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Autore: brenda the best    25/11/2015    1 recensioni
Sono passati tre anni ma ancora non riesco a capacitarmi della sua scomparsa. Ora mi trovo davanti alla ruota panoramica, dove l’ho visto per l’ultima volta nella mia vita e ormai come ogni anno mi trovo a pensarlo.
Questa è la mia prima fanfiction, spero che possiate apprezarla!!! Se non va bene ditemelo, cosi non vado più avanti con la storia. Grazie e buona lettura.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama
o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa
introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avevo chiamato alle 10, in una cabina telefonica i miei colleghi, cercando di cambiare voce che ci fosse una bomba alla banca centrale di Beika, proprio come mi aveva chiesto l’attentatore. Erano le 10 59 quando arrivai al magazzino che stava alle spalle della stazione di Haido, attendevo quegli attimi che sembravano anni. In quegli istanti, pensavo a tutta la mia vita. Il mio primo giorno di asilo, i miei primi amichetti, la morte di mio padre, la tenacia di mia madre nel crescermi da sola nonostante abbia perso l’uomo che amava, la mia amicizia con Yumi, il mio primo giorno nell’accademia di polizia, la morte di Matsuda, e anche i ricordi più recenti con Takagi. L’uomo che mi ha regolato negli ultimi momenti della mia vita la voglia di vivere e di amare di nuovo. Erano le 11. L’ora fatidica.



“Ciao mia bella poliziotta” disse una voce provenire alle mie spalle. Mi girai, e sgranai gli occhi. Non riuscivo a parlare, neanche ad emettere un suono.



“Cos’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” disse l’attentatore sghignazzando. Il suo sguardo faceva paura. Ma quello che faceva più paura era ciò che i miei occhi vedevano. Non capivo se era reale o meno.



“C-come è pos-sibile?” riuscì a dire con un filo di voce.



“Ahahahahha non ti aspettavi una conclusione del genere è vero? Chi s’immaginava che la mente dietro a tutto questo ci fossi io, nessuno ha mai sospettato qualcosa, ebbene sì, ci sono io dietro a mio fratello gemello. L’uomo che avete arrestato è il mio fratellino, identici nell’aspetto, ma così diversi nella mente. Mio fratello è sempre stato un debole, cosi come l’altro nostro complice morto sette anni fa. Per anni quei due hanno fatto quello che volevo io” disse, scoppiando a ridere alla fine del suo discorso.



“Come puoi ridere dopotutto quello che hai fatto? Hai ucciso gente innocente senza motivo. Non t’importa neanche che tuo fratello è stato arrestato e sicuramente verrà condannato a morte?” dissi piena di odio e colera.



“Di mio fratello non m’importa niente, lui ha voluto solo fare tutto questo per vendicarsi contro di voi poliziotti. Per colpa vostra il nostro socio è morto. Quella persona era l’unica che capiva quello psicopatico di mio fratello. Io non ho fatto tutto questo senza motivo invece” disse l’attentatore.



“Che cosa vuoi dire?” chiesi con una certa preoccupazione. Questa persona era molto più pericolosa di suo fratello. Alla mia domanda, lui scoppio a ridere. Mise una mano nella giacca e tiro fuori una pistola. Me la punto contro.



“Bè considerando che tu morirai tra pochi attimi, credo che come ultimo desiderio non ci sia alcun problema a svelarti la verità. Vedi è iniziato tutto quando io e miei complici avevamo una nostra attività e lavoravamo tranquillamente. Ma un giorno di quindici anni fa, fu messa una bomba nell’edificio, dove lavoravamo. Quelli incompetenti della squadra artificieri non svolse il suo lavoro come dovuto. Non si assicurarono che tutte le persone avessero veramente evacuato l’edificio, nonostante io dissi loro che c’era mia moglie incinta di mio figlio, non mi diedero ascolto, mi dissero che non avevo tempo per trovarla, che avevano già provato a cercarla, forse era già al sicuro secondo loro. La bomba risultò impossibile disinnescarla, loro si misero al sicuro e l’edificio scoppio in aria. In quell’edificio in seguito, fu ritrovato il corpo di una donna incinta carbonizzato. Presero il calco dentale e corrispondeva al suo. L’autopsia disse che la causa della morte era un trauma cranico. Qualcuno l’aveva spinta dalle scale. Le stesse scale che la squadra di artificieri aveva preso per entrare e uscire dall’edificio. Quei BASTARDI HANNO PENSATO SOLO A LORO STESSI, NON E’ VERO CHE SALVANO LA GENTE” disse.




Era fuori di sé, sembrava che non era più lui. Non sapevo cosa fuori. “Allora adesso puoi capire come mi sento il dolore che ho portato per anni” disse dopo aver preso fiato.


“M-ma non c’era bisogno di uccidere tutta questa gente” dissi.



“Invece sì, perché la gente deve conoscere l’egoismo e l’incapacità di queste persone, la colpa è loro e anche vostra se quelle persone sono morte” disse con rabbia.



Avevo capito ormai che non ci fosse più nulla, che io potessi fare, era una persona fuori di testa, cui importava solo fare del male. “Sai, ho voluto che tu venissi qua, per ucciderti perché tu sei il classico esempio d’incapacità. Sei riuscita a sopravvivere all’attentato di tre anni fa e a quello di adesso. Tu non meriti di vivere, sei una vigliacca” disse con un tono di voce che metteva paura.



“Adesso non ha più nessuna importanza, perché adesso morirai” disse ridendo. Chiusi gli occhi. Pensai che l’unica nota positiva, sarebbe stato che avrei rivisto mio padre e Matsuda. Pensai che forse fosse meglio cosi, perché almeno nessuno più sarebbe morto per colpa mia. Il mio ultimo pensiero andò a Takagi. Sentii il dito che stava per azionare il grilletto, e poi lo sparo. Ma non sentii il proiettile che doveva colpirmi. Sentii solo un gemito di dolore e un tonfo di qualcosa di pesante che cadeva a terra. Aprii gli occhi, e vidi Takagi con una pistola in mano, che usciva ancora il fumo, guardai a terra, e vidi il corpo senza vita dell’attentatore a terra.



Takagi abbassò la pistola e la rimise nella giacca. Lo guardai con uno sguardo perso. “Sato, non farlo mai più” mi rimproverò Takagi, dandomi uno sguardo misto a preoccupazione e rabbia.




“C-Come hai fatto a trovarmi?” chiesi sbalordita.




 “Come ha detto Conan. Ho pensato al posto, dove speravo che tu non fossi” disse.

  
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