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Autore: StilledAnima    01/03/2009    8 recensioni
A pochi giorni dall’arrivo di Bella a Forks, Alice avrà una visione un po’ particolare. Un salto tra ricordi lontani e strani merletti in pizzo bianco… “Fanfiction partecipante al Pre-Twilight Contest indetto da Queen_of_sharingan_91” ( 4° classificata)
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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White Future

Le cose che ho visto le ho fortemente sperate.

Adesso, è tempo di nuovi sentimenti.

Edward... qualunque cosa deciderai, sorridi.”

Le dita scorrevano veloci sui tasti d’avorio, intrecciandosi in una complicata combinazione di gesti rapidi e armoniosi. Non avevo in mente un testo preciso da seguire, mi limitavo a lasciarmi andare al caso, proprio nella curiosità di scoprire che melodia avrei creato stavolta. Chiusi gli occhi, abbandonando leggermente la postura rigida che avevo assunto su quello scomodo seggiolino posto davanti al pianoforte.

Comporre musica non era mai stata la mia valvola di sfogo preferita, anche se negli ultimi tempi approfittavo di quei rari momenti di solitudine per dedicarmici. Sorrisi, spostando lo sguardo su di una delle grandi vetrate della casa. Il sole stava tramontando, solo qualche timido raggio disegnava appena le ombre sul portico della veranda. Uno di questi oltrepassò i vetri delle finestre, andandosi poi a disperdere nelle mille sfaccettature di colore sulla mia pelle d’alabastro.

Uno strano arcobaleno artificiale, a suo modo.

Gli altri erano usciti a caccia pochi attimi prima del mio arrivo, a giudicare dalla recente scia che si dipanava sino ai primi bassi alberi della foresta. Non avevo acceso nessuna luce, mi ero persino dimenticata di portare al piano superiore le buste con i miei acquisti. Era bastata un’occhiata al soggiorno per farmi venire voglia di sedermi a quel piano, nero e lucido come l’ala di un corvo.

Mi lasciai scappare una risata, il suono di tanti piccoli campanelli si disperse nell’aria sopra di me. La faccia di mio fratello se mi avesse vista in quel momento… come minimo mi avrebbe uccisa! Quel pianoforte era tutto il suo mondo, diventava improvvisamente possessivo se qualcuno vi si avvicinava senza il suo permesso. Però c’erano state anche delle volte in cui avevamo suonato insieme, a quattro mani. Stare al suo passo era estremamente difficile, ma non impossibile, anche perché con la sua infinita pazienza cercava sempre di correggere i miei errori senza farmeli pesare. Un bravo insegnante, un pianista eccezionale che avrebbe fatto girare la testa a milioni di donne, se solo non fosse stato così cupo e solitario.

Abbassai la testa portando la mia melodia verso accordi più malinconici, rallentando il ritmo.

Sospirai piano, lasciando libero spazio a quei pensieri che ogni tanto tornavano a girovagare nella mia mente, come spezzoni di una vecchia vita in bianco e nero.

Di solito non mi concedevo il privilegio di tornare a ripensare al passato. Come Rosalie aveva affermato una volta, non c’era motivo di continuare a farsi del male ricordando un’esistenza che non avremmo più potuto vivere. Se ci fosse stato un vero lieto fine alla nostra storia, non saremmo stati certo in grado di raccontarla. Eppure, non riuscivo ad adattarmi alla sua visione così pessimistica dell’ eternità. Se non fosse stato per la mia trasformazione, non avrei abbandonato quel buio che continuava a circondarmi e da cui non ero in grado di fuggire. Non avrei potuto avere la possibilità di incontrare tutti loro, la mia famiglia. O conoscere quello che sarebbe diventato poi il mio amatissimo marito.

Per questo ogni tanto mi piaceva tornare indietro, ripercorre gli anni che erano trascorsi, vedere come erano cambiate le cose. Avevo cercato di dimostrarmi forte e mi ero parata davanti alla mia nuova vita pur di proteggerla. Avevo donato tanto e quel tanto mi era stato concesso di nuovo grazie alle straordinarie persone che avevo incontrato durante il mio viaggio.

Ero felice, nonostante l’onnipresente sete di sangue che faceva ardere la gola, nonostante i continui spostamenti da un luogo all’altro per non farsi riconoscere dagli umani.

La percepivo come una nuova strana avventura. Persino il mio talento soprannaturale di “vedere” nel futuro quegli eventi che non si erano ancora verificati era una parte della nuova me alla quale mi ero affezionata col tempo.

Le dita si arrestarono improvvisamente, l’eco dell’ultima nota enfatizzò il silenzio della casa.

Rimasi immobile, lo sguardo perso sui tasti neri e bianchi che si succedevano uno dopo l’altro.

Forse non ero stata proprio del tutto sincera con me stessa. Adesso non c’erano ombre o dolore a circondarmi, ma non era stato sempre così. Se per me il fuoco dirompente del veleno nelle vene non era stato un problema, poiché non ne avevo conservato un ricordo preciso, i primi anni dopo la trasformazione erano stati il passo più difficile da affrontare.

Ero sola, giravo intorno ai miei demoni senza scappare, ma senza farmi prendere. Cercavo sotto ogni mia maschera per vedere chi c’era, per scoprire chi ero diventata, per capire come ritrovarmi. Ci sono stati momenti in cui non riuscivo a vedere nulla e c’era solo il nulla a tenermi compagnia.

Poi era successo, in maniera così improvvisa da lasciarmi senza parole.

Ero riuscita a “vedere” oltre.

Il volto cupo di un giovane uomo aveva preso campo nella mia testa. Aveva la mia stessa pelle d’alabastro segnata da innumerevoli cicatrici più chiare, gli occhi rossi scuri e cupi che si guardavano intorno, circospetti. Vidi me stessa corrergli incontro, apostrofarlo per il suo ritardo, il suo chinare la testa alle mie parole scherzose. Non lo conoscevo, non l’avevo mai incontrato. Eppure in quel momento con l’immagine del suo volto ben chiara nella mente provai calore. Una sensazione nuova che non avevo mai avvertito sulla mia fredda pelle da immortale.

Fu lì che Jasper, senza neanche saperlo, mi salvò per la prima volta.

Ci facevamo forza a vicenda. Succedeva un po’ per tutti: Carlisle con Esme, Emmett con quella testarda di Rosalie. Poi c'era Edward.

Il mio fratello preferito, quello con il quale avevo istaurato un rapporto che andava al di là della semplice amicizia. Forse il fatto che i nostri talenti erano in qualche modo legati fra di loro, magari l’empatia che legava i nostri caratteri, il fatto che lo facessi ridere in quelle rare volte in cui si apriva un po’. Vederlo da solo mi riempiva di tristezza. Una solitudine forzata, il rigetto per ogni tipo di possibile relazione.

La verità però era un’altra e forse solo io e Jasper ce ne eravamo accorti. Mio marito ne percepiva le emozioni a pelle tramite il suo dono, a me bastava guardarlo per capire davvero.

Edward si sentiva in colpa più di tutti gli altri. Si condannava da solo per ciò che aveva fatto in passato, si prendeva il peso di sofferenze che nemmeno gli appartenevano. Si odiava in silenzio per tutto ciò che era diventato.

Non era bastato l’interesse di Tanya a smuoverlo, se possibile si era chiuso ancora di più in se stesso negandosi ogni tipo di compagnia. Si considerava un mostro, una creatura senza sentimenti. Non poteva esserci pensiero più sbagliato. Conoscevo mio fratello e potevo affermare che era tutto meno che un uomo senza cuore. Aveva un mondo meraviglioso dentro di sé, pronto a donarsi a chi avrebbe saputo regalargli quella gentilezza e quell’amore che andava inconsapevolmente ricercando. Sarebbe bastata una persona semplice, di animo puro, una creatura tanto ingenua e coraggiosa da tenergli testa. Sarebbe arrivata, ne ero certa. Edward non poteva essere destinato a trascorrere un’eternità tanto solitaria.

All’improvviso, il mio udito sensibile catturò il rumore silenzioso di passi affrettati al di là del fiume. Stavano rientrando. Con un sorriso, mi affrettai verso l’ingresso e accesi la luce del portico. Ero pronta ad accoglierli, un po’ come fa una mamma con i propri bambini quando tornano da scuola. Curiosa di sentire come avevano trascorso la giornata, sapere delle loro prede, del risultato del probabile duello che Emmett aveva ingaggiato durante la strada del ritorno.

Ero talmente concentrata sulle foglie scure degli alberi, pronta a scorgere i loro profili nell’oscurità della sera, che all’inizio non mi accorsi di niente. Arrivò dal nulla, forte e nitida come una fotografia. Un ologramma dai colori sgargianti. Mi ritrovai catapultata in una visione nuova, potente, tanto da farmi appoggiare allo stipite della porta accanto a me.

Le immagini che si susseguirono uno dopo l’altra non riguardavano nessuna delle persone che conoscevo. C’era un viso nuovo, pallido, dai grandi occhi scuri che mi fissava interdetto, quasi ammirato. Era un essere umano, lo capii dalle guance che improvvisamente s’imporporarono quando la ragazza si voltò, come ad evitare lo sguardo curioso di qualcuno che l’osservava. La visione si allargò appena, permettendomi una visuale più ampia. Fu allora che mi sentii invadere dalla gioia. Durò poco più di un’ istante, il tempo di farmi cogliere altri particolari di quel futuro che non si era ancora delineato in maniera chiara. Spezzoni confusi di vita riempirono la mia mente: una ciocca di capelli scuri calati come un soffice sipario, il volto che da pallido diventava bianco come la neve, così simile al mio. C’era però anche un’ immagine del marmo freddo di una tomba, un lungo vestito da sposa con merletti e pizzi d’epoca. Ma l’elemento più importante, fondamentale, erano gli occhi di Edward, limpidi e lontani dal solito dolore. C’era calore in quegli occhi, lo stesso che avevo provato io quando per la prima volta avevo “visto” Jasper. Socchiusi le palpebre, mentre la visione andava sfumando in piccoli pezzetti d’immagine. L’ultima cosa che vidi fu un biglietto aereo appoggiato su di un comodino vicino ad un vecchio televisore.

Rimasi ferma, immobile, ad assorbire l’impatto di quel tornado d’emozioni. Non mi ero neppure accorta del sorriso enorme che inconsciamente mi si era dipinto sulle labbra.

<< Posso capire che basti la mia sola presenza ad emozionarti così tanto, ma non ti sembra un pochino esagerato sorridere in questa maniera idiota? >> Il viso di Emmett si parò davanti ai miei occhi facendomi sobbalzare. Me li ritrovai tutti di fronte, preoccupati per la mia strana espressione. Non feci caso alle domande che orbitavano nei loro occhi caramellati, mi rivolsi subito alle due persone che più di tutti volevo vedere. Jasper ed Edward erano ancora sul portico di casa, illuminati dalla piccola luce sopra le loro teste. Sentivo mio marito analizzare l’aura di felicità che mi circondava, chiedendosi che cosa fosse successo di tanto bello da rendermi così euforica. Edward pareva confuso e si concentrava per far breccia nei miei pensieri.

Non gliel’avrei data vinta così facilmente. Iniziai a tradurre nella mia testa l’inno americano in francese e mi rivolsi sorridendo al mio grande e imponente fratello.

<< Niente, Emmett, sono solo felice! Oggi lo shopping è andato proprio bene, tutto qui! >>

Non aspettai un ulteriore commento. Mi diressi danzando su per le scale, fiondandomi a tutta velocità nella mia stanza. Quando la porta di legno si richiuse alle mie spalle, caddi sulle ginocchia. In quel momento se solo avessi potuto sarei scoppiata in lacrime. Perché l’avevo capito subito, era stato istintivo: quella era una ricompensa dettata dal destino che valeva più di un milione di ringraziamenti. Sapevo che non era niente di certo, c’erano ancora troppe incognite a rendere il futuro confuso. Però poteva bastare, una possibilità su cento valeva anch’essa.

Avrei mantenuto il segreto persino con Jasper. Sarebbe spettato ad Edward decidere. Anche se questo non negava il fatto che gli avrei dato un mano. Abbassai la testa, sporgendomi con un braccio sotto il letto. Sapevo cosa cercare. Afferrai di scatto la rivista iniziando a sfogliare i vari tipi d’abito adatti per quell’occasione. I miei occhi si soffermarono su di un disegno particolare che richiamava un po’ quello della mia visione. Avrei dovuto apportare qualche modifica sicuramente, anche se il pizzo d’epoca poteva starci, non avrebbe stonato con quel viso a forma di cuore.

Sorrisi stringendo la pagina patinata,annotandomi su di un pezzo di carta l’indirizzo del negozio.

Per fare le cose per bene avrei potuto organizzarmi con calma.

In fondo, le liste d’attesa erano sempre molto lunghe da Perrine Bruyere. (*)

“ I sentimenti su cui ho giurato quella notte sono ancora gli stessi e sono racchiusi nel mio cuore.

Il tuo sogno meraviglioso, Edward... Non dimenticarlo.”

Note Autrice:

( *) = stilista nominato da Alice in Eclipse quando parla dell’abito da sposa di Bella, pag. 488.

   
 
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