Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: KakashinoSharingan    27/11/2015    2 recensioni
Fanfiction che racconta il passato di Yoko Kuroishi, personaggio da me inventato che appare nella storia "Puella Magi ancora una volta". Ci tengo molto a lei, e volevo approfondirne la caratterizzazione. All'inizio non era per nulla malvagia, ma cosa le ha fatto cambiare idea?
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Vidi i miei abiti mutare. L’uniforme scolastica si tinse di un arancio brillante, mentre le maniche si allungarono fino a coprirmi le mani. Un enorme fiocco comparve a ornarmi i capelli, mentre nelle mani mi ritrovai una piccola pietruzza scintillante.
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All'inizio la storia doveva comprendere più capitoli, ma ripetere gli stessi dell'altra storia da una prospettiva diversa sarebbe risultato abbastanza noioso. E siccome lo spazio per aggiungere situazioni era poco, ho deciso di presentare solo il "prima".
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kyubey, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Non mi arrenderò!'
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Per caso hai paura?
 
Guardo la ragazza che ho di fronte. Capelli neri, sguardo determinato. Mi viene quasi da ridere: anche io ero come lei. Combattere per un obiettivo, avere uno scopo che ti muove nonostante il dolore. Ma adesso è tutto finito, non posso più tornare indietro.
 
 
Era una giornata piuttosto grigia. Lo ricordo come se fosse ieri.
Stavo rincasando dopo il corso di pianoforte e presi la via più lunga per tornare a casa. In quel modo sarei passata dal viale alberato, tinto dei colori dell’autunno. Del colore dei miei capelli.
Mi guardai attorno: non c’era nessuno nei dintorni. Mi strinsi più forte nella sciarpa, mettendo le mani in tasca. Ero congelata fino alla punta del naso.
Svoltai nel vicolo dietro la libreria, una stradina stretta e piuttosto buia, che percorrevo di fretta per la paura. Ed è li che accadde.
Due uomini stavano strattonando una ragazza: avevano il volto coperto dai passamontagna e uno brandiva un coltello. Lei portava una borsetta a tracolla, ma sembrava troppo sconvolta per muoversi o emettere un urlo. Corsi nella sua direzione.
“Lascia andare la borsa!” le suggerii, ma quella non rispose: fissava il vuoto, il volto inespressivo.

I malviventi erano riusciti a prendere la borsa e, dopo aver atterrato la ragazza con un calcio, scapparono nella direzione opposta.
Mi precipitai sulla ragazza, sollevandola dolcemente: non sembrava ferita, ma dallo sguardo sembrava che stesse per svenire.
Cercai di alleviarle lo shock appena subito: “Va tutto bene! È tutto finito ora, non ti preoccupare!”

La ragazza chiuse gli occhi. Io subito mi spaventai un pochino, iniziando a riscuoterla, ma nel giro di pochi attimi lo spavento si tramutò in terrore: il suo corpo si incurvò tra le mie braccia e sentii lo schiocco della colonna vertebrale che si spezzava. Mi allontanai istintivamente: lei estrasse una pallina nera dalla tasca, che esplose mentre lei si trasformava. Era rivoltante.
Le braccia si allungarono mentre un’enorme gonna a campana le copriva le ginocchia. Dietro di lei apparve una scacchiera, mentre delle altre figure mi danzavano davanti agli occhi. Mi guardai attorno: non si vedeva più il vicoletto in cui mi trovavo fino a un attimo prima.
Va tutto bene Yoko. È solo un sogno. Non appena quella cosa si avvicinerà, tu ti sveglierai e sarà tutto finito.
Non sapevo quanto sbagliavo. Quello era tutt’altro che un sogno.
Qualcosa mi colpì al braccio. Sentii un dolore fortissimo, e la spalla iniziò a sanguinare. Era una ferita piuttosto piccola, ma in quel momento mi sembrò molto peggio. Non sapevo cosa fare, se non urlare.
Non ricordo bene cosa accadde, so solo che iniziai a correre per sfuggire a quell’essere malefico. Corsi per un’infinità di tempo, cercando di far valere gli allenamenti che stavamo effettuando a scuola per la corsa campestre. Finché qualcosa non mi si parò davanti.
Un esserino, simile a una volpe bianca ma con delle orecchie molto lunghe, mi scrutava con sguardo innocente. Io non gli prestai molta attenzione, probabilmente nemmeno l’avevo notato. Almeno finché non mi chiamò per nome.
“Yoko Kuroishi, per caso hai paura?”
Mi fermai. Siamo talmente abituati a rispondere al nostro nome che difficilmente riusciamo a ignorare un richiamo. Quello poi mi era sembrato un richiamo colmo di speranza. Non mi stupii nemmeno del fatto che quel mostriciattolo sapesse parlare.
“Come fai a conoscermi?”
La domanda mi uscì spontanea. Per un momento mi dimenticai di tutto ciò che mi circondava, dei mostri che mi inseguivano. Riuscivo a concentrarmi solo su quegli occhi rossi.
La voce dell’esserino uscì calma e pacata, come se ci fossimo trovati in salotto a sorseggiare del tè: “Tu lo sai dove ci troviamo?”
Scossi la testa.
“La ragazza che tu hai salvato, ebbene è una strega. E questa è la dimensione in cui vive.”
“Come scusa? Credo di non aver capito bene…”
“Invece hai capito benissimo. Ascoltami Yoko, lei ci ha imprigionati qui e non ne usciremo vivi se non ci alleiamo. Io ho un potere speciale, ma da solo non posso attivarlo. Ho bisogno del tuo aiuto.”
Lo fissai, incredula. Che cosa potevo fare io contro una strega e tutto il suo seguito? Ricordai i libri di fiabe che leggevo quando ero bambina, ma la strega veniva sempre sconfitta dalla magia bianca, e a meno che quell’essere non fosse un mago non avremmo avuto scampo.
“Le streghe sono esseri malvagi che vogliono portare alla rovina il vostro mondo. Yoko, tu credi alla magia?”
“No.” risposi, semplicemente. Come avrei potuto credere ad una cosa tanto assurda?
“Ebbene, se stringerai un patto con me potrai usufruire di un potere grandioso, il potere in grado di sconfiggere le streghe.”
Lo guardai, basita.
“E come faccio a stringere un patto con te?”
Sul viso del mostriciattolo apparve una specie di ghigno: “Una ragazza, a metà fra una maga e una strega, sta riavvolgendo il tempo per creare infiniti universi paralleli. Ogni volta che nasce un nuovo universo le streghe aumentano il proprio potere, cercando di distruggere questo mondo. Ebbene, se tu desidererai con tutte le tue forze di impedire la creazione di nuovi universi, io potrò donarti la magia necessaria a combattere.”
A sentire quelle parole, rimasi sconvolta. Non riuscivo a capacitarmi di come una ragazza potesse desiderare la distruzione di questo mondo. In quel momento, un proiettile mi sfiorò il naso: non avevo tempo per pensare.
“Come ti chiami?” chiesi a quella creatura.
“Puoi chiamarmi Kyubey.”
Feci un passo verso di lui, non distogliendo lo sguardo da quei due occhi rossi, così simili ai miei.
“Ebbene Kyubey, desidero ostacolare questa ragazza in grado di riavvolgere il tempo!”
 
In quel momento, una calda luce arancione mi avvolse al suo interno: durò solo un momento, ma fu bellissimo.
Vidi i miei abiti mutare. L’uniforme scolastica si tinse di un arancio brillante, mentre le maniche si allungarono fino a coprirmi le mani. Un enorme fiocco comparve a ornarmi i capelli, mentre nelle mani mi ritrovai una piccola pietruzza scintillante.
“Ti spiegherò dopo come trattarla, ma assicurati di non perderla!” mi disse Kyubey, indicandola. La riposi con cura in una tasca interna alla manica, che ricordava quelle dei kimono delle geishe.
Seguendo le istruzioni di Kyubey, riuscii ad evocare un fucile. Mi disse che potevo scegliere lo stile di combattimento che preferivo, e quello da media distanza mi sembrò il più adeguato. Fu la prima di una lunga serie di battaglie.
   
 
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