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Autore: steffirah    27/11/2015    1 recensioni
Dal momento in cui ho visto
l'uomo che mi è più caro mentre riposavo,
ho cominciato a credere a quelle cose
che gli uomini chiamano “sogni”
Una giovane fanciulla, disperata, sola, colpevole. In una notte di luna piena le appare in sogno un nobile affascinante. I loro incontri si faranno sempre più intimi e segreti, ma riusciranno mai ad incontrarsi?
Genere: Poesia, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 9


 
Era la fine. Possibile che tutto dovesse terminare così? Decesso per annegamento.
Le divinità mi stavano giocando un brutto scherzo, ma di certo era la giusta punizione. Stavo pagando un peccato commesso in precedenza, il karma finalmente era giunto a riscuotere il suo prezzo. Dovevo aspettarmelo. Dovevo essere più realistica, dovevo capire che il mio sogno non sarebbe mai divenuto realtà. Una parte della mia anima sarebbe rimasta per sempre accanto a lui, in quella dolce dimensione onirica, mentre tutto il resto sarebbe svanito, ghiacciato, andato alla deriva, intirizzito, appassito. Ero mortale anche io, dopo tutto.
Si sbagliavano. Non potevano paragonarmi a Kaguyahime. Ero evanescente e, come tutte le cose, prima o poi anche io sarei scomparsa. La neve si sarebbe sciolta. Il sole e la luna sarebbero tramontati. Le stagioni si sarebbero alternate senza cuore. La schiuma degli oceani si sarebbe dissolta. E allo stesso modo, io. Ma non mi aspettavo che accadesse così presto. Non era ancora il momento. Non avevo ancora fatto nulla nella mia misera vita. Era errato opporsi. Una presunzione. Ma volevo vivere. Volevo tornare a respirare. Volevo viaggiare e scoprire le bellezze del mondo. Volevo incontrarlo. Volevo rispondergli. Volevo essere libera. Possibile che la mia unica libertà fosse data dalla morte? No... No!
Lottai contro me stessa, contro l'acqua che fluiva nel mio corpo, e mi sforzai di tornare in superficie.
“Forza... Forza!”
Iniziai a percepire un’essenza fresca e familiare... Vento. Il vento soffiava accanto alla mia pelle, riuscivo a sentire l'aria. Era lì, dovevo soltanto riceverla.
Qualcosa mi toccò il viso.
Qualcosa mi toccò il petto.
Qualcosa si posò sulle mie labbra.
Le dischiusi e finalmente lo sentii: un dolore indescrivibile ai polmoni. Era come se me li stessero stringendo con forza, per ridurli a poltiglia. Ero a malapena consapevole di star tossendo. Mi dolevano le orecchie. Mi pulsavano le tempie.
Quanta acqua avevo bevuto? Quanto avevo rischiato? Quanto ero stata vicina a porre la parola “fine”? E se non era finita? E se quello era soltanto l'inizio di una dilaniante agonia che m'avrebbe condotta dritta nelle fauci della morte?
Mentalmente pregai la divinità di fare qualcosa per salvarmi, quando percepii un leggero peso avvolgermi il corpo infreddolito. Capii che c'era una presenza, una persona accanto a me, e mi sentii meglio. Mi avrebbe aiutata. 
Mi assistette mentre sputavo tutta l'acqua, massaggiandomi la schiena; mi posò le mani sulle spalle, come a voler infondermi sicurezza. Ipotizzai si trattasse di Sakura, o del messaggero che ci stava fungendo da guida, quando dovetti ricredermi nell'istante in cui mi strinsi nella sua veste, inalando la sua fragranza. Era sconosciuta, eppure così conosciuta...
Questa persona mi abbracciò e l'odore divenne più penetrante. Cos'era? Dove l'avevo sentito? Un profumo talmente forte, naturale, solare... Dove l'avevo già incontrato?
In ritardo, realizzai stesse parlando. Seppure sentissi le orecchie ancora un po' otturate mi concentrai sulla sua voce. Dopo qualche sforzo capii una frase, rassicurante, e quasi mi pietrificai. Non era possibile.
Calore.
Protezione.
Sicurezza.
Affetto.
Il cuore sembrò volarmi via dal petto come un colibrì mentre aprivo gli occhi – nonostante bruciassero – e li alzai sul suo viso. Attraverso le gocce d'acqua che mi si erano impigliate tra le ciglia lo vidi: era lui. L'uomo dei miei sogni. L'uomo che aspettavo. L'uomo che amavo. Naruto-sama. Lui, proprio lui, mi aveva salvata.
Dimenticando per un attimo la timidezza e tutto ciò che richiedeva il galateo di corte gli sorrisi, con tutta l'anima.
Era lì. A pochi centimetri dal mio viso. Mi stava stringendo a sé, come se non volesse più lasciarmi. Il suo sguardo incredulo. Il suo splendido sorriso. Vederlo nei sogni era bellissimo. Averlo visto per poco da vicino era stato fantastico. Ma quel momento... Lui così vicino, i nostri corpi bagnati che aderivano alla perfezione, le sue labbra a portata delle mie... Bastava un gesto, anche minuscolo, per fargli capire quello che provavo. Per dirgli che lo amavo. Ma sarei mai stata tanto coraggiosa?
Deglutii, prendendo la mia decisione, quando venne colpito da qualcosa e cadde indietro, separandosi da me. Così tornò il gelo. Dov'era il suo calore? Dov'erano le sue forti braccia? Dov'erano i suoi ardenti occhi? I suoi incantevoli capelli? La sua pelle infuocata? Volevo lui. Lo volevo accanto a me, in quell'istante e per sempre.
Feci per alzarmi quando venni bloccata da Sakura che mi abbracciò, tutta preoccupata. Non me ne ero resa conto, ma in qualche modo eravamo approdati a riva.
Si allontanò di poco, alzando la voce e puntando lo sguardo su un uomo dai capelli corvini.
«Fa' silenzio!»
Lo guardai smarrita. Era uno degli uomini che stava nella stanza con Naruto-sama, quello con la voce tagliente; ogni volta che parlava era come se mille aghi ti stessero perforando il corpo e mi sembrava strano non essermi resa conto che aveva aperto bocca. Ero troppo presa, totalmente incantata dal fascino di quell'uomo... Naruto-sama... 
Lo cercai con lo sguardo e lo trovai steso ancora sulla barca, a pochi metri da me, mentre si massaggiava la zona ferita. Ero in procinto di aiutarlo quando Sakura mi costrinse a voltarmi verso di lei e mi rimproverò, redarguendomi a non aprire bocca.
Sospirai, se solo mi avesse lasciato spiegare che era lui l'uomo che mi aveva provocato tanta sofferenza e al contempo sì tanto piacere... Ma forse, in effetti, era meglio tacere, o gliel'avrebbe fatta pagare in tutti i modi.
Quando poi disse una frase: «Già vi siete fatta toccare e baciare da quello screanzato» ...
Ci misi un po' ad assimilare le sue parole. Abbassai lo sguardo sul petto, rendendomi conto che la veste era stata allentata. Mi coprii meglio con il suo hou, ripetendo "toccare" e "baciare" nella mia confusa mente. Toccare... Baciare... Il contatto sulle mie labbra... Non potevo crederci.
Avvampai, incapace di emettere qualsiasi suono. Mi portai le mani al viso, provando improvvisamente caldo.
M'aveva baciata?! Perché non ero cosciente?! Avrei potuto ricambiare!
Frustrata, mi coprii le guance, sentendole bruciare. Era come se un incendio stesse divampando in me, alimentato dalla traccia della sua presenza lasciata sul mio corpo.
«Hinata-sama, come vi sentite?»
Cercai di tornare alla realtà, anche se mi sembrava di poter svenire da un momento all'altro, e rassicurai con un cenno le mie fedeli dame. Sorrisi loro commossa, notando fossero entrambe in lacrime, e allargai le braccia per farmi abbracciare.
Il messaggero ci propose di raggiungere la casa della padrona per poter fare un bagno caldo e riscaldarci e, allo stesso tempo, dall'altra sponda del fiume vedemmo un portantino degli Hyuuga farci segno e avvisarci che aveva portato i vestiti di ricambio. Con lui c'erano Temari e dama Tenten, la promessa sposa del mio defunto cugino, che rimase sconvolta nel trovarmi in quelle disdicevoli condizioni.
Poiché era impossibile riattraversare il ponte, Naruto-sama si alzò di scatto, rivestendosi in fretta – arrossii nuovamente, notando solo allora che era a petto nudo e con i capelli sciolti – e ordinò ai suoi uomini di dirigere la barca verso quella riva e prendere i vestiti di ricambio.
Cercai di nascondermi quanto più potevo, spostando dietro le orecchie le ciocche bagnate che mi si erano attaccate al viso, ricordando che non era esattamente quello l'incontro che avevo previsto per noi. Ma il destino, a volte, era davvero imprevedibile. E sorprendente.
Quando tornarono da noi ci inchinammo di poco, grate della loro gentilezza, e fui subito raggiunta da Temari e dama Tenten che mi strinsero, ringraziando i kami che fossi ancora viva.
In seguito sia io che Naruto-sama apprendemmo che l'invito alla magione della balia era stato esteso anche a lui. Mi sembrava più che corretto, nonostante si fosse alzata qualche lamentela da entrambe le parti.
Ad ogni modo, ciò che al momento occupava maggiormente i miei pensieri era che saremmo stati di nuovo a stretto contatto. Per molto tempo. Consapevoli l'uno della presenza dell'altro.
Mi bastava sapere questo per sentirmi la donna più felice della terra di Yamato.
  
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