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Autore: keinit    24/11/2015    2 recensioni
Come il dottor Lecter ha vissuto il tradimento di Will, in quella piovosa sera dove la tazzina si ricompose, per poi infrangersi di nuovo
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Abigail Hobbs, Alana Bloom, Hannibal Lecter, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When the Teacup Shattered

 

La tazza da tè si era infranta, l'accordo venuto meno a causa del tradimento, l'assalto di Jack Crawford era andato a vuoto. Mentre il sangue di quest'ultimo sgorgava copiosamente, scorrendo verso la porta dello stanzino per poi trovarsi nella cucina del dottor Lecter, Alana Bloom cercava di sfuggire allo psicologo e ritenuto amante, trovandosi di fronte quel che doveva essere un fantasma.


 

« Mi dispiace tantissimo... »
 

-Hannibal-

Il crash sonoro fece capire ad Hannibal che Abigail aveva ubbidito, che Alana era stata spinta contro il vetro e giù dalla finestra; come suo ordine, d'altronde. Poteva figurarsi l'espressione stupita sul volto di Alana una volta scoperto che Abigail era ancora in vita e la dolce consapevolezza della fine che sopraggiunge dopo le parole della giovane. Si... Alana avrebbe capito subito, cosa sarebbe successo. E poi la vetrata che si infrange sotto il moto del suo corpo, l'aria fredda della sera e le gocce ghiacciate di pioggia subito dopo, ed ancora i frammenti di vetro che scendono come parte di quella pioggia: dissimili, ma nel buio uguali. Le braccia si sarebbero divaricate come le ali d'un angelo in volo; le mani avrebbero cercato un qualunque appiglio, che non avrebbero trovato; l'espressione su quel volto, dapprima baciato e considerato quasi bello, sconvolto ora dalla paura, sarebbe rimasta fino alla fine della caduta. Ed ancora il tonfo pesante del corpo della psicologa pochi attimi dopo che i vetri si erano infranti; vetri che, in un tintinnio quasi magico e musicale, accompagnarono suoni ben diversi: ossa rotte, probabilmente una frattura scomposta al bacino. “Un modo perfetto per concludere la serata” si disse Hannibal.

Ma la serata non era ancora conclusa, poiché mancava ancora l'ospite principale.
 

-Will-

La pioggia battente gli incollava i capelli al viso, una volta sceso dal taxi, ma ciò non fermò la sua contemplazione del corpo all'entrata dell'abitazione del suo, come definirlo? Psichiatra?

Alana giaceva coi piedi rivolti alla porta di legno scuro socchiusa, con un rivolo di sangue che le discendeva dalle labbra così tanto agognate e rimpiante da William. Il corpo di lei era spezzato, coperto da frammenti di vetro e pioggia. “No, non lei...” Nel panico William si tolse la giacca, per coprire la figura femminile resa così inerme dalla caduta.

« Sono Will Graham, serve una squadra d'emergenza al numero 5 di Chandel Square. » chiamò alla trasmittente.

In un flebile mormorio Alana riuscì a dire « Jack è dentro...Va'... » Non dimentica della propria vulnerabilità e della promessa di Hannibal di ucciderla, dato che aveva deciso di non far finta di non aver visto nulla. Una scelta coraggiosa, certo, ma sarà stata la migliore?

Will guardò per un attimo la porta socchiusa, poi estrasse la pistola ed entrò nella casa.

Tutto sembrava immutato, ma quante cose erano cambiate! Precedentemente, per qualche illusorio e breve attimo aveva preso in considerazione l'idea di accettare l'offerta di Hannibal, di scappare con lui... Ma perché scappare? Non era lui l'assassino, non era lui lo Squartatore di Chesapeake. Non era lui ad aver incastrato un suo...amico, facendolo accusare di svariati omicidi.

Arrivò in cucina con la pistola in pugno e subito vide i segni della lotta che Jack ed Hannibal avevano avuto solo poco prima, tra cui dei vetri rotti e...del sangue, che lascivamente si spargeva da quello che doveva essere lo stanzino delle scorte. “Jack deve essere li. Quanto sangue, e se fosse...?”

Ma ogni pensiero su Jack e su Hannibal, e sulla lotta e persino sul corpo inerme di Alana che attendeva i soccorsi, venne cancellato da quella che gli parve una visione, che annebbiò la sua vista ed i suoi sensi tanto da fargli abbassare la pistola e scordare che si trovava nel covo del nemico, della sua nemesi.

Abigail Hobbs era viva.

Viva, davanti a lui, letteralmente shockata: grosse lacrime le bagnavano il viso giovane e pallido, e Will sentì il cuore soffrire di quella vista, quando invece avrebbe dovuto gioire. Ma ancora non metabolizzava cosa ciò volesse dire, tanto era inaspettato quell'incontro.

« Abigail..? » Provò a chiamare, temendo quasi che pronunciare quel nome avrebbe potuto sciogliere l'incantesimo che la rendeva visibile di fronte a lui; quella figlia non sua, ma che aveva sentito come tale.

« Non sapevo cos'altro fare...Quindi... » Tentò lei, ma le parole erano attutite dal tremore nella sua voce. « ...Ho fatto come mi diceva lui... »

Lui. Lui. Di nuovo Will fu consapevole di dove si trovasse e del perché fosse li, e tentò chiederle « Dov'è? » Conoscendo già la risposta.

Era alle sue spalle.
 

-Hannibal-

Lo sguardo di Abigail era eloquente, e rivelò a Will, che probabilmente già sapeva, la posizione del suo ex psichiatra: ricoperto di sangue; ferito; sudato. Ecco come si presentava il dottor Hannibal Lecter. Ma vittorioso nella sua espressione che poco o niente faceva trapelare del suo vero io, di ciò che provava: una maschera, ma con una crepa da quando il quasi agente dell'FBI era entrato nella sua vita.

Will Graham: un individuo che ama definirsi “più vicino a chi ha l'asperger o è autistico, che a psicopatici e narcisisti.” Hannibal era stato chiamato per fornirne un profilo psicologico e dichiarare se poteva divenire un consulente dell'FBI, data la sua incredibile empatia. Proprio sull'empatia lo psichiatra aveva giocato, e l'aveva quasi convinto a credersi un assassino... Ma Will Graham non era solo un soggetto particolare: lui lottava. Ecco cosa affascinava così tanto Hannibal, la capacità dell'altro di lottare anche nei momenti più disperati, capacità nota agli uomini ma che Will dimostrava in un modo quasi morboso, buffo ai suoi occhi, adorabile.

Oh, come aveva lottato, quando si definiva innocente in tribunale! Come aveva lottato, quando fu accusato di essere un cannibale assassino! Perché tutti sapevano, o credevano di sapere, che il vero assassino era Will Graham.

Ma Will si aggrappava ad una forza misteriosa a cui neanche il noto psichiatra ed amico, o presunto tale, sapeva opporsi: Will si aggrappava ad un ricordo. Un ricordo, di quelli recuperati dalla cocciutaggine del consulente dell'FBI, quelli cui Hannibal aveva tanto premurosamente dedicato il suo tempo per eliminare.

Ed ora ecco Will Graham, coi capelli castani incollati dalla pioggia al pallido viso; le occhiaie cresciute a pari passo con l'interesse di Hannibal nei suoi confronti ed una espressione piacevolmente smarrita.

« Tu dovevi...Andartene. » Il più giovane si era voltato lentamente, pronunciando quelle parole, per incrociare lo sguardo con gli occhi duri, quasi freddi del dottore.

« Non potevamo andarcene senza di te. » Gli disse quest'ultimo.

Con quella semplice frase, Will comprese ogni gesto, espressione, sguardo riservatogli da Hannibal: quelle attenzioni, quelle sue battutine sottintese, quel suo volergli insegnare di più del proprio stile di vita. Gli inviti a cena, il tempo passato assieme, i sorrisi che gli erano sembrati...Dolci, intimi, di quelli che si riservano solo a chi davvero ti è entrato nel cuore. Will comprese.

Come Hannibal aveva compreso, giorni prima, di essere stato tradito.

Il dottore posò la mano, stanca per il combattimento, sulla guancia del giovane dall'espressione innocente del bambino a cui si fa una festa a sorpresa; quella che si trova nello specifico attimo tra il non comprendere cosa sta succedendo al comprenderlo e gioirvi. William non comprendeva che Hannibal sapesse dell'inganno a sue spese, della morte di Freddie Lounds simulata solo per coglierlo in fallo e dare a loro, Jack e Will, l'occasione di catturarlo. Cominciava a farsi strada, in lui, la gioia del ritrovare Abigail viva, e la possibilità di ricominciare una propria vita con lei e con Hannibal, il suo dottore, amico, confidente... Chissà, magari sarebbe potuto divenire anche altro, col tempo.

Ma il tempo non aspetta nessuno, benché meno i traditori.

Di nuovo l'espressione del dottor Lecter divenne dura, inespressiva, e la lama d'un coltello si piantò nel ventre del consulente dell'FBI.

Un gemito dolorante del giovane, l'espressione sconcertata di Abigail ed il loro sincronizzato pensiero non espresso che tutto ciò fosse un'illusione: ecco cosa aveva fantasticato di vedere Hannibal. Oh, come ci aveva pensato, quante teorie aveva formulato! Quante possibilità per redimere quell'anima che aveva osato tradirlo, tradire la sua fiducia e spezzargli brutalmente il cuore, dandolo poi come in pasto a cani feroci!

Mentre la lama scorreva verso destra, disegnando un solco nelle carni dilaniate, la mano ferma dell'ex chirurgo teneva il giovane ex professore per la nuca. Recideva muscoli guardando direttamente nel volto il traditore, beandosi ma al tempo stesso dannandosi per ciò che stava compiendo ed il dolore che stava causando. Ma solo il dolore gli avrebbe fatto capire cosa avesse causato il suo comportamento. Will allora si tenne alla schiena del dottore con una mano, mentre il dolore si accresceva della consapevolezza che quel breve istante in cui aveva creduto di poter essere felice stava svanendo goccia dopo goccia, giù dalle sue vesti. Hanibal allontanò la lama e lo abbracciò, stringendoselo contro mentre sentiva il corpo dell'altro tremare. Gli carezzò i capelli, mentre parlò a voce chiara, dicendo:

« Il tempo è tornato indietro, ha ricomposto la tazzina che avevo frantumato. C'era posto per Abigail nel tuo mondo. Capisci? »

Un muto no si palesò da Will, che scosse il capo, ancora invaso dai tremiti.

« C'era posto per tutti noi... Insieme. »

Il sangue sgorgava copioso, ed imbrattava le vesti, le scarpe ed il pavimento una volta immacolato appartenenti ad Hannibal. Il dottore aveva fatto allontanare il giovane moro da se così da poterlo guardare di nuovo in viso, tenendogli il mento nella morsa al tempo stesso risoluta e delicata della sua mano.

« Volevo farti una sorpresa. E tu...Volevi farne una a me. »

Non vi era accusa nel tono di Lecter poiché l'accusa era implicita. Così dicendo, lasciò cadere Will ai propri piedi e guardò le sue membra accasciarsi al suolo con un tonfo sordo ma lontano da quello teatralmente musicale di Alana poco prima.

Ma Will non era Alana, lui era un guerriero: subito si spostò contro il frigorifero, tenendosi lo squarcio sul ventre con una mano come se volesse riunire i lembi di carne, e trovò una più degna posizione seduta. Abigail si avvicinò a questo moderno eroe, difensore della giustizia che si macchia d'ingiustizia, poiché il bene non può esistere senza il male e viceversa. Hannibal continuò il discorso, improvvisamente travolto da un fiume di parole che sgorgavano dall'emorragia causata dal tradimento, da quel cuore spezzato e così doloroso come mai aveva pensato sarebbe stato.

« Ti ho permesso di conoscermi, vedermi. Ti ho dato un dono raro... » e qui il dottore fece una pausa, per lasciarsi ad un sospiro prima di continuare.
« ...Ma tu non l'hai voluto. »

« Esatto! » Commentò improvvisamente Will, ritrovando la voce anche durante il dolore lancinante.

« Vorresti togliermi la vita. » Disse Hannibal, mentre il suo sguardo si scioglieva, guardando la risolutezza che tanto ammirava nel suo amico.

« No...No. Non la tua vita. »

« La mia libertà allora, vorresti togliermela! » E si riaccese di quel sentimento simile all'ira, lo psichiatra, ma che vera ira non era. Era più vicino alla delusione, che all'ira. Ma già sentiva la ferita rimarginarsi nel suo essere.“Troppo presto” si disse. « Vieni a trovarmi nella mia cella. »

E guardandosi attorno per non incrociare nuovamente lo sguardo di quello che pensava un suo simile, ritrovò la consapevolezza della presenza di Abigail, e quindi di nuovo parlò: « Pensavi di potermi cambiare come io ho cambiato te? »

Una flebile risata risalì dalle labbra di Will, che coraggiosamente alzò il volto e aprì bene gli occhi prima di pronunciare uno spavaldo « L'ho già fatto. »

Ciò colpì tanto il dottor Lecter che si trovò costretto ad agire per porre fine a quella serie di sentimenti concatenati che lo stavano portando alla pietà per quel giovane essere, così fragile, di fronte a se.

« Il destino e le circostanze ci hanno riportati al momento in cui la tazzina s'infrange. » Fece una pausa, ammirando quell'espressione tra il furente ed il sospettoso di ciò che sta per avvenire del moro. « Ti perdono, Will. » Di nuovo una pausa, per prendere coraggio prima di pronunciare una domanda che tanto avrebbe potuto cambiare, e certamente l'avrebbe fatto, le vite di tutti loro: « Tu mi perdoni? »

Il rifiuto di Will fu troppo, ed Hannibal porse la mano ad Abigail, per indicarle di avvicinarsi. « Abigail, vieni da me. » Le disse, e così lei fece. La strinse tra le braccia, come tempo prima aveva fatto suo padre ed in alcuni sogni, o meglio incubi, aveva fatto l'ex professore. E la consapevolezza della scena che di li a poco gli si sarebbe riproposta, come un terribile deja-vu su affacciò su di lui. Difatti lo psichiatra poggiò la lama del coltello ancora bagnato del sangue del moro sul collo niveo della giovane.
 

-Will-

« No, no, no! » Ritrovò la voce Will, in un gesto disperato per non ripetere quello che è stato, da quando l'ha vissuto la prima volta, uno dei suoi incubi ricorrenti.

Ma la lama incise la carne, e recise le vene e l'arteria carotidea e ciò che si ritrovava sulla linea già tracciata da Garret Jacob Hobbs in giorni lontani, in una perfetta copia di ciò: il sangue zampillò tanto copiosamente che anche il consulente dell'FBI fu investito da qualche suo fiotto scarlatto. Provò un dolore che mai avrebbe creduto possibile nel vedere la giovane Abigail Hobbs tenersi il collo nel gesto disperato di contenere l'emorragia che rapidamente macchiava quel pavimento della sua tonalità. Hannibal la fece cadere a terra, e lei annaspò continuando però a cercare di lottare contro quel destino che sembrava inseguirla.

Il dottore si chinò verso l'ex paziente, e con tono quasi dolce ma al contempo canzonatorio gli disse: « Puoi far sparire tutto. Appoggia la testa, chiudi gli occhi. Immergiti nella quiete della corrente. »
Ma sapeva che l'altro non avrebbe smesso di lottare per quella giovane vita così tanto a lungo rimpianta e da poco ritrovata, e si rialzò quasi subito.

Difatti Will si fece strada verso di lei e disperatamente provò a contenere, come già aveva provato a fare, quel flusso di vita che stava abbandonando nuovamente la giovane ragazza. Tentò di resistere, di respingere l'imminente svenimento e lottare ancora fino all'arrivo dei soccorsi per salvare la ragazza. Ma anche il proprio sangue era riversato sul pavimento, e ben presto si ritrovò col viso nel sangue di lei, guardando dall'altro lato della stanza l'illusione dovuta alla debolezza del cervo che l'aveva seguito da quando aveva conosciuto Hannibal fino a quel momento: anche il cervo era disteso di lato, morente. E per Will si fece buio.
 

-Hannibal-

Aveva riservato ai due la decenza d'una fine insieme. Una sola fine, poiché il sentimento che lo psichiatra provava per l'ex professore gli aveva impedito di spingere la lama nelle profondità di quel corpo che fin troppo aveva provato pena in quei tempi. Sapeva che di li a poco i soccorsi sarebbero arrivati, e si allontanò verso la porta di casa rimasta socchiusa. La pioggia batteva sul corpo semi-svenuto di Alana, pioggia che le lavava di dosso il rivolo di sangue che le era fuoriuscito dalla bocca, e su Hannibal lavava via il sangue della ragazza che avrebbe potuto divenire una sorta di figlia e di un amico, che avrebbe potuto divenire qualcosa di più, di un amico. Magari ci sarebbero venuti giorni, mesi, od anche anni: in cuor suo sperava che sarebbe successo.

La pioggia non lavava via solo il sangue, ma anche le lacrime che silenziosamente versava il dottor Hannibal Lecter; che in quella casa, che si lasciava alle spalle, abbandonava la propria vita passata e futura per incontrarsi con il nulla.
 



ringrazio la mia beta reader per il supporto, la pazienza e soprattutto la cocciutaggine che mi ha portato a pubblicare questa mia prima fic Hannigram ( dopo quasi un mese da quando l'ho scritta...dettagli irrilevanti, vero beta?) e chiunque la leggerà, vorrà eventualmente recensire e/o commentare
p.s. : vi prego, siate clementi...
p.p.s. : poor Hannibal, mi sento in colpa per lui

 

   
 
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