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Autore: SandFrost    27/11/2015    0 recensioni
In un mondo dopo tutto è possibile, anche un ospedale può essere un ottimo luogo di incontro.
Perché è proprio in un ospedale che ha inizio questa storia.
Questa storia che parla di un'amicizia vera e pura.
Questa è storia di un amicizia, l'amicizia fra Rachel e Mercedes, che diventa qualcosa di più.
[...]
"...Abbiamo trovato una famiglia quando non riuscivamo a trovare neanche noi stessi. Ci siamo trovati nello stesso momento, aspettando l’istante i cui i nostri cuori sarebbero stati pronti per il nostro amore. Non importa il tempo, le difficoltà, la distanza, niente potrà farci smettere di essere una famiglia, perché è quello che siamo ed è quello che saremmo sempre, quindi asciugatevi gli occhi perché non andiamo da nessuna parte se non siamo insieme"
[...]
Dedicata alla mia Rachel. Ti voglio bene Jacobba.
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel, Mercedes Jones, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il mattino era iniziato con l’odore del caffè nelle narici. La villetta sembrava ancora addormentata quando Mercedes scostò il lenzuolo e uscì dalla sua stanza. Portò le braccia sopra la testa per sgranchirle e sorrise quando, una volta raggiunta la cucina, trovò del caffè appena fatto ad aspettarla e che quindi non era frutto della sua immaginazione. Sorrise al ragazzo dai capelli mori e tutti spettinati che, quando la sentì entrare nella stanza, tirò fuori la testa dall’interno del frigo, dove stava cercando l’occorrente per la colazione. “Buongiorno raggio di sole” lo salutò subito la ragazza, sedendosi alla tavola e versandosi del caffè.

“Buongiorno anche te, dormito bene?” chiese il ragazzo, ricambiando il sorriso e posando tutto quello che aveva tra le mani, accanto ai fornelli e “Ti vanno dei pancakes?” chiese ancora, mostrando la padella che stringeva in una mano con un sorriso raggiante anche per lui, considerato quanto presto ancora fosse. Non fece neanche in tempo a chiedere da dove tutto quell’entusiasmo arrivasse che “Kurt voleva i pancakes, a quanto pare li adora e li mangerebbe sempre se non fosse per la sua dieta, ma scommetto che questo tu lo sappia meglio di me, giusto?” rise nervoso e si voltò verso il ripiano della cucina, tornando a cercare l’occorrente da usare.

“Ho anche scoperto che è un impresa farlo uscire dal letto a meno che tu non gli prometta qualcosa. E i pancakes mi sono sembrati un ottimo compresso da cui tutti potevamo usufruire. Tu come lo convinci a farlo alzare dal letto la mattina?” blaterò muovendo le mani e rompendo le nuova. La risposta di Mercedes non arrivò mai che “Credo che basti la sola presenza di Mercedes a farlo scattare in piedi la mattina, o la non presenza dato che odia non averla nel letto la mattina. Correre fuori dalla stanza per poterla abbracciare e restare nel suo calore, non preoccupandosi dei capelli arruffati o delle guancie rosse per la posizione del cuscino sul suo viso pallido”.

Si voltarono verso la porta della cucina alla voce, sorridendo alla vista di un assonnato Finn che trascinava i piedi all’interno della stanza e prendeva posto accanto all’amica. Blaine stava per chiedere come lo sapesse ma “Esperienza personale amico” e fissando Mercedes continuò dicendo “Ricordi la gita fuori città? Kurt ha insistito per dormire con te e la mattina è corso in cucina solo per rimproverati per averlo lasciato solo e quando si è accorto anche della nostra presenza, si è messo le mani tra i capelli ed è corso verso il bagno urlando che avresti dovuto avvisarlo che non eravate soli. Esilarante” rise alla fine del racconto.

Il moro sorrise intenerito e “Avrei voluto assistere alla scena” tornando alla cucina, lasciando li altri due conversare su quanto c’era da fare quella mattina, cosa volevano mangiare per pranzo e “Questa sera vorrei che Kurt e Rachel dormissero con me. Ho promesso a Kurt che avremmo fatto un pigiama parte quando sarebbe tornato dall’Ohio ma poi è successo quello che è successo e non abbiamo avuto più tempo e dato che siamo qui, ho pensato di poterne approfittare ma non vi preoccupate, domani saranno di nuovo vostri” disse ridacchiando vedendo le loro reazione nervose.

“Anzi, voglio approfittare anche di questa situazione e parlare con voi due, dato che non ne ho avuto occasione nei giorni scorsi e avendo solo il sospetto di quello che stava succedendo ma non un idea chiara” continuò la ragazza, prendendo il primo pancake preparato e mettendolo nel piatto. Finn sollevò un sopraciglio confuso, versandosi del caffè e strofinando un occhio stanco. Blaine si affrettò a tornare ai fornelli, prima di bruciare qualcosa ma entrambi tremarono al “Che intenzione avete con i miei bambini, mh?” e allo sguardo che Mercedes riservo loro.

Provarono a dire qualcosa, forse a giustificarsi come se fossero stati sorpresi a rubare i biscotti dal barattolo sopra la mensola. O forse era anche peggio. Nessuno teneva a Kurt e Rachel come Mercedes. Era come una mamma per loro e cercava di proteggerli dai possibili pericoli. Anche se la conoscevano da abbastanza tempo e sapevano che Mercedes si fidava di loro, il suo verdetto avrebbe rallentato o accelerato le loro possibili relazioni. Sentivano di aver fatto un passo falso senza aver prima chiesto il permesso ed era ora di rimediare al tutto.

“Mi piace!”. Finn fu il primo a prendere il coraggio tra le mani e parlare. “Dalla prima volta che l’ho vista, non so come spiegarlo ma credo che lei abbia provato la stessa cosa. Ogni minuto che passavo in sua compagnia, ogni volta che mi sorrideva, ogni volta che si lasciava andare e si fidava. Credo di averla cercata, quel giorno in ospedale. Non sapevo neanche dove stavo andando, mi muovendo come un automa cercando il Dottor Anderson e poi l’ho vista. Anche la mia scelta di partire per New York, il mio appartamento vicino all’ospedale. Come se tutto fosse già scritto” parlò muovendo le mani tra di loro, stringendole e rilasciandole.

“Oh andiamo, tu eri seduta in quella sala d’attesa e lei ti si è avvicinata, come se sapesse. Come se avesse saputo tutto da subito. La vivo da mesi ora mai e anche se le ho confessato cosa provo per lei, mi sento ancora in gara, ancora di dover dimostrare qualcosa, ancora non degno. Eppure lei mi stava aspettando come io la stavo cercando e mi sembra assurdo ma sento questo peso che mi ferma e non so come comportarmi con lei” sorrise tristemente chiudendosi in un mutismo. Si era esposto, si sentiva nudo ma non aveva paura. Si poteva fidare. Il suo cuore e il suo amore era sicuro in quella stanza.

Restarono tutti immobili, come a soppesare le parole e tutte l’emozioni che erano state messe in bella vista. Mercedes fece un respiro profondo e “Amala con la testa come il tuo cuore ha fatto ancora prima di conoscere il suo volto, come i tuoi occhi hanno fatto prima di vederla sorridere. Come ogni parte di te fa, ogni volta che non le sei accanto ed implode quando lo sei. Credo che sia normale la tua paura, il tuo non saperti muovere. Sentire quello che provi e non sentirti degno ma lo sei. Devi solo convincere la tua testolina testarda che lei ti ama e che il nostro amore basta”. Passò una mano sulla spalla del ragazzo e gli sorrise. Finn si sentiva già più libero ma non era ancora sicuro del perché.

“Penso che sia il tuo turno adesso Anderson” disse la ragazza, spostando l’attenzione da Finn e fissando negli occhi il medico che sbarrò gli occhi e socchiuse la bocca, sorpreso. Quasi dimenticando che erano entrambi sotto interrogatorio e che non poteva scappare. “Credo che ti convenga lasciare i fornelli e sederti qui con noi” disse muovendo la mano e indicando il posto libero di fronte al loro, sorridendo in modo incoraggiante ma allo stesso tempo con attenzione. Aspettò che il ragazzo si muovesse, lo seguì con lo sguardo fino a vederlo prendere posto sulla sedia e appoggiare le mani sul tavolo, sospirando.

“Mi sono ritrovato Kurt in caffetteria mentre ordinavo. Sembrava agitato e quasi non si rese conto che c’ero io, ordino la mia stessa ordinazione. Per giorni mi sono chiesto se lo avesse fatto perché era quello che voleva o solo perché era quello che avevo chiesto io e, sovrappensiero qual’era, non aveva avuto il tempo di accendere il cervello e collegarlo alla bocca. Mi ha colpito la sua voce prima di tutto il resto. È stato strano ma mi sembrava così indifeso e volevo chiedergli se avesse avuto bisogno di aiuto, il mio aiuto. Quando mi sono spostato, ho visto il suo volto ma lui non ha visto me, non subito comunque.

“Tutto quello che ricordo sono stati i suoi occhi su di me ma niente mi avrebbe preparato a quando li avrei visti davvero, su di me” sorrise, emettendo un suono che sapeva di felicità. Non alzò mai lo sguardo dalle sue mani e Mercedes e Finn si fecero piccoli, sentendosi di troppo e ladri di un momento cosi importante per il moro. “Pensai che non lo avrei rivisto, che forse era lì solo per un parente in visita, tutto qui. Ma poi lo vidi ancora, iniziai a vederlo quasi ogni giorno. Anche quando non era lì. Alle volte lo vedevo camminare disinvolto nel corridoio, controllando ogni stanza. Ogni volta speravo stesse cercando me.

“Aspettavo che fosse meno attento e comparivo, fingendo di non vederlo. Alle volte lo sentivo squittire felice e non sorridere era una tortura perché era tutto quello che volevo fare. Quando vi ho visti accanto a Rachel e Finn è stato” fece un piccola pausa come a trovare le parole da dire ma alla fine riciclò quelle già dette e “È stato come ha detto Finn, come se Rachel sapesse già tutto e ci avesse aspettati, unendoci insieme. Non posso negare che un merito di tutto questo va a te, impertinente di una ragazza” indicò Mercedes in modo canzonatorio ma sorrise, facendo ridere la ragazza.

“Ogni volta che non lo guardavo o fingevo di non farlo, Kurt stava guardando me. La sua voce credo sarà per sempre il mio punto debole e i suoi occhi la mia ossessione. Vorrei che mi trovasse sempre, che mi cercasse quando non lo sto guardando, quando non sono accanto a lui, mentre si sente solo e cerca di sentirsi completo. Alla fine lui ha aiutato me”. Sospirò prima di riprendere “Cerco di mostrarmi coraggioso ma quando mi guarda, quando mi sorride, quando pronuncia il mio nome; lui è il solo coraggio che mi serve e forse questo non è quello che volevi sentire ma è quello che è” terminò sollevando lo sguardo e sorridendo in modo impacciato.

Entrambi i ragazzi voltarono lo sguardo verso Mercedes aspettando un verdetto, un consenso, qualsiasi cosa ma la ragazza li faceva penare. Non parlava. Esaminava i loro occhi, riascoltava le loro parole, cercava tra i loro battiti tutto quello che era impossibile esprimere e che ancora non avevano realizzato e “Come una mamma devo accertarmi che i miei bambini siano in buone mani. Ma non avete bisogno del mio consenso, del mio coraggio, delle mie parole. Di me. Non ho mai avuto dubbi, conoscevo la risposta dalla prima volta che ho sentito pronunciare i nostri nomi con la loro voce.

“Anzi, non capisco ancora cosa ci fate voi qui con me invece di essere con la persona amata” sorrise ai due ragazzi alzandosi e avvicinandosi alla cucina e “Dato che vi ho fatto da consulente, credo di essermi meritata questi pancakes perché Kurt non è l’unico che ne va matto” afferrò un piattino e uscì dalla stanza canticchiando, sorridendo felice per la chiacchierata e la consapevolezza di aver messo le sue due piccole perfezioni nelle mani giuste. Era felice se lo erano anche loro. Tutti e quattro.
 
 





Il resto della mattina era passata in tranquillità. Blaine aveva finito di preparare i pancakes da portare a Kurt, lasciando quelli per Finn e Rachel. Aveva svegliato Kurt con un bacio sulla fronte, aveva sorriso vedendolo aprire gli occhi ma non aveva accennato alla chiacchierata con Mercedes, avuta solo poco prima. Avevano fatto colazione a letto, guardando vecchi film in tv e dopo si erano uniti agli altri per il pranzo dove Mercedes aveva informato del pigiama party. Rachel aveva chiesto a Finn se per lui andava bene e il ragazzo aveva risposto dicendo che avrebbe passato la serata in compagnia di Blaine e di una partita di football.

Il pomeriggio era passato nello stesso modo. Finn e Rachel si erano occupati di lavare i piatti e di sistemare la sala da pranzo, ridendo e schizzandosi l’acqua a ogni occasione, facendo solo più danni mentre gli altri tre si era spaparanzati sul divano a guardare qualche programma preferito di Kurt. Mercedes aveva seguito poco e si era appisolata tra un commento di Kurt e le risposte di Blaine. Tra le suppliche di Rachel e le risate di Finn. Sentendosi a casa, al sicuro e protetta. Quando riaprì di nuovo gli occhi, erano passate ormai delle ore e aveva trovato tutti quanti seduti sul pavimento a giocare a qualche gioco da tavolo che Finn aveva insistito a portare. Si era unita a loro mentre la sera calava.

Erano le otto di sera quando Blaine e Finn salutarono la Diva Trinità – cosi avevano iniziato a chiamarli Finn, considerato le loro doti canore e bhe, il loro essere cosi dive – preferendo restare in salotto e accendendo la televisione su un programma sportivo, sgranocchiando pop corn e sorseggiando una birra. Il resto entrò in cucina per prendere i pop corn che avevano fatto solo pochi minuti prima, patatine e altre schifezze prima di chiudersi in camera dove dormiva Mercedes e gettarsi sul letto, con i loro pigiami già indosso e le risate tra le labbra, per la felicità di quella serata.

“Devo ammetterlo ‘Cedes, quando hai fatto questa proposta volevo ucciderti perché volevi tenermi lontano dal mio Blaine. Voglio dire, prima ci metti in stanza insieme e poi ci separi per una intera notte? Ma,” continuò subito il ragazzo all’occhiata della sua migliore amica “mi piace” disse sorridendo e portandosi alla bocca un pop corn “Quando mi hai detto della tua serata con Rachel sono stato geloso ma sapevo che avresti mantenuto la tua promessa ed eccoci, tre amici, schifezze e due splendidi ragazzi nell’altra stanza. Sicura che non vuoi che io e Rachel ti aiutiamo a trovare qualcuno?” chiese ancora e la serata era appena iniziata.

“Per quanto ti ami, Kurt Hummel, non è quello che sto cercando al momento. Anzi, a dire tutta la verità, la mia gioia arriva proprio da voi due e dalla vostra felicità e a proposito di questo, credo che si siano un sacco di cose che mi dobbiate raccontare, non è forse così Rachel Berry?” disse spostando l’attenzione dal suo migliore amico alla ragazza, che se ne stava in silenzio a mangiare patatine. Quando si sentì interpelata, si bloccò con un mano a mezz’aria, sorpresa. “Non credere che mi sia dimenticata di te e della nostra conversazione in cucina”.

“Di quale conversazione state parlando? E dov’ero io?”. Mercedes ridacchiò, ora che la curiosità di Kurt era accesa, quella serata poteva dichiararsi iniziata. Aspettarono che Rachel si riprendesse dallo shock iniziale e “Sì, giusto, la nostra conversazione” balbettò nervosa, non sapendo da dove iniziare, non ancora abituata a tutto quello o a quel tipo di serata ma venne salvata da Kurt che “Credo che Blaine sia quello giusto. Mi sono preso un sacco di cotto e sono sicuro che Mercedes le saprebbe elencare tutte ma mai nessuno mi ha mai fatto sentire cosi”.

Entrambe le ragazze si misero comode, sgranocchiando tutto quello che avevano di fronte e i loro occhi si facevano già più lucidi nel sentire la voce di Kurt così calda e piena d’amore. “La settimana scorsa mi ha chiesto di cenere con lui. Credevo mi avrebbe portato da qualche parte fuori ma in realtà siamo andati al suo appartamento e ho pensato, okay, romantico e privato ma in realtà una volta arrivati, mi ha bendato e portato sulla terrazza. Quando mi ha tolto la benda, c’erano luci e una coperta per terra. In pratica aveva organizzato un picnic ricordandosi che non ne avevano mai fatto uno”.

“Finn una volta mi ha portato una rosa in stanza”. Kurt quasi saltò dal letto quando Rachel parlò ma Mercedes sorrise. Sapeva che una volta fatto parlare Kurt, Rachel si sarebbe unita a loro, non sentendosi a disagio a parlare di qualsiasi cosa volesse e che era libera di scegliere cosa raccontare. “Stava piovendo fuori e il cielo era scuro. Le luci nella stanza rendevano tutto così triste e stavo quasi per alzarmi e spegnerle ma poi è arrivato Finn, completamente bagnato, con una rosa tra le mani. Me ne ha fatto dono dicendo che una rosa sotto la pioggia non avrebbe mai perso il suo colore ma che aveva bisogno di luce e che io ero la sua luce”.

“Aw! Mi farete venire il diabete prima di tutto questo zucchero” esclamò Mercedes, intenta a fissare i due amici mentre si scambiavano un sguardo d’intesa. “Ma continuate pure, mi piace” aggiunse quasi subito, portandosi al petto la coppetta delle patatine e sgranocchiandole con entusiasmo, come se stesse arrivando la parte più bella del suo film preferito. Fece ridacchiare Kurt e arrossire Rachel ma subito dopo ripresero a parlare. Raccontando tutto quello che si era persa in quelle due settimane, quando non li teneva d’occhio o li lasciava soli volontariamente.

“Okay, me lo dico così’ mi sentirò decisamente meglio dopo” informò Rachel, facendo un sospiro profondo e coprendosi il volto con entrambe le mani, per non far notare quanto stessero andando a fuoco al solo pensiero di quello che avrebbe reso noto subito dopo. “Mi ha detto ti amo. Finn mi ha detto ti amo mentre ero ancora in coma e dopo, quando mi sono svegliata e ci hai lasciati soli in stanza. Per questo sembravo così sovrappensiero quando sei tornata e Finn si è fatto trascinare con facilità fuori dalla stanza. Non so perché non te l’ho detto prima, io-” la sua frase venne interrotta da Mercedes che le sorrise.

“Credo sia normale, è stato un passo importante e volevi tenerlo per voi. Privato, vostro” disse, ripensando alla conversazione avuta solo quella mattina con Finn. Aveva le stesse paura di Rachel ed era adorabile, destinati a completarsi. “Sono la tua famiglia, piccola. Io, Kurt e il suo Blaine. Ogni tuo segreto sarà protetto, questo te lo posso garantire e come membro della tua famiglia devo dirlo; credo che dovreste renderlo ufficiale e la stessa cosa vale per i Klaine qui” ridacchiò a quel nomignolo che si era creato Kurt dopo la sua giornata con Blaine. “Io sarei la prima a esserne felice e fiera. Insomma siete, com’è che hai detto Kurt? OTP?”. Ridacchiarono continuando a mangiucchiare, parlottare e infine, si stesero uno accanto all’altro e misero su un film che non videro perché si addormentarono quasi subito.

 
  
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