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Autore: saffyj    26/11/2015    3 recensioni
Bella, una ragazza viziata obbligata a vivere come la gente comune nascondendo la sua vera identità. Edward un ragazzo comune che adora la vita, ma odia i bugiardi!
Come posso due mondi così differenti riuscire ad incontrarsi? ... E come può un ragazzo semplice, senza soldi e molti sogni conquistare il cuore di una ragazza che ha tutto ciò che vuole?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ebbene sì, anche se tardi riesco a postare il nuovo capitolo!
E' un capitolo di passaggio, non ci saranno colpi di scena o risposte alle domande che molti di voi mi hanno posto, ma è un capitolo essenziale per mettere le basi all'evoluzione di Edward!
Fatemi sapere e grazie ancora a tutti coloro che mi seguono...
Vorrei cogliere l'occasione per invitarvi a leggere l'altro mio racconto "From Twilight to Sunrise" ormai agli sgoccioli!!!
Buona lettura e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!


  “Puoi tornare a casa!” mi comunica felice Carlisle dopo aver controllato gli ultimi valori. Sono passati solo due giorni dalla maledetta sera ed io mi sento ancora uno straccio. Ma sono felice di poter tornare a casa. Poter disegnare, suonare, mangiare le pietanze che più mi piacciono. Beh! Su questo ultimo punto devo essere sincero, il cibo di quest’ospedale è buono, non è il solito brodino, anzi mi hanno portato piatti da leccarsi i baffi, ma la voglia di gustarmi una bella bistecca con patatine fritte è tantissima!
“Ed Alice?” chiedo richiudendomi la camicia.
“La stiamo tenendo sedata, ma se vuoi posso accompagnarti a vederla!” risponde abbassando gli occhi. Quando parla di mia sorella gli brillano gli occhi, ma nulla di malizioso, sembra parli di sua figlia… non so dire se mi disturba, ma sicuramente è strano. Faccio un sorriso per mascherare i miei pensieri e con calma mi alzo.
“Ehi! Dove credi di andare” la voce allertata di Bella amplia il mio sorriso.
“A casa!” gli rispondo felice.
Guarda preoccupata Carlisle e poi si rilassa aiutandomi ad alzarmi. Il suo corpo così vicino, con le sue braccia che mi legano il bacino ed il suo petto appoggiato al mio fianco è quasi una tortura… una piacevole tortura! Amplio la smorfia di dolore, è solo scena, ma così mi assicuro che non mi lasci e continui a tenermi tra le sue braccia. Sono un marpione!
“Ti aiuto” Mi metto in piedi e, continuando a tenere il braccio sulla sua spalla, mi volto verso Carlisle.
“Possiamo andare adesso?” gli chiedo speranzoso.
“Certamente. Vieni Isabella andiamo da Alice” e ci apre la porta oltre il quale una sedia a rotelle mi attende.
Guardo il medico chiedendogli con gli occhi di evitarmi quella inutile situazione imbarazzante.
“Regole dell’ospedale” risponde trattenendo un sorriso e spostando la sedia per farmi accomodare.
Mi siedo sbuffando e mi faccio trasportare, come un infermo, nella camera di mia sorella.
 
Il piano nel quale è ricoverata è luminoso, pieno di fiori e vetri. Lungo il corridoio vi sono solo porte, molto distanziate tra di loro e sul quale vi è scritto un numero.
Arriviamo nella stanza in fondo al corridoio.
Carlisle apre la porta, fa cenno a Bella di attendere e mi spinge all’interno della stanza.
 
Alice è addormentata con tantissimi tubicini collegati al suo corpo. Vicino a lei ci sono moltissimi macchinari e monitor che tengono sotto controllo i suoi valori vitali. Mi stringe il cuore nel vederla in quel letto. Non riesco a trattenere una lacrima e, alzandomi, mi avvicino a lei. Le prendo la mano e le sfioro la fronte con un bacio.
“Scusami” sussurro e la guardo intensamente sperando che si svegli.
“Ci vorranno ancora alcuni giorni prima che si svegli. Dobbiamo attendere che la commozione si assorba. Ma non devi preoccuparti, è forte e sta reagendo bene, è una combattente” mi consola Carlisle mettendomi una mano sulla spalla.
“Stai con lei, parlale. Le farà bene” Il rumore di una sedia che si sposta e sento la mano del medico che mi fa pressione sulla spalla costringendomi a sedere.
“Io aspetto fuori, prenditi tutto il tempo che vuoi”
“Grazie” sussurro senza togliere gli occhi da mia sorella, dal suo labbro rotto, dagli ematomi sul suo splendido viso, dai lividi sulle sue delicate braccia e dai tubicini trasparenti che dalle mani arrivano a delle flebo.
 
“Mio piccolo folletto…” non so cosa dirle, mi sento in colpa, non mi vengono pensieri positivi, ma solo parole di scuse. Le stringo la mano con la mia e cerco di non piangere.
 
Rimango con lei, per non so quanto tempo, l’accarezzo, le poso dei baci, le sussurro le mie scuse, le ricordo le promesse fatte e i luoghi che dobbiamo ancora visitare...
L’entrata di un’infermiera mi fa riprendere dal limbo nel quale ero entrato. In quella stanza bianca, con i monitor e i suoni ipnotici ero entrato in un mondo dove non c’erano vigliacchi, botte e sofferenza, ma solo io e mia sorella.
 
Quando esco dalla stanza, sono frastornato, come quando ti svegli di soprassalto.
Cerco Bella, ma al suo posto c’è Seth che chiacchiera allegramente con Carlisle.
Appena si accorgono di me, si zittiscono e mi vengono incontro.
“Tutto bene?” mi chiede il medico apprensivo. Annuisco con la testa e cerco con gli occhi Bella.
“E’ dovuta andare a lavorare…” risponde alla mia domanda muta senza nascondere un sorriso.
“Dai campione che ti riporto a casa!” e spingendo la sedia a rotelle vicino a me, Seth, mi fa riaccomodare per accompagnarmi all’uscita.
Carlisle ci segue fino alla macchina.
“Riposati e chiamami se senti dolore o se hai bisogno” mi dice Carlisle passandomi un bigliettino con il suo numero di cellulare “E non ti preoccupare, qualsiasi cosa succeda a tua sorella ti informerò subito!” e facendomi l‘occhiolino si allontana tornando in ospedale.
 
Rientrare in casa e non sentire la voce squillante di Alice mi fa uno strano effetto.
Il silenzio è così assordante che mi fiondo sullo stereo e lo accendo.
Seth si avvicina al frigo e passandomi una bottiglietta d’acqua mi fa cenno di accomodarmi sul divano.
“Se vuoi posso stare qui stanotte. Nel caso avessi bisogno o sentissi dolore.”
“Non c’è il caso Seth.” Gli dico coricandomi sul divano e nascondendo gli occhi con il braccio. La testa pulsa e il torace fa male. Non ho camminato molto, ma mi sento come se avessi corso per chilometri.
“Sarei più tranquillo se mi permettessi di rimanere” mi risponde con la voce ferita dal mio rifiuto.
“Ok!” rispondo solamente prima di lasciarmi avvolgere dal buio che tiene lontano il dolore… santi antidolorifici!
Nella notte mi alzo più volte per bere o per impasticcarmi. Seth, dorme alla grande sul pavimento vicino al divano e russa sonoramente!
Sorrido nel vederlo addormentato con la bocca aperta e le braccia sotto la guancia come un bambino… Seth! Che tipo!
 
Prendo ancora un po’ di pastiglie e con calma, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi, mi metto in tuta da casa e mi corico nel mio comodo letto. Quando mi è mancato il mio cuscino!
Però, tra i dolori e gli incubi, la notte è un inferno. Cerco di pensare a Bella, al suo sorriso, al suo mordersi le labbra, al nostro bacio, ma appena scivolo nel sonno, le urla di mia sorella e la sua immagine nel letto di ospedale mi risvegliano grondante di sudore.
Nel sogno rivivo più volte la rissa, la corsa in ospedale, le cure… ed ogni volta il sogno cambia, cambia il luogo, cambiano i protagonisti, cambiano le situazioni…ma è in qualche modo sempre lo stesso.
In un incubo sono al Midnight Sun e i vigliacchi iniziano a picchiare mia sorella tenendomi per le braccia, facendomi fare da spettatore. In un altro incubo siamo al New Moon ed i vigliacchi ci aspettano fuori per picchiarci, la scena è identica alla realtà, ma la persona inerme a terra non è Alice, ma è Bella.
In un altro incubo sono in cantiere ed i vigliacchi picchiano i miei colleghi e quando mia sorella interviene la colpiscono mortalmente…
Vedo i loro volti che mi deridono, e vedo il volto di mia sorella triste, quello di Bella scioccato, quello di Tanya incredulo… non riesco a togliermi dalla testa quei bastardi… voglio solo dormire, non pensare e riprendere le forze per poter essere d’aiuto a mia sorella, ma loro continuano a perseguitarmi senza darmi tregua.
 
Il mattino mi sveglio con delle occhiaie che sembrano valige! Mi trascino in cucina dove un Seth sereno mi attende con la colazione pronta. Ha preparato i pancake, il succo di frutta ed il caffè.
“Sono uscito a fare la spesa… avevi la dispensa mal messa amico mio” dice mentre addenta un pancake e me ne porge uno con l’altra mano.
Mi siedo facendo attenzione e non provocarmi dolore… inutile… e cerco di mangiare senza più pensare alla notte passata.
“Sembri uno zombi! Vuoi che chiami il dottore per chiedergli altri antidolorifici?”
Nego con la testa e bevo il caffè.
“Vuoi riposarti? Vuoi guardare la TV? Oppure vuoi uscire?”
Il pensiero di uscire e muovermi non mi alletta, sono ancora tutto un dolore, e di dormire non se ne parla, non voglio avere altri incubi.
“Vorrei andare in ospedale” dico con una voce che sembra uscire dall’oltretomba.
“OK!” 
 
E così passo le giornate in ospedale, vicino a mia sorella. Ho avvisato a lavoro e mi sono preso dei giorni di ferie per motivi famigliari. Sono stati tutti molto comprensivi e disponibili ad aiutarmi, anche se non ho bisogno di grande aiuto dato che passo tutto il tempo vicino a mia sorella. I miei amici si sono dimostrati per le meravigliose persone che sono. Mi sono sempre vicini, mi accompagnano in ospedale e la notte ho sempre qualcuno che mi fa da balia…
Bella? Beh, sì. L’ho ancora vista. Viene tutti i giorni in ospedale, e come un orologio svizzero alle cinque del pomeriggio mi porta il caffè accompagnato da una brioches.
Si ferma ogni tanto con me e chiacchiera con Alice. Le parla come se fosse sveglia. Alcune volte penso a cosa le risponderebbe realmente Alice e mi diverto a dar voce, simulando la sua voce cristallina (ovviamente non molto bene) la risposta che le darebbe, facendo ridere Bella.
Se ve lo state chiedendo. No! Non ci siamo più baciati, nemmeno abbracciati, il massimo del contatto che abbiamo avuto è stato lo sfioramento delle nostre mani mentre mi passava il caffè!
 
“Proviamo a diminuire i farmaci per vedere come reagisce il suo corpo” con queste parole mi accoglie Carlisle in camera di mia sorella. Noto che sono stati aggiunti alcuni macchinari.
“Non ti assicuro che si sveglierà oggi, ma non dovrebbe mancare molto” e mi posa una mano sulla spalla mentre guarda felice mia sorella.
Non parlo, prendo la sedia e mi accomodo vicino a lei.
“Forza Alice… Svegliati!” le sussurro sperando che il medico non senta.
Rimango con lei per tutto il giorno, non mi allontano nemmeno per mangiare. Conoscendo mia sorella potrebbe svegliarsi proprio quando non ci sono per farmi dispetto!
 
“… e così sono svenuto come un idiota…” mentre le racconto il bacio che ci siamo scambiati io e Bella sento la mano di Alice che stringe la mia.
Rimango in silenzio fissando la mano per capire se me lo sono sognato.
“Alice?” la chiamo timoroso, ma nessun segno. Rimango in attesa per alcuni secondi, ma nulla. Mi convinco di essermelo sognato e ricomincio a parlare del bacio e di come mi sento confuso nei confronti di Bella.
E’ già pomeriggio innoltrato ed il mio stomaco inizia a borbottare per la fame…
“E…Ed…Edward?” la voce di mia sorella sembra una melodia celestiale, mi alzo per farmi vedere e le stringo forte la mano per farle sentire la mia presenza. Ha gli occhi aperti e con sguardo confuso si guarda intorno.
“Sì, Alice, sono Edward” le rispondo emozionato. Schiaccio il pulsante per chiamare l’infermiera con mano tremante senza smettere di guardarla per paura che richiuda gli occhi.
“Do…Dove sono?”
“Sei in ospedale, sorellina.”
“mmm... Mi fa male la testa” dice cercando di portarsi la mano alla fronte, ma la fermo per evitare che faccia qualche danno con i tubicini.
“Hai preso una bella botta, ma adesso è tutto passato. Sta arrivando l’infermiera” Ma appena si apre la porta, al posto dell’infermiera, fa il suo ingresso Carlisle ed è emozionato quanto me. Si avvicina subito ai monitor per controllare i valori.
“Ben svegliata, Alice. Io sono Carlisle, il tuo medico.” E dopo essersi presentato inizia a visitarla e a porle domande su cosa sente mentre le tocca varie parti del corpo.
 
Quando ho la certezza che mia sorella è sveglia e fuori pericolo cado sfinito sulla sedia. Solo in quel momento sento la tensione lasciare il mio corpo. Il male continuo che provavo al torace e alla testa scompare come per incanto. Mi sento in forze e mi sento bene. Vorrei mettermi a saltare e a cantare per la stanza. Vorrei … vorrei… vorrei… lasciamo perdere, vorrei fare troppe cose, ma al momento è meglio che mi calmo ed ascolto cosa sta dicendo il medico.
“I tuoi valori sono buoni. Devi schiacciare questo tasto quando senti dolore, ti inietterà l’antidolorifico, e se hai dubbi, domande o anche solo voglia di parlare, schiacci questo altro tasto ed io arriverò subito.” Le spiega con calma. “Dovrai stare ancora alcuni giorni in nostra compagnia, ma ti assicuro che presto potrai tornare a casa!” lo dice a lei, ma guarda me.
“Bene! Vi lascio soli, ma mi raccomando, se senti dolore o qualsiasi cosa, non esitare a chiamare” e con un sorriso esce dalla stanza.
 
“Come ti senti?” le chiedo sedendomi vicino a lei.
“Come se fossi passata sotto uno schiacciasassi” e fa una smorfia classica alla Alice strappandomi un sorriso.
“Sei un’eroina… hai sfidato i cattivi come Xena!” le dico mentre le accarezzo dolcemente i capelli.
“E gli altri?” chiede come se se ne fosse appena ricordata, ma non attende risposta ed inizia ad analizzarmi il volto facendo una smorfia schifata “E tu?”
Sorrido passandomi la mano sul cerotto del sopracciglio “Gli altri stanno bene. Jacob è ancora a casa per via del braccio, ma presto tornerà a lavorare. Tanya, Embry, Seth e Bella stanno bene, non hanno nemmeno un graffio… ed io, beh! Adesso sto benissimo” e la riempio il viso di baci a stampo come quando era bambina.
 
“Bella?” non capisco la sua domanda e la guardo con il sopracciglio alzato.
“Bella sta bene!” rispondo disinvolto. Non credo mi abbia sentito quando le ho raccontato il bacio.
“Mi… sembra… non so. Ho come l’impressione che Bella… non so, come un sogno… tu e Bella… mah, lascia perdere!”
“Che io e Bella ci siamo baciati?” chiedo tra lo sconvolto e il divertito.
“Sì… non so, forse ho sognato…” mi guarda quasi imbarazzata, ma poi allarga gli occhi e il sorriso.
“… o forse non l’ho sognato” dice maliziosa.
“Beh!” mi passo la mano nei capelli per stemperare l’imbarazzo “credevo non potessi sentirmi… comunque sì, l’ho baciata. Ma nulla di più, anzi… sono svenuto subito dopo” sento il volto in fiamme per la vergogna.
“Racconta!” la voce di nuovo allegra, anche se ha ancora i tubicini e le fasciature, il mio piccolo folletto è tornato!
Mi siedo e le racconto tutto nei minimi particolari. Rimane delusa nel sapere che non c’è stato nulla oltre quel bacio, ma appena la porta si apre e fa capolino la testa di Bella, Alice mi guarda con uno strano luccichio negli occhi, quel luccichio che negli anni ho imparato a temere.
 
“Posso?” chiede timorosa Bella. Sono le cinque… con il risveglio di Alice mi ero dimenticato di Bella e del suo caffè.
“Certo, sorellina! Entra!” le risponde Alice allungando un braccio verso la porta invitandola ad abbracciarla.
“Alice!” Esclama Bella felice, volandole tra le braccia. “Sei sveglia… stai bene” e staccandosi la osserva in ogni punto per assicurarsi che non sia un sogno.
“Certo… sono un tipo forte io!” risponde con orgoglio Alice.
“Sono così contenta! Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?” la ammonisce scherzosamente mentre le arruffa i capelli.
“Che ci vuoi fare avevo bisogno di ferie, e questo era un ottimo modo!” scherza mia sorella.
 
Passo ancora un paio di ore con Alice, nel frattempo la voce si è diffusa e tutti i nostri amici sono venuti a salutarla. Hanno dovuto fare a turno, perché l’infermiera non voleva che rimanessimo più di due alla volta, ed io non mi sono mai allontanato.
 
“Hai un aspetto orribile fratellino! Vai a casa, fatti una doccia ed una bella dormita! Io non scappo”
“Preferisco rimanere qui!”
“Ed io preferisco che tu vada a casa. Dai, Eddy, stai tranquillo. Non mi muovo!”
Discutiamo ancora per un paio di minuti, ma come sempre lei ha la meglio e così, con l’aiuto del suo nuovo alleato, Carlisle, mi spedisce a casa.
 
A disagio torno a casa accompagnato da Embry. Volevo rimanere in ospedale, volevo starle vicino, ma il folletto malefico riusciva sempre ad avere la meglio.
Mi fiondo sotto la doccia per non pensare e, in tuta, mi siedo sul divano, con un panino in mano e la birra nell'altra. Guardo un po’ di TV e mi gusto il senso di pace che il risveglio di mia sorella ed il silenzio della casa mi trasmette.
 
Mi sveglio con la bottiglia rovesciata sul tappeto ed il panino ancora a metà sul divano, sono ancora seduto, ma dalla luce che penetra dalla finestra intuisco che la notte è passata. Non mi sono nemmeno accorto di essermi addormentato e, dopo diversi giorni, non ho avuto incubi o sentito dolore.
Mi stiracchio, spengo la tv, ripulisco il danno sul tappeto e mi preparo per tornare in ospedale... ho tantissime cose da raccontare alla mia piccola sorellina.
 
 
E' già passata una settimana e Carlisle non è ancora convinto di lasciar tornare a casa Alice. E se devo essere sincero, nemmeno Alice è tanto dispiaciuta di rimanere in ospedale, la stanno viziando!
Abbiamo conosciuto Esme, la moglie di Carlisle, e lei non si risparmia nel viziarla, e da quando ha scoperto che mia sorella è un patita di moda, l'ha riempita di riviste e regali... sono rovinato!
Più volte ho trovato Carlisle nella camera di mia sorella. Ridevano, scherzavano e mia sorella era felice... forse sono una brutta persona, ma non posso negare che vederla così legata a Carlisle e consorte mi ha fatto ingelosire. Mi sembra come se stessero invadendo i nostri spazi, come se la bolla che era il mondo mio e di Alice fosse stato invaso... non so se riesco a spiegarmi.
Lo so, lo vedo nei loro occhi, che sono realmente affezionati a mia sorella, ma è solo che non voglio nessuno tra me e lei. Quando ho permesso a qualcuno di aiutarci sappiamo tutti come è finita ed io non voglio che risucceda.
"Posso offrirti un caffè?" la voce di Carlisle mi risveglia dai miei pensieri. Abbasso gli occhi imbarazzato come se avesse potuto leggermi nel pensiero.
"Ok" rispondo incamminandomi verso l'ascensore che porta al bar.
 
"Edward..." prova a rompere il silenzio Carlisle, ma sembra in difficoltà.
"Alice sta bene? Giusto?" Chiedo spaventato dal pensiero che mi nasconda qualcosa. E' vero, Alice è sveglia, parla, ride, cammina, ma è comunque ancora in ospedale.
"Sì, sì, Alice sta bene" si affretta a rispondere "...è solo che... vedi..." prende fiato e mi guarda dritto negli occhi come se cercasse qualcosa nella mia anima.
"Voglio essere sincero con te, Edward." Si drizza sulla sedia e posa i gomiti sul tavolo. "Alice può uscire dall'ospedale. I suoi valori sono perfetti e la sua ripresa è stata eccezionale..."
"Ma..."
"...ma vorrei poterla tenere sotto controllo. Non fraintendermi, so che tu sai prenderti cura di lei meglio di chiunque altro, ma mi preoccupa il fatto che non abbia avuto un crollo emotivo, capisci?"
Annuisco anche se realmente non capisco dove voglia andare a parare. Serro i pugni per contenere la rabbia che mi sta assalendo. Ho capito, dai regali, dai loro vestiti e dalle loro auto che i Cullen sono ricchi, ed ho anche capito che sono affezionati a mia sorella, che la vedono come fosse loro figlia, ma loro non hanno capito che non voglio "parenti", io ed Alice bastiamo a noi stessi.
"Non voglio intromettermi tra voi due. Voglio solo che tu sappia di poter contare su di me nel caso in cui tua sorella crollasse emotivamente" mi stringe la mano sul pugno e mi sorride guardandomi con un sguardo, non di compassione, né da secondi fini... sembra sincero e mi sento spiazzato.
Annuisco, finisco il caffè e mi alzo mormorando un grazie.
 
Arrivato fuori dalla porta della camera di Alice mi fermo per sentire la sua risata cristallina accompagnata dalla risata dolce di Esme.
Ripenso alle parole di Carlisle, vorrei potermi fidare, lo giuro, ma non ci riesco.
Anche i miei zii sembravano sinceri quando mi avevano proposto il loro aiuto e sappiamo tutti come è andata a finire. Però... non so, Carlisle... Esme... sembrano diversi. Non voglio pensarci. Il tempo deciderà per me.
Prendo un bel respiro e sorridendo entro nella stanza per dare la buona notizia a Alice.
 
"Verrete a trovarci, vero?" chiede Alice ad Esme mentre ci dirigiamo verso l'uscita dell'ospedale. La signora Cullen mi guarda timorosa, con un enorme sforzo le sorrido stringendo le mani sui braccioli della sedia a rotelle sul quale è seduta mia sorella.
"Adesso pensa a tornare a casa e a gustarti un po’ tuo fratello." le risponde sorridendole calorosamente.
"Questi sono i medicinali che devi prendere, mi raccomando, se senti dolori o ti senti strana chiamami subito" le dice Carlisle cambiando discorso.
Alice li saluta abbracciandoli forte e ringraziandoli per l'aiuto e la compagnia. Ripropone l'invito a trovarci e si siede felice in auto quando riesce a strappare un forse a Esme.
 
 
Dopo sole due notti e due giorni dal ritorno a casa di Alice, ciò che temeva Carlisle si avverò.
Le urla strazianti di Alice mi fanno svegliare di soprassalto. Corro nella sua camera e mi corico con lei nel letto. Continua ad urlare e a piangere. Mi tira pugni e calci quando provo ad abbracciarla.
"Alice, sono io, sono Edward. Calmati. Va tutto bene." le ripeto cercando di svegliarla.
Ma lei continua a picchiarmi come una furia senza riuscire ad uscire dall'incubo.
"Alice, ci sono io. Ti proteggo io. Alice" continuo stringendo maggiormente le braccia intorno alle sue spalle cercando di abbracciarla.
Dopo diversi minuti e parole di conforto si calma e torna a dormire, ma la quiete dura poco, perché dopo nemmeno una mezzoretta la scena si ripete, e si ripete per tutta la notte.
La mattina siamo entrambi stravolti, provo a farla mangiare, ma lei si rifiuta e senza aprir bocca si chiude nella sua stanza.
Durante il giorno sembra uno zombi e non riesco a farla mangiare e di notte sembra una karateka completamente assorta dagli incubi.
Provo a reggere la situazione per tre giorni, ma vedendo che la situazione peggiora decido di seguire il consiglio di Carlisle.
Quando gli telefono è stupito, ma anche felice che lo abbia ascoltato. In meno di mezzora è a casa mia. Si avvicina a Alice e, accarezzandole la guancia, le parla gentilmente. Le fa prendere delle pillole e poi l'accompagna in camera.
 
"Grazie per avermi chiamato" dice sedendosi sul divano vicino a me.
Sbuffo senza alzare il volto dalle mani. Mi sento un fallito. Non sono riuscito a difenderla dai vigliacchi e non riesco a difenderla da degli stupidi incubi.
"Non sentirti inappropriato. Non è colpa tua. Tu ti stai comportando nel modo corretto..."
"Smettila" lo blocco ringhiando e serrando i pugni. Vorrei picchiarlo. Perché deve mentire? Non sto facendo nulla di giusto!
"Edward. Ciò che avete passato non è facile. E la reazione di tua sorella è normale. Essere forti non significa necessariamente non chiedere aiuto, anzi, a volte solo una persona forte ha il coraggio di chiedere aiuto e tu lo hai fatto"
"Sì, perché senza di te non sarei riuscito a farla smettere di urlare per gli incubi"
"Sono un medico e solo con il calmante sono riuscito a tranquillizzarla. Ma è un palliativo, serve solo per tenerla in forze. Ma la vera cura ai suoi incubi è la tua presenza. Devi starle vicino e aiutarla a superarla. Siete forti e siete uniti, la supererete sicuramente. Non ti abbattere e stalle vicino." mi posa una mano sulla spalla ed io non ho la forza di allontanarlo. Il contatto con la sua mano mi fa sentire più forte.
"Per qualsiasi cosa puoi contare su di me. Mi sono affezionato a voi e vorrei che mi permettessi di aiutarvi."
"Grazie" gli rispondo. Le barriere che mi ero costruito per tener lontano le persone dalla mia famiglia si stanno sgretolando. Voglio fidarmi di lui. Ho bisogno di fidarmi di lui.
"Puoi chiedere ad Esme di venire domani?" sussurro in imbarazzo.
"Certamente" risponde con la voce più rilassata.
Mi dà il flacone di tranquillanti spiegandomi il dosaggio e mi saluta stringendo la mano sulla mia spalla.
Spero di non pentirmi. Spero vivamente che Carlisle sia esattamente come si sta dimostrando...


 
!!! ATTENZIONE SPOILER !!!

... sono Isabella Mary Swan, non sono io che devo fare il primo passo… quindi, se vuole giocare, giochiamo!!! ...

 

 
   
 
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