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Autore: francoise14    26/11/2015    17 recensioni
Per il contest ''Il bivio'' la mia rivisitazione dell'episodio dello strappo sulle note di ''Don't go away'' degli Oasis, (https://youtu.be/Ab1nJg4RKw0),le cui parole mi hanno ispirato un what if che non avrei mai pensato di scrivere!
A chi vorrà...buona lettura!
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Don’t go away...



Cold and frosty morning, there's not a lot to say 
About the things caught in my mind
And as the day was dawning, my plane flew away 
With all the things caught in my mind 
And I don't wanna be there when you're coming down 
I don't wanna be there when you hit the ground 

(Un mattino freddo e ghiacciato, non c'è molto da dire 
Riguardo ai pensieri intrappolati (1)nella mia mente 
E mentre spuntava il giorno, il mio aereo è volato via 
Con tutti i pensieri intrappolati nella mia mente 
E non voglio essere lì quando tu scenderai 
Non voglio essere lì quando tu toccherai il suolo)


Il mio cuore è freddo, Oscar... come quest’aria sferzante che mi ferisce la faccia, come questa brina che ammanta i prati di bianco e riveste la mia anima. Sto tornando a palazzo, lentamente, senza incitare il cavallo... E che motivo avrei di correre da te, dopo questa lunga notte passata nelle più sordide bettole di Parigi, cercando di dimenticare in un boccale la mia colpa?
Sì, Oscar, la colpa: la colpa di averti violato, la colpa di averti quasi fatta mia, contro la tua volontà. La colpa di aver stretto la mia mano sul tuo polso.
Tremo al pensiero di incontrare l’azzurro tumultuoso dei tuoi occhi, di leggervi tutto il tuo disprezzo per me; tremo a immaginarti scendere le scale e guardarmi con odio, mentre il ricordo di questa notte affiora implacabile.
Il tuo distacco, la tua freddezza...La mia rabbia, la mia verità.
Una rosa è una rosa, Oscar...non sarà mai un lillà.


So don’t go away, say what you say
But say that you'll stay, forever and a day 
In the time of my life ‘cos I need more time, 
Yes I need more time just to make things right 

(Perciò non andare via, di’ ciò che ti pare (2) 
Ma dimmi che resterai per sempre
Nella mia vita perchè io ho bisogno di più tempo, 
Si ho bisogno di più tempo, giusto per mettere le cose a posto).


Ho paura di vederti, eppure la mia anima sta pregando che tu non sia fuggita via; ho paura di udire la tua voce, eppure accetterei anche i tuoi insulti...
Basta che tu non vada via, basta che tu rimanga accanto a me...basta che tu mi dia il tempo per rimediare.
Ma come rimediare a quanto ti ho fatto?
Vorrei poter dire che sei stata tu a incominciare: prima con quello schiaffo, poi afferrandomi per il bavero della camicia e urlandomi in faccia una domanda di cui conosci già la risposta...perché sì, Oscar, una donna è una donna.
Tu sei una donna.
Donna nel tuo respiro, donna nelle tue movenze, donna nei tuoi occhi. È inutile che lo neghi, è inutile che continui a ripeterti di essere quello che non sei. Essere un uomo non protegge dalle sofferenze dell’Amore...se solo non fossi tanto cieca, più di me, lo capiresti. Ciò non basta, tuttavia, a giustificarmi, nemmeno il tuo schiaffo, quello schiaffo rabbioso quasi fossi stato l’ultimo dei servi, quello schiaffo rabbioso a me che ti amo.
E lì mi sono perduto. La mia mano a bloccare il tuo polso.


***
         


Damn my situation and the games I have to play 
With all the things caught in my mind
Damn my education I can't find the words to say 
With all the things caught in my mind 
I don't wanna be there when you're coming down 
I don't wanna be there when you hit the ground 

(Maledetta la mia situazione e i giochi che sono costretto a fare
Con tutti i pensieri intrappolati nella mia mente 
Maledetta la mia educazione, non riesco a trovare le parole da dire 
Con tutti i pensieri intrappolati nella mia mente
E non voglio essere lì quando tu scenderai 
Non voglio essere lì quando tu toccherai il suolo)


La tua mano sul mio polso, André.
Ti sto aspettando, anche se ho paura di rivederti. Ti sto aspettando mentre l’alba tinge di viola questo cielo nero come inchiostro, mentre questo gelo continua ad attanagliarmi l’anima. Nel silenzio del palazzo, ancora addormentato, mille pensieri mi affollano la mente, si affacciano prepotenti, mi tormentano come le tue parole.
Una rosa non sarà mai un lillà...ma non mi hai detto solo questo stanotte, André.
“Per vent’anni ho vissuto con te...e ho provato dell’affetto per te,solo per te...Io ti amo Oscar...credo...di averti sempre amato”.
La tua confessione, prima di fuggire, col fardello del tuo peccato. Eppure... Eppure non riesco a fartene una colpa, non riesco a vederti come un mostro; e comunque, non sei stato l’unico a sbagliare.
L’ho fatto anch’io, André: insensibile, algida, cieca non ho visto ciò che ti straziava il cuore...o non l’ho voluto vedere.
Maledico oggi la mia educazione maschile, il mio ruolo di Comandante donna tra gli uomini, il capriccio di mio padre...fino a questo sentirmi sempre a metà, sempre incompiuta... Ma può bastare questo a giustificare il male che ti ho fatto, ferendoti giorno dopo giorno, ignorando i tuoi sguardi e la tua amarezza?
Quella mano sul mio polso, André...e lì ho capito. Prima ancora che le tue labbra si posassero dure sulle mie, prima che il tuo corpo di uomo mi immobilizzasse sul letto: mi volevi...e niente forse ti avrebbe fermato. Né le mie lacrime, né le mie urla...nemmeno la camicia che si strappava, rivelando il mio seno candido. Hai continuato a baciarmi avido il collo, i capelli, la bocca....ed è stato in quel momento che ho sentito le tue lacrime sulla mia carne. Piangevi.


So don’t go away, say what you say 
But say that you'll stay, forever and a day
In the time of my life ‘cos I need more time,
Yes I need more time just to make things right 

(Quindi non andare via, dì ciò che ti pare 
Ma dimmi che resterai per sempre
Nella mia vita, perchè io ho bisogno di più tempo, 
Sì, ho bisogno di più tempo, giusto per mettere le cose a posto )


Non so ancora cosa ti abbia trattenuto: non certo lo strappo, perché le tue mani avevano continuato implacabili a percorrermi e le tue labbra a cercare il mio sapore...tuttavia, quando le lacrime hanno iniziato a scorrere sulle tue guance, ti sei fermato.
Ti sei quindi alzato a fatica dal tepore del mio corpo, mi hai coperto con un lenzuolo....un ultimo bacio senza più foga, un ultimo bacio pieno di dolore, prima di dirmi quello che ormai avevo compreso sulla mia pelle, prima di mettere a nudo la tua disperazione e il tuo amore per me.
Era un bacio di addio, André?
Ti prego, non andare via! Parla, insultami se vuoi, per essere stata così cieca, offendimi per essere stata crudele... ma non andare via.
Io...io ho paura, paura di perderti: ho mentito, quando ho detto che non avevo più bisogno di te. L’ho capito quando hai varcato quella porta, il peso del mondo addosso.
Ti prego, André, non fuggire... Aspetta almeno che riesca a trovare il coraggio di dirti...di dirti quello che ho capito stanotte.


Me and you what's going on?
All we seem to know is how to show
The feelings that are wrong

(Io e te, cosa ci sta succedendo? 
Tutto quello che sembra sappiamo fare è mostrare
i sentimenti che sono sbagliati). 


Per anni ho creduto di amare un altro uomo, per anni ti ho considerato un fratello...ma non siamo fratelli, André.
Ora mi chiedo cosa stia succedendo tra noi, in realtà la domanda dovrebbe essere un’altra: come ho fatto a non comprendere prima che vivevamo nella menzogna e nell’inganno.
Non abbiamo mai parlato davvero, André, non ci siamo mai aperti l’uno all’altra: troppo impegnati a nascondere il nostro sentire e a fingere di essere diversi da quello che siamo, a tenerci tutto dentro...soprattutto tu.
Ora l’ho capito. Anche se ci è voluta la tempesta a sconvolgere la calma apparente di una fredda notte di febbraio (3).


***


Il cavallo di André si fermò davanti l’ampio piazzale di Palazzo Jarjayes. Albeggiava. La luce ancora fioca proveniente da est gli impediva di distinguere chiaramente i contorni degli oggetti intorno. Non si accorse di Oscar, vestita di tutto punto, seduta sui gradini della scalea esterna.
Scese faticosamente, il fisico fiaccato dall’alcol e dalla notte insonne, quell’unico occhio di smeraldo cerchiato dalla stanchezza e senza luce, mentre lentamente legava Alexander ad uno degli anelli di ferro che pendevano dal muro. Lo avrebbe ricondotto dopo nella stalla...in quel momento voleva solo buttarsi sul letto e provare a dormire.
“André...”
Il suono roco di quella voce che ben conosceva lo fece sussultare. Si voltò lentamente verso di lei, mentre il tenue chiarore dell’alba le illuminava il bel viso contratto: era giunto il momento della resa dei conti...invece egli rimase di stucco quando incontrò i suoi occhi. Non c’era la rabbia che aveva creduto di trovare, né severo rimprovero, solo una profonda tristezza.
Ella si avvicinò in silenzio, le labbra tese. André avvertì nitidamente il suo profumo, quel profumo di donna che poche ore prima gli aveva quasi fatto perdere la ragione.
“Non hai niente da dirmi, André?” mormorò cupamente.
André si riscosse.
“Che altro potrei aggiungere a quanto ti ho confessato stanotte...se non forse che vorrei sparire dalla faccia della Terra per quello che ti ho fatto?” pronunciò dolorosamente.
La donna si fece ancora più vicina, il suo respiro caldo condensato in nuvole di vapore, che salivano rapide nell’aria gelida.
“Non hai fatto nulla, André...”
André si lasciò sfuggire un sorriso colmo di amarezza.
“Ti ringrazio per la magnanimità ma... credo di aver fatto abbastanza. Ancora non so cosa mi abbia fatto miracolosamente rinsavire all’ultimo, ma il mio modo di agire è stato comunque imperdonabile.” osservò, senza abbassare lo sguardo, un ultimo barlume di dignità nella sua voce. “Non devi aver pietà di me...” aggiunse “Puniscimi, allontanami, racconta pure tutto a tuo padre, se vuoi..ma ti prego, non farmi oggetto della tua compassione. Non la merito e non la voglio.”
Un teso e assordante silenzio seguì quelle parole; incapace di dar voce al proprio cuore, Oscar non riuscìva né a replicare, né a distogliere gli occhi dal volto di lui, così bello nella sua composta sofferenza...e André fraintese la cupa malinconia di quell’azzurro liquido e muto, leggendo commiserazione dove era pentimento.
Chinò la testa, ancora una volta, cercando di tacitare il grido dell’anima.
“Forse è meglio...che io stia via per un po’. Per entrambi.” mormorò, muovendosi di un passo verso il cavallo.
“No!” esclamò finalmente Oscar, afferrandogli istintivamente il polso con una mano e stringendoglielo con la forza della disperazione “Ti prego, non andare via, André!”.
André restò attonito a fissare quella mano...quella mano a serrare il suo polso. Quindi alzò lo sguardo e trovò quello vibrante e tormentato di lei.
“Io non ti compatisco...” disse accoratamente Oscar, senza lasciare la presa “Io sono arrabbiata con te...e ti vorrei odiare per stanotte, ma non ci riesco. Vorrei mandarti via e dimenticare, ma non ce la faccio. E lo sai il motivo?”
André, ammutolito, riuscì appena a scuotere la testa.
“Per questo” e così dicendo ella si alzò un poco sulle punte dei piedi e cercò le sue labbra.
André tuttavia si scostò, esterrefatto, liberandosi dalla sua stretta.
“Oscar, ma che fai...”
Ella sorrise. Un sorriso che.il giovane non le aveva mai visto prima.
“Hai paura di me, André ?”
André tacque, nella testa un unico pensiero: possibile che lei lo avesse perdonato? Possibile che..?
Oscar gli afferrò di nuovo il polso, questa volta delicatamente, e si portò la mano di lui sulle labbra.
“Le mia mano sul tuo polso, André...capisci ora?” gli sussurrò con dolcezza, il suo fiato caldo sulle dita.
Era davvero lei a parlargli così, era davvero Oscar? André sentì i suoi occhi inumidirsi di lacrime.
“Oscar...ti prego... Spiegamelo tu”.
“Sai che non sono brava con le parole, André...” si schermì lei.
“Ti prego...”.
Oscar inspirò profondamente, quasi a cercare coraggio. Tanto fiera e valorosa nel suo ruolo, quanto impacciata e vulnerabile nei sentimenti.
“Ecco... stanotte...stanotte ho capito quanto sia stata stolta, quanto avrei dovuto comprendere prima il tuo dolore... e forse ascoltare un po’ di più il mio cuore.” esordì tremante, cercando di trattenere l’emozione “Ho ancora tanti dubbi, tante insicurezze, ma anche l’assoluta certezza che queste poche ore senza sapere dove fossi mi hanno fatto impazzire...e che volevo di nuovo le tue labbra sulle mie, André!” fu la sofferta confessione, mentre la tensione si scioglieva in un pianto silenzioso.
Così dicendo si accostò a lui, e ne cercò l’abbraccio, nascondendo il volto ormai rigato di lacrime tra le pieghe del mantello di André, lì dove batteva tumultuosamente il suo cuore. Questa volta lui non la respinse, ma l’avvolse in una tenera morsa, stringendola a sé, senza parlare...non ce ne era più bisogno.
Stettero così, immobili, i corpi uniti, le anime avvinte...finché ella lo guardò, acqua e sale (4) sulle sue gote.
“Oh Oscar...non piangere...non posso vederti così” mormorò a quel punto André.
Sorrise tra le lacrime, Oscar, a quelle parole.
“Vale anche per te, André. Niente più lacrime, niente più segreti. Solo questo...” e così dicendo lo baciò lievemente, stupendosi lei per prima della propria intraprendenza “Da oggi...insegnami soltanto ad essere una rosa...la tua rosa, André”
In preda alla commozione André l’attirò ancora più a sé, affondando il viso tra i suoi capelli di grano.
“Oh, amore...tutto quello che vuoi...tutto quello che vuoi...basta che tu non vada via, basta che tu rimanga accanto a me ...per sempre”
“Per sempre” ripeté lei, intrecciando le sue dita a quelle di lui. Uno sguardo condiviso, un ultimo sorriso...In quel momento non serviva altro: né ulteriori spiegazioni, né baci ardenti, né audaci carezze. Sarebbero venuti da sé, non c’era fretta.
Rientrarono in casa, i cuori più leggeri, mentre il sole del nuovo giorno irrompeva nel cielo, dissolvendo la brina della notte.


So don’t go away, say what you say 
Say that you'll stay forever and a day ...
In the time of my life ’Cos I need more time, 
yes I need more time just to make things right


Note:

(1) lett. “cose catturate”...mi sono presa una licenza poetica, anche consigliandomi con Ilanak che ringrazio ;)
(2) lett. “di’ quello che stai dicendo”
(3) riprendo la tradizione, credo riportata anche nella cronologia del manga che si trova online, secondo la quale lo strappo sarebbe avvenuto nel mese di febbraio.
(4) omaggio al titolo del bellissimo epilogo del “Peccato”


Un ringraziamento speciale alle coraggiose che sono riuscite a seguire e ad arrivare alla conclusione di questo mio ennesimo delirio, stavolta a quattro voci: io come narrante, i nostri due beniamini... e gli Oasis!
Confesso che da lettrice le song-fic di solito mi annoiano, tranne rare eccezioni...quindi grazie ancora. Alla prossima!
   
 
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