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Autore: Sognatrice_2000    26/11/2015    2 recensioni
A volte possono accadere cose assurde, folle, impensabili...
E Jodie Starling ne sa qualcosa, quando il suo cuore inizia a palpitare per chi non avrebbe mai dovuto, per chi non avrebbe mai immaginato. Vuole una notte, solo una notte, per stringerlo tra le sue braccia. Vuole solo una notte, per essere felice. Solo una notte, per dirgli che lo ama.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Titolo: Dammi solo questa notte

Autore: Sherry2000

Genere: introspettivo, malinconico, sentimentale

Personaggi principali: Jodie Starling, Conan Edogawa/Shinichi Kudo

Altri personaggi: Shuichi Akai, Ran Mouri ( solo pochi accenni)

Rating: giallo

Note: What if?, OOC 

Avvertimenti: Tematiche delicate, Spoiler! ( soprattutto nella trama riportata qua sotto, per cui, se non volete sapere cose non ancora rivelate in Italia, non leggete!!)

Trama: Jodie Starling ha appena saputo della morte di Shuichi Akai. Il dolore ha preso pieno possesso di lei, inconsapevole della messinscena organizzata da Shuichi stesso con l'aiuto di Conan e James per fingere la sua morte davanti ai membri dell'Organizzazione, servendosi del corpo di Rikumichi Kusuda.

Il bambino si sente in colpa per averla indotta a credere ad una bugia così terribile, e vorrebbe rivelarle la verità sul conto di Shuichi, perciò si reca a casa sua. Ma davanti ai suoi occhi pieni di lacrime, non riesce a guardarla in faccia e a dirle come sono andate veramente le cose. Perciò, per consolarla, si vede disposto anche a fare qualcosa di inaccettabile e proibito, e ad accettare la strana e pericolosa richiesta della donna.

Note personali: Questa storia è nata per caso, all'inizio volevo fare una ShuichixJodie, poi invece mi sono lasciata stuzzicare da questo pairing nuovo e del tutto inesplorato. Tengo a precisare che non contiene scene forti, anzi, il tutto è raccontato in modo molto delicato, ma ho messo l'avvertimento 'tematiche delicate' perchè si parla pur sempre dell'attrazione di una donna abbastanza matura nei confronti di un bambino di sette anni. E' anche vero che quella non è la reale età di Conan, ma agli occhi di Jodie, nonostante la sua intelligenza e maturità, si presenta comunque come un ragazzino, e lei non è a conoscenza della sua vera identità. Ovviamente ho messo OOC perchè ritengo molto improbabile una situazione del genere, ma lascio a voi il giudizio finale.

Detto questo, spero di non annoiarvi e che la storia possa piacervi. 

Un ringraziamento caloroso a tutti i lettori e i recensori,

buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il vino ti scivola giù per la gola, rapido e bruciante, mentre getti la testa all'indietro, bevendo con avidità, desiderosa di dimenticare, di smettere di soffrire. Perchè di sofferenza ne hai davvero abbastanza, non è così, Jodie?

Quell'orribile ricordo, risalente a nemmeno una settimana prima, continua a parartisi davanti agli occhi: la macchina in fiamme, la notizia al telegiornale del ritrovamento del corpo carbonizzato di un uomo all'interno della vettura, l'agente di polizia che confermava una terribile verità. Le impronte del corpo ritrovato corrispondevano a quelle di Shuichi Akai.

E tu avevi dovuto fingere indifferenza davanti a Conan, quando gli avevi restituito un altro telefono cellulare spacciandolo per il suo. Avevi dovuto mentire davanti al suo sguardo innocente, e ti eri sentita morire al pensiero che lui, forse, aveva capito tutto, ma era stato abbastanza intelligente da tacere. 

Devi ammettere che ultimamente lo pensi spesso, quel ragazzino con gli occhiali. Conan Edogawa. Quel piccoletto sveglio, dagli occhi intelligenti nascosti dietro agli spessi occhiali da vista, la vocina sottile e la presenza confortante e gentile, che infonde un piacevole calore nel cuore e un grande senso di sicurezza e fiducia. Ti ricorda terribilmente Akai.

Ricordi di averli presi affettuosamente in giro, durante quella missione all'ospedale per strappare la giornalista Rena Mizunashi dalle grinfie dell'Organizzazione, alla quale aveva partecipato anche Conan. Il suo aiuto era stato prezioso, doveva ammetterlo, e sembrava intendersi a meraviglia con Shuichi. Vedendoli così saputelli, così sicuri delle loro abilità, avevi sostenuto che entrambi volevano sempre essere 'i primi della classe'.

Eppure, Conan e Shuichi formavano una grande squadra. Quanto ti mancano quei momenti.

Quanto ti manca Shuichi. Cosa daresti, per averlo di nuovo con te.

Con un gesto secco, colmo di rabbia repressa, poggi il bicchiere sul tavolino, facendo oscillare pericolosamente il liquido rosso all'interno. Già, perchè alla fine, sei l'unica che sta continuando a soffrire e a piangere la perdita della persona amata. La vita sta andando avanti, ma tu non la vedi più da tempo, ormai. Non vedi più niente, niente acquista un senso, senza di lui. Ti prendi il viso tra le mani, singhiozzando senza più controllo, abbandonandoti definitivamente a quell'attimo di sconforto e di fragilità.

Le lacrime ti bagnano le dita, inesorabili, mente continuano a scendere sulle guance.

Perchè, Shu? Perchè te ne sei andato così presto? Perchè mi hai lasciata sola? Sei stato un egoista, lo sapevi che non ce l'avrei fatta senza di te...

 

Il trillo del campanello ti riscuote da quei tristi pensieri, da quelle domande senza risposta. Sobbalzi stupita, togliendo le mani dal volto e smettendo per un attimo di piangere. Non vorresti aprire, ma devi farti coraggio, devi ripeterti di essere forte. Non è da te essere così insofferente e scortese. Ti costringi a sorridere con tutta la gentilezza possibile, anche se probabilmente le occhiaie e il viso tirato ti avrebbero tradita. Poco male, non ti importa.

"Chi è?" Chiedi, cercando di far suonare la tua voce normale e non tremante.

"Sono io, Conan." Quella vocetta acuta e infantile in qualche modo ti rassicura. Tiri un sospiro di sollievo, sorridendo con più naturalezza.

"Arrivo." Ti avvicini alla porta, spalancandola. Come previsto, il bambino è lì, con un sorriso ingenuo stampato sulla faccia. Ti fa sempre tenerezza vederlo, anche se sai che non è un bambino come gli altri, che è fin troppo perspicace per la sua età.

"C'è qualcosa che dovevi dirmi, Conan?" Gli parli con voce dolce, abbassandoti leggermente. Lui scuote la testa, mantenendo quel sorriso infantile e un po' incerto.

“No, niente di particolare, agente. Volevo solo vedere come stava...” Era strano. Quelle parole ti avrebbero infastidita se pronunciate da altri, invece, se uscivano dalla bocca di quel bambino, caute e gentili, quasi premurose, ti fanno un effetto totalmente diverso.

“Non chiamarmi agente, ora non sono in servizio. Chiamami pure per nome.” Lo incoraggi con un sorriso, e lo vedi titubante. Forse se stata troppo sfacciata, ma quella parola ti sembra così fredda, e tu hai un disperato bisogno di calore. Anche se è solo un'illusione, non importa.

“Vieni, entra pure.” Ti sposti di lato, accogliendolo praticamente a braccia aperte. Non vuoi più essere sola.

“Non vorrei disturbarla...” Conan si gratta il capo, perplesso, ma tu gli sorridi ancora, forse con una punta di amarezza questa volta.

“Nessun disturbo, tranquillo. E poi, non c'è nessun altro a cui possa chiedere di farmi un po' di compagnia...” Vedi un'ombra sul volto del bambino, quasi... un senso di colpa, ma per cosa poi?

“La ringrazio.”La sua voce è spontanea e dolce come sempre, forse sei tu che ti stai facendo tante inutili paranoie. Si infila le pantofole ai piccoli piedini, per poi liberarsi del giubbotto imbottito. E così tenero che vorresti riempirlo di baci, come farebbe una mamma che coccola il suo bambino, ma ti imponi di controllarti. Probabilmente anche lui si sentirebbe in imbarazzo se tu mostrassi un atteggiamento del genere.

Lo fai sedere in poltrona, nel soggiorno, e vai in cucina a prendergli un succo di frutta. Sei felice, come se un amico che aspettavi da anni fosse tornato. Come se lui fosse tornato.

Scuoti la testa, vuoi reprimere all'istante quei pensieri. Eppure, quel bambino somiglia troppo a Shuichi. Ed è troppo confortante, troppo stordente la sua presenza, la sua vicinanza.

Ma che pensieri ti passano per la testa? Devi essere impazzita, sicuramente è la stanchezza. Eppure, un amorevole sorriso ti sale sul volto: è vero, quando c'è lui vicino ti senti protetta, come se fosse la tua barriera contro i pericoli e le cose brutte della vita. Se c'è lui vicino a te, non potranno minimamente raggiungerti, lui lo impedirebbe, con la sua intelligenza, la sua arguzia, la sua generosità che lo spinge a voler sempre aiutare gli altri.

“Eccomi.”Continuando a sorridere, ti siedi sul divano in pelle di fronte a lui, poggiando il bicchiere di succo di mela sul tavolino di cristallo che vi separa.

Conan ti ringrazia con quella sua adorabile vocina sottile, sempre cortese, sempre un poco infantile ma tanto dolce, mentre inizia a sorseggiare la bevanda.

E mentre lui beve, tu osservi distrattamente il panorama notturno pieno di luci e di traffico che ti si staglia davanti agli occhi, attraverso le enormi vetrate del tuo soggiorno.

“Come sta, signorina Jodie?” Quella domanda così a bruciapelo, detta con tono incredibilmente serio, ti fa sobbalzare. Vorresti mentire, ma hai un disperato bisogno di sfogarti. E senti che di lui, sì, di lui potresti fidarti ciecamente, anche se è solo un bambino. Lui capirebbe, forse ti consolerebbe. Dopotutto, è così maturo per la sua età da apparire quasi prodigioso. 

E' come se avessi accanto un adulto, quando parli con lui.

“Oh, Conan...” Prima di riuscire a controllarti, scoppi in lacrime. “Mi manca, mi manca tanto...” Lui sa di chi stai parlando, ne sei certa. E infatti rimane in silenzio, forse stupito, forse impietosito. O forse entrambe le cose. Resti pietrificata, quando la sua piccola manina si posa sui tuoi capelli, e l'altra ti cinge delicatamente la schiena, in un abbraccio così tenero che ti metti a singhiozzare più forte di prima.

“Su, si faccia coraggio... anche lui non vorrebbe vederla così, ne sono certo...”Ma tu continui a piangere, incurante di qualsiasi cosa, stringendolo forte a te, con tutta la tua disperazione, quella che non riesci proprio a soffocare.

Parecchi minuti dopo, ti stacchi da lui. Adesso che sei di nuovo lucida, l'imbarazzo ti fa arrossare un po' le guance. “Perdonami, sono stata una sciocca...” Il tuo sorriso vacilla, mentre con il dorso della mano porti via un'ultima lacrima rimasta ferma all'angolo del tuo occhio destro.

Ma Conan ti fissa serio, senza traccia di compatimento, né di meraviglia. Come se comprendesse appieno cosa provi. “Non c'è niente di sciocco nel soffrire per la perdita di una persona cara.” Senti un tuffo al cuore, a quelle parole.

Un'anima così affine a quella di Shuichi, l'aspetto quasi identico... anche se lui è un bambino. Sei una stupida, a concepire quegli strani pensieri, ma non puoi proprio farne a meno.

“Ti prego, resta.” La tua voce parla prima dei tuoi pensieri. Illogico, assurdo, folle. Tutto questo è una follia, ma senti di averne bisogno. Di avere bisogno soltanto di lui, della sua vicinanza, di quel calore che sa trasmetterti, di quella serenità che riesce a farti ritrovare alla sola vista del suo volto o al suono delle sue parole. “Resta qui,  stanotte.”Piangi mentre lo dici, quasi implorante.

E lui, forse ingenuo, o forse solo fintamente inconsapevole, annuisce senza alcuna esitazione. “Certo, posso telefonare a Ran e dirle che rimarrò a dormire dal Dottor Agasa. Capisco che in questo momento si senta sola e voglia avere qualcuno vicino, su cui poter contare. Mi dia solo un minuto.” Quelle parole così dirette e tuttavia gentili, quel sorriso tenero e comprensivo. Non immaginava proprio che avrebbe accettato. Ma ora ne era sicura: il modo di parlare, di comportarsi, di ragionare.

Nonostante l'apparenza, lui non era un bambino. Era grande, molto più grande, a dispetto di quello che mostrava quel piccolo corpicino. E mentre lo osservi affaccendarsi con il telefonino, ti sembra ancora più carino, ancora più difficile resistergli. Ti avvicini silenziosamente, spinta da uno strano impulso. E' orribile, è orribile e sbagliato, lo sai. Ma in questo momento non ti importa.

Gli cingi il petto con le braccia, abbracciandolo da dietro, posando le tue labbra sulla sua nuca.  I suoi capelli profumano di shampoo alla fragola, una fragranza così familiare e rassicurante. Lo senti irrigidirsi, ma non muove un muscolo per liberarsi dalla tua presa. Incoraggiata, scendi piano, fino a lasciare una scia di piccoli baci sul suo collo, a fior di labbra, delicati, leggeri. E' così liscio e candido, che vorresti accarezzarlo.

“Che cosa... che cosa sta facendo?” Lo senti boccheggiare, la vocina acuta, spaventata. Ti blocchi, disgustata dal tuo stesso comportamento.

“Perdonami, Conan, non volevo... è solo che mi hai ricordato tanto lui...” Scuse. Sono solo patetiche scuse. Sai che Conan somiglia a Shuichi, ma è lui che vuoi in questo momento. Shuichi è morto, ormai devi fartene una ragione. Ma non puoi certo pensare di sostituirlo con un bambino, così piccolo per giunta. Devi essere impazzita, hai fatto una cosa inaccettabile. Stai per alzarti e dirgli che può tornare a casa, quando, inaspettatamente, i palmi delle sue piccole mani si posano sulle tue guance, tirandoti verso di lui. E le sue labbra si poggiano sulle tue, in un casto, tenero bacio.

Chiudi gli occhi, rapita dalle sensazioni che ti donano quelle piccole labbra. E quando ti stacchi, lo vedi sorridere leggermente.

“Adesso le è sembrato di averlo vicino? Si è convinta che non è più sola, che non lo è mai stata?”

Allora era questo il motivo per cui ti ha baciata. E tu, sciocca, hai frainteso completamente, hai creduto che anche lui provasse qualcosa nei tuoi confronti. E se da un lato sei profondamente delusa, e quasi ti vergogni di questo sentimento, dall'altro sei sbalordita e colpita dall'animo altruista che possiede quel bambino.

Ti avvicini di nuovo, lo abbracci ancora, dolcemente, e questa volta lui si lascia stringere senza timori. Lo prendi per mano, felice del suo abbandono, conducendolo insieme a te verso la camera da letto. Non hai intenzione di fare niente di osceno o di scandaloso, anzi, questo è ben lontano dai tuoi pensieri.

Vuoi solo tenerlo stretto per calmarti se avessi avuto un incubo, vuoi solo ascoltare il suo respiro regolare che ti accarezza la pelle, lasciarti sfiorare dal suo morbido ciuffo ribelle che gli solletica la fronte, lasciarti cullare dalle sue piccole, calde mani. Lasciare che quegli occhi azzurri profondi e gentili ti fissino in tutta la loro intensità, in una tacita domanda. Perchè sta facendo tutto questo? Perchè proprio io?

Ma tu, a quella domanda, non sapresti rispondere. La fragilità ti sta annebbiando la mente, ne sei consapevole.

Forse questi, per te, sono solo tentativi di riscrivere quel passato che ti è stato negato, quell'amore che ti è stato portato via troppo presto. Non hai intenzione di usarlo, né di assillarlo con i tuoi tormenti.

Per questa notte, vuoi solo l'illusione del suo calore, della sua presenza gentile e costante accanto a te. Per questa notte, vuoi solo la speranza che qualcuno potrà amarti e comprenderti di nuovo.

Per questa notte, vuoi solo essere felice. Con lui.

“Non la lascerò sola. Le sarò vicino, per aiutarla a superare le sue paure e il suo dolore, finchè avrà bisogno di me.” Ti stringe la mano più forte, e un sorriso, luminoso, solare, pieno di gioia si apre sul tuo volto. Non ricordi più l'ultima volta che hai sorriso così, con tutto il cuore.

Ora non hai più paura, sei pronta ad affrontare il tuo dolore. Ed è solamente grazie a lui. Vorresti baciarlo, vorresti di nuovo imprigionare quelle soffici e calde labbra nelle tue, vorresti abbracciarlo con tutto il tuo affetto. Ma non c'è fretta.

Avrai tempo, per accarezzargli i capelli, per abbracciarlo, per sfiorare teneramente le sue labbra dopo le prime luci del mattino.

E per dirgli, dal profondo della tua anima, grazie.

Ti voglio bene, candido angioletto. Ti amo, piccolo detective.

  
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