldato. Mi riesce difficile guardarlo, adesso. “Dovresti, risolvere quelle funzioni, nel minor tempo possibile …”
Lui continua a guardarmi.
Come se cercasse di capire che tipo di persona sono.
Poi prende la penna che era sopra al tavolo dicendo “Ok!”
 
Completa le 15 funzioni in un quarto d’ora. Un minuto per ciascuna funzione.
Nessuno c’era mai riuscito così in fretta.
E’ stato uno dei più brillanti e dei più veloci.
“Fatto!” dice.
Fa per passarmi i fogli.
Io allungo la mano per afferrarli.
In quel momento, le nostre mani si sfiorano. Mi sale un brivido lungo la schiena.
Rimaniamo così per alcuni secondi, guardandoci negli occhi.
Poi lui ritrae la mano.
Solo io avrei voluto non staccarmi da lui?
“Bene … per … per oggi abbiamo finito qui! Dovrai tornare domani mattina, per altri test!”
Lui si alza dalla scrivania, e prima di andarsene, mi gira intorno.
“Non siete tutti uguali, allora …” dice.
“Che intendi?”
“Credevo che qui dentro pensavate tutti con lo stesso cervello … ma tu non sei come loro …”
“Certo che lo sono …”
“No, non lo sei! Loro farebbero di tutto per riuscire a trovare la Cura! A costo anche di sprecare vite umane! Tu non lo faresti, mai.”
“Come fai a saperlo?”
“Lo leggo nei tuoi occhi! E’ bastato vedere il disgusto sulla tua faccia quando ti ho detto ciò che mi hanno fatto!”
Ha ragione.
Non voglio che nessuno muoia per questa cosa.
Anche se La Cancelliera mi ha detto, una volta << Che importa sacrificare così poche vite, se ne puoi salvare molte di più!>>, io non mai creduto in quella verità.
Tutti, a questo mondo, hanno diritto di vivere. Chiunque. Malato o non. Spaccato o immune. Nessuno dovrebbe morire per trovare una cavolo di cura.
E lui, tutto questo, è riuscito a capirlo, guardandomi negli occhi.
Si ferma in un punto e mi fissa.
“Come ti chiami?” gli chiedo.
“Soggetto A5?” dice lui, sarcastico.
“No, intendo il tuo vero nome …”
“Simon! E il tuo?”
“Io … io sono Thomas!” gli tendo la mano.
Lui è incerto. Ma poi la stringe.
Ci sorridiamo.
“Mi … mi dispiace, per la tua famiglia!”
“Grazie …” mormora. Poi va ad aprire la porta.
“Lo vedi? Non sei uguale a loro … nessuno, fino ad ora, qui dentro mi ha mai chiamato con il mio vero nome, anche se lo sapevano.”
Ci scambiamo, ancora una volta, un sorriso.
“Ci vediamo domani allora, Tommy!” dice, uscendo.
Sento il rumore delle due manette che gli mettono ai polsi.
E il mio battito cardiaco che accelera, nel sentire quel buffo nomignolo.
Non è possibile … mi sono innamorato.
 
 
Passano i giorni. Le ore. I minuti. I secondi.
Ogni giorno che lo vedo, ho voglia di prenderlo e baciarlo.
Ho voglia di farlo diventare solo mio. Mio e di nessun altro.
Ma lui non lo sa.
Viene normalmente ogni giorno, svolge i test e poi se ne va.
Facendomi mancare il respiro ogni volta che mi sorride.
E facendomi rendere conto, piano piano, di chi siano veramente le persone che lavorano all’interno della C.A.T.T.I.V.O.
Ho ascoltato molte conversazioni, dopo il primo incontro con Simon.
Ho visto cosa faranno con i soggetti nel Labirinto.
Nonostante ciò, a me e a Teresa non è stato detto nulla.
Moriranno in molti, là dentro. Li tortureranno. Gli faranno fare cose orribili, pur di uscire da quel posto. Non voglio che lui sia uno di quelli. Ed io non voglio più essere una macchina della distruzione. Non voglio distruggere altre vite. Non voglio più fare parte di loro.
 
“Come vuoi chiamarti?”
“In che senso?” domanda lui.
“Dobbiamo darti un nuovo nome, per l’esperimento!”
“Ci stai ancora pensando? Vuoi davvero collaborare con loro, Tommy?”
Comincio a respirare di più.
Non so che rispondergli.
Vorrei dirgli il mio piano, ma non posso.
“Sto considerando di fare una determinata cosa … ma fino ad allora, devo continuare a stare qui! Quindi … scegli una persona famosa che abbia a che fare con la scienza!”
Lui ci pensa su per qualche minuto.
“Isaac Newton! Mi è sempre piaciuto … adoravo studiarlo, a scuola …”
“Ti manca? La vita di prima?”
“A te no?”
“Ogni giorno di più!”
“Anche a me …”
Restiamo di nuovo in silenzio.
Sono io che lo rompo.
“Che ne dici di Newt, come tuo nuovo nome?”
“Tecnicamente, so che non potete dirmi nulla, sull’esperimento ….”
“Faremo un’eccezione … ti piace?”
Lui scende dalla scrivania dov’era seduto e si avvicina a me.
Mi prende la mano.
Il mio cuore salta due battiti.
Chiudo gli occhi e mi avvicino alle sue labbra. Lui non si oppone, anzi viene verso di me.
Le nostre labbra si sfiorano.
Mi vibra il corpo per l’eccitazione che è scaturita da quel semplice bacio.
Nessuno dei due approfondisce niente. Rimaniamo semplicemente così.
Lui si stacca lievemente da me e mi sussurra: “E’ perfetto!”
Intreccio la sua mano alla mia.
“Non permettere che mi mandino lì dentro, Tommy! Non permettere che ci mandino nessuno. Quella lì dentro, non è vita.”
 
Teresa, purtroppo, ha scoperto le miei intenzioni, sul sabotare il progetto del Labirinto.
Non ha detto niente a nessuno. Ma ha minacciato di mandare lì dentro anche me, se avessi provato ad abbandonare l’idea.
Non so che fare.
Una vita qui, è quello che ho sempre sognato. Un posto sicuro. A che fare con la scienza.
Ma una vita senza Newt … sapere che sarà rinchiuso là dentro. Che probabilmente morirà.
E’ tutto così complicato.
Forse sarei più utile qui dentro … potrei sorvegliarlo, vedere come se la cava, provare ad aiutarlo.
Provare ad aiutare tutti quelli che saranno lì dentro. Decido.
 
“Perché mi hai fatto venire qui?” mi dice Newt, sorridendomi.
“Per dirti di non odiarmi!” gli dico. Poi lo bacio. Lo tengo stretto a lungo, piangendo.
Lui si stacca e mi dice: “Perché dovrei …”
Due guardie irrompono e lo afferrano per le braccia.
Lui le guarda sconvolto, mentre lo trascinano via.
Lontano da me.
Li seguo.
“Perché l’hai fatto? Perché l’hai fatto?” mi urla Newt.
“Non avevo scelta …” urlo a mia volta.
“Si che ce l’avevi!”
“Newt …”
“Come hai potuto farmi questo? Fermali … fermali, Tommy, ti prego!”
“Non posso …”
“Si che puoi! So che non sei come loro!”
“Forse ti sei sbagliato …”
“Io mi fidavo di te! Io mi sono fidato di te …”
“Perdonami … perdonami, ti prego!”
“Fermali! Per favore, Tommy! Per favore!” riesco ad intravedere i suoi occhi lucidi.
Piango.
Mi volto e me ne vado, mentre le guardie lo trascinano oltre ad una porta.
“TOMMY!” sento urlare, prima che le porte si chiudano.
Addio, Simon.
 
Come acqua, come aria.
Entrambe, ti servono per vivere.
Tolgo la pistola dalla sua fronte. La punto sulla mia. Vedo che lui si spaventa.
“Ti amo! Perdonami, Simon!” gli dico, accarezzandogli il viso.
Poi, premo il grilletto.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > The Maze Runner / Vai alla pagina dell'autore: MysteriousSx