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Autore: Vagabonda    01/03/2009    3 recensioni
Mentre si chinava su di me, sussurrò, in modo che potessi sentirlo solo io: -Perdonami-, poi mi baciò.
Mi ero figurata tantissime volte come sarebbe stato baciarlo, poggiare le mie labbra sulle sue, assaporarne il sapore… ma quando succedeva ci trovavamo in luoghi appartati e romantici, come una radura vicino a un fiume o seduti all’ombra di un grande albero, soprattutto poi eravamo completamente, assolutamente SOLI. Non mi sarei mai immaginata che accadesse dentro un’affollatissima classe con tutti gli occhi puntati su di noi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice mi gesticolava insistentemente davanti agli occhi.
-Cosa??- gridai per l’ennesima volta.
Nel caos dell’intervallo delle 10.50 era quasi impossibile riuscire a parlarsi.
Mi avvicinai ancora di più alla mia amica.
-Jacopo ti sta guardando da un po’ e ora si dirige velocemente verso di noi!- riuscii finalmente a sentire.
-Oh- dissi, presa alla sprovvista, poi mi voltai, posando lo sguardo sul ragazzo che si stava pericolosamente avvicinando.
Fin dal primo giorno di scuola del liceo Jacopo Rossi aveva attirato la mia attenzione.
Non era quello che si può definire “un bel ragazzo”, era molto alto e troppo magro, i corti capelli castano scuro portati perennemente in disordine, gli occhi verdi incorniciati da sopracciglia folte. Ma i suoi modi gentili e il suo carattere esuberante mi erano da subito piaciuti. Jacopo aveva la straordinaria capacità di far nascere sempre il sorriso sulle labbra, con una battuta ben riuscita o un complimento mai malizioso.
Col passare del tempo i miei sentimenti per lui erano mutati rapidamente. Se all’inizio l’avevo trovato solo simpatico e divertente, ben presto mi ero sorpresa a soffermarmi su piccoli dettagli come il suono della sua voce, caldo e profondo, o il modo tranquillo di camminare, e tanti altri gesti dai quali venivo affascinata. Era da tre anni che ero innamorata di lui e non avevo occhi per nessun altro.
-Ciao-
Sussultai. Jacopo era comparso all’improvviso e ora mi stava guardando, aspettando probabilmente che rispondessi al suo saluto.
Purtroppo la voce mi morì in gola, come succedeva sempre quando lui mi si avvicinava a meno di 3 metri, la distanza massima stabilita dal mio corpo che altrimenti si rifiutava di obbedirmi. Così mi limitai ad annuire, facendo la solita figura da emerita idiota.
Jacopo cominciò a dondolarsi sui talloni, fissando ostinatamente i suoi piedi. Non l’avevo mai visto così in imbarazzo. Cercai di chiedergli se c’era qualcosa che non andava ma per quanto mi sforzassi la mia situazione fisica non cambiava. Giacevo immobile, imprigionata sul posto da invisibili catene.
Lo vidi voltarsi verso i suoi amici che ci osservavano, nemmeno tanto furtivamente, dall’altra parte dell’aula. Questi risposero con un cenno affermativo alla sua occhiata disperata. Allora Jacopo tornò a guardarmi e, mentre si chinava su di me, sussurrò, in modo che potessi sentirlo solo io: -Perdonami-, poi mi baciò.
Mi ero figurata tantissime volte come sarebbe stato baciarlo, poggiare le mie labbra sulle sue, assaporarne il sapore… ma quando succedeva ci trovavamo in luoghi appartati e romantici, come una radura vicino a un fiume o seduti all’ombra di un grande albero, soprattutto poi eravamo completamente, assolutamente SOLI. Non mi sarei mai immaginata che accadesse dentro un’affollatissima classe con tutti gli occhi puntati su di noi!
Infatti eravamo al centro dell’attenzione, non c’era persona che non ci stesse fissando, chi senza parole come Alice, chi sghignazzando senza contegno, come i ragazzi in fondo all’aula.
Io da parte mia non sapevo come comportarmi. La mia reazione istintiva sarebbe stata ricambiare il bacio e l’avrei anche fatto se solo fosse accaduto in un altro modo, non davanti a tutti, non presa alla sprovvista… in queste circostanze non avrei esitato un secondo ma così mi trovai obbligata a proteggere il mio onore. L’unica cosa che potei fare dopo aver riflettuto, sebbene a malincuore, fu staccarmi da lui e mollargli un ceffone.
Cercai di farlo con più delicatezza possibile, nonostante ciò lo vidi arretrare di diversi passi e fissarmi sconvolto.
“Oddio scusami ti prego!!” avrei voluto gridare ma in tal modo avrei vanificato ogni mia azione. Mi limitai a ricambiare il suo sguardo sconvolto con un’occhiata supplichevole.
“Cerca di capirmi, come altro avrei potuto reagire?!” pensai disperata.
Fortunatamente sembrò leggermi nel pensiero perché, dopo ancora un attimo di incertezza, scoppiò in una sonora risata, più liberatoria che allegra. Sorrisi anch’io, sollevata.
-Bhe, non mi sarei dovuto aspettare altro, suppongo- disse calmo. Adesso che si era allontanato riuscii a rispondere debolmente.
-Mi hai preso alla sprovvista…-
-No no, non ti devi giustificare!- mi interruppe –hai agito come ogni altra ragazza avrebbe fatto se un tizio l’avesse baciata all’improvviso!-
“Sì può darsi ma primo io sono io e secondo tu non sei un tizio qualsiasi, sei JACOPO, il ragazzo del quale sono perdutamente innamorata da più di tre anni!!!” avrei voluto ribattere.
Invece mi limitai ad annuire accondiscendente.
-Scusa ma si può sapere almeno perché l’hai fatto?? Sai, non è molto normale che un ragazzo di punto in bianco decida di baciare una sua compagna!! Ci sarà una ragione, e sei solo impazzito tutt’a un tratto??-
Ah Alice! Con la sua solita abitudine di intromettersi nei discorsi!
Le lanciai un’occhiata inceneritrice che lei ignorò tranquillamente.
Jacopo intanto la stava squadrando divertito.
-Vedi, non sono uscito di testa, è solo che ho perso una scommessa e la penitenza consisteva nel dare un bacio a una ragazza a mia scelta…-
Sia io che Alice rimanemmo sconvolte. Fu lei quella che si riprese per prima e che rispose indignata.
-C’è, fammi capire, tu e i tuoi amichetti deficienti avete fatto una stupida scommessa e chi perdeva doveva andarci con una poveretta qualsiasi?-
-Bhe se la metti in questi termini pare brutto… comunque sì, una cosa del genere.- disse Jacopo, guardandola accigliato.
Se fossi stata in lui, avrei cominciato a correre.
Quando Alice si arrabbiava diventava cattiva, DAVVERO cattiva. Inoltre cominciava a mitragliare di insulti chi l’aveva fatta infuriare fino a che il malcapitato non la scongiurava in ginocchio di smetterla. Quando si sentiva magnanima lo risparmiava, ma erano casi molto rari.
E si dava il caso che in quel momento Jacopo si trovasse davanti un Alice veramente infuriata.
-Ti consiglio di scappare se ci tieni alla vita- gli bisbigliai sottovoce.
Lui rispose con un sorriso che mi fece sciogliere il cuore, ma probabilmente prese le mie parole come uno scherzo, visto che non ascoltò il mio consiglio ma rimase fermo sul posto.
-TU!!!- cominciò Alice, inesorabile –tu viscido verme senza spina dorsale!! Come osi presentarti qui e spiaccicare le tue luride labbra su quelle della mia amica!?!...Io ti distruggo, ti riempo di botte e poi ti taglio la lingua così non potrai più fic…-
-OK OK Alice, va bene, penso che tu abbia reso l’idea!- la interruppi, bloccando con una mano il fiume di parole che fuoriusciva dalla sua bocca.
Ma che figure mi faceva fare! È vero che avevo le lacrime agli occhi per lo sforzo di non scoppiare a ridere però lei era esagerata… Jacopo ci guardava perplesso, indeciso se ridere o piangere. Alla fine optò per una via di mezzo, e con un sorriso appena accennato mi salutò, battendo in ritirata.
Liberai Alice, preparandomi all’assalto.
-Elisabetta!! Da te non me lo sarei mai aspettato!!- infatti, eccola lì –come hai potuto permettere che facesse una cosa del genere?? Va bhe che ti piace ma lasciarti baciare così, davanti a tutti??- e no, aspetta un attimo –Guarda che io non gli ho lasciato fare proprio niente, è lui che mi ha costretta!- ribattei offesa.
Lei mi squadrò diffidente.
-Uff !- sbuffò infine –hai ragione tu, non c’entri niente.- oh, adesso va meglio –e nemmeno lui ha colpa, sono stati i suoi amici che hanno deciso la penitenza, è con loro che te la dovresti prendere!-
Dai suoi occhi vedevo che era pronta ad un’altra bella ramanzina perciò corsi ai ripari.
-Ma sì, lasciali in pace, non l’hanno fatto per cattiveria, era solo un gioco…-
Sembrava indecisa -Tu sei troppo buona!- si arrese.
Le sorrisi – Grazie Ali!- esclamai, abbracciandola. Lei mi strinse di rimando.
-Oh figurati, per te questo e altro!- disse contenta.
Per questo era la mia migliore amica, ci completavamo! Una testarda e impulsiva, l’altra timida e riservata.
-Vieni, andiamo al posto- mi prese sottobraccio conducendomi ai nostri due banchi, ovviamente vicini. Mi sedetti e, cercando di non farmi vedere da Alice, mi voltai leggermente verso sinistra. Jacopo stava parlando con suoi amici.
“Probabilmente si stanno congratulando con lui…” pensai amareggiata.
Poi suonò la campanella e i ragazzi tornarono ai loro posti. E mentre l’intervallo finiva e mi stavo per rigirare i nostri sguardi si incrociarono. Mi sorrise e io ricambiai. Anche se quel bacio fosse stato finto, frutto della perdita di una scommessa da parte sua, aveva cambiato qualcosa tra noi. E io ero sicura di non essermi immaginata il luccichio negli occhi di Jacopo mentre poggiava le sue labbra sulle mie, in un bacio diverso da com’era nei miei sogni, ma dolce come avevo sempre sperato.
   
 
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