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Autore: SliteMoon    25/11/2015    1 recensioni
Sono stata rovinata, mi è stata tolta la dignità da due bastardi che per sentirsi uomini hanno stuprato una ragazza nel vicolo di un bar. Ma facendo così si sono rivelati solo per quello che veramente sono: dei vermi.
Storia scritta per la GIORNATA NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, 25 NOVEMBRE
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con, Tematiche delicate
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VENDETTA


Mi sento bruciare dentro dalla rabbia e dalla vergogna.
Sono stanca, spossata, senza forze.
Purtroppo ci sono solo due reazioni all'affronto che ho subito: la vendetta o la morte.
Io mi sto avvicinando sempre di più alla seconda.
Non mangio, me ne sto rinchiusa nel buio confortante di camera mia, aspettando l'oscuro signore. Che senso ha vivere? Sono stata rovinata, mi è stata tolta la dignità da due bastardi che per sentirsi uomini hanno stuprato una ragazza nel vicolo di un bar. Ma facendo così si sono rivelati solo per quello che veramente sono: dei vermi.
Vermi, come i magistrati che li hanno lasciati agli arresti domiciliari solo per sei mesi, come quelli che li danni pacche sulla spalla e parole di stima, come quelli che appena vedono la vittima della carneficina la fissano come se fosse un alieno, la esiliano a un isolamento non voluto, la deridono e la umiliano più di quanto già non sia.
Questo mondo è una merda. La giustizia non esiste, è solo un'utopia.
Allora che finalità ha starci? Tanto vale andarsene, visto e considerato che per tutti sono solo un peso, un fenomeno da baraccone da prendere in giro.
Ma il mietitore non arriva.
Mi affaccio alla finestra e guardo la strada sottostante almeno di dieci metri. Deserta. Perfetto. Sarò io a farla finita.
Salgo sul cornicione della finestra e la vergogna è sempre più forte. È come se dicesse di farlo, di buttarmi.
Cerco il coraggio di fare il salto estremo. Lo trovo e sto per saltare ma qualcosa mi blocca.
Non mia madre, non un passante, ma la rabbia bruciante che mi scorre nelle vene, il desiderio di giustizia che arde più di qualsiasi senso di inadeguatezza e disprezzo.
Ho trovato il coraggio non per morire, ma per rialzarmi, per combattere.
Scendo immediatamente dal davanzale, torno in camera e prendo al volo giacca, stivali e chiavi del motorino, seguendo il barlume di follia che mi ha evitato di schiantarmi al suolo.
Mi blocco davanti al televisore proprio un attimo prima di uscire. È un'intervista a quei due bastardi quella che attira la mia attenzione.
“ Siamo innocenti. Quella ragazza deve aver bevuto un po' troppo quella sera. Gli arresti domiciliari sono una vera ingiustizia per qualcuno che non ha fatto niente come noi”.
Spengo la tv, lanciando con forza il telecomando sul letto sfatto, per poi uscire in tutta fretta da casa.
“ Una vera ingiustizia...”
No, la vera ingiustizia è che non li hanno rinchiusi in galera a vita e buttato via la chiave.
Ma ora ci penso io. Sono accecata dal desiderio di vendetta, che molto probabilmente mi porterà in guai molto seri. Ora come ora non mi interessa  cosa mi accadrà, è secondario il mio futuro.
La mia sola ed unica priorità è fargliela pagare molto cara per ciò che hanno fatto.
Accendo il motorino, mi metto il casco e parto.
Ripenso a quella sera, alla brezza fresca sul viso quando ero fuori dal locale, alle risate con le amiche, e poi tutto è andato in mille pezzi. Rivedo quel vicolo puzzolente, il buio, risento gli sghignazzi di quei due, il dolore lancinante, l'umiliazione.
Riporto l'attenzione sulla strada, trovando uno dei due in un parco, a incidere la corteccia di un albero. Parcheggio poco lontano e mi avvicino. Raccolgo un pezzo di ramo, che deve essere caduto dopo l'ultimo temporale, e lo impugno come una mazza.
Gli tiro una pacca sulla spalla, facendolo voltare.
- Cucù.- gli dico un attimo prima di colpirlo in pieno viso, per poi rincarare la dose tirandogli una ginocchiata nell'inguine.
Lui cade a terra tramortito, per poi dirmi – Ma che cazzo fai?!
- Ti ricordi di me? Sono quella che ti sei fatto insieme al tuo amichetto nel vicolo la scorsa settimana. È un piacere rivederti, così possiamo chiarirci, non credi?- gli sorrido, per poi riprendere a tirargli una mazzata dietro l'altra.
   
 
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