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Autore: alida    25/11/2015    2 recensioni
Frodo non ha buttato l'anello nel Monte Fato per sua scelta, è stata una casualità. I dubbi lo attanagliano e si confessa con Gandalf. La ff non ha scopo di lucro. I personaggi appartengono a J.R.R.Tolkien
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frodo, Gandalf
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nickname: alida

FANDOM: IL SIGNORE DEGLI ANELLI (film)

Missing moment: Frodo non ha buttato l’anello nel Monte Fato, è stato per casualità (sempre che esistano le casualità) che l’anello è stato distrutto. Frodo si confessa con Gandalf.

 

 

 

“Ero lì, Gandalf. Lottavo con tutte le mie forze residue per strappare l’anello dalle mani di Gollum, ma… in realtà… ti confesso… la mia intenzione non era quella di buttarlo via.

Oh, Gandalf! L’avrei tenuto per me, ma non per il potere, non ho mai avuto questo desiderio, e solo che non riuscivo a farne a meno. Volevo stringerlo nella mia mano, accarezzarlo.

In un qualche modo perverso era come se non potessi più vivere senza esso”.

Lo sfogo di Frodo era appena iniziato e Gandalf sbatteva la pipa contro il palmo della mano per cercare di far fuoriuscire il tabacco secco che otturava la stretta fessura.

Non c’era condanna nei suoi occhi, né tantomeno nel suo cuore. C’era compassione, una dolce e smisurata compassione.

Cosa avrebbe potuto dirgli? Lui, che aveva rifiutato di tenere l’anello a casa Baggings.

Non lo aveva voluto perché l’anello, lo sapeva bene, aveva la capacità di corrompere gli animi e convincerli di essere talmente forti da domarlo, salvo invece farli suoi schiavi.

Ora che il male era stato sconfitto, i pensieri di Gandalf erano più leggeri, ma non per questo meno profondi.

A ben vedere c’erano più domande che risposte.

“Adesso cosa dovrei fare? Dovrei prendermi tutto il merito? Forse la gente dovrebbe sapere la verità”.

Gandalf lasciò perdere la pipa e alzando le sopracciglia con tono curioso gli domandò: “E quale sarebbe questa verità?”

Frodo abbassò lo sguardò a terra, i suoi piedi erano ancora gonfi e le ustioni causate dagli zampilli di lava dovevano ancora guarire.

La sua voce era bassa ma chiara: “Che non sono stato io a buttare l’anello, che è stato solo un caso”.

Il viso di Gandalf si raddolcì, Frodo gli faceva tenerezza: un mezzuomo!

Davvero era stato uno Hobbit a salvare Arda?

E così facendo, distruggendo l’anello del potere, non ne aveva forse decretato anche la fine, assieme a quella del potere degli altri anelli?

Arda non sarebbe più esistita, un Istari queste cose le sapeva.

Il mondo, in qualunque mondo avrebbero deciso di chiamarlo i posteri, si sarebbe dimenticato di Arda e le loro sofferenze, assieme alle loro gioie, non sarebbero state rievocate più da nessuno.

Alla fine era questa la musica che Eru aveva apprezzato di più tra le infinite sinfonie suonate dai Valar.

Un mondo perfetto in cui tutti avrebbero lottato contro il male e avrebbero vinto.

 Tante volte Eru aveva sentito i Secondi Nati invidiare la lunga vita degli elfi e disprezzare il dono della morte che con grande compassione gli era stato donato.

Così Eru decise che sarebbe arrivato il giorno in cui la terra sarebbe stata popolata solo dai Secondi Nati, che col passare delle ere si sarebbero dimenticati di tutto per ricercare nuovi valori, e ancora una volta lottare contro il male e vincere sempre e ricominciare tutto da  capo, dandogli un’eternità che avrebbe avuto termine solo con l’accettazione della propria fine, del loro dono originario.

Gandalf si accese  la pipa, le sue parole avevano sapore di erba bruciata.

“Frodo, quando si compiono eventi straordinari non è mai solo merito di una persona. Non è a te che va il merito di ciò che i Valar e Eru hanno deciso accadesse”.

Frodo si sentì piccolissimo e la sua presunzione gli sembrò infinita.

“Allora io ero solo un burattino nelle mani degli dei?”, chiese sconsolato.

Gandalf espirò un po’ di fumo e rispose: “Perché non lo siamo tutti?”

Il silenzio invase la piccola stanza in cui Frodo riposava, la sua mente ripercorreva a ritroso tutte le avventure vissute, tutte le volte che aveva dovuto scegliere, e tutte le volte che aveva lasciato fossero gli altri a scegliere per lui.

“Eppure una volta mi hai detto che noi possiamo decidere come vivere questa vita”.

“Lo dissi allora e lo confermo ora”.

La confusione era chiara nel volto di Frodo, come si poteva scegliere se si era dei burattini nelle mani degli dei?

“Io avrei scelto di tenere l’anello, ma gli dei non me l’hanno consentito. Se volevano che l’anello fosse distrutto perché hanno permesso a Isildur di tenerlo per sé?”

“Suppongo che fosse perché c’era in lui la volontà di usarlo, invece tu non ne sei mai stato schiavo. Tu, agli occhi degli dei, sei degno della pace che hai portato su Arda, mentre Isildur doveva convivere con la sua arroganza”.

Frodo sorrise lievemente. “Stai tirando a indovinare, vero?”

Il volto di Gandalf si rabbuiò, ma poi la finta indignazione del vecchio Istari si tramutò in dolcezza: “Naturalmente, Frodo. Naturalmente”.

 

 

  
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