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Autore: AleDic    25/11/2015    6 recensioni
[Spoiler!5x08 ǀ Emma!Centred ǀ Implied!CapitanSwan ǀ 692 parole ǀ Possibile!OOC]
Il silenzio regnava in quella (loro) grande casa, la luna solcava le onde e l’oceano sembrava cantare nella notte, un canto che arrivava dritto al cuore e placava l’animo più inquieto – così l’aveva descritto Killian a Camelot, mentre Emma lo ascoltava rapita e si lasciava avvolgere dall’amore (per il mare, per lei) che traspariva da ogni sguardo ed ogni parola – sarebbe potuta restare ore seduta a sentirlo parlare in quel modo, quella luce brillante nel fondo dei suoi occhi che lo rendeva bellissimo.
{Sesta classificata al contest “Keep calm e... fatemi amare la vostra otp! [Solo Edite!]” indetto da Elettra.C sul forum di EFP}
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: AleDic
Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Generi: Angst, Introspettivo, Romantico
Avvertimenti: Pre!5x08, POV!Emma
Rating: Verde
N/A - Note dell'Autrice: Salve a tutti, questa è la mia prima storia sui CapitanSwan ed è tutta dal punto di vista di Emma. È collocata prima degli avvenimenti della 5x08, ma contiene spoiler dell’episodio, perciò ho comunque inserito l’avvertimento. Questi due hanno preso una svolta magnifica e non gli ho mai amati come in questo periodo, anche se questa cosa che mi è uscita non credo renda loro giustizia. Spero che vi piaccia, tutto sommato, e vi invito a lasciarmi un commento. Grazie e buona lettura.

Vostra,

Ale

 

 

 

Sometimes, home is a promise, like love.

 

 

http://i63.tinypic.com/sbkebp.gif

 

“L’amore non è un sentimento. L’amore è una promessa”.
(Twelfth, Doctor Who)

 “Una casa non è una questione di mattoni, ma di amore”.
(Christian Bobin)

 “Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare”.
(Oceano mare, Alessandro Baricco)

 

 

1.


Il silenzio regnava in quella (loro) grande casa, la luna solcava le onde e l’oceano sembrava cantare nella notte, un canto che arrivava dritto al cuore e placava l’animo più inquieto – così l’aveva descritto Killian a Camelot, mentre Emma lo ascoltava rapita e si lasciava avvolgere dall’amore (per il mare, per lei) che traspariva da ogni sguardo ed ogni parola – sarebbe potuta restare ore seduta a sentirlo parlare in quel modo, quella luce brillante nel fondo dei suoi occhi che lo rendeva bellissimo.

Se ne stava su una sedia, proprio davanti alla finestra sul mare, a metà fra la luce della luna e l’ombra della notte.
I Signori Oscuri non dormivano.
Ormai ne aveva preso atto da tempo, ma ancora non si era abituata a quella nuova condizione – non poter sfuggire alla realtà neanche per un minuto, rifugiarsi e perdersi nei sogni (gli incubi, invece, quelli erano rimasti e ora prendevano vita ad occhi aperti). La mente non smetteva mai di pensare e le idee si affollavano e diventavano un ronzio di sottofondo, un mormorio costante che le urlava in testa.

E c’erano cose a cui Emma avrebbe voluto poter smettere di pensare (anche solo per un attimo, uno solo), cose che non avrebbe voluto mai più ricordare e lasciarsi sepolte alle spalle come era solita fare fino a qualche anno prima – prima di Henry e Storybrooke, prima della sua famiglia e della storia della Salvatrice, prima di lui.
Ma adesso, adesso era costretta ad essere costantemente in compagnia di se stessa e, adesso, lei era completamente invasa da lui.
Ogni suo pensiero.
Ogni sua azione.
Ogni suo incubo.
C’erano cose a cui Emma avrebbe voluto poter smettere di pensare – ad esempio, a come aveva (quasi?) perso l’uomo che amava, proprio quand’era così vicina alla meta, quando avrebbero potuto vincere semplicemente e tornare, insieme, a casa.

E lei era lì, ci era seduta dentro, a casa – parola che non aveva mai avuto una concretezza per Emma (sempre in viaggio, sempre alla ricerca, mentre immaginava e si chiedeva come sarebbe potuta essere, quante stanze avrebbe avuto, quale profumo avrebbe respirato, quante persone ci sarebbero state ad attenderla) fino ad allora – era a casa, ed era sola.

 

2.

 

L’aveva scelta Killian. Sul tavolo di fronte a lei c’era ancora il giornale con in rosso la sua calligrafia – buffo, non l’aveva mai vista prima, nonostante ormai stessero insieme da tempo sufficiente, c’erano molte cose che non conosceva ancora di lui e da quando aveva saputo della sua intenzione di vivere insieme, non aveva fatto altro che pensarci (come sarebbe stato appena sveglio al mattino, con l’aria fresca dell’oceano ad accoglierli, cosa avrebbe preferito fare nei pomeriggi d’inverno, quando la pioggia cadeva fitta e il vento soffiava forte, quali libri avrebbe amato (ri)leggere, con lei seduta accanto ad ascoltarlo incantata) e tutto ciò che sapeva davvero, alla fine, era che desiderava scoprirlo più di qualsiasi altra cosa.

L’oceano era tranquillo quella notte, onde lente e quieti si alternavano sulla riva, Emma riusciva a vederlo attraverso il cannocchiale vicino alla finestra e la malinconia l’assaliva e pensieri e ricordi le affollavano la mente – ormai il mare la riportava a Killian, quasi fosse una sua estensione, una parte di lui che Emma aveva imparato ad amare come ogni altra e, forse, più di tutte lo rappresentava (lui, con il suo impeto e la sua passione della tempesta, la perseveranza e la pazienza delle notti d’estate, la bellezza e l’imprevedibilità del mare aperto) – ed era tutto così giusto nel modo sbagliato.

A volte, casa era una promessa – una promessa che, nel corso della sua vita, tutti avevano infranto, lasciandola (sempre) sola a raccogliere i cocci sparsi sulla sua strada, così tante volte che Emma aveva cominciato a smettere di crederci e sperarci (ma poi Killian aveva cambiato tutto, era arrivato all’improvviso e non se n’era più andato e non l’aveva mai delusa – “ma tu sì, è questo che vorresti dimenticare, vero Emma? Come sei stata tu alla fine quella che l’ha deluso e ora vuoi cercare di sistemare tutto, ma ne sarai in grado? O non farai che deluderlo ancora?”).

A volte, casa era una promessa. Una promessa, come l’amore.

   
 
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