Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: shirupandasarunekotenshi    27/11/2015    1 recensioni
Dopo la pioggia, la terra assume un odore inconfondibile, che entra nelle narici e si riconosce subito. Per qualcuno quell'odore si fa portatore di un messaggio e di un irresistibile invito.
Dedicata a Shu, perché scritta in occasione del suo compleanno, anche se pubblicata molto in ritardo. Protagonisti Ryo, Shu e Shin.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Ryo Sanada
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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Il profumo della terra

 



Mano nella mano, i due ragazzi camminavano in silenzio, solo loro, l'erba umida di pioggia sotto i piedi nudi e Byakuen, custode affettuoso e protettivo della loro intimità.
Il vento agitava i rami degli alberi e le foglie e le gocce che trascinava con sé davano l'illusione che ancora piovesse. Era stato Shin a prendere nella propria la mano del nakama e Ryo aveva naturalmente accettato di buon grado, donandogli il calore della sua pelle: solo Ryo avrebbe potuto convincerlo ad uscire così, appena finita la pioggia, senza indossare scarpe e riparati solo da jeans e magliette leggere.
Solo Ryo… e qualunque altro dei suoi nakama in realtà, avrebbero potuto trascinarlo all'inferno e lui li avrebbe seguiti senza esitazione.
Il pensiero gli strappò un sorrisetto mentre lanciava a Ryo uno sguardo furtivo.
Sguardo che il compagno colse subito, sorridendo in risposta.
“Che c'è?”.
C'era una punta di divertimento nella sua voce, qualcosa che l'espressione del nakama, così sbarazzina e vispa, gli aveva scatenato.
Shin scosse il capo, senza poter evitare di arrossire, ma anche senza smettere di sorridere.
“Pensavo… all'influsso che tu… che voi… avete su di me”.
Ryo si fece silenzioso, guardò Shin negli occhi e riaprì bocca con estrema innocenza.
“Pensavi quindi che siamo irresistibili?”.
Shin si bloccò, costringendo anche l’altro a fermare i propri passi con uno strattone ed arricciò il naso in quell’espressione che assumeva quando voleva sembrare severo. Sollevò il dito indice e lo puntò contro il naso di Ryo, con una piccola spinta.
“Scemo” borbottò, senza troppa convinzione.
Ryo sorrise con l'aria di chi la sapeva lunga (ed era un sorriso parecchio da schiaffi, poco da lui, ma adatto all'occasione); poi allungò una mano e andò a togliere delicatamente una foglia caduta sul capo di Shin, lasciando al contempo una carezza che scivolò sulla guancia del ragazzo.
“Quando lo dici così non ti si può credere!”.
Sentì la sua mano tremare, ma non di freddo, vide i suoi occhi aprirsi un po’ di più e le labbra schiudersi in un sussurro:
“Ry… o…”.
Non ce la faceva: le attenzioni che gli davano lo facevano sentire così, come sperduto e incerto.
Abbassò lo sguardo, poi lo fece vagare intorno a sé, nel vano tentativo di mascherare quell’attacco di timidezza.
Provò a distrarsi cambiando argomento:
“C’è sempre… un odore particolare quando smette di piovere in posti come questo”.
La mano di Ryo giocò con quel ciuffo troppo lungo che Shin tentava sempre di infilare dietro l'orecchio destro e che, inevitabilmente, sfuggiva, preda del vento, delle onde naturali di quei capelli profumati di mare e, a volte, dei dispetti. Anche suoi.
“È l'odore più intenso della Terra... pensa, la Terra che odora di Acqua. Shu che odora di te!”
Una risatina divertita e, assieme, pensierosa sfiorò le labbra di Ryo.
Shin fu scosso da un sussulto e quello sguardo già un po’ perso divenne preda di puro smarrimento; ma perché Ryo era sempre in grado di mettere in crisi la sua proverbiale spontaneità nel relazionarsi con il prossimo?
Perché proprio i suoi nakama, che erano coloro con cui maggiormente sapeva entrare in simbiosi, finivano per intimidirlo a tal punto e tanto spesso?
Abbassò lo sguardo, conoscerlo significava capire che ormai era sul punto di rinunciare a mascherare le proprie emozioni.
“È… merito di Shu” mormorò, in un soffio appena udibile che quasi si perse in una folata di vento.
La sua mano in quella di Ryo si fece nervosa.
“Ma senza di te quest'odore non sarebbe lo stesso. Avete due profumi diversi, ma assieme siete molto intensi e piacevoli...”.
E non si sa come, da Acqua e Terra si era passati diretti come un treno a Shin e Shu e alla loro... fisicità più naturale.
“Per questo il profumo della Terra dopo la pioggia è il migliore. Vi mischiate bene”.
E Ryo aveva stretto ancora la mano di Shin, trascinandolo a un passo più sostenuto, seguendo la velocità dei propri pensieri.
“E poi l'Acqua dà da bere alla Terra e fa crescere l'erba, nutre le radici di tutte le piante...”. Ryo fu scosso da un sospiro. “Siete la vita, insomma”.
Se Touma avesse potuto parlare – e l'avrebbe fatto, accidenti a lui e alla sua lingua – avrebbe aggiunto che il fuoco, quando bruciava una foresta richiamava spesso i temporali, quindi l'Acqua... una specie di tramite tra l'elemento bagnato e quello arso dal calore, la Terra. A livello di doppi sensi, il ragazzo dell'Aria si sarebbe scatenato. Ma fortuna volle che quel pomeriggio l'avesse colto addormentato sul divano di casa. Per fortuna loro.
Gli occhi di Shin erano fissi a terra, tuttavia le sue labbra si piegarono in un nuovo sorriso intriso di dolcezza; il tremito della mano si diffuse a tutto il corpo. Erano loro la sua vita, i suoi nakama e, in momenti come quello, la confusione aveva la meglio su di lui, tanto che non sapeva come reagire, in preda ad emozioni che rischiavano di sopraffarlo.
“L’acqua circonda la terra… e la abbraccia… perché non può fare a meno di lei”.
Le parole uscirono spontanee, in un lieve sussurro e, dopo averle pronunciate, Shin avrebbe desiderato farti tanto piccolo da scomparire. Scosse il capo e gemette, tentando di staccare la propria mano da quella di Ryo.
Purtroppo per lui, le prese di Ryo sapevano essere più testarde di quelle di Seiji, perché avevano dalla propria la totale assenza di imbarazzo.
“Shin, le tue mani sono sempre nervose...” sbuffò Ryo quasi tra sé e sé. “Comunque è vero...” riprese a voce più alta. “L'Acqua circonda la Terra... ma anche la Terra abbraccia l'Acqua... come nei laghi. Non potete fare a meno l'uno dell'altro. Dev'essere per quello che avete un così buon odore assieme...”.
Già, quando si ritrovavano a letto, insieme, quell'odore riusciva a stordire i suoi sensi... no, forse era meglio dire che smuoveva i lati più istintivi ed erotici in lui.
In fondo non era colpa della sua natura... era colpa loro. Già.
E loro che si lamentavano.
Se le avesse pronunciate qualcun altro, simili parole avrebbero potuto risuonare innocenti, ma non in bocca di Ryo, Shin sapeva perfettamente che Ryo non era mai innocente, pur nella sua completa innocenza. Sembrava un controsenso detta così, ma bastava conoscere Ryo per capire che la sua testolina non la si poteva descrivere in altro modo: innocente senza essere innocente.
Shin scosse il capo e sbuffò: lui era contorto invece e simili ragionamenti lo dimostravano.
“Mi gira la testa” mugugnò, imbronciato.
“Vuoi che ci fermiamo?”.
Ed ecco che tornava l'innocenza di Ryo, quella vera.
Shin scosse ancora il capo: era mentalmente perso… in se stesso o nella testa di Ryo… o nel pensare a Shu… non importava, sapeva solo che si era perso.
Fermarsi? Dal fare cosa? Camminare? Parlare in quel modo assurdo?
“Io… faccio quello che vuoi” buttò fuori in fretta, con l’intento di togliersi dai guai, senza pensare che una frase del genere detta a Ryo poteva rivelarsi molto pericolosa.
“Davvero?”.
Il tono di Ryo era illeggibile: era serio, oppure...
“Io… non… mento…”.
E Shin continuava a non rendersi conto quanto potesse risultare irresistibile quel suo modo di rispondere, il tono della sua voce, per il ragazzo che lo ascoltava. Anche la sua timida serietà resa buffa dal rossore del volto contribuiva a metterlo decisamente in pericolo in presenza di Ryo.
“Lo so... voi non mentite mai...”.
Un'altra carezza sul capo, poi giù, sulla nuca, collo, spalle...
Ryo sapeva bene che Shin si arrendeva troppo facilmente quando subiva simili coccole; infatti chiuse gli occhi, sospirò e si tese, troppo simile ad un cucciolo intento a scodinzolare per le carezze ricevute.
Una carezza dei suoi nakama, un gesto gentile, una dimostrazione d’affetto, era tutto ciò che contava per lui.
“L'Acqua... dovrebbe far evaporare il Fuoco... ma finisce che... il fuoco la scalda fin troppo... e la rende... bollente...” quelle parole sussurrate si conclusero con un bacio lento e affamato che Ryo non riuscì a frenare.
Tutta la risposta di Shin consisté in un gemito soffocato nella bocca di Ryo; aveva ragione il guerriero di Rekka, era Shin ad evaporare sotto le sue mani, sotto il suo tocco e al contatto con la sua pelle ogni difesa crollava e Suiko letteralmente si scioglieva tra le sue braccia. Le gambe gli mancarono e, facendo scivolare le mani contro il corpo di Ryo, si ritrovò in ginocchio, le labbra ancora congestionate dal bacio rubato.
 
Era troppo facile, troppo bello, troppo...
Ryo si inginocchiò a terra e trascinò poi Shin assieme a sé, sull'erba, anzi addosso, come se fosse una dolce e calda coperta.
“Sei un pesciolino troppo facile da catturare...”.
E gli occhi di Ryo ricordavano troppo quelli di un piccolo felino davanti a una boccia con un pesciolino rosso pronto per lui.
Scosso da brividi e da un languore che ormai conosceva bene, Shin posò le mani ai lati della testa di Ryo e tentò di sollevarsi, ma il suo corpo non rispondeva bene, gli arti erano malfermi e resi molli da un fuoco molesto che ardeva sulla sua pelle, dentro e fuori di lui così, quando fu in ginocchio sopra a Ryo, le sue membra cedettero ancora e per non far gravare il proprio peso addosso al nakama… e forse un po’ per sfuggirgli… rotolò sul prato, al suo fianco.
Il corpo di Ryo venne scosso da una risatina che si trasformò in una risata vera e propria; poi, con un lungo sospiro, si girò sul fianco, arrivando a sfiorare con la punta del naso quella di Shin.
“Se ci fosse Shu, ora staremmo facendo altro...”.
Nella sua voce c'era una punta di maliziosa curiosità, nessun sentimento di gelosia o tristezza. Solo tanta curiosità.
“Cosa vuoi dire? Io… non…”.
Insicuro come sempre, Shin venne preso dal panico all’idea che Ryo si sentisse rifiutato da lui; non era quello, niente affatto, lui li amava così tanto entrambi, si sarebbe donato in egual modo ad entrambi, nonostante fossero così diversi lo completavano. Con Ryo provava una sorta di timore reverenziale… non sempre, spesso era lui a coccolare e proteggere il loro sensibile leader, era lui a rassicurarlo, a volere che si sentisse amato e protetto.
Ma quando si trattava dell’intimità, di contatti di quel genere, l’irruenza di Ryo a volte gli faceva quasi paura, un misto di paura, desiderio e piacere che rischiavano di farlo impazzire. Shu non gli faceva mai paura… Shu era caldo, come Ryo, ma mancava della sua irruenza, alla passionalità sostituiva un’adorazione gentile nei suoi confronti, come se fosse Shu stesso ad avere paura di ferirlo, di fargli del male, di risultare troppo goffo, di urtare la sua sensibilità. Sotto ad un corpo tanto forte nascondeva tutta la gentilezza che riservava in modo particolare a lui.
“Testolina... intendo dire che Shu è un ingrediente fondamentale nel nostro trio” bisbigliò Ryo poggiando un indice sulla punta del naso di Shin e facendolo poi scivolare sulle labbra. “Ci tiene fermi e ci rassicura... soprattutto te... e ci fa sentire... in equilibrio... perfetto...”.
Il labbro inferiore di Shin si sporse:
“Anche… tu mi… mi rassicuri”.
Un ghignetto malizioso si disegnò sulle labbra di Ryo.
“Ti rassicuro...” si avvicinò, andando a toccare col proprio naso quello del compagno. Respiro ad accarezzare altro respiro. “... anche adesso?”.
Shin deglutì e chiuse gli occhi, d’istinto le dita accarezzarono il manto di terra ed erba bagnata sotto di sé, poi si chiusero, affondando tra le pietre e la polvere. Che Ryo avesse ragione?
Una risatina scosse Ryo.
“Lo sapevo... chiudi gli occhi... in fondo sei un pesciolino e io un gatto... e ai gatti piacciono i pesciolini da mangiare... in un sol boccone. Alle scimmiette invece... uhm... le scimmiette mangiano i pesciolini?”.
Shin si morse il labbro inferiore, socchiudendo appena gli occhi, il cui lucore smeraldino si accese di tante emozioni sopra alle guance infuocate.
“Be’… alla nostra scimmietta sembrano piacere… ma anche i mici le piacciono, solo che… non so chi mangia chi… tra voi. Forse tu”.
Capitava molto spesso che la confusione emotiva lo portasse a parlare a raffica, senza che davvero si ascoltasse mentre straparlava.
Alcuni ricordi solleticarono la memoria di Ryo, accentuando il suo ghignetto malizioso.
“A dire il vero il gatto mangia proprio tutti, scimmietta compresa...”. Ed era un bocconcino molto morbido...
La lingua di Shin sporse tra le labbra, in una smorfia birichina e, nonostante la confusione, si fece scappare anche una risata sottile.
“Se fosse qui ora, entrerebbe in crisi”.
La malizia sparì dalle labbra di Ryo, sostituita da un'aria pensierosa.
“Non pensavo che fosse così timido, non è da lui. La Terra non è timida. Spesso... spesso non dicono che la Terra è generosa? E Shu non dovrebbe essere generoso con se stesso?”.
Gli occhi di Shin si sgranarono:
“Lui… lui vuole proteggerci… e anche tu vuoi proteggerci… e vuoi proteggere anche lui… ma lui… lui… per lui è normale proteggere. Essere protetto invece… con il tuo calore, con la tua forza… ci avvolgi tutti, ci abbracci, ma anche la terra avvolge ed abbraccia e allora… ecco… si confonde!”.
Ryo rimase in silenzio per un lungo istante, pensoso.
Certo, lui proteggeva: era la Giustizia, colei che proteggeva ad ogni costo per il bene più grande. E Ryo... Ryo non era capace di rimanere indietro e lasciare che un nakama lo proteggesse, ponendosi tra lui e la punta di una spada.
Era quello a confondere Shu?
“Si confonde con i ruoli, intendi?”.
Shin annuì. Anche in momenti come quello nessuno sapeva leggere come lui nel cuore dei nakama.
“È… un fratello maggiore, mentre qui è il più piccolo dopo Touma. Lui non sa come… essere piccolo. Non sa fare il fratello minore”.
“Esatto... per quello non riesce a lasciarsi andare!”.
Shin annuì ancora.
“Con me ci riesce perché io…”.
Distolse lo sguardo e tacque. Gli veniva difficile trovare parole adatte a parlare di sé. Lui che vedeva tanto chiaramente nel cuore degli altri era perennemente confuso riguardo se stesso.
“Con te è facile” borbottò Ryo poggiando il mento sulle mani intrecciate a terra. “Per tutti lo è, è come se avessi un permesso speciale... invisibile... per farlo”. Alzò lo sguardo verso il nakama, finendo per guardarlo da sotto a sopra. “Sei la mammina in fondo... e le mamme fanno questo e altro... no?”.
L’espressione di Shin si fece languida e un po’ persa sulla volta celeste sopra di loro:
“Le mamme sanno proteggere però… e anche io vorrei proteggere. Ma nella mia famiglia ero il piccolo di casa. Con voi ci provo ad essere il più grande come dovrei, ma non mi riesce molto bene. Shu sa fare il fratello maggiore… io no… io sono cresciuto come il fratellino a casa mia”.
“Beh, anche Seiji. Insomma, alla fine... ci tenete a bada, no?”. Era un eufemismo...
“Lui di sicuro” borbottò Shin con un broncio, “lui sembra grande, io sembro più piccolo persino di Touma”.
“Però ci tieni a bada!” una risatina, un sorriso dolce e parecchio da schiaffi. “Meglio di Nasty che è più grande di tutti noi”.
“Perché altrimenti non state attenti neanche alla vostra salute” sbottò Shin, finalmente con convinzione. “Soprattutto tu e Shu” borbottò infine, di nuovo in preda al rossore e distogliendo ancora lo sguardo.
“Perché pensiamo ad altro... è normale... ma possiamo farlo perché ci siete voi... e...” Ryo arricciò il naso, di nuovo pensieroso. “... e dobbiamo farlo... perché ci siete voi... ecco...”.
Di riflesso, Shin assunse la medesima espressione, arricciando lui stesso il naso e facendo spiccare un poco le piccole lentiggini sulla sua pelle appena ambrata:
“Sei contorto… dovete fare cosa? Non preoccuparvi della vostra salute? Perché ci siamo noi?”.
“Noi siamo forti e le nostre ferite passano ma... cioè, non è che non siete forti, ma noi siamo più... robusti... insomma...”.
Ecco che la poca dialettica di Ryo gli complicava la vita... e gli ingarbugliava letteralmente la lingua.
Con uno scatto, Shin si rimise seduto e fissò sconvolto il nakama:
“Non parlare di queste cose, non voglio neanche pensare alle vostre ferite, non voglio!”. Scosse il capo con violenza e nascose il volto nelle mani. Si lasciava sempre andare troppo con certi argomenti, le sue reazioni giungevano inattese, prima che potesse provare a controllarle e spaventavano persino lui.
Anche Ryo si rialzò a sedere e, nel contempo, prese nella propria una delle mani di Shin.
“Scusa Pesciolino... non volevo... davvero, io... noi... noi faremmo qualunque cosa per proteggervi, ma non siamo... così bravi...”.
A volte parlava senza pensare... a chi aveva davanti. Soprattutto col Pesciolino. A volte dimenticava quanto si potesse ferire così facilmente.
Shin abbassò dal volto anche la mano libera, scosse il capo, lo sguardo fisso a terra:
“Scusa tu… sono io che non so proteggervi come vorrei, voi fate anche troppo e io non imparo mai ad essere realmente forte, però…”.
Sollevò di colpo lo sguardo, occhi negli occhi di Ryo, si specchiò in essi:
“Qualunque cosa accada io sarò pronto, te lo prometto, potrai sempre contare su di me, non avrò più i dubbi del passato se si tratterà di combattere al vostro fianco, non accadrà più, te lo giuro!”.
La mano libera di Ryo andò al mento di Shin, si strinse appena portando il viso del compagno verso il suo, facendo incontrare le loro labbra.
Capiva Shin. Sapeva cosa lo tormentava, nonostante il tempo, le loro vite...
Lo capiva. Eppure conosceva se stesso e sapeva che avrebbe sempre protetto i suoi nakama. Sempre e comunque. A costo della propria vita. Ma lui non sarebbe morto. Non voleva lasciarli... sarebbe vissuto sempre, sempre per loro.
Shin gemette contro le sue labbra e si lasciò andare contro di lui per rafforzare quel contatto, come se temesse di perderlo da un momento all’altro.
L’odore di terra bagnata, di colpo, pizzicò le sue narici.
Quando entrambi ripresero fiato, si trovò a sussurrare:
“Sento… il profumo di Shu… sembra tanto vicino… è come se fosse qui”.
Ryo sorrise, baciò lievemente ancora le labbra del nakama.
“È qui, sempre...”.
 
Ed infatti giunse.
“Ehy, ragazzi!”. A pochi metri da loro Shu, ancora il grembiule addosso e mani sui fianchi, sbuffò nella loro direzione, avvicinandosi con fare marziale. “E mi avevate detto che andavate a fare una passeggiata!”.
Shin sussultò in preda all’emozione, ma non volle ammetterlo e tentò di darsi un tono:
“Infatti… la passeggiata l’abbiamo fatta”.
E lo salutò con una linguaccia tra le labbra sorridenti.
“Assolutamente!” aggiunse Ryo con fin troppa malizia. “Poi abbiamo cominciato a parlare di te e così...”.
Le guance di Shu si colorarono un poco e li gratificò di un sorriso solare, mentre commentava, con tono condiscendente:
“Certo… la chiamano passeggiata adesso… un nuovo gergo per definire le effusioni spinte?”.
Shin avvampò e spalancò la bocca, come annaspando in cerca di una risposta, ma dalle sue labbra uscì solo un’esclamazione sdegnata.
Ryo andò in suo aiuto. A modo suo.
“Non eravamo ancora allo spinto... aspettavamo te per quello...”.
Malizia e divertimento in quegli occhi felini.
“Ryooo!”.
La voce di Shin era evidentemente ritornata, ma ancora più energico fu il pugno che Shu, avvicinandosi a grandi falcate, lasciò sulla testa di Rekka:
“Micio lascivo! È ora di pranzo, non di rotolarsi per terra!”.
“Shu!” piagnucolò Shin, consapevole del fatto che il nakama aveva pronunciato quelle parole in tutta innocenza… forse…
Una mano sul capo, Ryo aveva semplicemente convertito la malizia in aria da cane bastonato.
“Ma, Shu... davvero... parlavamo di te... anzi, ti abbiamo sentito... e allora... insomma... era un bacio... e poi ora che sei qui... non possiamo ricominciare?”.
Ed ecco che da cane bastonato era diventato un cagnolino scodinzolante e con la lingua penzolante... insomma, l'immagine rende l'idea!
“Ma ricominciare cosa?!” gli rispose un coretto di due voci perfettamente sincronizzate accompagnate dallo sgranarsi di quattro occhi increduli ed allibiti.
Un sorriso sornione si dipinse sul volto di Ryo. Gli occhi sembravano sbrilluccicare.
“Indovinate...”.
E anche la voce, quella! Quella che usava...
“Non stavamo facendo niente che si debba ricominciare!” protestò Shin, ma il rossore del suo volto e il palese imbarazzo di voce e gesti smentivano quel che diceva.
“Il pesciolino non sa mentire” sospirò Shu, occhi levati al cielo, condiscendenti.
“E neanche ci provo, io non mento!” sbraitò Shin poi rimase seduto, il volto basso e imbronciato, le mani tra le ginocchia.
“E tu, Shu?” lo sguardo sbrilluccicoso passò sul nuovo arrivato: tanto Shin, che mentisse o meno, gli avrebbe sempre detto sì. Forse non era carino, ma... Shin su certe cose... in certe cose... insomma, visto che ora c'era Shu... che problemi o restrizioni potevano esserci?
Shu si accucciò con una mossa fulminea, davvero degna di una scimmietta, carponi e Ryo si trovò il suo naso puntato contro il proprio:
“Io cosa, micio?”.
Cercava di sembrare severo, ma in realtà sarebbe volentieri scoppiato a ridere.
Troppo facile. Servito su un piatto d'argento. Almeno quando Ryo si metteva in testa una certa cosa...
Difatti, Ryo si spinse un poco verso Shu e fece aderire le proprie labbra alle sue.
Ed ecco che il profumo di Shu si intrufolò nei suoi sensi, facendolo mugolare prima ancora che fosse Shu... a farlo.
In un primo istante a Shu venne naturale indietreggiare un poco… ma solo un poco… e solo per un attimo, perché cadere nelle grinfie di Ryo era fin troppo scontato. Nessuno dei due, in un primo momento, notò gli occhioni di Shin fissi sulla scena, l’espressione simile a quella di un bambino un po’ timido un po’ curioso di una situazione che, al contempo, lo attrae e spaventa.
Poi, lentamente, si mise a quattro zampe e, centimetro dopo centimetro, si portò sempre più vicino alla coppia, poi sollevò il naso, come ad annusare l’aria, occhi chiusi ed espressione… gaudente.
I sensi felini di Ryo percepirono subito la vicinanza di Shin e, con un movimento molto fluido, fece scivolare una mano sul collo di Suiko, l'altra su quello di Kongo. Si staccò appena dalle labbra di Shu, sospirò un basso miagolio e sorriso.
“Lo dicevamo che il tuo odore... ci dà l'equilibro perfetto... e poi è molto sexy...”.
Era risaputo che spesso Ryo non sapeva dosare la propria forza e, per la foga del movimento, le fronti delle due vittime della situazione giunsero fin troppo vicine, fino a cozzare l’una contro l’altra, mentre un nuovo coretto si levava dalle loro bocche:
“RYOOO!”.
Una risatina, un veloce bacio prima a Shin, poi a Shu e il ragazzo si allontanò velocemente dai due, andando verso casa.
“Io ho fame e voi? Se ritardiamo poi Seiji ci dà una strigliata!”.
Un po’ rimasero allibiti per quella ritirata inattesa, ma non si mossero subito dietro al nakama, incatenati dai propri reciproci sguardi, occhi negli occhi, si massaggiavano la fronte… e si contemplavano.
“Scimmietta… ti ho fatto male?”.
Fu la voce morbida e bassa di Shin ad interrompere quel silenzioso scambio, ma l’espressione adorante rimase immutata.
Occhi dolci contro occhi dolci, sorriso in risposta al sorriso.
“Assolutamente no... lo sai che la mia testa è troppo dura. Anche più di quella di Ryo...”.
“Venite o non venite?” chiamò da lontano Ryo.
Shin smise di massaggiarsi la fronte e continuò nella sua adorazione visiva:
“Io non ho… molta voglia… di andare…”.
Shu si fece pensieroso, fece spallucce e si tolse il grembiule, facendolo scivolare a terra.
“Se Seiji e Touma avranno fame, mangeranno. Possiamo sempre scaldare quella zuppa...”.
Allungò una mano sul capo di Shin, giocando con le ciocche più lunghe e contemplando il viso del suo Pesciolino.
“Se voi non venite, allora non vado nemmeno io. Tanto non ho fame!”.
Ryo, lesto e silenzioso, era spuntato alle spalle di Shu, poggiandovisi sopra e ammirando la scenetta da quel punto.
“Vorrei fare quello che state per fare...”.
“Anche io… vorrei…”.
Shin ormai si era tradito ed era entrato in un’altra dimensione in cui la percezione di sé e di quello che veramente esisteva intorno a lui mutavano e si trasformavano… e lo trasformavano. Quel che avrebbe fatto o detto da questo momento in poi non sarebbe più dipeso dalla sua volontà e dal controllo di sé e, pur sapendo che si sarebbe vergognato a morte subito dopo, non aveva mai voluto imparare a dominare sul serio quella parte istintiva di sé: avrebbe perso quanto di più bello gli era capitato nella vita.
“Bene, bene...” fu il mormorio di Ryo che, fatti due passi, trascinò con sé, a terra, i due ragazzi. “Io non vedevo l'ora...”.
Il tappeto di terra e acqua li accolse, i profumi del suolo bagnato che si rincorrevano pizzicavano le narici e inebriavano tutti i sensi, mentre terra e acqua si lasciavano avvolgere dall’ardore del fuoco.
 
“Colui che dominava gli odori,
 dominava il cuore degli uomini.”
  
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