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Autore: Suzerain    25/11/2015    1 recensioni
Le lunghe tende che adornano la finestra si gonfiano sotto una brezza improvvisa, più forte di quelle che l’hanno preceduta ma ugualmente piacevole. Come un ospite inatteso, varca la soglia di quella stanza e di lì a poco dà vita ad una danza invisibile, riempiendogli i polmoni del profumo della primavera e scacciando quasi con crudeltà la scia fruttata del vino. L’orlo inferiore e finemente decorato si leva, quasi a volersi unire al movimento del vento, sino a sfiorare il gomito di Oswald, che siede su uno sgabello in mogano scuro e privo di cuscini di qualsivoglia tipo.
~[Slice of life] [Jack, Oswald, Lacie.]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Vessalius, Lacie Baskerville, Oswald Baskerville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Vent de Printemps (Vento di Primavera).
Autrice: Suzerain
Fandom: Pandora Hearts (パンドラハーツ)
Pairing: //
Personaggi: Jack Bezarius, Oswald Baskerville, Lacie Baskerville.
Desclaimer: I personaggi di Pandora Hearts non mi appartengono, e sono sotto il copyright di Jun Mochizuki. L'icon utilizzata è di mia proprietà.
Ambientazione: Non specificata all'interno della serie.
Note dell'autrice : Scrivere su Pandora Hearts è sempre problematico per me. L'ultima volta l'ho fatto nel 2013, e mi ero ripromessa che sarebbe stata la mia prima ed ultima volta - perché l'opera della Mochizuki è semplicemente troppo, e sento di non essere in grado a rendere giustizia a personaggi come i suoi.
Ma l'altro giorno ho avuto quest'idea di Jack che osserva Oswald e Lacie "esibirsi" insieme, ed ho voluto fare un ultimo tentativo. Non posso dire di essere soddisfatta perché nella mia mente l'immagine era molto più poetica e bella, ma sento di aver fatto un passo avanti, dalla prima volta. 
(Anche se Jack Bezarius > me. Sempre e comunque.)



 
 
Il contrasto tra il calore delle labbra piene ed il freddo del calice gli provoca un brivido leggero, che percorre la sua schiena con una rapidità che sa di insolenza. Diviene padrone della sua intera persona quel riflesso naturale, sebbene per un attimo soltanto, un istante così breve da risultare insignificante. Jack socchiude gli occhi smeraldini, così che le lunghe ciglia bionde ed eleganti danno l’impressione che gli stessi siano chiusi mentre sorseggia di quella coppa il contenuto – un liquido cremisi e brillante, il cui odore dolce inebria le sue narici, mescolandosi a quello dei fiori che il vento porta con sé attraverso la finestra aperta.
Siede composto su una poltrona dai cuscini morbidi, i cui colori richiamano quelli caldi dell’arredamento e delle pareti finemente adornate di quadri ad opera di autori a lui sconosciuti; accoglie con gentilezza la sua persona, e gli permetterebbe, se solo lo volesse, d’ammirare senza che nulla l’ostacolasse lo splendido giardino della tenuta dei Baskerville – un luogo che sembra brillare in quel periodo dei colori più svariati, gioiello naturale che avrebbe fatto gola a qualunque nobildonna.
Il gesto con cui allontana il calice e lo poggia sul tavolino in legno che si trova alla sua sinistra è fluido, ma marcato da una particolare lentezza che lo porta a contrapporsi alla rapidità con cui lo sguardo torna a posarsi, dopo quei brevi istanti che gli sono parsi eterni, sulla scena che gli è dato guardare, un momento che ai suoi occhi appare più bello di qualsiasi fiore.

Le lunghe tende che adornano la finestra si gonfiano sotto una brezza improvvisa, più forte di quelle che l’hanno preceduta ma ugualmente piacevole. Come un ospite inatteso, varca la soglia di quella stanza e di lì a poco dà vita ad una danza invisibile, riempiendogli i polmoni del profumo della primavera e scacciando quasi con crudeltà la scia fruttata del vino. L’orlo inferiore e finemente decorato si leva, quasi a volersi unire al movimento del vento, sino a sfiorare il gomito di Oswald, che siede su uno sgabello in mogano scuro e privo di cuscini di qualsivoglia tipo.
Le dita affusolate e fasciate da guanti bianchi, il cui colore poco si discosta da quello della sua carnagione, sembrano carezzare i tasti altrettanto immacolati del pianoforte, producendo una melodia morbida e le cui note riecheggiano nella stanza per istanti singoli e fini a se stessi, vibrando attraverso le corde dorate per poi riversarsi nell’animo di chi le ascolta. Silenziose scavano al suo interno, poco alla volta, perché del resto non v’è la necessità d’affrettare i tempi, e senza che niente limiti il loro cammino – certo non la forza di volontà, né la consapevolezza di ciò che sta accadendo. Il loro è un lavoro d’estrema precisione, quella cui da sempre aspira l’essere umano; quelle parole in musica, quelle storie mai prima d’allora raccontate a voce, si appropriano di ricordi intimi e personali, rendendoli parte di una composizione talmente delicata che sembra impossibile essere opera di creature misere e mortali.
Nascono e muoiono pochi attimi dopo, tanto che la loro esistenza si rivela più breve di quella di una farfalla; periscono per essere sostituite dalle proprie sorelle, figlie della stessa mano. Prendono forma e lo circondano a poco a poco, con il sorriso dipinto su labbra inesistenti ed il desiderio di trasportarlo in un luogo che non è certo esista, ma che sente a livelli più profondi  – perché d’improvviso nulla li separa dal mondo esterno, e crollano quelle pareti che sembrano esistere con il fine unico di far sentire insignificante chiunque osasse guardarle. Si levano scie di pelati rosati, che rendono d’improvviso la danza delle note reale persino per chi, come lui, della stessa non si è mai considerato degno. Si poggiano su un terreno dipinto con i colori dell’arcobaleno e che sembra essere l’opera d’un folle dalla mano tremolante, per poi sollevarsi negli istanti a seguire e ripetere quella che ormai appare come una routine – si domanda, il giovane Bezarius, se gli sia dato tendere la mano o se anche semplicemente il muoversi rischi di rompere ciò che altro non può definire che incanto.

Il vortice s’infittisce quando le note divengono più alte, e tra le pause gli pare d’udire le flebili risate delle figlie di Zeus e Mnemosýne, supreme creatrici dell’Arte; osa inspirare un’ultima volta Jack, e d’improvviso a calare è la stasi, un istante di pura e semplice quiete.
Lacie si fa strada attraverso quei colori con un’eleganza che gli rammenta la prima volta che lo smeraldo ed il vermiglio hanno intrecciato le loro esistenze. La veste lunga, d’un pallido violetto, produce un lieve fruscio che si mescola, assieme ai i suoi passi, all’eco di suoni pre esistenti.
I fiori si scostano al suo passaggio, come se di quella festa lei fosse la regina; e dalle labbra impegnate in un sorriso che scopre di poco i denti bianchi, si leva poi la più dolce delle voci – quella che per anni ha tormentato i suoi sogni e reso più che mai reali i suoi incubi. Allora, lo scenario cambia, quasi rispondendo alla sua invocazione.

La luna li domina dal suo posto nel cielo, circondata dalle stelle. Sembra fare loro una concessione nel lasciare che la sua pallida luce illumini figure che altrimenti si perderebbero nel buio di una notte appena calata e che, di lì a poco, si vedono circondate da bagliori più piccoli e meno pretenziosi – la luce delle lucciole, quelle che a Sablier non è possibile ammirare se non in poche e rare occasioni. C’è odore di rugiada e profumo d’erba fresca, che lo porta a chiudere gli occhi brillanti mentre un calore sconosciuto lo riempie dall’interno. E’ la sensazione d’appartenenza, il caldo senso di familiarità che nell’arco della sua esistenza non ha mai conosciuto intimamente – e come avrebbe potuto, quando persino la sua stessa madre lo guardava vedendo in lui il riflesso di qualcun altro? A riempirlo è il mescolarsi della musica di Oswald e della voce di una Lacie che stavolta non danza sotto i riflessi di una pioggia color rubino.
Con gli occhi chiusi ed il buio a circondarlo, Jack si lascia riempire dai fratelli Baskerville come un vaso che agogna contenere l’acqua cristallina.
Lo fa mentre il fresco vento si leva, ancora una volta, dalla finestra spalancata.
 




 
 

 

 




 
   
 
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