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Autore: Mikadoro    27/11/2015    3 recensioni
Quarta di una serie di SasuNaru
Oneshot ispirate da parole assolutamente casuali, alla fine di ognuna scriverò la parola che darà origine alla prossima storia!
dal testo:
Mi avvicino al mio Therapon(1), seduto a terra, i piedi che vengono carezzati dalle onde leggere, lo sguardo rivolto all’oceano. L’aria è frizzante sulla mia pelle, un brivido mi coglie quando un soffio mi carezza i capelli sulla nuca, come dita gentili in una carezza. Mi siedo alla sua sinistra, le braccia che si sfiorano. Non dico niente, non serve, non è mai servito fra noi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Un Amore in Pillole [NARUSASU]'
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Ciao a tutti! Ecco la quarta One-shot NaruSasu della mia serie! La parola di questa fic era MARE.
Premessa: pochi giorni fa ho letto "La Canzone di Achille" di
Miller Madeline (CONSIGLIATISSIMO) e proprio non sono riuscita a non farmi ispirare! La storia è ambientata nell'antica grecia e diciamo pure che nella mia testa Naruto e Sasuke sono una specie di Achille e Patroclo(ovviamnte però tenendo presente i caratteri dei nostri due ninja preferiti!).
Comunque è inutie che aggiunga altro, leggette e capirete! ;)

Se volete leggere le altre trovate nella serie Un Amore in Pillole [NARUSASU]
Buona lettura! Baci MIKA


 

Quella sera la luna era stranamente grande nel cielo. Alta, luminosa, splendente, come un grande scudo lucido e tondo. Non riuscivo a non guardarla, mi ipnotizzava. Mi staccai dal davanzale della finestra, i piedi nudi sulla fredda pietra, le gambe e le braccia, lasciate scoperte dalla corta tunica di cotone, accarezzate dalla fresca brezza marina. I miei piedi non avevano bisogno di essere guidati, seguivano una strada già percorsa milioni di volte. Le pietre del giardino lasciano il posto alla terra battuta, poi morbida sabbia già fredda mi solletica le dita. Il suono delle onde che si infrangono contro gli scogli è una musica conosciuta, come la ninna nanna di una madre amorevole, che ti culla nel sonno.

Il cielo è libero, senza una nuvola, la luce della luna può illuminare tutta la spiaggia. Si riflette sull’acqua, ne segna i movimenti e staglia agli occhi una figura a me inconfondibile.

Cammino sulla battigia, la sabbia accoglie i piedi ad ogni passo come un freddo abbraccio. Mi avvicino al mio Therapon(1), seduto a terra, i piedi che vengono carezzati dalle onde leggere, lo sguardo rivolto all’oceano. L’aria è frizzante sulla mia pelle, un brivido mi coglie quando un soffio mi carezza i capelli sulla nuca, come dita gentili in una carezza. Mi siedo alla sua sinistra, le braccia che si sfiorano. Non dico niente, non serve, non è mai servito fra noi. Volto la testa verso di lui e lo osservo. E’ bello, lo è sempre stato e più gli anni passano più la sua bellezza cresce con lui. I capelli neri si fondono con il nero della notte, incorniciano il suo viso pallido che sembra fare a gara con la luna per chi è più luminoso. Le labbra sottili si tirano leggermente in un mezzo sorriso a sentire il mio sguardo insistente sul suo volto. Sorrido anche io, scuoto la testa quando pensieri nefasti incominciano ad affacciarsi nella mia mente. Lascio libero un sospiro di rassegnazione e calo la testa fino a quando non poggia sulla sua forte spalla bianca. Quello che mi ha sempre stupido del suo corpo è che nonostante appaia come freddo marmo bianco levigato dal migliore degli scultori, il suo corpo è tanto pallido e tonico quanto caldo. La sua pelle sembra sempre scottare, come in preda alla febbre.

Il suo braccio si sposta, la mia testa scivola nell’incavo del suo collo, la sua mano poggia sul mio  fianco e il suo arto avvolge la mia schiena. Prendo la sua mano destra tra le mie, la accarezzo, ne tocco i calli, le cicatrici, le vene. Me la porto alle labbra e piano ne bacio le nocche una ad una. Lui sospira, prende la mia mano sinistra e fa lo stesso. Parte dall’indice e si ferma sul mignolo, dove tiene le labbra premute per secondi infiniti. Mi sembra ancora di sentire il mio dito, proprio dove dopo la nocca la carne è bruscamente tagliata. Ho perso un dito in guerra, uno stupido mignolo. Nulla in confronto a ciò che è successo al mio compagno. E’ stata a causa mia, è stato per proteggermi, “era suo compito” mi ripetevano i comandanti, “era suo dovere” dicevano i sacerdoti. Io ero sordo alle loro parole mentre sedevo affianco alla sua lettiga, tenendogli forte la mano quando il dolore era tanto forte da farlo gridare. 

Ora una benda copre il suo occhio destro. Mi ha protetto, ha perso un occhio per me. Lui è il compagno, non è solo un servo, uno strumento. E’ la parte più importante della mia vita, siamo stati insieme da quando eravamo appena degli infanti. Abbiamo vissuto e siamo cresciuti, abbiamo affrontato tutto insieme e ora siamo uomini. Siamo uomini che moriranno insieme. Gli dei mi siano testimoni, giuro che farò tutto quello che anche il mio ultimo fiato mi permetterà perché questo accada.

Come se avesse sentito i miei pensieri, la presa sul mio fianco si rafforza, mi stringe a se, e il peso della sua testa poggia sulla mia. Negli ultimi 10 anni siamo stati in battaglia, abbiamo ucciso, combattuto, sofferto, sacrificato e perso. Ora tutto quello che voglio è poter stare con lui, su questa spiaggia, per tutta la vita. Siamo fuggiti non appena la guerra è finita. Siamo fuggiti dai nostri doveri. Abbiamo preso una barca e navigato per settimane verso sud. Ora abbiamo un isola, una piccola isola, una piccola casa sulla spiaggia, un cane, una capretta e qualche gallina. Abbiamo il silenzio, la pace e la serenità. Io non sono più un principe e lui non è più il mio servo. Abbiamo brutti ricordi, incubi, un pesante passato e cicatrici. MA abbiamo un futuro. E non mi importa di nient’altro. Siamo solo io e lui, per tutto il tempo che gli dei ci concederanno.

 

 

(1)Therapon: Compagno d’armi legato a un principe da un giuramento di sangue  e amore, è un servitore, si prende cura del suo principe, lo venera e ammira. In guerra erano le guardie d’onore, in pace i consiglieri più vicini.



LA PAROLA DELLA PROSSIMA STORIA SARA' OCCHI suggerita da ryanforever


 
  
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